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Industria e Letteratura




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Industria e Letteratura



Il dibattito


Tra la fine degli anni cinquanta ed i primi anni sessanta, terminato il periodo della ricostruzione postbellica, l'Italia conosce una nuova rivoluzione industriale e si affaccia alla realtà di un paese moderno e avanzato. La letteratura non può restare estranea alle trasformazioni del contesto in cui nasce. Questo perché lo scrittore è sempre coinvolto in esse: nel caso dell'Italia del boom si ha una sensibile mutazione nel ruolo sociale dell'intellettuale, che diviene progressivamente salariato dell'industria culturale, perdendo quella libertà che era stata una prerogativa in altre fasi della storia.


La letteratura deve cogliere le trasformazioni antropologiche profonde provocate dall'industria, assumerle all'interno del proprio modo di guardare la realtà; deve cioè saper vedere il mondo da una prospettiva diversa e usare tecniche rappresentative e linguaggi ad essa adeguati.


Adriano Olivetti, aveva dato vita ad un ambizioso progetto, tendente ad inserire gli intellettuali nella concreta realtà dell'industria, favorendo un modo nuovo di impostare il rapporto cultura-lavoro. Era sicuramente un esperienza pilota, fortemente innovatrice, in cui prendevano corpo esigenze latenti: nel 1953 era stata fondata "civiltà delle macchine", una rivista di Finmeccanica e affidata a Sinisgalli, ingegnere, designer e poeta.


Si avvertiva l'esigenza di abbattere lo steccato fra le cosiddette "due culture", quella umanistica e quella scientifica, che la nostra tradizione critica (interpretata da B. Croce) aveva tenuto rigorosamente separate.


La letteratura industriale:


La letteratura industriale (romanzo del lavoro) è una narrativa così definita in omaggio al luogo in cui le vicende descritte avvenivano. La fabbrica, piccola o grande, era il fattore centrale di questa letteratura.


Per affrontare il tema, non si può non partire da Ned Ludd (da cui i 'luddisti'), impiccato nel 1779 per essersi messo a capo di una banda che distruggeva i primi telai meccanici.

Egli temeva il carattere propulsivo, cumulativo e inesorabile che le macchine avrebbero imposto al mondo.

Ad oggi, le tensioni non sono cambiate di molto. Il rapporto tra uomo e macchina è tutt'altro che tranquillo.


Agli esordi, la letteratura industriale si pone come un fenomeno antiprogressista. In pieno sviluppo industriale, l'energia delle macchine stimolava la sensibilità a venerarle come se si trattasse di un qualcosa di occulto e di temibile.


La tardiva comparsa nella letteratura industriale di autori italiani del livello di Ottiero Ottieri e Paolo Volponi, entrambi di origine "olivettiana", è dovuta al tardivo avvio della rivoluzione industriale nel nostro Paese, situazione per cui questa letteratura risente, appena nata, della sua morte, manifestatasi ai primi segnali della perdita della centralità del lavoro e della fine dell'aristocrazia del lavoro, impersonata dall'operaio tessile e metalmeccanico.


Uno scrittore che non ha dato del mondo una visione critica e problematica è stato Primo Levi, che rappresenta un autorevole tentativo di conciliare cultura scientifica ed umanistica.



Primo Levi


Nasce a Torino in una famiglia ebraica il 31 luglio 1919.

Nel 1938 entrano in vigore le leggi razziali, che introducono gravi discriminazioni ai danni della popolazione «di razza ebraica». Gli ebrei perdono anche il diritto di iscriversi all'università.

Le leggi razziali hanno un determinante influsso indiretto sul suo percorso universitario ed intellettuale. Si laurea nel a pieni voti e con lode, con una tesi in fisica. Il diploma di laurea riporta la precisazione «di razza ebraica».

Le leggi razziali del regime fascista lo costringono di fatto, in quanto ebreo, a lavori saltuari. Nel febbraio del viene consegnato dai fascisti italiani ai nazisti e deportato ad Auschwitz.

Dopo un primo periodo di lavori forzati generici, riesce a superare un esame di chimica, che lo salva dalle camere a gas e gli consente di passare nei laboratori di una fabbrica per la produzione di gomma sintetica. Viene liberato il 27 gennaio del .

Dalla sua esperienza nel Lager nazista nasce "Se questo è un uomo", il racconto della sua prigionia. Tornato a Torino, continua a sentire il dovere bruciante di raccontare, di descrivere l'indescrivibile, di far confrontare l'uomo con quello che l'uomo è capace di fare.

Levi ha scritto molti racconti in cui l'osservazione della natura e l'impatto della scienza e della tecnica sulla quotidianità diventano lo spunto per originali situazioni narrative.

Suo è anche il personaggio di Faussone, l'operaio specializzato trasfertista di "La chiave a stella", che rappresenta quel gran numero di tecnici italiani che hanno lavorato in giro per il mondo a seguito dei grandi progetti di ingegneria civile portati avanti dall'industria italiana dell'epoca (anni sessanta e settanta).

L'11 aprile del Primo Levi muore, forse suicida, gettandosi o cadendo dalla tromba delle scale della sua casa di Torino.


La Chiave a Stella:


Primo Levi, presentando "La chiave a stella" nel 1978, disse a qualche intervistatore: 'Questa è un pò la mia opera prima: quando ho scritto gli altri libri, avevo un'altra professione, facevo il chimico. Ma da un anno e mezzo scrivo soltanto. La chiave a stella è il mio primo lavoro professionale'.

"La chiave a stella" è una raccolta di racconti nella quale si narrano le imprese di un operaio specializzato, Faussone, che le racconta a un amico scrittore.

L'operaio viene chiamato in tutte le parti del mondo, dove fa esperienze e vive avventure, sempre con i suoi attrezzi da montatore.

Prima di fare il montatore di tralicci, Faussone era alla Lancia, alla catena di montaggio come tanti altri, ma non gli piaceva troppo, così ne è uscito reagendo, formandosi una professionalità. Ora è richiesto dappertutto, e ovunque è chiamato a vivere le sue avventure, estraneo a ogni ideologia, ma con vivace senso dell'umorismo e dell'epica insieme, con un certo orgoglio nel coltivare il lavoro, specializzato, anche se non può non risultare a lui, come a Levi, non precisamente di moda ai nostri giorni.

Faussone ci racconta le sue diverse esperienze lavorative, mostrandoci i nuovi aspetti che hanno invaso il mondo lavorativo, ma anche sociale, dell'ltalia di questo periodo, l'Italia del 'boom economico", che tenta di esportare i propri prodotti, le proprie idee, la propria manodopera.

Il tutto è visto con gli occhi curiosi ed entusiasti di un figlio del Piemonte che già pregusta il momento in cui tornerà al paese a raccontarlo nel suo dialetto straripante, nell'ammirazione e nella meraviglia generale.

Levi racconta con tanto amore e tanta accuratezza il mondo della tecnica, attraverso un personaggio cosi genuino e irresistibile, forte del suo buon senso popolare. Un piemontese all'estero anche nel linguaggio, il linguaggio Fiat degradato, povero di vocaboli, con un impasto di metafore prese dal mondo dell'industria e già usate anche dai calabresi appena arrivati al Nord.

In queste pagine Primo Levi celebra il lavoro vero, quello non di carta, con una frase significativa: 'Se si escludono istanti prodigiosi [] che il destino ci può donare, amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra'.

Il rapporto Uomo-Natura:


Il rapporto uomo-natura viene affrontato da Levi attraverso le riflessioni tra Faussone e il chimico, durante i loro diversi dialoghi.

Ogni racconto di Faussone e la stessa vicenda che colpisce il chimico, rappresentano diversi contatti dell'uomo con la materia, vista talune volte come madre protettrice e altre volte come perfida nemica. Il rapporto che si instaura è fatto di amore-odio, un susseguirsi dì vittorie e sconfitte, che impegnano l'uomo sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Interessanti sono anche le riflessioni riguardo al mondo del lavoro, in particolare concentrandosi su quello del chimico.

Il lavoro del chimico ci viene presentato come un mestiere difficile, dove è facile sbagliare. a causa delle piccole dimensioni degli elementi trattati e dell'arretratezza degli strumenti utilizzati. In pratica, completamente diverso dal lavoro di Faussone, dove si ha a che fare con macchinari moderni e con problemi che riguardano oggetti ben visibili, non come atomi e molecole.

Entrambi i lavori però risultano fondamentali all'interno del nuovo assetto economico-sociale che riguarda il nostro paese, che tende all'esportazione dei prodotti italiani: infatti sia i montatori che i prodotti chimici italiani cominciano ad avere richieste da tutte le parti del mondo.

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