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Giovanni Verga- La produzione letteraria




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Giovanni Verga


Giovanni Verga nacque a Catania il 2 Settembre 1840. Il padre apparteneva alla piccola nobiltà locale, mentre la madre proveniva dalla ricca borghesia catanese.

Scarse sono le notizie della vita privata di Verga. Compiuti i primi studi privati di impronta romantico-risorgimentale, Verga si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Catania ma non completò gli studi; utilizzò infatti la somma destinata all'iscrizione all'ultimo anno per pubblicare il romanzo patriottico I carbonari della montagna. Durante l'adolescenza e la giovinezza i suoi interessi furono orientati prevalentemente verso la letteratura e la politica, come dimostra anche il suo acerbo romanzo d'esordio, Amore e patria, dedicato alla rivoluzione americana. Nel 1860, subito dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, si arruolò nella Guardia nazionale, dove rimase per quattro anni, prendendo parte anche alla repressione di una rivolta popolare.

Nel 1865, due anni dopo la morte del padre, Verga si recò per la prima volta a Firenze, dove decise di stabilirsi nel 1869. Qui venne in contatto con gli ambienti intellettuali della città e strinse un legame d'amicizia destinato a durare tutta la vita con il conterraneo Luigi Capuana.

Trasferitosi a Milano,entrò in contatto con Arrigo Boito uno degli autori del naturalismo francese. In quegli anni uscirono il romanzo Eva e il racconto lungo Nedda, che segnarono l'apice del successo di Verga. La stesura delle novelle di Vita dei campi, che segnarono la sua adesione al verismo e aprono la stagione dei suoi capolavori. Nel frattempo aveva atteso alla composizione dei Malavoglia, il primo romanzo del ciclo dei Vinti, che fu pubblicato nel 1881: l'insuccesso presso il pubblico e il silenzio della critica convinsero Verga a tornare ai registri che gli avevano garantito il favore dei lettori con Il marito di Elena.

Nel 1884 andò in scena a Torino Cavalleria rusticana (adattamento teatrale della novella omonima di Vita dei campi), che ottenne un clamoroso successo grazie anche all'interpretazione di Eleonora Duse. Questa 'piece teatrale' venne in seguito musicata da Pietro Mascagni.

Durante la sua residenza milanese (durata un ventennio e interrotta saltuariamente da brevi soggiorni in Sicilia e in altre città d'Italia), Verga, che non si sposò mai, intrecciò numerose relazioni sentimentali.

Nel 1889 pubblicò Mastro-don Gesualdo, che ebbe un tiepido successo di pubblico e di critica, e quattro anni dopo Verga lasciò Milano per stabilirsi definitivamente a Catania. Cominciò a lavorare al terzo romanzo del ciclo dei Vinti, La duchessa de Leyra, di cui scrisse però solo alcuni capitoli. Altre importanti opere sono L'uomo di lusso, L'on. Scipioni.

Fu nominato senatore a vita da Giolitti Verga morì nel 1922, lontano dai clamori mondani e letterari, assistito solo da poche persone tra cui i fedeli amici Luigi Capuana e Federico De Roberto.



La produzione letteraria

La copiosa produzione letteraria di Verga copre un arco di circa un quarantennio. Il primo romanzo pubblicato da Verga, I carbonari della montagna, é un'opera storico-patriottica.

Non molto dissimile sul piano tematico e ideologico é Sulle lagune, ambientato in una Venezia sotto il dominio austriaco.

Nella prima opera di un certo rilievo, Una peccatrice, vi si racconta la storia d'amore di un'artista fallito per una contessa che morirà suicida.

Storia di una capinera, narra in forma epistolare la vicenda di una fanciulla siciliana, costretta per ragioni economiche a sacrificare la sua passione amorosa e a rinchiudersi in un convento, dove morirà di consunzione, come una capinera in una gabbia.

Gli altri due romanzi del cosiddetto 'ciclo mondano' sono Tigre reale e Eros. Nel primo il giovane protagonista é diviso fra l'amore di una fascinosa contesa russa, Nada (una 'tigre' dall'aggressività quasi ferina), e la dolce consorte Erminia. Il second, che narra la vicenda di un marchese disilluso e cinico che conduce una vita sempre più dissipata.

Nel 1874, con Nedda, Verga sceglie per la prima volta il genere della novella in luogo del romanzo. Storia di una povera raccoglitrice di olive oppressa e sfruttata; secondo Luigi Russo il verismo verghiano comincerebbe con quest'opera.

Solo nel cruciale biennio 1877-1878 matura infatti nello scrittore il nuovo impegno sperimentale, comunemente definito con la formula di 'conversione al verismo'. Tra i tanti fattori di questa svolta, fu fondamentale l'incontro con Capuana, i due scrittori siciliani (ai quali si aggiungerà più tardi Federico De Roberto) gettano le basi della nuova poetica veristica, assumendo come modello privilegiato il romanzo L'ammazzatoio di Zola. Voltando le spalle al sentimentalismo della produzione giovanile, Verga comincia in questi anni il suo arduo cammino verso una letteratura 'oggettiva', fondata sull'applicazione rigorosa del canone Flaubertiano dell'impersonalità dell'opera d'arte. Le tappe di questo itinerario sono testimoniate da una serie di lettere e da alcuni racconti tra cui Fantasticheria e il 'bozzetto marinaresco' Padron 'Ntoni', che l'autore rinuncia a pubblicare perchè esso assume via via il respiro di un romanzo: da questo nucleo narrativo nascerà infatti I Malavoglia e prenderà forma il progetto del grande ciclo verista di Verga, intitolato dapprima ' La marea' e in seguito 'I vinti'.

Nel 1880, completata la prima stesura del romanzo appare la raccolta Vita dei campi, che contiene la novella L'amante di Gramigna, in cui vi si afferma il principio secondo il quale l'opera d'arte deve avere una sua vita autonoma non più segnata dalla mano dell'autore: l'opera d'arte sembrerà essersi fatta da sè senza serbare alcun punto di contatto col suo autore. La voce narrante non coincide più con quella dell'autore, ma diviene 'interna' alle vicende rappresentate: è detta infatti 'voce corale' o anche 'narratore popolare'. Qui troviamo anche la tecnica del discorso indiretto libero.

L'anno successivo alla pubblicazione del romanzo, Verga dà alle stampe Il marito di Elena che risente della lettura di Madame Bouvary di Flaubert. Ambientato a Napoli, il romanzo narra le vicende di Cesare, un giovane di origini contadine che riesce a laurearsi con enormi sacrifici e che sposa Elena, una ragazza della piccola borghesia urbana incapace di rinunciare ai sogni velleitari dell'adolescenza. Debole e inetto, sradicato dal suo ambiente Cesare non riesce a soddisfare le ambizioni mondane della moglie, che cerca un'evasione nell'adulterio, allora il marito, uscito improvvisamente dalla sua passività, la uccide.

Il marito di Elena non è comunque da considerare come un ritorno al tema dell'amore-passione, ma una variazione del progetto dei Vinti applicata al mondo piccolo borghese.

Altre opere sono: le Novelle rusticane, la lupa, Rosso Malpelo, Libertà, Roba che anticipa molti tratti della figura di mastro-don Gesualdo.

Dai primi germi dell'opera (identificabili soprattutto nella Roba, in Novelle rusticane) alla pubblicazione intercorrono quasi nove anni. questa lunga gestazione si spiega tenendo conto dell'ambizione di Verga di superare finalmente con un nuovo capolavoro le incomprensioni della critica nei riguardi dei Malavoglia.

Tra le ultime opere vi sono La Duchessa di Leyra, terzo romanzo mai concluso del ciclo dei Vinti.

A differenze delle novelle e dei romanzi la produzione teatrale di Verga raggiunse dei risultati nel complesso piuttosto modesti. Del resto va detto che lo scrittore considerò il teatro una forma d'arte inferiore rispetto alla narrativa e cercò in esso la via del successo immediato e dei facili guadagni.

Tra le opere teatrali ricordiamo: la Cavalleria rusticana, In portineria, Dal tuo al mio.   

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