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Lo scenario storico: il primo conflitto mondiale




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LO SCENARIO STORICO: IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE


I primi anni del Novecento furono caratterizzati dal più grande scontro bellico che si fosse mai, fino ad allora, verificato: la "Grande Guerra".

I vari elementi che contribuirono, in varia misura, a predisporre l'Europa ad un conflitto generale, sono quattro:


  • il mutamento del clima intellettuale e culturale verificatosi nel primo decennio del secolo e caratterizzato da profonde inquietudini, generate dalla crisi delle illusioni positiviste (l'idea di un progresso lineare e continuo; la fede nel trionfo della ragione e della scienza);

  • lo scatenarsi delle rivalità economiche tra le grandi potenze e il riversarsi delle mire imperialistiche dal mondo coloniale sull'Europa (ascesa della Germania e suo porsi in antagonismo con la potenza economica e commerciale britannica);

  • l'esasperazione dei nazionalismi;

  • la formazione in Europa di due gruppi di potenze, tendenti a rendere sempre più stretti i vincoli di alleanza al loro interno e divisi tra loro da esasperate rivalità, ad accrescere le quali vennero alcune gravi crisi internazionali (crisi e guerre balcaniche).



La Prima Guerra Mondiale, nelle sue origini più immediate, fu la conseguenza:


  • delle acuite rivalità nei Balcani;

  • del funzionamento quasi automatico dei sistemi di alleanze;

  • dell' illusione, condivisa da tutti gli Stati coinvolti, di un conflitto breve.

Invece la guerra, sconvolgendo l'Europa non solo da un punto di vista militare (impiego di eserciti sterminati, di micidiali armi di distruzione), ma anche da un punto di vista politico, sociale ed economico (soprattutto in conseguenza del passaggio dalla guerra di movimento alla guerra di posizione), provocò un completo mutamento del quadro generale e degli stessi obiettivi per i quali era scoppiata.

Di tale mutamento i protagonisti stessi tardarono a prenderne coscienza, ma esso risultò evidente nel cruciale anno 1917, quando la rivoluzione russa e l'intervento americano vennero a modificare la natura e la dimensione dello scontro ed a condizionare profondamente il suo esito.


Le modifiche intervenute nelle finalità della guerra e le trasformazioni da essa generate nella vita e nell'assetto dei Paesi belligeranti riguardarono anche l'Italia, entrata nel conflitto a fianco dell'Intesa, dopo un lungo e lacerante scontro interno  tra neutralisti ed interventisti.


La Prima guerra Mondiale non fu come era stata presentata al suo inizio, l'ultima guerra del Risorgimento, essa, al contrario, preparò la crisi dello Stato liberale risorgimentale.



Il 1917 costituisce, sotto tutti gli aspetti, un punto di svolta non soltanto per la Prima Guerra Mondiale, ma anche per il corso della storia contemporanea. Con l'intervento nel conflitto degli Stati Uniti e con l'esplosione della rivoluzione in Russia, seguita dalla conquista del potere da parte delle forze bolsceviche, vennero modificati tutti i rapporti tra le forze in campo, risultò accelerato il declino delle potenze europee a vantaggio della potenza americana, mentre l'intero assetto politico e sociale del continente, già scricchiolante in conseguenza alla guerra, sembrò venire sconvolto dalla ventata rivoluzionaria partita dalla Russia ed estesasi al centro Europa.

L'intervento americano venne giustificato con l'intento ed il programma di assicurare alla guerra uno "sbocco democratico": in un certo modo, gli Stati Uniti sembrarono assumersi il compito d'indicare all'Europa le vie per una pace duratura fondata sul rispetto dei principi di autodeterminazione e sulla volontà popolare, anziché su quelli del nazionalismo e dell'imperialismo. Ma tale programma, contenuto nelle formule poco realistiche dei quattordici punti di Wilson (1918), risultò poi vanificato dall'andamento delle trattative di pace e dai timori che la rivoluzione sovietica si allargasse.



Quanto alla rivoluzione, è opportuno ricercarne le premesse nella situazione della società russa prima della guerra, nella gravissima crisi del 1905 (quando fecero la loro comparsa i soviet), nella progressiva disgregazione dell'esercito e dello Stato provocata dalla guerra. Quasi tutte le forze rivoluzionarie, che nel febbraio del 1917 portarono all'abbattimento dell'impero, ritenevano che la Russia dovesse passare attraverso un sistema democratico-parlamentare di tipo occidentale. Toccò a Lenin, con le tesi di aprile, affermare che in Russia poteva verificarsi il passaggio immediato dal sistema autocratico zarista a quello comunista fondato sui soviet e sulla guida del partito bolscevico.

La seconda fase della rivoluzione, quella di ottobre, portò infatti al potere i bolscevichi, che iniziarono l'instaurazione del comunismo, conclusero la pace con gli imperi centrali, mentre il Paese precipitava nella guerra civile.

Il crollo della Russia favorì in un primo tempo, sul piano militare, gli Imperi centrali (Caporetto); ma in un secondo tempo, l'esempio della Rivoluzione bolscevica fece precipitare la crisi latente del loro assetto interno, che, aggiungendosi ad altri elementi disgregatori e al rafforzamento dell'Intesa prodotto dagli aiuti americani, condusse la Germania e l'Austria-Ungheria al crollo nel novembre 1918.








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