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Un'analisi psicoanalitica della fiaba di Biancaneve




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Un'analisi psicoanalitica della fiaba di Biancaneve



La fiaba di Biancaneve è una delle più apprezzate da grandi e piccini ed una delle più famose, non solo in Europa ma anche in Cina, in India, in Medio Oriente e in tutto il continente americano. Ed è proprio per la sua ampia diffusione geografica che essa può presentare alcune variazioni rispetto alla versione che noi tutti conosciamo: per esempio Biancaneve può essere una trovatella invece che la figlia di un re e di una regina e al posto dello specchio magico può comparire un cane parlante chiamato, appunto, Specchio. Tuttavia, malgrado le numerose variazioni, la fiaba di Biancaneve è dovunque una storia moralistica che mette in guardia dalle nefaste conseguenze del narcisismo sia per i genitori che per i figli, dalle forze distruttive della superbia, della gelosia e dell'egoismo ed è sempre espressione del medesimo conflitto: la rivalità che induce la madre (matrigna) a eliminare la figlia. La regina diventa la tipica "matrigna" delle fiabe soltanto dopo che Biancaneve raggiunge l'età di sette anni e comincia a maturare, a sbocciare in una splendida fanciulla, minacciandone la bellezza: a questo punto il narcisismo della matrigna raggiunge il suo apice. Dal muro, specchietto, favella: nel regno chi è la più bella? : l'atto della regina che consulta lo specchio magico per conoscere il proprio valore, cioè la propria bellezza, ripete l'antico tema di Narciso. Narciso amava soltanto se stesso, a tal punto che finì inghiottito dalla propria auto-ammirazione. E' il genitore narcisistico quello che si sente maggiormente minacciato dalla crescita del proprio figlio, poiché essa significa che il genitore invecchia. Fintanto che il bambino è totalmente dipendente, rimane, per così dire, parte del genitore, non minacciandone il narcisismo; ma quando comincia a maturare e ad aspirare all'indipendenza, viene avvertito come una minaccia dal genitore stesso, proprio come succede alla regina in Biancaneve[1]. La paura della regina che Biancaneve insidi il suo primato di bellezza è il tema dominante delle fiaba, e un'analoga paura è il tema del Mito di Edipo: in questa leggenda, infatti, non solo trova la propria rovina Giocasta, la madre di Edipo, ma il primo di tutti a cadere è il padre Laio, la cui paura di essere soppiantato da suo figlio finisce col farlo soccombere alla tragedia che travolge tutti loro. Così, sia nella fiaba di Biancaneve che nel Mito di Edipo, il messaggio è piuttosto chiaro: quando un genitore non può accettare il proprio bambino come tale e non può convincersi che alla fine dovrà cedergli il proprio posto, ne consegue la più profonda tragedia. Soltanto un'accettazione del bambino come tale, non come un rivale né come oggetto di amore sessuale, permette buoni rapporti tra genitori e figli .

Per quanto riguarda Biancaneve, il suo amore per il padre è la cosa più naturale del mondo, e altrettanto naturale è l'amore di suo padre per lei. Ella, d'altronde, non riesce a concepire come ciò possa rappresentare un problema, a meno che il genitore non le voglia bene abbastanza, ovvero non l'ami più di qualunque altra persona. Biancaneve, se da una parte vuole che suo padre l'ami più di quanto egli ama la sua matrigna, dall'altra non può accettare che ciò possa rendere la donna gelosa di lei. Ma a livello preconscio la bambina sa benissimo quanto ella stessa è gelosa delle attenzioni che ciascuno dei genitori mostra verso l'altro, quando percepisce che le stesse attenzioni andrebbero rivolte a lei. Dato che il bambino vuole essere amato da entrambi i genitori, sarebbe traumatico per lui immaginare che l'amore nutrito nei suoi confronti da uno dei genitori potesse creare gelosie nell'altro genitore: quando questa gelosia non può essere ignorata, è necessario trovare un qualche altro motivo per spiegarla, così come nel racconto essa è giustificata dalla bellezza di Biancaneve.

Il sereno periodo pre-adolescenziale che Biancaneve conosce durante la sua convivenza con i nani, prima che la regina riappaia, le dà la forza di imparare a controllare fino a un certo punto gli impulsi dell'Es per subordinarli ai bisogni del Super-Io, di maturare il suo Io cooperando con le altre persone e di passare all'adolescenza. Così ella si trova ancora una volta ad affrontare un periodo di difficoltà: ora non più come una bambina che deve subire passivamente ciò che la matrigna le infligge, ma come una persona che deve partecipare responsabilmente a quello che le succede. Biancaneve, entrata nell'adolescenza, comincia a provare i desideri sessuali che erano repressi e assopiti durante la latenza (che va dal declino della sessualità infantile sino all'inizio della pubertà): la prontezza con la quale si lascia ripetutamente tentare dalla matrigna, nonostante gli avvertimenti dei nani, suggerisce quanto le tentazioni della matrigna si avvicinino agli intimi desideri di Biancaneve[3]. Le intenzioni consce di Biancaneve di proteggersi dai trucchi della regina cattiva, e quindi dalle tentazioni sessuali, sono sopraffatte dalla sua vanità e dal suo desiderio inconscio di essere sessualmente seducente: si lascia quindi convincere più volte dalla regina travestita da vecchia merciaia che le offre sia una stringa per essere bene inguainata dal corsetto, sia un pettine per avere una bella acconciatura, prima di addentare la mela avvelenata. In molti miti, oltre che nelle fiabe, la mela rappresenta l'amore e il sesso: una mela offerta ad Afrodite, la dea dell'amore, scatenò la guerra di Troia, mentre fu con la mela biblica che l'uomo fu indotto a rinunciare alla sua innocenza per ottenere la conoscenza e la sessualità; inoltre, nell'iconografia religiosa la mela rappresenta anche il seno materno: fu nel seno di nostra madre che tutti noi stringemmo per la prima volta un rapporto, trovando soddisfazione in esso (fase orale). Mangiando la parte rossa, erotica della mela, Biancaneve pone fine alla sua innocenza: la bambina che era in lei muore e viene sepolta in una bara di vetro trasparente, per un periodo di gestazione che rappresenta la preparazione alla vera e propria maturità. Nel momento in cui, arrivato il principe, Biancaneve riesce a sputare il pezzo di mela che la soffocava, viene sancita la sua definitiva liberazione dall'oralità primitiva e l'approdo alla fase genitale in senso stretto. Ma prima che la vita "felice" di Biancaneve e del principe possa cominciare, è necessario che la regina venga punita, costretta a mettersi un paio di scarpe roventi e a portarle, ballando, sino alla morte: la regina quindi, a causa della sua incontrollata gelosia sessuale, finirà per distruggere se stessa.

Racconti come questo convincono l'ascoltatore che non bisogna temere di abbandonare la propria posizione infantile di dipendenza dagli altri, poiché dopo i pericoli e le difficoltà del periodo di transizione, durante il quale ognuno di noi vacilla tra la sopraffazione dal tumulto dell'Es e la rigidità del Super-Io, inizierà un'esistenza più felice e verrà raggiunto un nuovo risveglio dell'Io maturo in cui Es e Super-Io coesistono armoniosamente.






Bruno Bettelheim, Il mondo incantato, pag. 195

Ibidem, pag. 192

Ibidem, pag. 203

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