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Oligopolio e concorrenza monopolistica




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Oligopolio e concorrenza monopolistica


Il potere di mercato indica il grado di controllo esercitato da una singola impresa o da un numero limitato

di imprese sul prezzo e sulle decisioni relative alla produzione di un'industria.

La misura più comune del potere di mercato è il rapporto di concentrazione di un industria.

Tre sono i fattori che influenzano il grado di concentrazione: la tecnologia e i costi, le barriere

all'ingresso e l'interazione strategica.

Interazione strategica: definisce come ogni strategia adottata da un'impresa dipenda dal comportamento dei suoi rivali.

Le imprese possono, in un mercato, decidere di cooperare o no; quando siamo in presenza di un

oligopolio esse cooperano attivamente e tale cooperazione viene definita collusione. Diciamo anche che

la collusione è illegale.

Un cartello è un'organizzazione di imprese indipendenti che producono beni simili e operano insieme per

aumentare i prezzi e ridurre l'output.

Concorrenza monopolistica: assomiglia alla concorrenza perfetta per tre aspetti: il mercato è formato da

numerosi acquirenti e venditori, l'ingresso e l'uscita sono agevoli e le imprese accettano come dati i

prezzi delle altre imprese. La differenza consiste nel fatto che, mentre in concorrenza perfetta i prodotti

sono identici, in concorrenza monopolistica sono differenziati.

La differenziazione dei prodotti fa sì che la curva di domanda di ciascun venditore abbia pendenza

negativa

Poiché l'industria produce un profitto, nuove imprese sono attratte nel mercato, ma il loro ingresso

determina uno spostamento verso sinistra della curva di domanda delle imprese già presenti, in quanto

nuovi prodotti differenziati "rosicchiano" la loro quota di mercato.

In concorrenza monopolistica l'equilibrio di lungo periodo è caratterizzato da prezzi superiori ai costi

marginali, ma anche da profitti economici ridotti a zero.

La concorrenza tra pochi introduce un aspetto del tutto nuovo nella vita economica: costringe le imprese a

tener conto delle reazioni dei concorrenti in seguito a variazioni dei prezzi e dell'output e introduce nei

mercati la considerazione dell'interazione strategica.

Teoria dei giochi

Teoria dei giochi: consiste nell'analisi di situazioni riguardanti due o più "giocatori" che devono

prendere decisioni e hanno obiettivi contrastanti.

Mercati speculativi sono mercati la cui funzione sociale è quella di trasferire i beni dai tempi o dai luoghi

in cui abbondano a quelli i cui scarseggiano. Tale attività è definita speculazione, che consiste

nell'acquisto di un bene con l'intenzione di rivenderlo in secondo tempo realizzando un profitto. Pertanto

la funzione economica degli speculatori è quella di "spostare" i beni dai periodi di abbondanza a quelli di

scarsità

Quando i commercianti comprano in un mercato e vendono simultaneamente in un altro ad un prezzo

maggiore si dice arbitraggio

Copertura: consiste nell'evitare un rischio tramite una vendita o un investimento controbilanciante.

I mercati speculativi servono a migliorare i modelli dei prezzo e di allocazione nello spazio e nel tempo,

nonché a trasferire i rischi.

Si dice che un individuo è avverso al rischio quando il dispiacere provocato dalla perdita di un

ammontare di reddito è maggiore del piacere ricavato ottenendo lo stesso ammontare; essa corrisponde

all'utilità marginale decrescente del reddito.

Ripartizione dei rischi: questo processo consiste nell'assumere rischi che sarebbero molto elevati per un

solo individuo e nel ripartirli in modo tale che diventino rischi minori per un grande numero di persone.

La principale forma di ripartizione dei rischi è l'assicurazione, ovvero una sorta di gioco di azzardo

all'inverso.

Legge dell'utilità marginale decrescente: il piacere derivante dalla vincita è valutato in misura minore

del dispiacere derivante da una perdita di pari entità.

La teoria dei giochi analizza il modo in cui due o più giocatori, o coalizioni, scelgono determinate azioni,

o strategie, che si ripercuotono su tutti i partecipanti.

Uno strumento utile per rappresentare l'interazione tra due imprese o due individui è la tabella delle

decisioni a doppia entrata.

Una tabella delle decisioni serve a mostrare le strategie e le vincite di un gioco condotto da due giocatori.

In economia si presuppone che le imprese massimizzino i profitti e i consumatori massimizzino l'utilità.

Il nuovo elemento della teoria dei giochi è costituito dall'analisi degli obiettivi e delle azioni del rivale

dalle decisioni del giocatore. È importante ricordare che un rivale analizza le strategie della concorrenza.

Strategia dominante

Questa situazione si verifica quando un giocatore dispone di una strategia migliore indipendentemente

dalla strategia scelta dall'altro giocatore. La migliore strategia del rivale è quella di conservare il prezzo

normale. Nel gioco della guerra dei prezzi la migliore strategia per entrambe le imprese consiste nel

mantenere il prezzo normale. Quando entrambi (o tutti) i giocatori dispongono di una strategia dominante,

si ottiene l'equilibrio dominante.

Equilibrio di Nash.

Gioco delle rivalità: ogni impresa valuta se mantenere il prezzo normale oppure applicare prezzi più

elevati, che tendono al livello di monopolio, per tentare di realizzare profitti monopolistici. Un giocatore

deve basare la propria strategia sul presupposto che il rivale agisca nel modo più confacente ai propri

interessi. Detta soluzione viene definita Equilibrio di Nash: si ha quando nessuno dei due giocatori, data

la strategia dell'altro, è in grado di migliorare la propria vincita.

L'equilibrio di Nash viene talvolta definito equilibrio non cooperativo, in quanto non si ha collusione né

cooperazione e ogni parte sceglie la strategia più adatta alle proprie esigenze senza tenere conto degli altri

giocatori o del benessere della società.

Questo equilibrio si verifica quando le parti agiscono di comune accordo per individuare strategie atte a

incrementare le vincite comuni.

L'equilibrio di Nash è definito anche un equilibrio perfettamente concorrenziale, in cui ciascuna impresa

e ciascun consumatore prendono le proprie decisioni considerando come dati i prezzi fissati da altri.


Redditi e .

Il reddito si riferisce alle entrate totali incassate da un individuo o da una famiglia in un certo periodo di

tempo. Il totale complessivo di tutti i redditi costituisce il reddito nazionale. I proventi di un'economia di

mercato sono distribuiti tra i proprietari dei fattori di produzione del sistema economico sotto forma di

salari, profitti, rendite e interessi.

Il reddito di mercato di un individuo è dato dall'insieme delle quantità dei fattori di produzione che

possiede, moltiplicate per il prezzo di ciascun fattore. Il reddito di mercato più i trasferimenti pubblici

equivalgono al reddito personale.


Patrimonio: è costituito dal valore monetario netto delle attività possedute in un determinato momento. I

beni dotati di valore sono definiti attività, mentre i debiti costituiscono le passività. La differenza tra

attività e passività totali è definita patrimonio netto o ricchezza.

La domanda di fattori di produzione da parte dell'impresa deriva indirettamente dalla domanda di

prodotto finito da parte dai consumatori.

Domanda derivata: domanda dei fattori di produzione: le imprese richiedono un input perché questo

consente loro di produrre un bene che i consumatori desiderano in quel momento o richiederanno in

futuro

Le domande dei diversi fattori di produzione sono derivate dai ricavi prodotti da ciascun fattore in base

al prodotto marginale.

Funzione di produzione: indica la quantità massima di output che può essere prodotta, dato un certo

livello di conoscenze tecniche, per ciascuna combinazione di input.

Prodotto marginale di un input: è il prodotto o output aggiuntivo apportato da un'unità addizionale di

quell' input mentre gli altri input sono mantenuti costanti.

Il prodotto marginale in termini di lavoro (PMV) dell' input A è il ricavo aggiuntivo generato da

un'unità addizionale di tale input.

Quando i mercati sono in concorrenza perfetta il prodotto marginale in termini di valore è pari a:

PMVL = PML * RM

Un'impresa massimizza i profitti aumentando l'impiego di un fattore di produzione fino a quando il

ricavo marginale in termini di valore di quell'input è maggiore del costo aggiuntivo dello stesso.

La combinazione di input che massimizza i profitti di un'impresa in concorrenza perfetta si ha quando il

prodotto marginale moltiplicato per il prezzo dell'output è pari la prezzo dell'input:

Prodotto marginale del lavoro * prezzo dell'output = prezzo del lavoro = salario

Prodotto marginale della terra * prezzo dell'output = prezzo della terra = rendita

Regola del costo minimo: stabilisce che i costi sono minimizzati quanto il prodotto marginale per lira di

input è uguale per tutti gli input, sia in concorrenza perfetta che imperfetta.

Regola della sostituzione: se il prezzo di uno dei fattori sale mentre quello degli altri fattori rimane

invariato, all'impresa converrà sostituire il fattore più costoso con quantità maggiori di altri fattori.

La teoria della distribuzione del reddito basata sulla produttività marginale analizza il modo in cui il

reddito nazionale totale viene distribuito tra diversi tra diversi fattori.


Distribuzione del reddito

La distribuzione del reddito mostra la ripartizione appunto del reddito tra le famiglie.

La curva di Lorenz è uno strumento utile per misurare le disparità nella distribuzione del reddito. Essa

indica la percentuale del reddito totale destinata al più povero 1% della popolazione, al più povero 10%,

al più povero 95% e così via.


Quadro generale di macroeconomia

La macroeconomia si occupa del funzionamento dell'economia nel suo insieme, esamina il livello

globale della produzione, dell'occupazione e dei prezzi di una nazione. Al contrario la microeconomia

studia i singoli prezzi, quantità e mercati.

La macroeconomia nasce negli anni 30 grazie al contributo di Keynes nel tentativo di comprendere il

meccanismo economico che aveva determinato la Grande Depressione.

Tutte le economie di mercato presentano fasi di espansione e contrazione dette cicli economici.

OBIETTIVI DELLA MACROECONOMIA

1° PRODUZIONE. La misura più completa della produzione totale di un'economia è il prodotto

interno lordo PIL che stima il valore di mercato di tutti i prodotti finiti e dei servizi realizzati in un

paese nel corso di un anno.

Esistono due modi per misurare il PIL: il PIL nominale, valutato secondo gli effettivi prezzi di mercato,

e il PIL reale, calcolato in base a prezzi costanti o invariati. Le variazioni del PIL reale costituiscono il

miglior criterio di misura generalmente disponibile per stabilire il livello e la crescita della produzione,

dati che servono per controllare l'andamento dell'economia di una nazione.

Le economie avanzate presentano generalmente una crescita costante a lungo termine del PIL reale e un

miglioramento del tenore di vita; tale processo è definito crescita economica.

Il PIL potenziale è la tendenza di lungo periodo del PIL, e rappresenta la capacità produttiva a lungo

termine dell'economia o la quantità massima che l'economia può produrre mantenendo stabili i prezzi.

La differenza tra il PIL potenziale e quello effettivo viene definita divario del PIL; quando questo è

elevato significa che l'economia attraversa una fase di contrazione e opera ben entro i limiti delle

possibilità di produzione. Le contrazioni vengono definite recessioni quando il divario è ridotto e

depressioni quando il divario è elevato.

2° ALTA OCCUPAZIONE, BASSA DISOCCUPAZIONE Il tasso di disoccupazione misurato

sull'asse verticale si ottiene calcolando la percentuale dei disoccupati sulla forza lavoro, che comprende

tutte le persone occupate e quelle disoccupate in cerca di lavoro, mentre esclude i disoccupati che non

cercano lavoro.

3° PREZZI STABILI Mantenimento dei prezzi stabili in mercati liberi. In un mercato libero i prezzi

sono determinati in massima parte dalla domanda e dall'offerta e i governi si astengono dal controllare il

prezzo dei singoli beni: solo consentendo alle imprese di prendere liberamente le proprie decisioni sulla

produzione e sui prezzi la società può sfruttare lo stimolo della prospettiva di profitti ai fini dell'interesse

comune

Il livello globale dei prezzi viene spesso indicato con la lettera P. La variazione del livello dei prezzi è

misurata mediante il tasso di inflazione che indica il ritmo di crescita o diminuzione del livello dei

prezzi da un anno all'altro:

Tasso di inflazione (%) = ((PT1 - PT0)/PT0)* 100

Deflazione: quando i prezzi diminuiscono.

Strumenti di governo che influiscono sull'attività macroeconomica.

1° POLITICA DI BILANCIO. Indica le modalità di impiego delle imposte e della spesa pubblica. La

spesa pubblica influisce sul livello del PIL, al contrario la tassazione influisce sull'economia in due modi:

le imposte riducono i redditi della popolazione, e inoltre incidono sul prezzo dei beni e dei fattori della

produzione

2° POLITICA MONETARIA. Il secondo grande strumento della politica macroeconomica è la politica

monetaria, che il governo attua gestendo la moneta, il credito e il sistema bancario della nazione

3° POLITICHE DEI REDDITI. Quando l'inflazione minaccia di diventare incontrollabile, i governi

cercano di stabilizzare i prezzi. La manovra tradizionalmente utilizzata per rallentare l'inflazione è

l'adozione di misure fiscali o monetarie restrittive per ridurre la produzione e aumentare la

disoccupazione; però questa strategia richiede la perdita di milioni di euro di PIL.

Gli Stati controllano le correnti di scambio con l'estero. Un indice particolarmente importante sono le

esportazione nette la differenza numerica tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni.

Quando le esportazioni superano le importazioni si ha un surplus, mentre un bilancio negativo delle

esportazioni nette crea un deficit.

Le principali variabili che influiscono sul sistema macroeconomica: gli strumenti di politica economica,

le imposte, la politica monetaria e così via.

Variabili esogene (variabili esterne) incidono sull'attività economica di una nazione, ma non ne sono

influenzate; queste variabili comprendono le guerre e le rivoluzioni etc.

Variabili endogene (variabili indotte) sono determinate dall'interazione tra gli strumenti di politica

economica e le variabili esogene, e sono il PIL, l'occupazione, la disoccupazione e il livello dei prezzi.

Offerta aggregata: quantità totale di beni o servizi che le aziende sono disposte a produrre e a vendere in

un dato periodo. L'offerta aggregata (OA) dipende dal livello dei prezzi, dalla capacità produttiva

dell'economia e dal livello dei costi.

Domanda aggregata: è l'importo totale che i diversi settori dell'economia sono disposti a spendere in un

dato periodo. La domanda aggregata è la somma della spesa dei consumatori, della aziende e dello Stato,

e dipende dal livello dei prezzi oltre che dalla politica monetaria e fiscale e da altri fattori.

La curva con pendenza decrescente è la rappresentazione grafica della domanda aggregata, o curva

DA, e indica la somma di ciò che i vari agenti operanti in quell'economia sono disposti ad acquistare a

diversi livelli dei prezzi.

La curva con pendenza crescente è la rappresentazione grafica dell'offerta aggregata o curva OA

che indica la quantità di beni e servizi che le aziende sono disposte a produrre e vendere a ciascun livello

dei prezzi.

Valori di equilibrio di prezzo e quantità trovare il PIL reale e il livello globale dei prezzi in grado di

soddisfare sia gli acquirenti sia i venditori; solo nel punto E gli acquirenti sono disposti a comprare

esattamente la quantità che le imprese sono disposte a produrre e a vendere.

L'equilibrio macroeconomico è una combinazione del livello generale dei prezzi e della quantità globale

prodotta in cui né gli acquirenti né i venditori desiderano cambiare i propri acquisti, le proprie vendite o i

prezzi


I conti della produzione e del reddito

Il PIL può essere valutato in base al flusso dei beni o alla somma dei redditi percepiti.

CRITERI DI MISURA DEL PRODOTTO NAZIONALE.

Il prodotto interno lordo si definisce come il valore monetario totale del flusso di beni finali prodotti

dalla nazione.

Per valutare i diversi beni vengono usati come pesi i prezzi di mercato, essi vengono utilizzati come

criterio di misura perché riflettono il relativo valore economico di diversi beni e servizi. In un'economia

ben funzionante i prezzi dei beni riflettono la soddisfazione che i consumatori ricavano da ciascuna

prodotto

Il secondo metodo per il calcolo del PIL è quello dei costi o dei redditi. Misurando il flusso annuale

dei costi quali i salari, le rendite, e i capitali, gli statistici ricavano ancora una volta il PIL. Pertanto questo

secondo metodo consiste nel trovare il totale di redditi percepiti dai fattori, cioè i costi di produzione dei

beni finali prodotti da un sistema economico.

Il conto economico di un'azienda è la registrazione in cifre di tutti i flussi in un dato periodo. Gli statistici

pongono grande attenzione a includere nel PIL solo il valore aggiunto di un'impresa, che è la differenza

tra le vendite effettuate e gli acquisti di materiali e servizi da altre imprese. Nel calcolo del PIL in base ai

redditi vengono inclusi tutti i costi per fattori di produzione che non comportano pagamenti ad altre

imprese, mentre vengono esclusi i costi relativi ad acquisti di beni e servizi da altre imprese.

Metodo del valore aggiunto: per evitare doppi conteggi è opportuno includere nel PIL solo i beni finali

ed escludere quelli intermedi usati per produrre altri beni.

È possibile misurare il PIL di un dato anno usando i prezzi effettivi di mercato di quello stesso anno,

ottenendo così il PIL nominale o PIL ai prezzi correnti, ma di solito interessa cosa è accaduto al PIL

reale, una misura del PIL realizzata mediante un insieme di prezzi costanti o invariati. Per ottenere il PIL

reale si divide il PIL nominale per un indice dei prezzi detto deflatore del PIL.

Il PIL nominale (PQ) rappresenta il valore monetario totale dei beni e dei servizi finali prodotti in un

dato anno, dove i valori sono espressi in termini dei prezzi di mercato per ciascun anno. Il PIL reale (Q)

elimina le variazioni dei prezzi dal PIL a prezzi costanti. Poiché il deflatore del PIL (P) è stato definito

come il prezzo del PIL ne deriva che:

Q = PIL reale = (PIL nominale) / (deflatore del PIL) = (PQ)/P

Investimento: produzione di beni capitali durevoli. Gli investimenti netti sono pari agli investimenti lordi

meno l'ammortamento.

Trasferimenti pubblici: costituiscono i pagamenti della Pubblica Amministrazione a singoli individui

che non forniscono in cambio alcun bene e servizio. Essi sono esclusi dal calcolo del PIL.

Prodotto interno netto (PIN): è dato dalla differenza tra il PIL e l'ammortamento.

PIN = PIL - AMMORTAMENTO

Prodotto nazionale lordo (PNL): è il prodotto totale ottenuto con il lavoro o il capitale di proprietà dei

residenti in un dato paese, mentre il PIL è il prodotto ottenuto con il lavoro e il capitale situati all'interno

del paese.

Reddito nazionale (RN): rappresenta i redditi totali dei fattori, e si ottiene per lo più sottraendo

l'ammortamento e le imposte indirette dal PIL.

Reddito disponibile (RD): è dato dalla differenza tra i redditi ricevuti dalle famiglie e le imposte dirette.

Esso è ciò che la popolazione ripartisce tra spesa per i consumi e risparmi personali.

I (investimenti) = PIL (secondo il metodo dei prodotti) - C (consumi)

R (risparmi) = PIL (secondo il metodo dei redditi) - C

Da ciò si evince che I = R : identità tra investimenti e risparmi misurati.

Benessere economico netto (BEN): è un criterio di misura del prodotto nazionale totale, che comprende

solo le voci di investimenti e consumi che contribuiscono direttamente al benessere economico.


Il consumo e l'investimento

Risparmio: parte del reddito disponibile che non viene consumata, è pari cioè al reddito meno il

consumo

Tasso di risparmio personale: pari al risparmio personale come percentuale del reddito disponibile.

Funzione di consumo: mostra il rapporto tra il livello delle spese per i beni di consumo e quello del

reddito disponibile delle famiglie, è dato dal rapporto tra consumo e reddito.

Funzione risparmio: mostra il rapporto tra il livello di risparmio e il reddito.

Propensione marginale al consumo (PMC): è l'importo aggiuntivo che i cittadini consumano quando

ricevono 1 euro più di reddito.

La pendenza della funzione di consumo, che misura la variazione del consumo per ogni euro di variazione

del reddito, è la propensione marginale al consumo.

La propensione marginale al risparmio (PMR): frazione di un euro addizionale dei reddito che si

traduce in un risparmio aggiuntivo.

Reddito = consumo + risparmio

Reddito permanente: è il livello di reddito che le famiglie riceverebbero se si eliminassero gli influssi

temporanei o transitori.

Principio dell'acceleratore: il tasso di investimento sarà determinato principalmente dal tasso di

variazione del prodotto; vale a dire che gli investimenti saranno elevati quando la produzione cresce,

mentre si avranno investimenti bassi quando la produzione cala.


Domanda aggregata e modello del moltiplicatore

La domanda aggregata (DA) è la quantità totale o aggregata di prodotto che viene acquistata

volontariamente a un dato livello di prezzi e a parità di altri fattori. La curva DA ha un andamento

decrescente, indice del fatto che il prodotto reale domandato diminuisce all'aumentare del livello dei

prezzi. La pendenza decrescente della curva DA è determinata principalmente dall'effetto dell'offerta di

moneta, per cui prezzi più elevati, che agiscono sull'offerta fissa di moneta nominale, creano scarsità di

denaro e una spesa aggregata inferiore.

I fattori che determinano la curva DA possono essere suddivisi in due categorie:

Variabili di politica economica soggette al controllo pubblico, e sono rappresentate dalla politica

monetaria e dalla politica di bilancio.

Variabili esogene che vengono determinate al di fuori dell'apparato DA-OA

Modello moltiplicatore: è una teoria macroeconomica usata per spiegare come si determini il prodotto nel

breve periodo. Il termine "moltiplicatore" deriva dalla constatazione che ogni variazione di un euro di

determinate spese porta a una variazione del PIL di più di un euro.

Tale modello spiega perché variazioni degli investimenti, delle esportazioni e delle politiche di bilancio

possano incidere sul prodotto e sull'occupazione in un'economia con risorse inutilizzate.

Ogni punto della funzione di consumo indica il consumo previsto a quel livello di reddito disponibile;

ogni punto della funzione di risparmio indica il risparmio previsto a quel livello di reddito.


Politica di bilancio, commercio internazionale e prodotto

La politica di bilancio dello Stato consiste nella spesa pubblica per i beni e servizi (G), nelle imposte e

nei trasferimenti (T).

Le imposte aggiuntive fanno diminuire i redditi disponibili, che a loro volta tendono a ridurre la spesa per

consumi. Nel modello del moltiplicatore, imposte più elevate senza incrementi della spesa pubblica

tenderanno a far diminuire il PIL reale.

Il moltiplicatore della spesa pubblica è l'incremento del PIL derivante dall'aumento di un euro della

spesa pubblica per beni e servizi.

Il moltiplicatore della spesa pubblica è esattamente uguale a quello degli investimenti; a causa della loro

uguaglianza vengono chiamati entrambi moltiplicatori della spesa

Nel modello del moltiplicatore, se G (spesa pubblica per beni e servizi) aumenta, il prodotto salirà

dell'incremento di G per il moltiplicatore della spesa.


La moneta e l'attività bancaria

La moneta è qualsiasi cosa serva come mezzo comunemente accettato di scambio o di pagamento.

Baratto: consiste nello scambio di beni per ottenere altri beni e si contrappone all'economia monetaria,

in cui il commercio avviene tramite un mezzo di scambio comunemente accettato.

Tasso di interesse: è l'entità degli interessi versati per unità di tempo: in altri termini, i cittadini devono

pagare per avere l'opportunità di prendere in prestito il denaro, il cui costo, misurato in euro all'anno per

ogni euro preso in prestito, è il tasso di interesse.

Tasso di interesse nominale misura il rendimento in euro annuo per euro investito.

Tasso di interesse reale misura la quantità di beni che si otterranno in futuro rispetto a quelli cui si è

rinunciato oggi.

Teoria del portafoglio: descrive come investitori razionali collocano la propria ricchezza in un

"portafoglio".

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