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Il progresso come evoluzione sociale




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IL PROGRESSO COME EVOLUZIONE SOCIALE







Giovanni Verga


'Il cammino fatale' dell'umanità verso il progresso

L'elemento costante che trascorre tutto l'arco della produzione verghiana è il sentimento doloroso che lo scrittore ha della vita.

Egli non nega che esista un corso provvidenziale, un progresso, nella storia degli uomini, ma, secondo lui, questo processo si svolge a costo di pene indicibili, per effetto delle quali durante il moto incessante della vita si distruggono i precari equilibri da cui l'esistenza è via via composta.

Dunque la legge della sofferenza che presiede alla vita stessa si identifica col ritmo stesso dell'essere e si rivela soprattutto quando qualcuno pretende di uscire dalla condizione che ci appartiene e alla quale siamo come inchiodati dalla nascita.

Alla base del pensiero di Verga c'è la concezione secondo la quale gli uomini sono sottoposti ad un destino impietoso e crudele, che li condanna non solo all'infelicità e al dolore, ma anche ad una condizione di immobilismo nell'ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono trovati nascendo. Chi cerca di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto, non trova la felicità sognata, anzi va immancabilmente incontro a sofferenze maggiori, come succede a 'Ntoni Malavoglia e a Mastro don Gesualdo.

Quindi all'uomo non rimane che una vita immobile e rassegnata come lo stesso Verga sottolinea con l' 'ideale dell'ostrica' secondo il quale la gente è abituata come l'ostrica, che vive fino a quando è attaccata allo scoglio e quando si stacca il mare, come un pesce vorace, la ingoia. Fantasticheria è definito come il "cartone preparatorio" dei Malavoglia dove un borghese fa conoscere alla sua donna la realtà dei pescatori di Aci Trezza e dove viene spiegata questa religione della famiglia ossia "l'ideale dell'ostrica". Quest'uomo si scontra con una realtà di persone attaccate alla famiglia, al ceto sociale e allo stile di vita che hanno. Queste persone incarnano l'ideale dell'ostrica ossia rimanere attaccati alle tradizioni come se fosse un destino che non si può cambiare. Ma incarnando quest'ideale almeno si ha l'appoggio della famiglia, che comportandosi diversamente, invece, non si avrebbe. Queste persone che incarnano l'ideale dell'ostrica cercano, in questo modo, di scampare ai potenti, ai più forti, ai vincitori dato che appartengono ad un ceto sociale più basso.

E naturalmente non si sceglie di nascere in una determinata classe, piuttosto che ad un'altra, ma queste persone hanno dei valori importanti e sono coraggiosi a comportarsi in questo modo.

In realtà l'ideale dell'ostrica nasconde la metafora che questa gente è attaccata ai suoi valori come l'ostrica sullo scoglio, però questa condizione è rispettabile per come viene affrontata in quanto la gente che ha questa condizione sembra non aspirare a nulla e rimanere in quella condizione è l'unica difesa dal più forte.

E' meglio rimanere dove si è, nella famiglia poiché negli altri luoghi regna la legge del più forte quindi la vita è negativa. Essendo realista e verista Verga crede che la situazione non possa migliorare poiché quando le persone cercano di affacciarsi alla vita arriva "il pesce cane a mangiare i più deboli".

L'arte narrativa del Verga consiste appunto nel cogliere questa legge eterna del progresso universale della vita e la lotta individuale di alcuni che si ribellano ad essa. Questa legge è alla base di tutta l'opera dei "Malavoglia".Verga durante la composizione dei "Malavoglia", aveva già ben preciso in mente un ciclo di romanzi che svolgesse per intero l'evoluzione di questo desiderio di progresso, di benessere e di potenza. Naturalmente il progresso è presente in ogni ceto sociale, ma tra i più poveri è maggiormente limitato poiché questa classe è tutta dedita al soddisfacimento dei loro bisogni materiali. E quindi il progresso è proporzionato alla classe cui si appartiene. La prefazione si presenta come un testo metaletterario nel quale egli esplicita la sua idea di progresso e mette in evidenza ancor più la condizione dolorosa e tragica della vita:

'Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliola vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio. Il cammino fatale incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo

risultato, visto nell'insieme da lontano. In questa immane forza che è la luce del progresso scompaiono le miserie, le sofferenze, gli interessi individuali; l'umanità in effetti progredisce per la forza stessa di questa molla meccanica e incessante della vita; ma per l'individuo è negato il progresso. Anzi proprio perché questo progresso della società umana si compie a spese delle sofferenze degli uomini, i quali travolti dalla fiumana, restano per via, si lasciano sorpassare dall'onda per finire più presto, o vinti levano le braccia disperate, o piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d'oggi anch'essi avidi di arrivare, e che saranno sorpassati domani."(TESTO:prefazione ai malavoglia)

La nostra vita ha quindi, in questa stessa corsa del progresso universale degli uomini, la necessaria e fatale legge del dolore e della sofferenza, che si rivela appunto quando qualcuno tende ad uscire dalla "fiumana" immensa, in cui la vita lo aveva inchiodato. Uscire dalla "fiumana" immensa è la ribellione alla vita, e la stessa vita ricaccerà nell'ignoto e nel pentimento coloro che tenteranno il progresso individuale. Un esempio è dato dal giovane 'Ntoni che per aver rifiutato le regole della vita paesana è costretto a fare il contrabbando finendo in galera e rimanendo per sempre escluso dalla casa del nespolo o da Mastro don Gesualdo che per ascendere al mondo borghese accetta un matrimonio disonorante.

E' indubbiamente questa una concezione pessimistica, ma niente affatto provinciale, perché gli episodi del suo piccolo paese siciliano sono uno degli infiniti aspetti del grandioso vivere e soffrire di tutta l'umanità; e sono narrati con l'atteggiamento oggettivo di chi tiene sempre l'occhio rivolto a tutta l'umanità. I personaggi di Verga sono dei "vinti" in quanto ascoltano la ricerca di benessere e progresso insita in ogni uomo. L'autore quindi considera la società come una serie di classi statiche che non possono livellarsi e dalle quali non si può uscire: chi si stacca dal suo ambiente è, infatti, destinato a fallire e l'unico modo per sopravvivere è rimanere legati alle proprie radici.

Dunque Verga ha una concezione negativa del progresso e proprio nella Prefazione ai Malavoglia, mostra come il movente dell'attività umana sia questo progresso che è come un fiume impetuoso che travolge e distrugge tutto ciò che trova lungo il suo cammino.

Comunque è evidente che la molla del progresso è spiegata in chiave materialistica secondo i criteri del determinismo naturalistico. L'evoluzione della specie umana si realizza attraverso la lotta della selezione naturale, secondo gli insegnamenti di Darwin e di Spencer. Quindi dalla lezione del positivismo deriva la massima su cui Verga fa numerose volte leva: 'Gli uomini sono fatti come le dita della mano: il dito grosso deve fare il dito grosso, e il dito piccolo deve fare il dito piccolo'.(TESTO:i malavoglia 1°cap)

Anche se chi vince è il più forte e il più spietato, ma non necessariamente il più giusto. In verità Verga non nega il progresso, ma lo vede in modo negativo in quanto è un progresso che comporta pene infinite. Egli, infatti, diversamente dai naturalisti francesi, ha del progresso una concezione negativa: "esso è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme da lontano".(TESTO:prefazione malavoglia)

Il progresso per Verga esiste ed è un fenomeno grandioso, ma analizzandolo da vicino in profondità, vi si scoprono avidità, egoismo, vizi, debolezze, passioni, sofferenze. I deboli verranno travolti dai più forti, i quali a loro volta saranno sopraffatti da altri.

In questa concezione si scorge l'accorata simpatia di Verga per i dolori umani e quindi l'interesse e l'amore per gli umili e per i vinti non nasce dall'adesione al verismo, ma dall'esigenza di Verga di voler rappresentare il dramma di coloro che vengono travolti dalla fiumana del progresso che è tanto esaltata nell'epoca positivista.

Questa visione nel mondo della letteratura verghiana non è molto innovativa, ma dobbiamo dire che porta con sé tre elementi positivi:

  • Il sentimento della grandezza e dell'eroismo che porta Verga ad assumere verso i vinti un atteggiamento misto di pietà e di ammirazione: pietà per le miserie e le sventure che li travagliano, ammirazione per la loro rassegnazione.
  • La fede in alcuni valori che sfuggono alle dure leggi del destino e della società: la religione, la famiglia, la casa, la dedizione al lavoro, lo spirito del sacrificio e l'amore fatto di sentimenti profondi.
  • La saggezza che ci viene dalla coscienza dei nostri limiti e ci porta a sopportare le delusioni.



Altro aspetto fondamentale è il come questo progresso, tanto analizzato da Verga, entri ad Aci Trezza il paese che fa da sfondo ai "Malavoglia". Infatti questo progresso entra in questo piccolo paesino in modo improvviso, a causa della nuova legge sul servizio militare obbligatorio che portò 'Ntoni ,affascinato dalla nuova vita,a non condividere più la laboriosità della famiglia o Luca che morirà nel servizio militare. Inoltre questo progresso è entrato, anche grazie al telegrafo, la nuova innovazione che ha portato mutamenti nella vita della famiglia di Aci Trezza.

Tuttavia di fronte a questo progresso così distruttivo la famiglia conserverà i suoi valori quali la lealtà, il sacrificio, il rispetto per gli anziani e la laboriosità.

Naturalmente, però tutti questi valori presenti nei "Malavoglia" vanno man mano scomparendo col salire delle classi sociali all'interno del ciclo dei vinti, tant'è che già in "Mastro Don Gesualdo" con la religione della roba c'è una diminuzione dei valori tipici della famiglia del nespolo.























Giacomo Leopardi


Il pessimismo storico: la storia non è progresso

Leopardi, allargando la sua meditazione e oltrepassando la prima fase della sua ideologia secondo la quale la natura ha donato agli altri la felicità ed invece è stata avara con lui, si rende conto che questa felicità degli altri è solo apparente, perché la vita umana non ha uno scopo, un ideale degno per il quale valga la pena di lottare; tutto è falso: la religione, la virtù, l'amore, la patria, la gloria, perché tutti gli uomini sono condannati all'infelicità.(pessimismo cosmico)

Indagando sulla causa dell'infelicità umana, Leopardi segue la spiegazione di Rousseau, e afferma che gli uomini furono felici soltanto nell'età primitiva, quando vivevano allo stato di natura; ma poi essi vollero uscire da questa beata ignoranza e innocenza istintiva e, servendosi della ragione, si misero alla ricerca del vero. Le scoperte della ragione furono catastrofiche: essa infatti rivelò la vanità delle illusioni che la natura, come una madre benigna e pia, aveva ispirato agli uomini; scoprì le leggi meccaniche che regolano la vita dell'universo, scoprì il male, il dolore, l'infelicità, l'angoscia esistenziale.(fase del vero)

La storia degli uomini, quindi, dice il Leopardi, non è progresso, ma decadenza da uno stato di inconscia felicità naturale ad uno stato di consapevole dolore, messo in luce dalla ragione. Ciò che è avvenuto nella storia dell'umanità si ripete immancabilmente nella storia di ciascun individuo. Dall'età dell'inconscia felicità, quale è quella dell'infanzia, dell'adolescenza e della giovinezza, allorché tutto sorride intorno e il mondo è pieno di incanto e di promesse, si passa all'età della ragione, all'età dell'arido vero, del dolore consapevole e irrimediabile.  Questo secondo aspetto del pessimismo leopardiano è detto pessimismo storico o progressivo, perché scoperto progressivamente nel corso della storia. La ragione è colpevole della nostra infelicità, in contrasto con la natura, madre provvida, benigna e pia, che cerca di coprire col velo dei sogni, delle fantasie e delle illusioni, le tristi verità del nostro essere.


La ginestra o fiore del deserto

La Ginestra o fiore del deserto è praticamente il testamento spirituale di Leopardi. Nella canzone si parla della coraggiosa e allo stesso tempo fragile resistenza,  che la ginestra oppone alla lava del Vesuvio, il monte sterminatore, simbolo della natura crudele e distruttiva.  Il delicato fiore coraggiosamente risorge sulla lava, e con la fragranza dei suoi arbusti sembra rallegrare queste lande desolate. Ma il suo destino è tragicamente segnato da una nuova eruzione, capace di annullare non solo la sua consolante presenza ma,ben più drammaticamente,la presenza dell'uomo in questi luoghi. La ginestra diviene simbolo della condizione umana. Dunque la vera rivolta, la vera lotta che l'uomo deve ingaggiare è contro la natura crudele che non esita a devastare ogni opera umana con la sua inarrestabile forza. Nell' eterno impari confronto con la natura l'uomo deve avere ben presente la sua debolezza, ma anche la sua dignità. Non deve essere né arrogante né supplice, ma dignitosamente pronto a farsi da parte quando lo strapotere delle forze di natura lo opprima. Prima di quel momento deve consorziarsi con i suoi simili per affrontare  i dolori della sua condizione, sostenuto dalla solidarietà dei suoi simili.

Il concetto di ribellione, di rivolta e di lotta contro gli elementi che necessariamente condizionano il destino umano ( contrassegnato dal dolore ) è da Leopardi ricondotto ad una meditazione filosofica, di carattere pessimistico,sulla pochezza del sapere ottocentesco.  E' inutile pensare di imbrigliare la natura e di sconfiggerla con le armi del progresso e della tecnica. Essa sarà sempre più forte dell'uomo. Anche la religione dà scarse vie d'uscita alla disperante insignificanza della natura umana e la speranza nell'aldilà provvidenziale cristiano è solo una sciocca e vile illusione per Leopardi. Quindi "La Ginestra" di Leopardi è una critica al fideismo cristiano da una parte, e all'ottimismo liberale dall'altra. Infatti proprio in questo componimento si nota il contrasto e la polemica con gli intellettuali contemporanei sostenitori delle "magnifiche sorti e progressive" dell'umanità. La cultura del secolo di Leopardi appare dominata dall'ottimismo dei liberali e dal provvidenzialismo cattolico dei religiosi. Entrambi, sebbene schierati in posizioni opposte, sembrano aver dimenticato la lezione che dal Rinascimento all'Illuminismo(1700) ha promesso la crescita della civiltà umana. E Leopardi oppone a questa società la propria scelta intellettuale ed etica di ricerca e smascheramento del "vero" anche a costo dell'impopolarità e della solitudine.



I Malavoglia


L'intento di Verga era quello di scrivere un ciclo di cinque romanzi, denominato appunto "Ciclo dei vinti". "I Malavoglia" è inteso come il primo piano nello studio della scala sociale di questo ciclo.

L' obiettivo che si pone Verga è di analizzare il rapporto tra la società e la cosiddetta "fiumana del progresso". Egli puntualizza come, se da un punto di vista esterno i risultati del progresso sono da apprezzare, andando ad indagare nelle realtà locali e nelle persone sono si riscontrano i vizi e le contraddizioni di una società caratterizzata dal desiderio dei beni materiali e della logica dell' interesse personale. E questi personaggi sono proprio i "vinti" che Verga vuole raccontare. Non a caso Verga non porterà a termine il "Ciclo dei vinti", perché se ne "I Malavoglia" i personaggi sono ancora nobilitati da valori antichi e dalla lotta per la sopravvivenza, già nel "Mastro - don Gesualdo" questo viene a mancare, perché qui si parla di desiderio di ricchezze. E quindi già qui una componente epica dovuta al "cercare di sopravvivere" scompare e perciò egli abbandonò definitivamente il progetto.


La trama dei Malavoglia


La trama del romanzo si basa quasi esclusivamente su una famiglia, i Malavoglia, e le disgrazie che continuamente capitano loro. Il tratto "epico" di questo romanzo è costituito dal fatto che questa famiglia è sempre costretta a ricominciare da capo, quasi come in un circolo vizioso. Ma anche all' interno della famiglia stessa troviamo figure molto diverse tra loro. Innanzitutto bisogna analizzare Padron 'Ntoni, uno degli eroi in positivo del romanzo, il quale attraverso la sua saggezza popolare fatta di antichi proverbi e la sua dedizione al lavoro, tenta sempre di mantenere in piedi la propria famiglia, sebbene lui lo veda come un problema puramente economico. E qui Verga sottolinea il profondo distacco con la comunità di Aci Trezza, rappresentato magistralmente da personaggi come zio Crocifisso o Piedipapera, i quali cercano di sfruttare ogni situazione per poter cavare il proprio tornaconto personale. Attraverso questi personaggi, vengono messi in crisi e ridicolizzati gli antichi valori incarnati da Padron 'Ntoni. E in questo comincia ad affiorare la critica verso il progresso, portatore di un inaridimento dei valori: emblematico è l' episodio della morte di Bastianazzo, figlio di Padron 'Ntoni, in cui la sua famiglia si dispera per la perdita del proprio caro, ma gli altri abitanti credono che si stiano disperando per la scomparsa del carico che era presente sulla barca di Bastianazzo. Vittima per eccellenza del progresso è 'Ntoni, il nipote di Padron 'Ntoni, il quale, costretto al servizio militare per via della nuova legge sulla leva obbligatoria, rimarrà talmente affascinato dallo splendore e dalla ricchezza di una grande città come Napoli, che una volta tornato a casa maturerà in sé il desiderio di ottenere di meglio dalla vita e quindi non condivide più "quell' inutile affannarsi per niente" della sua famiglia, perché pur lavorando tanto i Malavoglia si ritrovano sempre in condizione di miseria e stenti. Padron 'Ntoni cercherà in tutti i modi di farlo riavvicinare come spirito e mentalità ai valori della sua famiglia, ma non vi riuscirà, anzi 'Ntoni arriverà persino a compiere un omicidio. Non bisogna dimenticare la moglie di Bastianazzo, la Longa, che morirà perché distrutta nel vedere rovinarsi la sua famiglia oppure Luca, morto durante il servizio militare. Alla fine riusciranno a sopravvivere Alessi e la Mena, figli della Longa, che riacquisteranno la casa del nespolo e faranno resistere un nucleo della famiglia. Altro personaggio da sottolineare è la Zupidda, la quale rappresenta l' egoismo e il cinismo degli abitanti di Aci Trezza, sempre disposta a mettere in cattiva luce i suoi compaesani, anche se le sue accuse e le sue offese sono immotivate.









Indice ragionato


Italiano: Il progresso in Giovanni Verga e Giacomo Leopardi


Giovanni Verga

  1. Il progresso nella storia degli uomini porta alla distruzione di tutti gli equilibri dell'esistenza
  2. L'uomo è sottoposto  ad un destino impetuoso
  3. L'immobilismo dell' "'ideale dell'ostrica" ("Fantasticheria")
  4. La "religione della famiglia" per sopravvivere nella lotta per la vita
  5. L'impossibilità di scappare da questa "fiumana" immensa
  6. "Ciclo dei Vinti": evoluzione del desiderio di progresso(Prefazione a "I Malavoglia")
  7. L'amore per i vinti e la volontà di rappresentare il dramma di coloro che sono travolti dalla "fiumana" ("I Malavoglia")
  8. Aperture positive nella concezione della vita

Giacomo Leopardi

  1. Pessimismo storico: condividendo l'idea di Rousseau il progresso è visto negativamente in quanto conduce alla perdita della felicità
  2. Pessimismo cosmico: il progresso è positivo in quanto porta all'acquisizione, tramite la ragione, della consapevolezza della propria condizione di infelicità
  3. "La ginestra" contro la natura crudele, come simbolo della condizione umana. La critica al concetto di progresso proprio del fideismo cristiano e dell'ottimismo liberale

Il positivismo


L' Ottocento è caratterizzato dall'affermazione del positivismo, il quale avendo la scienza come punto di riferimento, ha dato modo alla letteratura naturalista e verista di ispirarsi al metodo positivista. Il Positivismo è un movimento filosofico e culturale, caratterizzato da una esaltazione della scienza, che nasce in Francia nella prima metà dell'Ottocento con Compte e si impone, a livello europeo e mondiale, nella seconda parte del secolo. Il termine 'positivo' assume il significato di reale, utile, concreto. Il Positivismo appare caratterizzato da una celebrazione della scienza, che si concretizza in una serie di convinzioni di fondo:

La scienza è l'unica conoscenza possibile e il metodo della scienza è l'unico valido; quindi la metafisica è priva di valore.

Questo nuovo movimento afferma il primato della scienza considerata alla base del progresso dell'umanità. La scienza si pone come l'unica manifestazione legittima dell'infinito, si carica quindi di un significato religioso pretendendo di soppiantare le religioni tradizionali. Possiamo distinguere due forme storiche di positivismo:

  • POSITIVISMO SOCIALE di Saint-Simon, Compte e Mill. Nato dall'esigenza di costituire la scienza a fondamento di un nuovo ordine sociale e religioso unitario;
  • POSITIVISMO EVOLUZIONISTICO di Spencer che, invece, è nato dall'idea di giustificare il valore religioso della scienza con una misteriosa realtà infinita che ne sarebbe il fondamento.

Il positivismo è l'era del libero scambio e il boom delle ferrovie. Da questo sviluppo ferroviario si genera uno sviluppo dell'attività dell'industria siderurgica e meccanica. L'idea di progresso si diffonde in tutta l'Europa.


La funzione della filosofia consiste quindi nel riunire e nel coordinare i risultati delle singole scienze.

Il metodo della scienza, in quanto è l'unico valido va esteso a tutti i campi, compresi quelli che riguardano l'uomo e la società.

Il progresso della scienza rappresenta la base del progresso umano, capace di superare la 'crisi' del mondo moderno o di accelerarne lo sviluppo in modo sempre più rapido. Inoltre ogni evento è il risultato di un progresso rispetto al passato e la condizione di un miglioramento futuro. Parlando del Positivismo in generale, risulta tuttavia indispensabile distinguere tra una 'prima' ed una 'seconda' fase di esso. Infatti, mentre nella prima metà dell'Ottocento, il Positivismo con Comte, si pone soprattutto come proposta di superamento di una 'crisi' socio-politica e culturale (quella post-illuministica e post-rivoluzionaria), nella seconda metà del secolo il Positivismo, più che come soluzione di una 'crisi', si presenta come riflesso e stimolo di un 'progresso' in atto.

Il decollo del sistema industriale, della scienza, della tecnica, degli scambi e dell'estensione della cultura su larga scala, determina, in questo periodo, un 'clima' generale di fiducia entusiastica nelle forze dell'uomo e nelle potenzialità della scienza e della tecnica.

Questo ottimismo si traduce in un vero e proprio culto per il pensiero scientifico e tecnico. Se il Romanticismo aveva esaltato la figura del poeta, il Positivismo esalta soprattutto lo scienziato.

Il Positivismo della seconda metà del secolo appare quindi come la filosofia della moderna società industriale e tecnico-scientifica; non per nulla esso si sviluppa principalmente in quelle nazioni (come l'Inghilterra, la Francia e la Germania) che appaiono all'avanguardia del progresso industriale e tecnico-scientifico, mentre impiega tempo ad affermarsi nei Paesi (come ad esempio l'Italia) in ritardo rispetto ad esso. Ma nello stesso tempo il Positivismo appare anche come l'ideologia tipica della borghesia liberale dell'Occidente.


Karl Marx


In ambito filosofico il progresso designa la credenza che gli eventi nella storia si svolgano nel senso più desiderabile, realizzando una perfezione crescente.

L'idea che lo sviluppo storico sia progresso si afferma compiutamente nel Settecento,diventando uno dei concetti di base dell'Illuminismo, sulla base di una concezione della storia come realizzazione umana, e dunque finita, frutto dell'intreccio delle azioni di una pluralità di individui.

È però nell'Ottocento che la concezione della storia come progresso raggiunge il massimo potenziamento sull'onda dell'impetuoso sviluppo industriale e dei successi della scienza e della tecnica.

Nel XIX secolo infatti il concetto di progresso da relativo diventa assoluto, associandosi a una concezione della storia come sviluppo infinito

e necessario di un principio unico.

A partire da questa comune matrice ideologica di origine romantica si sviluppano differenti versioni dell'idea di progresso tra le quali la più significativa è quella materialistica e rivoluzionaria del marxismo.

Infatti applicando la dialettica hegeliana alla storia Marx mostra come ogni epoca storica si contrappone a quella precedente.

Ogni epoca storica ha un determinato modo di produzione ossia l'insieme dei caratteri essenziali di un determinato sistema economico che, nel caso del sistema capitalistico, sono gli operai, i macchinari e le materie prime.

Oltre al modo di produzione anche i rapporti produttivi, cioè i rapporti tra la classe produttrice e quella operaia, sono determinanti in un tale sistema economico.

Quindi cambiando la classe produttrice in un sistema economico muteranno anche i rapporti di produzione, e mutando questi ultimi si passerà ad una successiva epoca storica. Questa è proprio la legge oggettiva della storia secondo la quale come si è passati dallo schiavismo al feudalesimo, è necessario un superamento del capitalismo e successivamente del proletariato.

Marx afferma come il modo di produzione capitalistico ha un carattere storico e che può essere superato non con un passaggio graduale, ma attraverso un processo rivoluzionario che fu voluto e condotto dal proletariato.


La necessità del passaggio dalla società capitalistica a quella comunista è, secondo Marx, di natura dialettica.

La dialettica marxiana affonda le sue radici nel sistema hegeliano, tanto che Marx riconosce a Hegel il merito di aver cominciato con l'opposizione, ma poi Marx rovescia completamente la concezione di dialettica. Infatti secondo Hegel alla base del processo dialettico c'era l'idea, mentre il reale e il materiale sono i veri protagonisti della dialettica marxiana. Per Marx la dialettica è un metodo per comprendere il movimento reale delle cose, non le astrazioni concettuali. Inoltre questo metodo consiste nel comprendere non solo le cose reali, ma anche negarle, quindi alla conclusione del metodo dialettico c'è l'inevitabilità della negazione e della distruzione delle cose reali. Diversamente da Hegel Marx non vuole la sintesi ossia il momento di conciliazione.

Marx ritiene che la dialettica costituisca la legge di sviluppo della realtà storica e che quindi esprima l'inevitabilità del passaggio dalla società capitalistica alla società comunista.

Marx ha una visione materialistica e rivoluzionaria dell'idea diffusasi nell'Ottocento secondo la quale lo sviluppo storico sia progressivo.

La sua concezione materialistica della storia ha come punti fondanti l'idea di materialismo storico e dialettico .Il significato di materialismo è contenuto nella "prefazione a per la critica dell'economia politica".

Il materialismo storico è quella concezione filosofica secondo la quale non è la coscienza degli uomini a determinare il loro essere ma è il loro essere sociale che determina la coscienza. E' una tesi che afferma che la struttura economica di un'epoca determina la sovrastruttura ideologica ossia quel complesso di idee religiose, morali, politiche, estetiche, etc di una determinata epoca. Marx vuole mostrare come al cambiare della struttura economica si modificano anche le rappresentazioni ideologiche. Secondo la definizione marxiana la struttura è la base economica della società, mentre la sovrastruttura è il modo di pensare e comportarsi degli uomini.

La sovrastruttura è tutto ciò che non riguarda la sfera economica(religione,morale, politica) e dipende dalla struttura, non avendo una propria autonomia.

La struttura è composta di tre livelli:

  1. Le condizioni della produzione:clima, vegetazione e materie prime;
  2. Le forze produttive:forza-lavoro, macchine e conoscenze tecniche;
  3. I rapporti di produzione.

Il materialismo afferma come la forza motrice della storia sia di carattere materiale e concreto e non spirituale come era sostenuto dall'idealismo hegeliano. Questa forza motrice è data dalla dialettica tra rapporto di produzione e modo di produzione. Secondo questa concezione materialistica:

-la storia è un processo materiale in cui i protagonisti sono fatti e uomini concreti e non come diceva Hegel che era un processo spirituale dove le idee facevano da protagonista;

-gli uomini spinti dai bisogni materiali si uniscono nella società e tramite il lavoro producono tutti quei beni utili alla comunità;

- successivamente si verifica una specializzazione lavorativa dovuta ad una ampliamento della società e quindi ad una aumento dei bisogni umani;

-tramite la proprietà privata si creano delle disuguaglianze che porteranno necessariamente alla lotta di classe tra schiavo e padrone che nel caso del capitalismo sono l'operaio e il borghese.















Indice ragionato


Filosofia: Karl Marx

  1. Lo sviluppo storico come progresso
  2. Dialettica hegeliana applicata alla storia
  3. Cambiando la classe produttrice e i rapporti produttivi cambia anche l'epoca storica
  4. Differenze tra la dialettica hegeliana e quella marxiana
  5. Materialismo storico
  6. Struttura e sovrastruttura
  7. La forza motrice della storia come dialettica tra rapporto e modo di produzione
















Welfare State


Il termine "welfare state" significa letteralmente stato del benessere e viene usato a partire dalla seconda guerra mondiale per designare un sistema socio-politico-economico in cui la promozione della sicurezza e del benessere sociale ed economico dei cittadini è assunta dallo Stato come una propria prerogativa e responsabilità. Il welfare state, chiamato anche Stato Sociale, si occupa di importanti settori: previdenza e assistenza sociale, assistenza sanitaria. Lo Stato del benessere rappresenta la modalità di gestione dello Stato contemporaneo nei paesi capitalistici a regime democratico, i quali interventi sono rivolti a tutte quelle persone che hanno una condizione sociale tale da impedirgli l'assunzione e lo svolgimento di un ruolo lavorativo e sociale. Storicamente lo Stato Sociale nasce a seguito di alcune trasformazioni socio-economiche quali la distruzione della civiltà contadina e della solidarietà familiare e di villaggio, l'avvento di nuove forme di povertà e la crescente disoccupazione; aspetti che hanno indotto lo Stato ad intervenire in queste problematiche. Alla fine degli anni '80 Bismarck emanò delle leggi sociali a favore dei ceti più bisognosi. Successivamente furono istituite dallo stesso Bismark delle assicurazioni sociali obbligatorie per i lavoratori che consistevano nel versamento monetario da parte dei lavoratori; in cambio lo Stato interveniva attraverso indennizzi monetari in caso di malattia, infortunio, invalidità e vecchiaia. Nel 1942 abbiamo la vera nascita del Welfare State a partire dal "Rapporto Beveridge", documento finale di una inchiesta sulla disoccupazione inglese. Esso conteneva un progetto per combattere i maggiori problemi del periodo come malattia, indigenza e squallore morale. L'idea di fondo è che si trattava di problemi per i quali lo Stato doveva intervenire. Campo primario dello stato assistenziale è l'assistenza sociale. Prima dell'avvento dello stato sociale i servizi sociali erano destinati esclusivamente ai meno abbienti, mentre con questa moderna organizzazione sociale questi servizi sono destinati a tutti. Quindi l'assistenza sociale consiste in tutti quegli interventi di sostegno volti ad assistere i cittadini che si trovino in situazioni di povertà, emarginazione o devianza. L'assistenza è basata sul vecchio principio della beneficenza,quella effettuata dallo Stato che vuole garantire condizioni di vita e forme di sostegno alle fasce di popolazioni più deboli. L'assistenza consiste nella creazione di servizi alla persona per garantire adeguate condizioni di vita a chi è in una situazione di bisogno. Altro campo di intervento è la previdenza sociale ossia una serie di misure volte a prevenire le conseguenze negative di certi tipi di eventi che possono colpire la vita di ogni individuo come la malattia, l'infortunio, il decesso del coniuge. Le pensioni sono la spesa più considerevole delle politiche previdenziali e consistono nel percepire una pensione senza dover lavorare dopo aver raggiunto un certo limite di età. Ultimo campo è quello dell'assistenza sanitaria che consiste nella realizzazione e finanziamento di strutture ospedaliere e nell'erogazione di prestazioni finalizzate a curare e prevenire le malattie. In alcuni paesi come l'Italia e la Gran Bretagna il sistema ospedaliero è gratuito, mentre in altri come gli Stati Uniti l'assistenza sanitaria non è fornita gratuitamente dallo Stato tanto che sono previsti dei programmi minimi di copertura sanitaria gratuita per gli anziani e i poveri.

Il sociologo Andersen ha introdotto una classificazione dei diversi sistemi di Welfare State in base alle loro caratteristiche peculiari. Possiamo quindi distinguere lo Stato a regime liberale, conservatore e socialdemocratico.

Questi stati sono distinti in base alla prevalenza delle tre istituzioni su cui si fonda la società:mercato, famiglia e Stato.

Il regime liberale è caratterizzato dalla prevalenza del mercato. E' quello più diffuso nei paesi anglosassoni quali Stati Uniti e Canada. In questo regime il soddisfacimento dei bisogni più importanti è a carico dell'individuo che nel mercato trova le risorse necessarie per la sua riproduzione e il suo benessere. Lo Stato ha un ruolo marginale: interviene solo nei casi di estremo bisogno .Il sistema sanitario non è gratuito e c'è una bassa pressione fiscale.

Il regime conservatore è basato sulla centralità della famiglia ed è tipico dell'Europa continentale e meridionale(Germania, Francia, Italia e Spagna).La famiglia è l'istituzione che deve provvedere ai bisogni degli individui. Lo Stato interviene solo quando la famiglia è incapace di provvedere alle necessità dei suoi membri. C'è una significativa pressione fiscale. Infine il regime socialdemocratico è caratterizzato dalla prevalenza dello Stato. Qui lo stato interviene in ogni settore garantendo uno stile di vita accettabile indipendentemente dall'inserimento nel mercato o nella famiglia della persona.

Il periodo compreso tra gli anni'50 e '70 è considerato l'età dell'oro del welfare state. Mentre negli anni '80 e '90 il welfare state è entrato in una crisi piuttosto acuta. Il fallimento dello stato di benessere è dovuto ad una triplice crisi. Prima di tutto una crisi finanziaria dovuta al fatto che all'interno della società non ci sono le risorse sufficienti per garantire un'assistenza universale, ma ciò si può verificare solo quando i bisognosi sono pochi rispetto alla società. inoltre a causa di un invecchiamento demografico la spesa pubblica è aumentata in quanto gli anziani necessitano di molti e costosi servizi che sono coperti dalla pensione che deriva, in parte, dalle tasse pagate dai lavoratori attivi. Purtroppo, però, molto spesso c'è una prevalenza dei pensionati rispetto ai lavoratori tale che non si riesce a provvedere ai bisogni di questa categoria sociale. In secondo luogo c'è stata una crisi organizzativa legata al cattivo funzionamento dei servizi per cui l'accesso alle risorse non è uguale in tutte le regioni del nostro paese e quindi si crea una situazione di disuguaglianza sociale. In ultimo una crisi di legittimità dovuta ala fatto che non si riesce più a giustificare l'esistenza di un tale Stato sociale.

Ultimamente però è nato il terzo settore cioè l'organizzazioni dei servizi alle persone di carattere privato. Questo terzo settore è nato proprio per soddisfare i bisogni sociali e per sopperire alle mancanze statali dopo la crisi del welfare state.

Il terzo settore è costituito dal volontariato, associazionismo, cooperative sociali e ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale) ossia da tutte quelle organizzazioni il cui scopo non è il raggiungimento di uno profitto, bensì l'erogazione di servizi di pubblica utilità.

Indice ragionato


Sociologia: Welfare State


Welfare State inteso come Stato del benessere.

Nascita dello Stato Sociale a partire dal rapporto Beveridge.

Bismark e le assicurazioni sociali obbligatorie.

Campi di intervento dello Stato Sociale:

previdenza sociale;

    • assistenza sociale;
    • assistenza sanitaria.

Andersen e la classificazione dei diversi sistemi di Welfare State:

regime liberale;

regime conservatore;

regime socialdemocratico.


Gli anni '50 e '70: età dell'oro

Gli anni '80 e '90 sono caratterizzati dalla triplice crisi del Welfare State:

crisi finanziaria;

crisi organizzativa;

crisi di legittimità.


Avvento del terzo settore per sopperire alle mancanze dello Stato Sociale.








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