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L'ideale del superuomo nel nazismo




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L'IDEALE DEL SUPERUOMO NEL NAZISMO


L'ideale del superuomo fu preso come modello anche dal movimento nazista. Nato in Germania nel primo dopoguerra per iniziativa di Adolf Hitler.

Adolf nasce il 20 Aprile del 1889 al Gasthof zum Pommer, una locanda di Braunau , la città adagiata sul fiume Inn che divide in due la città e la sua popolazione di lingua tedesca  Una ossessione questa frontiera austro-tedesca, perché gli abitanti di entrambe le sponde hanno sempre bramato di appartenere ad una medesima nazione, perché parlano lo stesso dialetto bavarese, che a Vienna nemmeno capiscono.

Hitler cresce, va a scuola , poi già a dodici anni si oppone al padre per proseguire gli studi. Aveva ottenuto la licenza di quinta elementare poi si era iscritto alla scuola media, ma svogliato com'era ci rimase molto poco e decise di rinunciare alla scuola per dedicarsi solo alla sua passione: la pittura. Il ragazzo ha questa ambizione: vuole diventare un artista!

A sussidiarlo più che a sostenerlo nella sua ambiziosa scelta c'è la madre.

Rimasta vedova con una discreta pensione riuscì a finanziarlo con qualche soldo quando il ragazzo nel 1907 partì per la prima volta già diciottenne e con belle speranze per Vienna. Come pittore è piuttosto mediocre, è un autodidatta e di cultura sa che ne ha poca ma è ostinato ed è convinto di farcela.

L'istitutore di Hitler, chiamato in tribunale, non ne fece un quadro simpatico; disse davanti ai giudici che era un testardo, un attaccabrighe, un presuntuoso.

Ma quel processo a Hitler fu un grosso errore del governo. Invece di danneggiarlo fu il suo trionfo. Il quasi sconosciuto ribelle di Monaco era finito su tutti i giornali.

Tornato a casa, sconfitto ma non vinto, lavorò un intero anno, poi si presentò all'Accademia convinto questa volta di farcela, ma  non poteva più contare sui soldi della madre che morì il 21 dicembre del 1908.

Rimasto senza un soldo a Vienna, un amico muratore gli trovò un posto in un'impresa edile a fare il manovale , ma Hitler per convivere con i suoi colleghi di lavoro doveva iscriversi come tutti al sindacato di sinistra; lui rifiutò e fu messo in condizione di licenziarsi.

E' il 1909. Hitler ha 20 anni. E' solo, è un "artista" umiliato, non ha un mestiere, lo troviamo per 5 lunghi anni disoccupato, frustrato a spalare la neve, a fare il facchino abusivo alla stazione, il muratore , l'imbianchino, il cartellonista. Hitler emigra nello squallore del dormitorio pubblico nel rione Meidling , mentre per mangiare una minestra va nella mensa dei poveri del convento dei Fratelli della Carità. Hitler assomigliava ad uno "spettro" tanta era la fame che aveva addosso. Trascorre 5 lunghissimi anni di miseria e di desolazione dentro una città con due milioni di abitanti, ma è pigro e non aspira a un lavoro fisso. Ma non è affatto pigro sui libri, è un lettore incallito, si accanisce a divorare libri e libri di politica rivoluzionaria, una politica che già aveva dato vita a un discreto partito politico: il socialdemocratico.

Una droga per lui quei libri e quegli opuscoli, pieni di idee democratiche, progetti rivoluzionari o anarchici, provenienti da una Vienna povera. Scovò i professori che avevano avuto l'impudenza di averlo bollato "mediocre" e si vendicò umiliandoli, facendo loro terra bruciata con l'impiego, la casa e la vita.

Nel 1913 Hitler lascia l'Austria per stabilirsi in Germania a Monaco. Lo fa per un motivo: lui non vuole fare di certo il militare per quei "parassiti di Vienna", ma non sfugge alla polizia e nel gennaio del 1914 viene bloccato in Baviera, e deve presentarsi al distretto  dove neppure lo visitano e lo mandano a casa riformato; inabile perfino al servizio ausiliario, perché il coscritto era gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto. Ma arriva giugno. C'è l'attentato di Sarajevo, ed è l'inizio della grande guerra. L' Austria troppo sicura di sè inizia le ostilità in luglio. La Germania entra nel conflitto il primo agosto con Guglielmo II in delirio della gioia di intervenire in guerra a fianco dell' Austria . Il suo discorso eccita i tedeschi e galvanizza Hitler, il 3 agosto scrive direttamente a re Luigi III di Baviera per offrirsi volontario pur essendo di nazionalità austriaca. La singolare richiesta fu accolta, e già in ottobre partiva per raggiungere il XVI reggimento di fanteria.

Il  7/8 NOVEMBRE scoppia l'insurrezione a Monaco, re Federico è costretto ad abdicare e viene proclamata la repubblica controllata da elementi socialisti.

L'11 NOVEMBRE viene  concluso l'armistizio. Gli alleati prendono possesso dei territori occupati e soprattutto del bacino della Saar. Il polmone dell'industria tedesca. Per Hitler tutto questo è un'onta cui si aggiunge una beffa: IL Kaiser è fuggito, due milioni di morti per nulla e quattro anni di sacrifici inutili. Gli crolla il mondo addosso e lancia già il suo anatema che contiene già il germe del duro nazionalismo (patriottico) tedesco : 'tanti morti e una disfatta perché un mucchio di criminali ha ardito alzare le mani sulla patria'.

I criminali secondo Hitler sono quelli della borghesia tedesca ebrea, quella con i grandi capitali, che Hitler accusa di avere assieme alla disgraziata sinistra scoraggiano i militari a proseguire la guerra. Li accusa di essere i responsabili di una resa della liquidazione dell'impero. Gli italiani, Hitler li considera quasi compagni di sventura.

Finita la guerra nel modo  più disastroso, Hitler come tanti è ancora confuso.

Secondo Hitler la prima soluzione scelta per pulire la Germania dagli ebrei fu l'emigrazione. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 (notte dei cristalli),come rappresaglia all'assassinio a Parigi di un diplomatico tedesco da parte di un giovane ebreo,in Germania furono incendiate tutte le sinagoghe e infrante tutte le vetrine dei negozi di proprietà ebraica. Molti ebrei dovettero abbandonare il paese ma altri si videro costretti a rimanere. La soluzione dell'emigrazione presentava maggiore difficoltà a causa della guerra. Occorreva sbarazzarsi di circa 2 milioni di persone,così Himmler si chiese come si sarebbero potute trasportare tante persone in un luogo lontano dove c'era la presenza della flotta inglese. Hitler si dichiarò disposto ad usare la sua flotta ma aveva paura di affrontare quella inglese. Hitler aprì la strada ad un'altra soluzione: deportare gli ebrei all'est concentrandoli nei territori polacchi. In questa operazione di concentramento dovevano rientrare anche gli ebrei polacchi. La ghettizzazione apparve la soluzione più probabile. La Germania preparava i piani di invasione del unione sovietica quindi questa seconda soluzione non sembrava più praticabile.

Una terza soluzione fu quella di eliminare fisicamente gli ebrei. Il 22 luglio 1941 la Germania invase il territorio dell'unione sovietica dove furono massacrati un milione e mezzo di persone.

A un mese dall'inizio delle operazioni in Unione Sovietica, il numero due del Reich, Hermann Göring, inviò una direttiva al capo dei servizi di sicurezza, Reinhard Heydrich, incaricandolo di organizzare una 'soluzione finale' della questione ebraica in tutta l'Europa occupata o controllata dalla Germania. A partire dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a portare ben visibile, cucita sugli indumenti o su una fascia da tenere al braccio, una stella gialla; nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportate nei ghetti in Polonia e nelle città sovietiche occupate. Fu poi la volta delle deportazioni nei campi di concentramento (Lager), alcuni già esistenti prima della guerra, altri appositamente costruiti a partire dal 1941, soprattutto in Polonia, e adibiti alla funzione di campi di sterminio. Vi confluirono gli ebrei provenienti non solo dai ghetti vicini (300.000 dal solo ghetto di Varsavia), ma anche da tutti i paesi europei occupati dai nazisti. Bambini, vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente nelle camere a gas; gli altri invece erano costretti a lavorare in officine private o interne ai campi e, una volta divenuti inadatti alla produzione per le terribili fatiche e privazioni subite, venivano eliminati.

La maggior parte delle deportazioni ebbe luogo tra l'estate e l'autunno del 1942, dopo che nel gennaio dello stesso anno erano stati precisati (nella conferenza di Wannsee, presso Berlino) i termini della soluzione finale. I casi di resistenza alle deportazioni furono rarissimi. Nell'aprile del 1943 gli ultimi 65.000 ebrei di Varsavia tentarono di opporsi alla polizia, entrata nel ghetto per la retata finale, ma vennero massacrati nel corso degli scontri, che si protrassero per tre settimane.

I principi enunciati da Hitler, tra cui quello della superiorità della razza ariana eletta, avevano trovato tragica attuazione nello sterminio di milioni di ebrei , nei massacri, nei rastrellamenti cui dovettero subire decine di migliaia di persone dal gennaio del 1933, anno dell'ascesa al potere del nazional-socialismo fino al maggio del 1945 quando venne issata a Berlino la bandiera rossa sovietica. Fu cosi la fine di quel malefico impero,di una perversa ideologia del Fuher. Ad una ad una le armate tedesche furono travolte e sconfitte fino alla capitalizzazione che pose termine alla spirale di violenza, ma non riuscì a rimuovere e a cancellare il ricordo di una tragedia costata 50 milioni di morti.

Questo sterminio viene chiamato shoah, con esso si indica la persecuzione e il programmatico genocidio degli ebrei europei da parte del regime nazista nel corso della seconda guerra mondiale. Per indicare l'evento è comunemente, anche se impropriamente, usato il termine olocausto (greco holókauston, composto di hólos, 'tutto, intero' e kaustós, 'bruciato'), che originariamente definiva il rito religioso in cui l'offerta veniva distrutta dal fuoco.

L'espressione Shoah si riferisce al periodo che va dal 30 gennaio 1933,quando Hitler diventa cancelliere della Germania, fino all'8 maggio 1945, anno della fine della guerra in Europa. In questo periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia razziale nei confronti degli ebrei e non solo. Dalle statistiche risulta che il numero delle vittime fu di circa 6 milioni a cui si devono sommare i 5 milioni circa di civili non ebrei uccisi. Tra i gruppi assassinati e perseguitati vi erano zingari, serbi, polacchi, tedeschi che si opponevano al razzismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti e persone definite antisociali, come, ad esempio, mendicanti vagabondi e venditori ambulanti. La maggior parte di queste persone perseguitate, passarono per i campi di sterminio che erano campi di concentramento con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica. Per i nazisti, ebreo era chiunque con due o tre nonni ebrei, appartenesse alla comunità ebraica dal 15 settembre 1935 o successivamente a questa data, chiunque fosse sposato con un ebreo o un'ebrea al o dopo il 15 settembre 1935, chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione con un ebreo o ebrea al o dopo il 15 settembre 1935. Vi erano poi coloro che non erano classificati come ebrei ma avevano una parte di sangue ebrea, questi erano detti Mischling o Ibridi. Essi venivano esclusi dal partito Nazista e dalle organizzazioni del partito. Era inoltre proibito loro di far parte dell'amministrazione pubblica e svolgere determinate professioni. Inizialmente l'obiettivo principale del regime fascista e di Hitler era quello di liberarsi degli ebrei.

Uno dei campi di concentramento più noto è sicuramente quello di Auschwitz

Auschwitz è il nome tedesco della località polacca di Oswiecim a ovest di Cracovia, sede del più grande campo di sterminio nazista, aperto nel 1940 e in seguito ampliato con l'apertura del campo collegato di Birkenau (conosciuto anche come Auschwitz2) e Monowitz (Auschwitz3). Questo campo doveva i rendere possibile la effettiva, efficiente e sollecita attuazione della «soluzione finale» del problema ebraico, cioè lo sterminio degli ebrei europei. Dal 1942, infatti, A. divenne il centro principale per lo sterminio degli ebrei di tutta Europa. Specialisti delle SS studiavano gli effetti delle infezioni, degli aborti, dei trapianti di organi, del comportamento al limite di sopravvivenza in condizioni atmosferiche impossibili, usando come cavie uomini, donne, bambini, prima di mandarli nelle camere a gas. Con  Auschwitz compaiono i campi di sterminio di massa.  Vi perirono circa 4 milioni di persone. I sopravvissuti furono liberati dai russi il 27 gennaio del 1945.

La storia del più tristemente famoso campo di sterminio naziasta può essere riassunta così: il 21 febbraio 1940 l'Oberführer Deue SS Richard Glucks, capo della sorveglianza dei campi di concentramento, scrive a Himmler di aver trovato un sito favorevole nei pressi di Auschwitz, una cittadina di 12.000 abitanti, sperduta tra le paludi. In quel luogo esistono alcune vecchie baracche di un'unità di cavalleria austriaca. Il 14 giugno Auschwitz riceve i primi prigionieri, alcuni detenuti politici polacchi, che dovevano essere trattati duramente. Nello stesso momento, l'I.G. Farben stabilisce di mandare ad Auschwitz una fabbrica di petrolio sintetico e di caucciù. Nella primavera del '40 arrivarono le SS con alla testa due dei più grandi criminali dei campi di concentramento nazisti: Joseph Kramer e Rudolf Franz Hess, che a Norimberga avrebbe ammesso, con una certa soddisfazione, di aver controllato ad Auschwitz lo sterminio di 2.500.000 persone, a cui bisognava aggiungere -spiegò - 500.000 altri uomini, che avevano avuto il diritto di morire di fame. E' creata così ad Auschwitz la zona che prenderà la massima estensione e raggiungerà la fama più sinistra.



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