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Le tre ipotesi sull' evoluzione dell' Universo: il suo sviluppo in relazione alle nuove geometrie precedentemente illustrate.
Tra le varie applicazioni in ambito scientifico delle geometrie non euclidee degna di nota è quella che riguarda l'astronomia e in particolar modo quale potrebbe essere il futuro dell'universo, argomento che da sempre ha esercitato notevole fascino sugli studiosi del settore.
Per esaminare il futuro dell'universo, si può collocare il Big Bang sulla superficie dei modelli.
 La prima variante mostra il cosmo come un "ipersfera". A partire
     dal Big Bang la materia comincia ad espandersi dal confine, finendo poi
     per contrarsi di nuovo. Durante il raffreddamento, essa forma stelle e
     galassie, che a causa dell'espansione dello spazio, si allontanano
     gradualmente le une dalle altre. In questo modello, ad un certo punto,
     viene raggiunta la distanza massima fra due galassie: esse incominciano ad
     avvicinarsi di nuovo e lo spostamento verso il rosso diventa spostamento
     verso il blu. Alla fine, ad un certo punto, tutta la materia si riaggrega:
     si ha, così, il Big Crunch. L'universo, in questo modello, è "chiuso":
     esso segue, quindi, un ciclo continuo di morte e rinascita, risulta essere
     finito e può essere correttamente rappresentato con il modello geometrico
     di Riemann.
La prima variante mostra il cosmo come un "ipersfera". A partire
     dal Big Bang la materia comincia ad espandersi dal confine, finendo poi
     per contrarsi di nuovo. Durante il raffreddamento, essa forma stelle e
     galassie, che a causa dell'espansione dello spazio, si allontanano
     gradualmente le une dalle altre. In questo modello, ad un certo punto,
     viene raggiunta la distanza massima fra due galassie: esse incominciano ad
     avvicinarsi di nuovo e lo spostamento verso il rosso diventa spostamento
     verso il blu. Alla fine, ad un certo punto, tutta la materia si riaggrega:
     si ha, così, il Big Crunch. L'universo, in questo modello, è "chiuso":
     esso segue, quindi, un ciclo continuo di morte e rinascita, risulta essere
     finito e può essere correttamente rappresentato con il modello geometrico
     di Riemann. Nell'altra versione l'universo sarebbe "aperto": lo
     consideriamo a forma di "sella". Con un'ulteriore astrazione, collochiamo
     il Big Bang sulla superficie: anche in tal caso la materia si espande e di
     nuovo forma gradualmente stelle e galassie. In questo modello
     l'osservatore percepisce all'inizio uno spostamento verso il rosso, perché
     le galassie si allontanano l'una dall'altra, tuttavia non ci sarà mai uno
     spostamento verso il blu, perché non si avrà un'inversione del moto di
     espansione. Con una struttura simile l'universo continuerà ad espandersi
     in eterno, così rapidamente che l'attrazione gravitazionale non riuscirà
     più ad arrestare l'espansione pur riuscendo in qualche misura a
     rallentarla:in principio la distanza tra le galassie è zero ma alla fine
     si separano a una velocità costante. Il modello geometrico che descrive al
     meglio questa ipotesi è quello di Lobacevskij e Bolyai.
Nell'altra versione l'universo sarebbe "aperto": lo
     consideriamo a forma di "sella". Con un'ulteriore astrazione, collochiamo
     il Big Bang sulla superficie: anche in tal caso la materia si espande e di
     nuovo forma gradualmente stelle e galassie. In questo modello
     l'osservatore percepisce all'inizio uno spostamento verso il rosso, perché
     le galassie si allontanano l'una dall'altra, tuttavia non ci sarà mai uno
     spostamento verso il blu, perché non si avrà un'inversione del moto di
     espansione. Con una struttura simile l'universo continuerà ad espandersi
     in eterno, così rapidamente che l'attrazione gravitazionale non riuscirà
     più ad arrestare l'espansione pur riuscendo in qualche misura a
     rallentarla:in principio la distanza tra le galassie è zero ma alla fine
     si separano a una velocità costante. Il modello geometrico che descrive al
     meglio questa ipotesi è quello di Lobacevskij e Bolyai. Nell'ultimo caso la forma dell'universo è, invece, "piatta".
     Posizionando al centro il Big Bang, l' espansione che il cosmo subirebbe
     nel tempo zero non tenderebbe né ad una continua crescita, né ad un Big
     Crunch. L'universo, insomma, ad un certo punto smetterà di espandersi,
     rimanendo fermo ed intatto in eterno,espandendosi alla velocità
     esattamente richiesta per evitare la successiva ricontrazione.La
     separazione tra le galassie comincia come negli altri casi da un valore
     uguale a zero,procedendo in seguito a velocità sempre minori avvicinandosi
     asintoticamente a zero.Lo spazio è quindi piatto e infinito e segue le
     regole della geometria euclidea.
Nell'ultimo caso la forma dell'universo è, invece, "piatta".
     Posizionando al centro il Big Bang, l' espansione che il cosmo subirebbe
     nel tempo zero non tenderebbe né ad una continua crescita, né ad un Big
     Crunch. L'universo, insomma, ad un certo punto smetterà di espandersi,
     rimanendo fermo ed intatto in eterno,espandendosi alla velocità
     esattamente richiesta per evitare la successiva ricontrazione.La
     separazione tra le galassie comincia come negli altri casi da un valore
     uguale a zero,procedendo in seguito a velocità sempre minori avvicinandosi
     asintoticamente a zero.Lo spazio è quindi piatto e infinito e segue le
     regole della geometria euclidea.Si potrà stabilire quale dei tre modelli possa effettivamente rappresentare il destino dell'universo solo nel momento in cui di riuscirà a determinare la densità media di massa dell'universo (. La densità, infatti, dipende dalla quantità di materia presente, e questa a sua volta determina l'intensità dell'attrazione gravitazionale, unico fattore che può impedire una dilatazione infinita dell'universo.
 Allo stato attuale risulta possibile determinare la densità media
dell'universo solo tenendo conto della massa visibile; tuttavia questa non
riesce a giustificare alcuni effetti gravitazionali riscontrabili nella nostra
galassia che fanno supporre l'esistenza di una dark matter galattica ,cioè di una materia oscura forse costituita
da stelle che non brillano o in ogni caso da materia che non emette radiazione
luminosa, e dunque non rilevabile con i nostri mezzi.Questa dark matter galattica  potrebbe portare il valore della densità
media di massa dell'universo ad avvicinarsi al valore della densità critica che è di un protone per ogni
metro quadrato.
Allo stato attuale risulta possibile determinare la densità media
dell'universo solo tenendo conto della massa visibile; tuttavia questa non
riesce a giustificare alcuni effetti gravitazionali riscontrabili nella nostra
galassia che fanno supporre l'esistenza di una dark matter galattica ,cioè di una materia oscura forse costituita
da stelle che non brillano o in ogni caso da materia che non emette radiazione
luminosa, e dunque non rilevabile con i nostri mezzi.Questa dark matter galattica  potrebbe portare il valore della densità
media di massa dell'universo ad avvicinarsi al valore della densità critica che è di un protone per ogni
metro quadrato.
se la densità media di massa fosse maggiore della densità critica [Ώ>1] il modello di evoluzione dell'universo sarebbe quello chiuso.
2)se la densità media di massa fosse minore della densità critica [Ώ<1] il modello sarebbe quello aperto (al momento,per le conoscenze che si hanno,questa è l'ipotesi accreditata, anche se la presenza di dark matter potrebbe invalidare questa ipotesi.).
3)se i due valori di densità fossero uguali [Ώ=1] il modello di espansione sarebbe quello piatto.
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