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Il Sessantotto, humus delle idee sulla procreazione assistita come diritto della donna




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Il Sessantotto, humus delle idee sulla procreazione assistita come diritto della donna


Il periodo del Sessantotto è il periodo culminante sulla nascita delle idee sulla possibilità di manipolare l'embrione in funzione dei diritti della donna perché il 68 è l'anno dell'emancipazione definitiva della donna della società occidentale ed europea.

L'obiettivo comune di quel periodo, era la lotta contro l'autoritarismo, l'ordine costituito e i valori dominanti.

Nelle donne si esprimeva come ribellione ad una cultura e ad un costume etico e sessuale prettamente maschilistico.

Con la definizione di '68 viene indicato l'insieme dei movimenti di contestazione che investirono sia la società occidentale sia quella comunista. In quei movimenti ci furono dei caratteri comuni, ma negli Stati Uniti ebbe motivazioni e modi di svolgimento diversi che nei paesi europei occidentali. Già agli inizi degli anni Sessanta c'erano state alcune avvisaglie del malcontento giovanile; il Sessantotto ebbe origine nei paesi più ricchi ad opera degli studenti più agiati economicamente. Gli studenti chiedevano di compartecipare ai metodi d'insegnamento e alla scelta dei contenuti, quindi di poter usufruire dell'ateneo come luogo per dibattere problemi sociali. Ben presto la contestazione giunse alla battaglia contro la discriminazione razziale, alla difesa dei diritti civili e nel rifiuto della guerra del Vietnam..

In Europa il '68 si rivolse contro tutte le istituzioni, cominciando dalle stesse università: gli studenti, uniti in assemblee permanenti, contestavano il sistema universitario, in quanto portavoce di una cultura reazionaria e schiva del sistema borghese, lo ritenevano gerarchico, burocratico, classista e tendente a ingannare l'individuo con la logica del denaro e del benessere. Chiedevano, quindi, una cultura basata sull'autogestione.

La Francia fu il paese europeo fu il paese europeo dove il '68 ebbe più influenza sulle vicende politiche, in particolare durante il maggio '68. I moderati e i conservatori erano costretti, inizialmente,alla difensiva, riguardo la protesta studentesca. Ripresero l'iniziativa quando trovarono un capo come il generale De Gaulle, che nel '65 era stato rieletto presidente della repubblica.

La destra era divisa in due tendenze, alleate ma con diversi programmi politici: una guidata da Pompidou che trovava consensi tra i lavoratori; l'altra guidata da D'Estaing che rappresentava la borghesia. Fu Pompidou a succedere a De Gaulle nel '69, mentre D'Estaing succedette Pompidou nel '74.

La sinistra francese uscì dal '68con una profonda crisi, perché la contestazione l'aveva divisa e aveva indebolito i partiti tradizionali, socialista e comunista.

In Germania la situazione era diversa perché la sinistra guadagnava sempre di più terreno. I socialdemocratici vinsero le elezioni del '69 e insieme con i liberali formarono il nuovo governo.       

La Gran Bretagna non era stata investita dal Sessantotto e le sue vicende politiche non furono influenzate.

Ben diversi furono gli avvenimenti che si svolsero a Praga: i problemi erano totalmente differenti da quelli dell'Europa occidentale. L'obiettivo che si ponevano a Praga era la libertà, non intesa come abolizione del potere, ma come concreta libertà politica, diritto di parola, di pensiero, di associazione.

Nel gennaio del '68 diventò segretario del partito comunista un riformatore che avvio un processo di riforme politiche, concedendo la libertà di espressione e di stampa. Dopo aver vinto in Cecoslovacchia, i riformatori non riuscirono però a far fronte all'opposizione che veniva dall'esterno. Il governo sovietico decise d'intervenire e nell'agosto del 1968 le truppe invasero la Cecoslovacchia.

I movimenti europei del '68 fecero spesso riferimento alla "rivoluzione culturale" cinese. La Repubblica Popolare Cinese stava cercando da tempo una strada che le consentisse di uscire dall'arretratezza, compiendo in pochi decenni il cammino che le società industrializzate avevano impiegato secoli a percorrere. Mao Zedong dava molta importanza alla volontà politica, la cui forza era in grado di colmare qualsiasi differenza economica. Per questa ragione, nel '58 progetto il grande balzo in avanti, che avrebbe dovuto consentire alla Cina di saltare un'intera fase dello sviluppo storico, quella della costruzione di una società di tipo sovietico, passando direttamente al comunismo. Ma questo tentativo fallì e le condizioni di vita dei cinesi peggiorarono. Ciò provocò una perdita del potere di Mao, che per riconquistarlo e per dare un nuovo slancio al movimento radicale della Cina, nel '65 diede inizio ad un'offensiva contro tutti i poteri costituiti e contro la stessa direzione del partito comunista: era l'inizio della "rivoluzione culturale". Nel giugno del '66 gli studenti cominciarono ad attaccare gli insegnanti, e Mao diede il consenso per attaccare il partito comunista. L'appello fu accolto dai più giovani, le "guardie rosse". Nel '67 gli operai si unirono alle guardie rosse e cercarono di formare nella città una nuova forma statale. Ma nell'estate del '67 nelle città della Cina infuriò una guerra civile che gettò il paese nell'anarchia. Mao capì che il paese stava precipitando e per impedirlo affidò il compito all'esercito, ponendo fine alla rivoluzione culturale.

Il Sessantotto in Italia durò molto più a lungo che negli altri paesi; furono gli studenti di Trento a proporre per primi all'intero movimento un'ideologia d'ispirazione marxista. L'aspirazione dei sociologi ad assumere un'importante funzione nella società democratica si scontrava con la necessità di una lotta anticapitalistica ispirata dalle idee di Marx. In realtà il vero punto di riferimento in quegli anni non fu Marx, ma Mao Zedong. La "rivoluzione culturale" da lui promossa fu adottata come modello per la sua carica di rivolta contro le tradizioni e il principio di autorità. Al centro della polemica ideologica fu posta la questione del potere, considerato separatamente dalla produzione. Furono infatti ritenuti detentori del potere tutti coloro che avevano una funzione dirigente, nelle fabbriche, nelle università, nelle amministrazioni pubbliche e vennero chiamati alla rivolta gli operai, gli studenti, gli impiegati. Se il sistema produttivo delle società capitalistiche non assicurava il benessere, la colpa era di chi deteneva il potere. Non si lottava per migliorare il sistema, ma per abbatterlo, e il riformismo era rifiutato in tutti i suoi aspetti.                                                     

Oltre a chiedere la distruzione di ogni potere economico, sociale e politico, i membri del movimento rivendicavano la più assoluta libertà nella sfera dei comportamenti individuali, ma in senso diverso dal tradizionale individualismo borghese che aveva sempre considerato fondamentale il diritto alla libera iniziativa economica. L'individualismo che nacque nel '68, e che ne fu poi l'eredità più duratura, ebbe caratteri molto specifici, perché si sviluppò più nella sfera dei sentimenti e dell'immaginario che in quella materiale: si sognava una società fondata sull'eguaglianza delle condizioni economiche, ma in cui tutti potessero sviluppare liberamente le proprie capacità.

L'eredità del Sessantotto sulle future generazioni ha portato in sé una serie di innovazioni: un costume più aperto, rapporti sociali più flessibili, una cultura più libera, più critica. La donna ha acquistato maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella società, infatti, dopo le ventate dell'estremismo femminista, ha ottenuto la legalizzazione dell'aborto e si è conquistata un suo posto nel lavoro, nei servizi sociali e nel campo familiare. In ogni modo, la totalità di questi eventi, provocò una vera e propria rivoluzione in tutti i campi della vita quotidiana.



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