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I promessi sposi - manzoni




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I PROMESSI SPOSI



Nel 1821 Manzoni comincia a progettare un romanzo (il suo romanzo più famoso che decretò un successo straordinario) ambientato nella Milano del Seicento: si tratta dei "PROMESSI SPOSI". Il romanzo però ha tre edizioni a causa della continua insoddisfazione dello scrittore che poi dal 1827 intraprende un profondo lavoro di revisione linguistica, formale e stilistica:

1) "Gli Sposi Promessi" quest'edizione risale al 1821 ed è soltanto un primo abbozzo dello scrittore; infatti Manzoni gli da un titolo provvisorio ed è un

edizione inedita scoperta dai critici

2) "Fermo e Lucia" con questa edizione terminata tra il 1821 e il 1823 Manzoni ha

completato tutta la sua storia e gli dà questo titolo provvisorio

dal nome dei due protagonisti, Fermo Spolino e Lucia Barella che poi

nell'edizione definitiva cambieranno in Renzo Tramaglino e Lucia

Mondella. Manzoni però è insoddisfatto del risultato e immediatamente

comincia a modificare il testo, togliendo parti, aggiungendone altre o

riscrivendone di nuove e modificando radicalmente la lingua

3) "I Promessi Sposi"        questa edizione della anche "QUARANTANA" è l'edizione definitiva

pubblicata da Manzoni nel 1840.


Quest'opera nasce anche dalla necessità che ha Manzoni di costruire una storia capace di mostrare le effettive condizioni delle masse e della moltitudine umana spesso dimenticata dalla storiografia tradizionale. Manzoni inoltre scegli come genere letterario IL ROMANZO perché è appunto il genere letterario capace di rispondere alle sue esigenze di scrittura, cioè capace di tracciare il quadro reale e completo delle masse contadine e della società rappresentandone valori morali, istituzioni convinzioni, pregiudizi ecc. Il romanzo è quindi il genere letterario più agile e di carattere meno elevato ma in grado di soddisfare il PRINCIPIO DEL VERO che domina in Manzoni; infatti il romanzo ha libertà formale ed è estraneo alle norme di contenuto e di stile della tradizione classica, alterna parti narrative ad altre di carattere storico-saggistico e fornisce così al lettore uno sfondo di verità. Inoltre questo genere non obbliga in narratore di scomparire dalla storia ma gli consente di intraprendere un dialogo con il lettore e poi grazie al CORO, il "CANTUCCIO", Manzoni può introdurre le sue idee e le sue riflessioni all'interno della storia senza alterare la verità dei fatti.

Manzoni trae inoltre spunto sia da Shakespeare, sia da Walter Scott, inventore del romanzo storico che lò influenzerà appunto nella scelta di questo genere letterario.

I Promessi Sposi sono quindi un ROMANZO STORICO che esprime molte delle caratteristiche romantiche:

● è presente il VERO, in quanto Manzoni narra una storia vera.

● è presente L'INTERESSANTE, dato dal linguaggio vario e dall'intreccio movimentato,                                                   

complesso, non privo di difficoltà e ricco di colpi di scena.

● è presente L'UTILE, in quanto si apprendono ideali (sociali, etici e politic), principi e concetti.

● è LiBERO dalla suddivisione nelle TRE UNITà ARISTOTELICHE di spazio, tempo e personaggio.

● non vi è la separazione degli STILI.

● c'è il RIFIUTO DI IDEALIZZARE IL PERSONAGGIO, infatti i protagonisti sono umili popolani.

● c'è una VALENZA POLITICA nell'illustrare le ingiustizie degli aristocratici e nell'allusione a

Milano soggetta alla dominazione austriaca.

● vengono esaltati i VALORI DELLA FEDE.

Per quel che riguarda l'ambientazione molti fattori spingono Manzoni ad ambientare nel Seicento il proprio Romanzo; innanzitutto voleva evitare la moda di quel Medioevo esotico e di maniera e voleva risalire alle radici della decadenza moderna dell'Italia e delle arretratezze delle strutture politico-economiche. Infatti la Lombardia del '600 è uno stato dominato dagli stranieri ed è caratterizzata da ingiustizie, violenze e pregiudizi (l'anarchia, l'illegalità); Manzoni delinea un quadro della società del '600 negativa e delinea un proprio ideale di società elaborando anche risposte ai problemi del presente.

Nei "Promessi Sposi" Manzoni delinea quindi l'ideale di uno stato capace di offrire garanzie e protezione ai suoi cittadini sottraendoli alla potenza dei privati e dei gruppi sociali più forti; un altro aspetto fondamentale è poi l'economia e il ruolo della cultura che deve essere capace di collegarsi alle esigenze della vita civile e di stimolare il progresso della società raggiungendo una cerchia più vasta di persone, sopratutte quelle meno colte.

Manzoni poi delinea il progetto liberale e progressista che esclude l'ipotesi della lotta di classe, in nome di una pacifica convivenza con ceti dirigenti e subalterni.

Inoltre per Manzoni la Chiesa ha il ruolo di contribuire a prevenire l'acuirsi delle tensioni sociali e l'esplodere del conflitto; essa dovrebbe promuovere tra i ceti privilegiati il senso della giustizia, il rispetto dei deboli, l'aiutare i meno abbienti, e dovrebbe anche insegnare ai ceti popolari la pazienza e la sopportazione evitando che il malcontento esploda nella ribellioni e nelle insurrezioni. I due modelli religiosi, per quel che riguarda il ruolo della chiesa, per Manzoni nei "Promessi Sposi" sono Padre Cristoforo e l'arcivescovo Federigo.


IL SISTEMA DEI PERSONAGGI


I protagonisti del Romanzo sono due semplici popolani proprio per quell'attenzione che Manzoni intende rivolgere alle masse e non ai potenti.

I due Protagonisti principali sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella e le loro vicende si manifestano appunto in un mondo socialmente basso; essi vivono un vero dramma caratterizzato da sogni, aspettative ingiustizie, disgrazie e gioie inaspettate. I personaggi comunque si dividono in ARISTOCRATICI, BORGHESI e POPOLANI e in NEGATIVI E POSTIVI:



PERSONAGGI


NEGATIVI


POSITIVI


ARISTOCRATICI


Don Rodrigo

Gertrude


Cardinale Federico Borromeo

L'Innominato (perché si converte)


BORGHESI


Don Abbondio

Azzecca Garbugli


Fra Cristoforo


POPOLANI


Renzo (perché violento)

La Folla


Lucia

Agnese


La FEDE è il filo conduttore di tutto: la religione cattolica è la forza riformatrice, l'uomo può agire in modo da attenuare il male del peccato sulla terra.


INTRECCIO


La struttura narrativa dei "Promessi Sposi" può essere articolata in sei sequenze, nelle quali il ruolo dei due protagonisti, Renzo e Lucia è distribuito in modo equilibrato.

La prima sezione del romanzo si apre presentando la situazione iniziale che appare serena e tranquilla: i due giovani Renzo e Lucia devono sposarsi; i due promessi sposi sono insieme solo nella prima fase perché poi si divideranno e si rincontreranno soltanto alla conclusione del romanzo, nella Milano disfatta dalla peste. Le sezioni intermedie narrano infatti le avventure che i due giovani vivono singolarmente: attorno a Lucia ruotano le vicende delle sezioni II e IV, attorno a Renzo le vicende delle sezioni III e V. Queste distribuite alternate rendono il romanzo molto equilibrato come lo rende anche il sistema dei personaggi: agli oppressi, Renzo e Lucia, fanno riscontro due oppressori, Don Rodrigo e L'Innominato, ma mentre don Rodrigo conserverà per tutto il romanzo un ruolo negativo, l'innominato da oppressore di Lucia ne diventerà alleato convertendosi quindi al bene. Tutto il Romanzo è quindi incentrato sull'EQUILIBRIO.

IL RIVOLGIMENTO della STORIA è nel MALE: la prepotenza di don Rodrigo apre la vicenda e immette i personaggi nella storia; inizia così un viaggio nei mali della società e dell'uomo; infatti Manzoni afferma che il male nel mondo è il naturale prodotto dell'imperfetta natura umana ed è quindi necessario: il male, la violenza e l'ingiustizia restano componenti del mondo incancellabili.

Il romanzo contiene anche alcuni capitoli di carattere saggistico che analizzano le cause della carestia con il resoconto delle inefficaci misure adottate dal governo spagnolo di Milano per farvi fronte; altri capitolo sono poi dedicati alla guerra e al diffondersi della peste e essendo un romanzo anche di formazione, in esso sono inserite le storie morali della Monaca di Monza, di fra Cristoforo e dell'Innominato. Renzo stesso, durante l'arco della vicenda, compie un percorso formativo, diventando da contadino ribelle e violento, un imprenditore che sottostà alla provvidenza divina.

Lucia invece, che già possedeva una grande fede, si forma nell'acquistare consapevolezza della presenza del male nel mondo perdendo cosi la sua innocenza e la sua ingenuità.

Infine il romanzo possiede una conclusione particolare caratterizzata da un lieto fine problematico;

infatti dietro al finale più o meno a buon fine si trovano tute le difficoltà e le ingiustizie che i due protagonisti hanno subito e affrontato. La vita di Renzo e Lucia è infatti nel complesso serena e tranquilla ma non è priva delle difficoltà e delle amarezze che sono tipiche della realtà; nelle loro vicende essi hanno conosciuto la natura del mondo, caratterizzata dal male e venendo a contatto proprio con il male e con le tragedie esse hanno acquisito una saggezza e una consapevolezza del male grandiosa. Il male sta alla base della natura umana e infatti tutti i personaggi sono consapevoli che I GUAI ARRIVANO ANCHE A CHI E' SENZA COLPA.


LINGUA


Manzoni riflette davvero a lungo per trovare una lingua per questo romanzo; Manzoni infatti dopo il primo abbozzo e la prima edizione del "Fermo e Lucia" inizia un lavoro di rivisitazione e di accurata revisione linguistica, stilistica e contenutistica eccezionale. Per quel che riguarda la lingua, Manzoni è molto deluso e insoddisfatto del "Renzo e Lucia" perché afferma di aver dato vita ad un IBRIDO LINGUISTICO molto deludente mischiando termini toscani letterari, termini di forme locali milanesi e termini stranieri, francesi. Manzoni ha la necessità di creare una possibile lingua letteraria nazionale, d'uso comune; Manzoni individua come possibile LINGUA LETTERARIA NAZIONALE il FIORENTINO VIVENTE,  cioè PARLATO DALLE CLASSI MEDIE, DAI FIORENTINI COLTI; egli afferma quindi che la lingua letteraria nazionale è il FIORENTINO, però quello colto e contemporaneo parlato da fiorentini colti e non quello delle tre corone: Dante, Petrarca e Boccaccio.

Nelle tre edizioni del romanzo, la storia rimane più o meno la stessa ma l'opera cambia nello stile e soprattutto nella lingua, sottoposta ad una grande evoluzione che si conclude quando Manzoni individua finalmente la lingua letteraria italiana: IL FIORENTINO VIVENTE che decide appunto di utilizzare nella configurazione finale del suo romanzo.

Inoltre la lingua dei "Promessi sposi appare polifonica grazie all'incontro di codici linguistici diversi: il latino di don Abbondio, la lingua tecnica di Azzecca Garbigli, le parole potenti del cardinale Federigo e la lingua secca e tesa dell'Innominato; anche con questa tecnica Manzoni rappresenta la realtà perché esprime la pluralità delle concezioni e delle visioni della vita.

Questo Romanzo poi è considerato SENZA IDILLO, in quanto parla di una realtà tragica: Manzoni non vede l'Idillo.








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