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Vittorio Alfieri




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Vittorio Alfieri


Terzo rappresentante del rinnovamento illuministico operò una sorta di rinnovamento morale e politico,servendosi della sua produzione letteraria. Si preoccupò in modo particolare di attuare un risanamento politico dell'Italia affermandosi come precursore del risorgimento italiano.

Mentre Parini volle perseguire nell'illuminismo un risanamento morale e un uguaglianza sociale,Alfieri restando fuori dall'illuminismo,volle auspicare un risanamento politico. L'ideale della libertà è l'unico che Alfieri accetta dell'illuminismo trasformandolo immediatamente in eroico furore,quasi un culto della libertà,giungendo ad una condizione disumana di essa.

Egli anche se sembra accettare dell'illuminismo la concezione meccanicistica della vita la respinge in nome del sentimento. In una sua opera si scaglia contro i filosofi illuministi in nome della profondità del sentimento e perciò rivela un animo romantico. Alfieri condanna violentemente l'uguaglianza sociale facendosi assettore

Di un individualismo che evidenziava l'animo pre-romantico dell'autore.

Egli si pone contro il filantropismo e l'umanitarismo ritenendole ipocrite,e si pone anche contro l'ottimismo degli illuministi.

Queste sue convinzioni appaiono in due opere minori di ispirazione politica

che compose poco più che ventenne,di cui la prima del 1777, "della Tirannide",nel primo libro studia le origini della tirannide,dicendo che essa nasce dalla prepotenza dei nobili e dalla vigliaccheria del popolo. Dice ancora che essa riesce a mantenersi tra la nobiltà con l'aiuto della religine,che educa l'animo a d essere servile.

Nel secondo libro si chiede quale debba essere l'atteggiamento dell'uomo libero nei confronti del tiranno. Qui appare la concezione disumana della libertà in quanto l'uomo libero nei confronti del tiranno non può far altro che uccidere il tiranno,uccidersi o ritirarsi in solitudine.

Nel 1778 compone "del Principe e delle Lettere". In quest'opera si scaglia contro il mecenatismo dei principi affermando che dove non c'è libertà non c'è arte.

Segue un'altra opera minore il "Panegirico di Plinio Attaiano" in cui immagina che Plinio in un suo discorso,esorti Traiano a ridare ai romani la libertà,anche se essa costi la caduta dell'impero.

Accanto a queste opere ce ne sono altre due, "della virtù sconosciuta" e "l'Etruria vendicata". In esse,prima lamenta la triste condizione di chi è costretto a vivere in una società in cui le virtù non vengono riconosciute; in oltre fa riferimento al destino di Lorenzino de Medici, che uccise il cugino Alessandro,tiranno di Firenze,per far trionfare la libertà.

Alfieri scrisse anche alcune commedie precisamente sei,che hanno carattere politico;

Le prime quattro discutono il problema istituzionale le altre due toccano il problema morale,cioè la situazione politica. Esse sono "l'Uno", "i Pochi", "i Troppi", "l'Antidoto". Alfieri cerca di individuare quale forma di governo possa essere la più adatta nella società contemporanea. Nell'Uno parla della monarchia nei Pochi dell'aristocrazia,nei Troppi della democrazia,nell'ultima dice che la miglior forma di governo unisce tutte e tre.

Le altre due commedie sono "la Finestrina", "il Divorzio". Nella prima immagina che ogni uomo abbia una finestrina aperta sul petto dalla quale fuoriescano tutti i vizi; Nella seconda critica la condizione morale della società.

Accanto a queste opere minori ricordiamole satire e le rime. Nelle satire che sono 17,ripete i motivi delle altre opere; Nelle rime inserisce dei motivi amorosi,e parla della donna amata,Luisa Stalberg,rifacendosi alla poesia del Petrarca,rispetto al quale dimostra maggior energia. Le rime sono 300 componimenti canzoni,odi,sonetti,ed epigrammi. In esse esprime i suoi stati d'animo e le sue riflessioni sulla realtà contemporanea. Egli riprendeva il classicismo della poesia arcaica non che le suggestioni petrartesche, ritraendo dal Petrarca l'introspezione psicologica.

Molti sonetti sono di ispirazione amorosa,dedicati alla contessa Albany. In essi ritiene l'amore il sommo bene terreno,necessario per vivere.

In altri sonetti troviamo il tema della malinconia che riflette le più segreterie del suo animo;in un sonetto in particolare fa il suo ritratto fisico e morale,esprimendo la sua complessa personalità,ricca di dubbio,contraddizioni e incertezze.

Nelle sue opere minori ricordiamo un'autobiografia, "la Vita" e una satira, "il Misogallo" contro i francesi.

Nella "Vita" traccia tutta la storia della sua vita;quest'opera è fondamentale per conoscere la personalità dell'autore: Appartenente a famiglia nobile,nacque ad Asti, frequentò l'Accademia,che senti come un carcere. Studiò Machiavelli Voltaire,Rousseau,Dante e Tasso. Sposò prima la marchesa Turinetti, e poi la contessa d'Albari a cui rimase legato fino alla morte. Visse in Italia soprattutto a Firenze,dove morì,e fu sepolto nel cimitero di S.Croce.

Nella "Vita" divide la sua esistenza in quattro parti:

La "Puerizia" o "nove anni di vegetazione" ; "L'adolescenza" o "otto anni di ineducazione",alludendo agli anni in accademia dove fu educato alla servitù; "La giovinezza" o "dieci anni di viaggi e dissolutezze"; "La Virilità" o "trent'anni di studio,raccoglimento e traduzioni varie".

In quest'opera manca del tono confidenziale che caratterizza le autobiografie e si rivela severo verso se stesso e gli altri,scagliandosi violentemente contro i suoi vizi, volendo eliminarli. Questo atteggiamento contro se stesso lo porta ad esprimersi con uno stile pesante ed inesatto.

Nella satira "il Misogallo" scritta negli ultimi anni,dice che egli si trovava a Parigi durante la Rivoluzione Francese,ma poi rimasto deluso da essa si proclama nemico della Francia e dei francesi,che non avevano saputo difendere la libertà;A questo punto pensa che non sia possibile attenerla. E' scritta in prosimetro.

Le opere maggiori sono le tragedie dove esalta,come nelle minori,la libertà. La tragicità delle commedie di alfieri sta nell'inutile lotta tra il tiranno e l'uomo libero. Le tragedie sono 19. Esse sono variamente ispirate: otto si ispirano al mondo greco, cinque al moderno e una al biblico.

In esse Alfieri non si attiene a nessuna forma tradizionale spinto dalla volontà di evidenziarlo soprattutto all'individualismo, Ai tempi di Alfieri infatti,i cultori della poesia tragica erano divisi in classicisti,che si ispiravano alle tragedie del 500",dunque al mondo greco e latino,e i modernisti,che si ispiravano alle tragedie francesi del 600",che rifiutavano il sopranaturale,presenza stabile del coro e le tre unità pseudo-aristoteliche. Anche la metrica era divisa, perchè mentre i classicisti usavano l'endecasillabo rimato,i modernisti usavano un verso di 14 sillabe,che in Italia fu detto Martellino,perchè introdotto da Giacomo Martello.

Alfieri volle essere originale non aderì a nessuno di questi versi,adottando l'endecasillabo sciolto,e e per contenuto fece della tragedia quella della libertà che precipitava verso la sconfitta dell'uomo che aveva combattuto contro la tirannide.

In esse la conclusione tragica fu un espediente introdotto dall'autore per suscitare nell'animo dello spettatore un irriducibile odio contro la tirannide.

Proprio per questo Alfieri è il precursore del patriottismo evidente in Foscolo,che in "Le Ultime Lettere a Jacopo Ortis" dice che preferisce andare esule per l'Italia, piuttosto che sottostare agli austriaci.

In Alfieri c'è la lotta per la libertà in cui contro il tiranno si deve essere disposti a perdere la vita. Il suicidio quindi è un momento attivo di ribellione. Anche se volle essere originale finì con l'accettare le unità aristoteliche. Nelle tragedie di Alfieri il coro era uno svolgimento d'azione.



La Cleopatra

(Tirannide=Amore)


Ripudiò l'opera quando la donna a cui egli era legato,la marchesa Falletti Turinetti,era ammalata ed il poeta era costretta ad accudirla,e ciò gli procurava un insopportabile noia.

Un giorno paragonando il dominio della marchesa sulla sua persona a quello di Cleopatra su Marcantonio,abbozzo l'idea da cui nacque la "Cleopatra".

Tuttavia egli pur avendo lasciato la moglie,si sentiva ancora oppresso dalla passione amorosa,che lo rendeva incapace di riscattare la propria libertà.


La Mirra

(Tirannide=Fato)


Egli trasse spunto per quest'opera dalla Metamorfosi di Ovidio,con la differenza che ,mentre in Ovidio Mirra si unisce al padre,non si uccide,ma si trasforma in albero di mirra,le cui lacrime danno il profumo,in Alfieri si parla dell'amore che questa fanciulla ha per il padre.

La fanciulla è vittima delle dee,per punire la madre che aveva osato dire che la figlia fosse più bella della dea Venere. Mirra non intuisce nulla e pensa di risolvere il problema sposandosi ad un altro ma,vittima del fato,al momento delle nozze rifiuta e scappa. Il padre vedendo soffrire la figlia,vuole saperne il motivo,e per raggiungere il suo scopo,trasforma il suo affetto in odio. Ella così ammette la verità. La madre resta turbata e così Mirra si uccide con la spada del padre.






Saul


E' una tragedia in cinque atti che ha come sfondo la guerra in Israele contro i Farisei. Saul è il re degli israeliani ma la vicenda non si svolge tra il popolo,ma nell'animo del re. Egli è combattuto tra l'amore che prova per la figlia e la sete di potere infatti suo genero David,essendo il successore,è visto come un ostacolo per la propria potenza,e questo lo porta prima alla follia,e poi alla morte,che nessuno potrà impedire.

Saul rappresenta il superuomo che vuole ad ogni costo affrontare con prepotenza tutto ma poiché la realtà gli è avversa,non può far altro che suicidarsi,e nessuno può impedirlo,neanche Dio.

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