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Scheda di lettura Cesare Pavese - La luna e i falò




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Scheda di lettura


Autore. Cesare Pavese

Titolo. La luna e i falò

Casa Editrice. Einaudi

Città. Milano

Anno di edizione. 2002 (Prima edizione 1950)  


La luna ed il falò è un romanzo storico-realistico di natura simbolica, concetto individuabile a partire dal titolo. La luna è la presenza confortante ed avvolte spettrale della continuità. Il falò invece indica un forte legame con il primitivo ed il divino. Insieme sono il simbolo del ritorno che spinge l'uomo  verso le sue radici primigenie. La narrazione si svolge maggiormente in luoghi aperti e in minor presenza chiusi entrambi risultano descritti sommariamente. Il paese è reale nonostante alcuni luoghi come la cascina siano inventati dall'autore ma comunque verosimili. Il tempo ha un ruolo molto importante, attraverso esso si snoda il viaggio del protagonista verso il recupero dell'infanzia che scaturisce con un ricordo nel mezzo di un fatto, il periodo nel quale viene incentrata la vicenda è ben delineato e oscilla tra: la guerra nei ricordi e il dopoguerra durante il ritorno in paese. Questo abbraccia un arco di tempo di anni. I fatti sono narrati dal protagonista, con focalizzazione zero. Il linguaggio usato dall'autore attinge spesso al dialetto per ottenere una prosa organizzata con ritmo dalle cadenze. Scritto in meno di due mesi, fra il settembre e il novembre del 1949, La luna e i falò rappresenta l'opera della maturità dello scrittore piemontese.

La vicenda narrata è quella di Anguilla, un trovatello che, allevato in una cascina di poveri contadini in cambio di un assegno dall'ospedale di Alessandria, in giovane età lascia le terre di origine per conoscere il mondo e far fortuna. Quarantenne benestante, Anguilla fa ritorno dall'America ai luoghi in cui ha trascorso la sua infanzia. Alloggia all'albergo dell'Angelo, conversa coi personaggi importanti del paese, ha raggiunto quella rispettabilità e quell'agio che sognava da ragazzino, ma non è felice. Tutto il romanzo si incentra su un viaggio con la memoria attraverso le vicende della propria infanzia, riscopre luoghi, sapori e abitudini, nello sforzo di trovare un senso alla propria esistenza. Ad accompagnarlo fra i ricordi vi è Nuto, un vecchio amico, che dalle colline non si è mai allontanato, un falegname incline al lavoro e ai ragionamenti saggi, che da ragazzo suonava il clarino in una banda e nei paesi durante feste e matrimoni. Nuto è convinto della profonda ingiustizia del mondo e della necessità di una rivincita. In fondo, il libro è privo di un racconto vero e proprio. Anguilla parla della sua famiglia adottiva, di Virgilia che gli ha fatto da madre e di Padrino, del sor Matteo, proprietario della grande fattoria della Mora, presso cui deve lavorare una volta che Padrino non può più tenerlo, e delle sue belle figlie Irene, Silvia e Santina, che il ragazzo, per la sua posizione sociale, si limita ad osservare da lontano. Durante le sue visite alla Gaminella, il vecchio casolare un periodo abitato dai contadini che l'avevano adottato, Anguilla stringe amicizia con un bambino di dieci anni, Cinto, nel quale rivede se stesso. Il bambino è zoppo e rachitico, ma carico di voglia di vivere. La sua è una famiglia miserabile, poverissima. Suo padre, il Valino, è un contadino del podere tormentato dai padroni, che sfoga la propria rabbia in un' insensata violenza, picchiando il figlio, le donne di casa e il cane senza motivo. Un giorno il Valino, senza speranza, uccide Rosina, la sua convivente, brucia la casa e si impicca. Cinto riesce a scampare alla rabbia criminale del padre e arriva da Nuto e Anguilla. Spinto da compassione, Anguilla decide di averne cura e lo affida alla tutela di Nuto perché impari un mestiere. Negli ultimi capitoli Anguilla e Nuto richiamano alla mente le vicende delle tre figlie del sor Matteo. Malgrado il fascino e le agiatezze economiche , tutte e tre le ragazze fanno una triste fine: la passionale Silvia, rimasta incinta di un donnaiolo di provincia che non ne vuole sapere di sposarla, muore in seguito ad un tentativo d'aborto. La bionda Irene, raffinata e efficiente nel suonare il pianoforte, finisce con uno sfaticato, dedito al gioco, che la picchia; Santina, la più giovane, dinamica e indipendente, , accusata di fare la spia viene uccisa dai partigiani. Nuto stesso è presente all'esecuzione. La nostalgia, il ricordo, la solitudine, la paternità mancata, la civiltà contadina con i propri rassicuranti riti, l'ingiustizia del mondo, l'amicizia, il rapporto con le donne sono alcuni dei temi principali affrontati da Pavese nel suo ultimo romanzo, intriso di autobiografia, carico di valenze simboliche, scritto poco tempo prima di suicidarsi.

Personaggi

Anguilla: è l'io narrante, protagonista. Uomo quarantenne, allontanatosi dal suo paese poco più che ragazzino, ritorna ma senza più trovare le facce le mani e le voci che dovevano riconoscerlo. Individuo che nonostante abbia ottenuto la vita agiata tanto bramata da fanciullo, ricerca la sua esistenza nel paesino, attaccato alle superstizioni ed alle tradizioni, che l'ha visto crescere. Mentre si trova in America svolge diverse attività: fa lo zappatore, il lattaio, il ristoratore, in tempo di proibizionismo vende liquori, conosce fame e prigione e segue donne con le quali vive con trascuratezza. L'aspetto fisico non viene delineato, mentre dalle vicende si intravede un personaggio caratterialmente introverso, spaurito ma soprattutto smarrito, da un paese che prima considerava come unico mondo, ma in cui ora l'uomo che è diventato non si ritrova.

Nuto: è il deuteragonista, compaesano ed amico di gioventù del protagonista. Figura identificata come ritaglio del reale amico d'infanzia di Pavese, Pinolo Scaglione. Nuto presenta la vera maturazione: è sposato, ha un figlio fa il falegname è dedito al lavoro e abbandonò la sua passione di musicista per una migliore economia. Risulta un personaggio di grande sensibilità alle vicende dei più sfortunati, accompagna il protagonista nei ricordi e gli racconta i cambiamenti del paese durante la sua mancanza guidandolo anche nell'itinerario dei morti.

Cinto: bambino zoppo e rachitico ma con tanta voglia di vivere, figlio del padrone della Gaminella, cascina in cui abitava il protagonista. Sfuggito alla follia omicida del padre Valino , trova conforto in Nuto ed Anguilla con il quale aveva stretto amicizia durante le visite alla cascina. L'uomo trova nel bambino se stesso e decide di aiutarlo.

Santina: è la più giovane delle tre figlie di sor Matteo, uomo presso cui lavorava Anguilla. Si era fidanzata con uno dei militari delle brigate rosse; un giorno fu presa dai partigiani, come spia e venne fucilata, cosparsa di benzina e con lei venne acceso un falò.

Irene: è un'altra delle figlie di sor Matteo. Suonava il pianoforte. La sua vita amorosa fu alquanto sciagurata. Infatti, si sposò con Cesarino che morì; dopo la morte di suo padre e sua sorella Silvia fu obbligata a sposare Arturo, ma anche questo matrimonio si concluse dolorosamente.

Silvia: E' la prima delle figlie di sor Matteo. Rimasta incinta   abortì morendo così a causa di un'emorragia.

Maggiori problemi

Dal romanzo i maggiori problemi che scaturiscono sono quelli della mancanza dei genitori punto d'appoggio nella vita d'un ragazzo. Nella crescita nonostante i diverbi fra genitori e figli, i primi risultano fondamentali per la formazione anche psicologica dell'individuo, poiché creano un equilibrio solido nella sua vita. Il protagonista, cresciuto senza queste figure, diventato uomo, ricerca la sua identità.

L'autore

Pavese, Cesare (Santo Stefano Belbo, Cuneo 1908 - Torino 1950), scrittore e poeta italiano. Nato da una famiglia di origine contadina, studiò a Torino, dove si laureò con una tesi su Walt Whitman e divenne specialista di letteratura angloamericana. Nel capoluogo piemontese si legò al gruppo degli intellettuali vicini alla casa editrice Einaudi e collaborò alla rivista 'La Cultura', intorno alla quale si erano radunati molti antifascisti. In quegli stessi anni cominciò anche un'intensa attività di traduttore di scrittori inglesi e americani classici e contemporanei, quali Daniel Defoe, Charles Dickens, Herman Melville, Sherwood Anderson, Gertrude Stein, John Steinbeck, Ernest Hemingway.












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