IL FASCISMO DA MOVIMENTO A REGIME

(LA DITTATURA FASCISTA DAL 1925-43)

Nel periodo fascista, la gioventù era inquadrata dagli 8 anni in poi in organizzazioni. I bambini delle scuole elementari, furono chiamati "i figli della lupa" seguirono i Balilla, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti. Mussolini formò un governo di coalizione formato da fascisti, liberali e social-democratici, garantendo il rispetto della libertà e delle leggi. Nel 1922 fu istituì il Gran Consiglio del Fascismo un supremo organo collegiale sotto il controllo di Mussolini stesso. Nello stesso anno fece votare "la legge Acerbo" dal nome del sottosegretario alla presidenza del consiglio, che l'aveva firmata. Secondo la legge i 2/3 dei seggi sarebbero andati al partito che avesse ottenuto più voti, così per le elezioni del 24 aprile, Mussolini presentò il cosiddetto "Listone fascista" che vinse con il 60/65% dei voti. L'opposizione protestò con forza e il deputato socialista Giacomo Matteotti, che aveva denunciato alla camera le irregolarità e i brogli elettorali, fu rapito e ucciso. In segno di protesta l'opposizione decise di abbandonare il Parlamento; il gesto fu definito "Secessione dell'Aventino". Superata la momentanea crisi, Mussolini con un discorso alla camera, del 3 gennaio del 1925, si assunse personalmente la responsabilità del delitto Matteotti preannunciando la trasformazione del fascismo da "partito di governo" al "partito di regime". Nel 1926 istituì "le leggi fascistissime" in base alle quali furono sciolti tutti i partiti e i movimenti politici d'opposizione, fu restaurata la pena di morte, fu istituito un tribunale speciale per reprimere, processare e condannare tutti coloro che si opponevano al regime fascista. Tra gli oppositori va ricordato A. Gramsci, Alcide De Gasperi e altri intellettuali e dirigenti politici che furono costretti all'esilio come Don Luigi Sturzo. Gaetano Salvemini, Filippo Turati e Pietro Nenni. Al tribunale venne affiancato una polizia speciale politica = OVRA (ORGANIZZAZIONE PER LA VIGILANZA E LA REPRESSIONE DELL'ANTIFASCISMO). Nel '26 furono sciolte le confederazioni sindacali, sociali e cattoliche, e le masse dei lavoratori furono organizzate in Corporazioni, associazioni nazionali di categoria dirette da gerarchi nominati dal partito.

FASCISMO ED ECONOMIA

La politica economica del Fascismo conobbe due fasi distinte: un primo periodo liberista dal '22 al '25 in cui l'Italia registrò una ripresa produttiva, e un secondo periodo protezionista che va dal '25 fino alla caduta del fascismo. Nel 1925 l'economia italiana fu colpita da una crisi inflazionistica che il governo cercò di risolvere con la rivalutazione forzata della lira e con l'incremento della produzione agricola. La situazione si aggravò agli inizi degli anni '30 quando anche l'Italia fu sconvolta dalla crisi del '29. Il governo per fronteggiare la situazione, tagliò i salari degli operai dipendenti e potenziò i lavori pubblici . Il governo attuò inoltre una serie di misure simili a quelle prese dagli Stati Uniti, dando vita ad un sistema ad economia mista.