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Kant: spazio e tempo forme a priori della sensibilità




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Kant: spazio e tempo forme a priori della sensibilità





Anche la filosofia si è posta il problema di definire i concetti di spazio e tempo di cui l'uomo si serve in modo intuitivo; per un filosofo però occorre comprendere l'origine di questi concetti e valutare se hanno una validità universale. Un filosofo che ha posto i concetti di spazio e tempo alla base del processo conoscitivo è stato Kant.

Kant, che fondamentalmente si muove nell'ambito della cultura razionalista del suo tempo, inizia analizzando la natura della nostra conoscenza sensibile: noi conosciamo le cose che ci circondano in quanto siamo modificati da esse, attraverso le sensazioni che ci arrivano dai nostri sensi.

Figura 1 - Kant - Citica della Ragion Pura

Nella Critica della Ragion pura afferma che la conoscenza del mondo esterno è la sintesi del contenuto extrasoggettivo che deriva dai nostri sensi e della forma, propria del soggetto pensante, che colloca i dati nello spazio e nel tempo.

Noi conosciamo attraverso i sensi, capacità passiva dell'uomo; attraverso questa sensazione però non conosciamo direttamente gli oggetti come sono in se stessi, ma solo come ci appaiono dalle modificazioni che provocano in noi, cioè attraverso il fenomeno.

Nella conoscenza da Kant vengono distinti due elementi: la materia, cioè il contenuto della modificazione prodotta in noi dalla percezione, e la forma, che ordina il contenuto secondo determinati rapporti.

La materia è fornita a posteriori dall'esperienza, mentre la forma viene a priori dalla sensibilità. Perciò le forme a priori, spazio e tempo, non derivano dall'esperienza e per questo Kant le chiama intuizioni pure.

In quel periodo Newton, rifacendosi alla tradizione greca, aveva supposto l'esistenza di uno spazio e di un tempo assoluti, in cui i corpi e gli eventi venivano ordinati secondo delle relazioni spaziali (contemporaneità) e temporali (successione).

Kant affronta il problema della natura dello spazio e del tempo, arrivando alla conclusione che non sono una realtà oggettiva, ma forme a priori della sensibilità umana.

Esse sono alla base di ogni nostra conoscenza sensibile in quanto le cose ci sono presentate sempre situate all'interno di uno spazio e di un tempo. Queste forme a priori operano solo in presenza dei dati dell'esperienza, ma non derivano da essi, sono preesistenti come intuizioni pure.

Lo spazio

Lo spazio non è dunque una realtà oggettiva e non può essere ricavato dall'esperienza: quando vediamo due oggetti e valutiamo la loro distanza, presupponiamo già la loro collocazione in un ordinamento spaziale. Kant perciò definisce lo spazio come la forma di tutti i fenomeni dei sensi esterni, attraverso la quale è possibile l'intuizione esterna.

Il tempo

Nello stesso modo il tempo non è una realtà oggettiva, ma e la forma del senso interno, cioè dell'intuizione di noi stessi e del nostro stato interno: noi ordiniamo nel tempo tutti gli stati della nostra sensibilità, ordinandoli in relazioni di coesistenza o di successione.

Per Kant dunque il problema del tempo è legato alla coscienza.

Il tempo non è un concetto empirico tratto da una qualche esperienza. La simultaneità o la successione delle esperienze non si presenterebbe neppure se come fondamento a priori non vi fosse la rappresentazione del tempo.

Il tempo a differenza dello spazio ha una sola dimensione: tempi differenti non sono simultanei, ma successivi (mentre spazi differenti non sono successivi, ma simultanei). Queste leggi fondamentali non sono tratte dall'esperienza perché senza di queste non sarebbe possibile un'esperienza, ma sono anteriori a tali esperienze.

Il tempo è una rappresentazione necessaria, che sta a fondamento di tutte le intuizioni.

Il tempo non è un concetto discorsivo, ma una forma pura dell'intuizione sensibile. Così come per lo spazio, anche tempi differenti sono solo parti di un solo medesimo tempo.

Anche il tempo come intuizione pura rende possibili le conoscenze sintetiche a priori; altrove Kant sosterrà che le conoscenze sintetiche a priori che il tempo rende possibili sono quelle dell'aritmetica e della meccanica pura, o teoria generale del movimento. Il concetto di tempo però ha una portata più ampia rispetto a quello di spazio perché è un'intuizione a priori che sta alla base di tutte le intuizioni empiriche, come dimostrato al terzo punto dell'esposizione metafisica.

Infatti, se in modo diretto esso è la forma a priori del senso interno, in modo indiretto lo è anche del senso esterno, in quanto anche i dati del senso esterno ci giungono solo tramite le modificazioni del senso interno.

ll passo successivo è la "catalogazione" delle percezioni provenienti dalla realtà esterna secondo categorie qualitative e quantitative che permettono una descrizione più operativa, ma a questo punto siamo già in una fase diversa della nostra conoscenza.

Con queste considerazioni Kant compie comunque un passo avanti nella formulazione dei concetti di spazio e tempo, negando l'idea di entità fisiche universali e preesistenti rispetto agli oggetti stessi o di relazioni preesistenti tra gli oggetti stessi: spazio e tempo esistono solo quando contengono qualcosa e quando esiste un osservatore dotato di coscienza intuitiva.  


Biografia

In ogni manuale di filosofia la ricostruzione della biografia di Kant è sempre, sostanzialmente, destinata a coincidere con le date di pubblicazione delle sue opere. Ma c'è davvero solo questo nella sua biografia?


Kant nasce il 22 aprile 1724 a Konigsberg, capoluogo della Prussia orientale e fiorente centro portuale. E' il quarto di dieci fratelli, di cui sei morti in giovane età. La condizione economica della famiglia legata al lavoro del padre , sellaio, e ad una piccola rendita portata in dote dalla madre, permette solo al figlio più promettente, Immanuel, di continuare gli studi fino all'Università. Probabilmente per questo i rapporti tra Nell'educazione ricevuta dal giovane Kant sicuramente uno dei dati fondamentali sono le convinzioni religiose della famiglia, in particolare della madre, seguace del movimento pietista. Ne è una conseguenza l'iscrizione al 'Collegium Fridericianum', diretto in quel periodo da uno degli esponenti più autorevoli del pietismo, Franz Albert Schulz.

Immanuel e i suoi fratelli si faranno sempre più sporadici nell'età adulta.
Nel 1740 Kant, giovanissimo, prosegue gli studi iscrivendosi all'Università di Konigsberg, dove frequenta soprattutto i corsi di
filosofia, matematica e fisica ed incomincia lo studio dei due pensatori allora più influenti nel mondo accademico: Isaac Newton e il filosofo Christian Wolff. Probabilmente fu proprio durante la fase degli studi universitari che iniziò a maturare l'opposizione di Kant a qualunque tipo di dogmatismo.

Lasciando ai manuali il compito di addentrarsi nel pensiero del filosofo va però messa in evidenza la grandiosità dell'opera filosofica per la quale spese la sua vita: l'indagine delle reali possibilità conoscitive della ragione.

L'obbiettivo di Kant è porre le basi per arrivare ad una reale conoscenza di ciò che sta al di là del mondo sensibile, in altre parole di ciò che viene definito come 'metafisica':  Nella metafisica il filosofo suppone di trovare il 'bene vero e durevole del genere umano', il quale non deve e non può 'essere indifferente alla natura umana'. ['Sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica' 1765].

L'immane compito filosofico che Kant si prefigge lo porta alla scelta di una vita ritirata, fatta di abitudini e di libri. Famoso è l'aneddoto della passeggiata di Kant: talmente regolare che si dice che gli abitanti di Konigsberg la usassero per controllare la precisione dei loro orologi.

Dopo gli studi Kant si mantiene inizialmente facendo il precettore. Solo nel 1755 ottiene il primo incarico accademico, la libera docenza, che continuerà ad esercitare per i successivi 15 anni. Tra le materie insegnate, oltre la filosofia, si segnalano la matematica, la fisica e la geografia.


Nel 1770 Kant ottiene la cattedra di professore ordinario di logica e di metafisica all'università di Konigsberg. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, Kant ottiene questa cattedra solo al terzo tentativo, dopo che i precedenti si erano conclusi con l'offerta, seccamente rifiutata, di una cattedra di ripiego per l'insegnamento dell'arte poetica.

Kant mantiene il suo incarico fino alla morte, respingendo offerte anche molto più allettanti, come nel 1778 quando non accetta l'invito dell'università di Halle.

In questo periodo  Kant esamina il problema del rapporto tra le due forme della conoscenza sensibile, spazio e tempo, e la realtà. Kant prende il problema molto sul serio e riflette sulla questione per dieci anni, quando esce, tra le sue opere più famose, la 'Critica della ragion pura' (1781).

Con quest'opera per, Kant compie in filosofia quella che lui stesso definisce come 'rivoluzione copernicana'.
Un primo mito da sfatare è sicuramente quello di Kant come uomo schivo e solitario. Sono noti infatti almeno due fidanzamenti del filosofo, che putroppo non furono coronati dal matrimonio. Pare che Kant fosse sempre un po' indeciso sul momento adatto in cui formulare la fatidica proposta e quindi scalzato dal sopraggiungere di altri pretendenti più facoltosi

Oltre ai fidanzamenti sono documentate molte amicizie e molti estimatori di Kant non solo dal punto di vista filosofico. Pare, ad esempio, che il filosofo amasse pranzare in compagnia. E se nessuno dei suoi amici poteva pranzare con lui, non aveva remore ad invitare e offrire il pranzo a perfetti sconosciuti.
L'importante era che le amicizie non distogliessero eccessivamente il
filosofo dai suoi studi. Tutte le frequentazioni che potevano scombinare il suo ritmo di studio venivano sistematicamente interrotte. Pare che, successivamente ad un gita in campagna che si era protratta troppo a lungo la sera, il filosofo avesse annotato nei suoi appunti 'non lasciarsi mai coinvolgere da nessuno in nessuna gita'.


Immanuel Kant muore nella città natale di Konigsberg il 27 febbraio 1804. Sulla sua tomba sono incise le sue parole più famose, tratte dalla 'Critica della ragion pratica': 'Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me'.


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