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Il settecento




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IL SETTECENTO


Nel '700, passata la violenza della peste e di altre malattie (l'ultima epidemia risale al 1720 a Marsiglia), dopo il tragico incendio di Londra, la popolazione comincia ad aumentare. Si dice che la prima delle tante rivoluzioni del '700 sia la rivoluzione demografica, collegata all'aumento dell'igiene personale e a quella delle città.

Se si comparano i dati si nota che la popolazione aumenta con un ritmo sostenuto e che l'aumento è più alto dove l'ideologia religiosa cattolica è più forte.

Il più grande demografo, Malthus, un protestante, nel suo libro più importante "Sul principio di popolazione", sosteneva che mentre la popolazione aumenta in progressione geometrica, il prodotto aumenta in progressione aritmetica. In questo modo si creerebbe un progressivo divario incolmabile.

Malthus svolge un'indagine matematica confrontando Europa e America.


AGRICOLTURA


Una volta escluso che la diminuzione della mortalità possa attribuirsi unicamente alla scomparsa della peste o che vada attribuita al miglioramento delle pratiche mediche e igieniche, l'ipotesi che meglio si presta a spiegare la crescita della popolazione è un miglioramento decisivo della alimentazione sia qualitativo sia quantitativo.

Se torniamo sul fronte della mortalità notiamo che dopo la grande carestia del 1693 le annate cattive non scomparvero totalmente, la più grave fu sicuramente la malattia della patata cibo per eccellenza dei contadini perché sfamava di più anche se nutriva meno rispetto al frumento.

Se ci limitiamo ora all'occidente europeo e prendiamo il caso esemplare dell'Inghilterra notiamo  che l'aumento della produzione non fu una conseguenza della meccanizzazione delle campagne che cominciò un secolo dopo, ciò che aumentò nel 700 non fu tanto la produttività del lavoro ma la produttività del suolo.

Affermazione delle recinzioni intesa come la fine delle piccole unità di coltivazione, l'accorpamento di campi in unità di produzione più vaste. Nel corso del XVIII sec. Le recinzioni non furono più compiute su iniziative individuali ma sempre dopo interventi legislativi del parlamento

Per comprendere bene il significato di questa rivoluzione agricola è opportuno ricordare che si basò essenzialmente sulla diffusione di conoscenze pratiche. L'agricoltura diventa una scienza.

Semina regolare in righe parallele

Maggiore cura prestata alla fertilità

Selezione delle migliori sementi

Tutte queste conoscenze ebbero l'effetto di ridurre l'oscillazione dei raccolti da un anno all'altro.

Il quadro tracciato per l'Inghilterra si applica molto meno bene agli altri paesi dell'Europa occidentale. Anche se l'interesse per le nuove tecniche in Francia era alto la modernizzazione procedette a rilento

Nel corso dell'intero periodo 1750-1850 la popolazione urbanizzata della Francia era solo il 25% del totale

In Inghilterra lo stato funzionava egregiamente come protettore degli interessi economici dell'aristocrazia fondiaria, al contrario lo stato francese cominciava ad apparire antiquato; gli arretrati contratti agrari erano poco adatti a favorire le innovazioni poiché i contadini temevano di perdere il favore del proprietario.

Ciò che è vero per la Francia è applicabile anche per la Germania, più interessante invece osservare il caso dell'Italia.

Anche se qui la conoscenza delle  nuove tecniche era elevata la stagnazione della vita economica del XVII sec. Aveva annullato i precedenti segni di sviluppo precoce.

Assai meno significativo lo sviluppo dell'agricoltura nella Spagna e nell'Italia meridionale dove la monocultura cerealicola e l' allevamento transumante continuavano a prevalere.

Le eccedenze dell'agricoltura venivano esportate nel Mediterraneo senza una qualche influenza sullo sviluppo del mercato interno.

Inesistente la pratica delle aziende capitalistiche, venivano subaffittate le terre in piccole unità.

In tutta Italia si diffondono gli alberi da frutta, la canapa, il lino e il gelso mentre nel sud rimane la monocultura cerealicola.


RIVOLUZIONE DEMOGRAFICA


Per capire il fenomeno la misurazione si fa partire dal 1620, perché occorre prendere un periodo lungo. Ragionando su questo periodo sembra che un lieve aumento sia già presente nel 1600 per diventare poi stabile nel 1700.

Questo aumento è causato da fattori che riguardano la diminuzione della mortalità, dovuta alla scomparsa del fenomeno della peste in conseguenza di un miglioramento delle condizioni igieniche e delle pratiche mediche.

Il raddoppio della popolazione però è dovuto anche all'aumento della natalità.

La natalità aumenta quando c'è una maggiore produzione agricola dovuta anche al migliorare delle tecniche agricole e della conoscenza delle sementi. Non a caso in Francia, un paese prevalentemente agricolo, nasce una delle scuole di economia più importante: la scuola fisiocratica che ha il suo maggiore esponente in Quesnai.

Malthus era preoccupato per la soluzione di questo problema. La classe bassa non produce,ma filia e lo stato deve intervenire con sussidi che impoveriscono le finanze; quindi vede in modo positivo le guerre che ristabiliscono l'equilibrio.

Una delle soluzioni prospettate da Malthus è una virtuosa astinenza dalla vita sessuale per le classi meno abbienti poiché, essendo pastore, non contempla i metodi contraccettivi.

Fa anche una riflessione sui sussidi dicendo che i poveri li sperperano per beni di prima necessità. In questo passaggio il demografo perde un anello della catena perché chi è ai limiti della sopravvivenza non può risparmiare.

Al di là di queste riflessioni è lui che inventa la demografia come una scienza che va insieme alla storia.


ECONOMIA


Parallelo allo sviluppo agricolo ci fu quello delle attività manifatturiere, nella fattispecie delle manifatturiere tessili che restavano in Europa la principale attività produttiva non agricola, ed erano ora in grado di far fronte ad una domanda in crescita.

Rispetto ai primi dec4enni de 1600, la dislocazione delle aree produttive era cambiata. Se nel 1600 l'Italia e la Spagna producevano il 20% del prodotto destinato ai grandi mercati internazionali, la produzione nel 1700 era scomparsa. In Italia i filatoi esistevano in piccoli centri (Prato), ma il loro mercato era molto ristretto, e la produzione inferiore a quella delle Francia e dell'Inghilterra.

Sempre in questo periodo le manifatture olandesi erano scomparse poiché il paese non era in grado di resistere efficacemente alla politica mercantilistica dei maggiori concorrenti. Tuttavia ciò non vuol dire che l'arretramento della sua posizione rispetto all'Inghilterra e alla Francia voglia significasse una scomparsa rapida dalla scena economica, perché avendo ancora entrate di denaro dalle sue colonie, reinvestiva questi capitali nei commerci di altri paesi, o in prestiti a favore dei governi stranieri, in primo luogo l'Inghilterra.

Persistere delle corporazioni, che impedivano ogni tipo di concorrenza e difendevano l'occupazione degli iscritti e la qualità del prodotto, a scapito dell'evoluzione tecnologica e dell'ampliamento del mercato.

In Inghilterra si diffuse il lavoro a domicilio per aggirare gli statuti delle corporazioni, ma l'indebolimento delle stesse aveva indotto molti fabbricanti di tessuti a riportare nell'ambiente urbano tutte le fasi della produzione tessile anticipando la tipologia produttiva della fabbrica che si sarebbe sviluppata dopo l'introduzione delle prime macchine.

I progressi tecnologici furono molto evidenti nella metallurgia e nel settore delle miniere.

Sviluppo e miglioramento di un grande sistema viario in Francia svantaggiata rispetto all'Inghilterra per la vastità del suo territorio.


LA SCHIAVITU


Il traffico degli schiavi era stato incrementato nel 1600, ma acquista sempre più importanza nel 1700.

Le potenze europee dal punto di vista coloniale più attive commerciavano maggiormente gli schiavi (Portoghesi e Spagnoli, indirettamente gli Inglesi). Andavano a prendere gli schiavi in Guinea sottraendo forza lavoro al paese poiché sceglievano i più giovani e i più robusti.

Le compagnie che si occupavano di questi traffici o erano private o erano reali. Queste compagnie prendevano gli schiavi e li portavano nelle Antille e nelle nuove Antille. Nel '700 gli schiavi erano 6000000.

Questi schiavi venivano procacciati o da bianche rimasti sul posto apposta, o da neri che venivano pagati con cose che i capi tribù ritenevano di grande valore.

Il tipo di schiavitù del mondo arabo era completamente diversa; infatti usavano gli schiavi come servitori di palazzo, non li facevano lavorare atrocemente, però gli eviravano. Gli schiavi delle Americhe servono per la produzione, la schiavitù del mondo arabo è fine a se stessa.


ARTE


Dal punto di vista artistico ciò sta a rappresentare l'opposizione al barocco, e inoltre il recupero della luminosità che porterà allo schiarimento dei colori, permane comunque la vocazione per il teatro: le architetture appaiono come scene ,i temi pittorici sembrano rappresentazioni teatrali e i personaggi attori.


Questa ricerca di chiarezza condurrà gradualmente dal barocco al neoclassicismo, il periodo intermedio prende il nome di "rococò" o "barocchetto".

Il termine rococò deriva dalla parola francese roncaille con cui si indicavano le conchiglie, le pietre scolpite che servivano per decorare grotte o giardini. Questo termine sta quindi a simboleggiare il naturalismo, il carattere bizzarro e comunque elegante dell'epoca.

Invece il termine barocchetto riprende la tesi del neoclassicismo che definisce spregiativamente il barocco, accentua la maggior leggerezza e raffinatezza.


Il razionalismo in questo periodo porta ad esaminare il significato dell'arte e la sua posizione in relazione agli altri campi dell'attività umana.

Dopo che per molti secoli si era ritenuto che l'arte avesse il compito di imitare la natura o di visualizzare al meglio per il popolo le verità religiose, finalmente con il settecento si libera l'arte da ogni fine ritenendola espressione non della ragione ma della fantasia o del sentimento.

L'artista del settecento agisce dunque nella sfera della sensibilità: il problema dell'arte è un problema estetico e non intellettuale; l'estetica diventa così la scienza che studia il problema dell'opera d'arte, il suo valore, il suo significato.

L'Italia nel corso del settecento andrà via via perdendo la sua importanza, mentre la Francia assume il ruolo di guida sia culturale che politica, l'Italia stessa entra nell'orbita della cultura francese.


ARCHITETTURA


Fra gli stati italiani , quello sabaudo è quello più combattivo e vitale soprattutto grazie a Vittorio Amedeo II, a cui si deve l'ulteriore ingrandimento di Torino e la nascita di edifici monumentale che conferiscono alla città un aspetto più adeguato al ruolo di capitale affidando tale compito a Filippo Juvarra,uno dei maggiori architetti italiani del settecento che progetta l'ampliamento della città, e conserva il disegno a scacchiera,razionale e quindi consono alle nuove idee del secolo.

Le opere di Juvarra sono numerosissime tra le quali: la scala di Palazzo Reale, la facciata di Palazzo Madama, la Basilica di Superga e la palazzina di caccia di Stupinigi.


La Palazzina di Stupinigi è uno degli edifici fatti costruire dai Savoia fuori città in base a una moda diffusa tra le monarchie europee soprattutto quella francese, questo edificio non nasce come una reggia ma come un ritrovo per la caccia. E' un edificio relativamente piccolo, impostato su un salone centrale ellittico che occupa tutta l'altezza , ed è coperto da una cupola sopra la quale vi è la statua di un cervo fatta in bronzo e in lamiera di rame.

Da questo salone luminoso e scenografico si diramano 4 bracci disposti a croce di Sant'Andrea due dei quali o più bassi o più alti proseguendo in lunghi corpi con andamento mistilineo e si inseriscono nello spazio realizzando l'ideale di vita in mezzo alla natura. Le numerose finestre affermano questa concezione e permettono uno scambio fra esterno ed interno. Infine le superfici che sono pausate con regolarità razionale e pilastri sono semplici: ovunque è una chiarezza di origine francese.


Venezia prosegue la sua tradizione orientandosi verso forme equilibrate quasi già neoclassiche come accade nelle opere di Giorgio Massari e di Giovanni Antonio Scalfarotto.


Non è di molto interesse invece l'architettura nel resto dell'Italia, fatta eccezione per Roma che anche se non ha più le personalità artistiche del seicento è ancora centro di attrazione culturale per la cristianità.

Più interessanti dei singoli edifici sono le sistemazioni urbanistiche o il completamento di architetture precedenti sempre in riferimento al barocco però reso più leggero.


Un importante contributo allo sviluppo dell'architettura romana proviene da due fiorentini: Alessandro Galilei e Ferdinando Fuga

Galilei, giunto a Roma nel periodo in cui il papa era Clemente XII Corsini, costruisce la facciata per la Basilica di San Giovanni in Laterano che quasi un secolo prima era stata rinnovata internamente da Borromini. Si ispirò alla facciata di San Pietro ma con un rapporto diverso fra larghezza e altezza imprimento robustezza alla composizione grazie all'alternarsi della luce sulle sporgenze e inoltre conferisce imponenza all'unico ordine architettonico (ordine gigante ispirato a Michelangelo).


L'opera più importante di Fuga è invece la facciata della basilica di Santa Maria Maggiore, dove realizza un portico e una loggia per le benedizioni, inoltre conferisce leggerezza alla fronte grazie alla prevalenza dei vuoti mediante un andamento mistilineo e soprattutto con il restringersi del piano superiore che lascia un intervallo fra se e i piani laterali raggiungendo un effetto pittoresco.

Il Fuga inoltre riuscendo ad ottenere un equilibrio fra libertà e norma è considerato uno dei maggiori architetti del settecento romano.


Per quanto riguarda il fatto di costruire una reggia e di costruirle intorno una nuova città come a Versaille, fu un idea concepita dal nuovo re di Napoli e Sicilia, Carlo VII di Borbone. L'incarico per la progettazione e la realizzazione della nuova reggia di Caserta viene affidato a Luigi Vanvitelli che fa un progetto grandioso che comprendeva oltre al palazzo la sistemazione del piazzale antistante, il vasto parco, la città e l'acquedotto.

Il palazzo ha forma rettangolare ed è costituito da quattro corpi ortogonali e da quattro bracci interni a croce.

La facciata posteriore è più variata di quella anteriore perché è mossa da semipilastri che dividono le numerose finestre .

La fronte esterna ha un andamento uniforme la cui monotonia è spezzata solo da lievi sporgenze.

L'edificio non è fatto per essere visto isolatamente ma per essere percepito nel complesso scenografico. Questa scenografia muta in base alla posizione dello spettatore e può essere ammirato anche all'interno dove nella galleria le ombre si alternano alle luci degli archi aperti sui cortili fino a giungere al vestibolo principale che è il vero nucleo della piazza , è il punto di incontro di varie direttrici che costituiscono spazi divergenti (tipici delle scene teatrali); è la parte più geniale e creativa , quella che esprime al meglio l'indirizzo artistico vinvitelliano.

Il parco è il complemento essenziale del palazzo, creato unitariamente ad esso.

Il piazzale antistante, realizzato solo in parte, doveva avere una forma ellettica, si è pensato che si avesse un riferimento all'idea berniniana di piazza san Pietro, ma la concezione dei due artisti è diversa.

In Bernini: l'ellisse determina una spinta dinamica trasversale, e il collegamento alla fronte della chiesa tramite due corpi rettilinei divergenti crea l'avvicinamento della chiesa e l'impianto prospettico è previsto da due punti di vista laterali,

in Vanvitelli invece, il distacco fra l'ellisse e il palazzo è limitato, i due corpi di raccordo sono paralleli e l'impianto prospettico prevede un unico punto di vista, quello centrale, in relazione al viale di accesso con il punto di fuga che si trova nel portone principale.

La concezione berniniana è barocca, invece quella del Vanvitelli è classica.


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