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La funzione manageriale




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Caratterizzazione del management

Definizione di management e sua importanza strategica.

Il management e il suo ruolo nell'impresa.

Dal management all'impresa.

L'impresa e l'etica.

Conclusioni.


§ 1.1.1. Caratterizzazione del management


Indagando da un punto di vista etico l ambito economico dell agire umano, ci si può orientare principalmente verso quattro distinti ambiti d analisi come proposti da Di Toro:,


macro" o sistemico, avente per oggetto i caratteri, la natura, le performance di un intero sistema e modello economico, quale l'economia capitalista, socialista, mista,


meso" o settoriale, nel quale la riflessione scientifica si qualifica su un associazione, di settore od intersettoriale (sindacale, professionale, imprenditoriale,) ;


micro" o aziendale, rivolto allo studio di obiettivi, politiche, decisioni, comportamenti, processi gestionali e fatti amministrativi afferenti organismo aziendale ;


atomistico" o individuale, sulle scelte e la condotta del singolo operatore economico, sia esso imprenditore, manager, direttore, amministratore, dipendente, stakeholder, e così via >>[2].


Il presente elaborato intende indagare con attenzione solo gli ambiti più prettamente economico - aziendali, ossia dapprima il ruolo e l'importanza di cui è investito l imprenditore o più in generale il management, per poi proporre modalità per l interiorizzazione di un orientamento etico nell ambito delle funzioni operative


dell intero organismo d impresa.


Si ritiene necessario iniziare ad indagare il management in quanto tale struttura, proprio perché preposto alla guida e direzione dell impresa, è quella che più efficacemente può orientarla al raggiungimento di particolari obiettivi o modelli comportamentali. Quando con l aiuto del management sarà stata interiorizzata e condivisa una cultura etica, si potrà più facilmente, e con maggior cognizione di causa, parlare di responsabilità sociale, di gestione e sviluppo etico, << riferendoli ad un coeso sistema aziendale, unitario oggetto d imputazione >> , senza correre il rischio di incomprensioni o fraintendimenti verso tali concetti, indotte magari dalla scarsa comprensione dei loro più intimi contenuti.

Sviluppando l analisi come appena premesso non si può non essere concordi con l insegnamento di Umberto Bertini, secondo il quale figure manageriali dotate di capacità poliedriche con funzioni di guida ed indirizzo nell'allocazione delle risorse aziendali sono basilari, poiché, << con l evoluzione sociale e il progresso tecnico - scientifico la gestione aziendale ha assunto caratteri tecnicamente sempre più rilevanti richiedendo competenze e conoscenze di grado sempre più elevato, e, da tali concessioni è emersa prepotentemente proprio l esigenza di figure manageriali, ossia di persone imputate di capacità gestionali poliedriche, incaricate di funzioni di guida ed indirizzo nell utilizzazione delle risorse aziendali >> .

Il manager è dunque il risultato di un << rivoluzionario processo, di grande portata culturale oltreché economico - aziendale, che nel volgere di pochi decenni, ha letteralmente cambiato il volto di molte aziende Egli ha finito per dare un impronta determinante alla struttura dell azienda,
piegandola alle proprie esigenze e finalità non sempre coincidenti con quelle della classe imprenditoriale, della quale ha pure finito per ricoprire il ruolo, nei casi, non frequenti, di latitanza di questa >> .

La focalizzazione di tale figura ci consente di evidenziare la capacità di incidere profondamente nella gestione e nello sviluppo aziendale, grazie all autonoma capacità di impostare le politiche gestionali e di sviluppo, nonché le modalità e le strategie caratterizzanti l agire aziendale.

Il manager, è dunque la figura chiave ai fini dello sviluppo etico nella gestione d impresa.

Secondo quando scrive Drucker, in modo ben più evocativo, << i managers definiscono il tono, la lunghezza d'onda, creano lo spirito e delineano i valori per un impresa e le persone in essa operanti; in altri termini essi orientano o disorientano. E non hanno altra scelta se non fare l uno o l'altro I manager sono spesso anonimi nessuno; una settimana dopo il pensionamento nessuno li riconosce più eppure collettivamente considerate queste persone sono i leaders di una società moderna. La loro funzione richiede l autodisciplina e l autoconsiderazione di un "uomo superiore". Conseguire una performance che sia al livello richiesto dalle aspettative che la società ha nei loro confronti, comporta che essi debbono ingegnarsi per la piena realizzazione delle loro capacità, piuttosto che consentirsi un'apatica mediocrità >> (enfasi nostra).

A questo riguardo, si reputa importante riportare sinteticamente alcuni stralci del pensiero di Confucio, non tanto per l'importanza economico - aziendale, si direbbe, ma piuttosto per l'insegnamento morale circa le virtù dell'umanità e quindi pure del management, oggetto del presente elaborato :

<< Amare il prossimo. A casa essere rispettoso; nel trattare gli affari
essere riverenti, e nei rapporti con gli altri essere leali. Comportarsi in pubblico come se si accogliesse un ospite di riguardo; trattare la gente come se si stesse celebrando un importante sacrificio; non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi (shu, reciprocità o in seguito regola d'oro). Mettere in pratica le cinque grandi virtù del mondo: rispetto, tolleranza, fedeltà, alacrità, generosità (o cristianamente carità). Ripagare l odio con la rettitudine e la benevolenza con la benevolenza. Disciplinare se stessi e ritornare ai riti (le norme di condotta tradizionali): se per un giorno solo ognuno disciplinasse sé stesso e ritornasse alle norme di condotta tradizionali, tutto il mondo ritroverebbe l umanità. E se un uomo si dedicasse al bene del popolo e si preoccupasse delle moltitudini, si tratterebbe non solo di umanità, ma di Santità >>
.

E ancora, in modo più vicino a quanto ripreso da Drucker, in tema di "uomo superiore", cioè di chi attua, o almeno desidera conseguire, la virtù dell umanità e della reciprocità: << l uomo superiore è rispettoso della propria condotta, riverente nel servire i superiori, è benevolo nel nutrire il popolo, è retto nell utilizzare i servigi dei sudditi. Nove sono i principi dell uomo superiore: osservare attentamente quando usa gli occhi, ascoltare attentamente quando usa le orecchie, essere cordiale nell'aspetto, essere rispettoso nel tratto, essere leale nelle parole, essere riverente nei propri doveri, interrogare nel dubbio, pensare alle conseguenze nell ira, e alla giustizia nel guadagno. al giorno d oggi chi di fronte al vantaggio personale pensa alla giustizia, chi di fronte al pericolo è disposto a offrire la propria vita, chi non dimentica, anche dopo lungo tempo, gli impegni presi per tutta la vita potrebbe essere considerato completo >> .

Questo, ed altri simili insegnamenti, verranno esposti in modo più
analitico e preciso nei successivi paragrafi, allorché si cercherà di motivare "scientificamente", se non proprio oggettivamente, la convinzione che esista una vocazione immateriale, altruistica ed all'amore disinteressato, in ogni uomo, al fine di poter raggiungere una soddisfazione totale nel proprio agire, anche economico. Qui ci si limita ad un breve richiamo, onde evitare si pensi sia opinione solo di chi scrive e di pochi studiosi quanto si andrà esponendo, essendo invece il risultato di vari e secolari insegnamenti, semplicemente riproposti evidenziandone le possibili analogie.


Definizione di management e sua importanza strategica


Peraltro, è opinione diffusa che << il dibattito sulla responsabilità sociale delle aziende nasce (proprio) dalle pressioni che sono state avanzate al management aziendale da parte di soggetti che agiscono sia al loro interno, che al loro esterno, e che hanno portato le combinazioni ad occuparsi, più che in passato, delle loro responsabilità nei confronti della società che le accoglie è proprio in seguito a queste sollecitazioni che si è modificato il tradizionale ruolo ricoperto dalle aziendeGli stessi imprenditori si sono via via andati convincendo che, in specie se a livello di aziende di grandi dimensioni, il loro compito non può essere racchiuso nel solo ambito della ricerca del profitto, vale a dire non può prescindere dalle inevitabili ripercussioni che ogni azione intrapresa provoca sul tessuto sociale >> .

Con maggior oggettività, dunque, si può sostenere che, ai fini d indagine dell evoluzione di uno sviluppo etico nella gestione d impresa, è inevitabile studiare il ruolo ricoperto dal management o dai vertici aziendali. Alla luce di tale convinzione è necessario ora definire in modo ineluttabile tale figura, ed ancora, è efficace a tale riguardo la nozione espressa da Umberto Bertini : << oggi siamo nell impossibilità di definire in modo inequivocabile la linea di demarcazione tra due aree del potere aziendale , imprenditore e managers In pratica riesce difficile definire uno schema in cui la qualifica imprenditoriale venga attribuita a determinati soggetti e quella manageriale a determinati altri in modo inequivocabile; altrettanto e forse ancora di più difficile è la delimitazione di compiti in modo appropriato ciò anche in relazione al fatto che oggi imprenditori puri, in senso classico, così come dirigenti puri, non esistono. In pratica oggi molti imprenditore finiscono per svolgere elevate funzioni manageriali e molti dirigenti debbono cimentarsi, in molti casi nella soluzione di problemi imprenditoriali." Si hanno così spesso figure di imprenditori - managers" e di managers - imprenditori" >> e per questo è opportuno precisare fin d ora, che anche se si parlerà solo di managers o management, con tale termine ci si riferisce ad una nozione ampia che possa includere anche gli attributi e le caratteristiche altrimenti più prettamente afferenti la figura imprenditoriale. Ciò, si ritiene, in linea con quanto avvertito nella citazione dinanzi riporta. D altra parte le due figure sono apprezzabilmente simili, disponendo di significativa autonomia decisionale, assumendo funzioni volitive in relazione alle marco e micro politiche dell unità economica e non da ultimo, svolgendo ruoli direttivi strategici nella gestione delle risorse d impresa e nell orientamento dello sviluppo di questa. Tale nozione, dal significato così ampio, è appropriata anche in funzione d estendere l attributo manageriale in senso ascendente, tanto da poter includere la funzione svolta dall imprenditore capitalista, qualora questi sia impegnato nella gestione della sua proprietà. In senso diametralmente opposto, ma non per questo, si crede, meno correttamente, tale attribuzione può essere appropriata anche per livelli più bassi nella scala gerarchica, intendendo con ciò, riferirsi a qualunque ruolo caratterizzato da un pur limitato e ristretto spazio d autonomia decisionale all interno di una sub - area aziendale o di un particolare reparto.

Per recuperare il senso di quanto fin qui scritto, ci basti ricordare che d ora in poi, si impiegherà la sintetica espressione management o al singolare manager intendendo indicare semplicemente la << possibilità istituzionalmente attribuita a certi soggetti di lasciare un impronta personale sui caratteri della gestione d impresa, sia pure se soltanto su una parte di essa >> .


§ 1.1.3. Il management e il suo ruolo nell'impresa


Grazie a tale chiarimento concettuale, vertente all adozione di un ampia nozione del concetto di management si può ritenere di aver sgombrato il campo dalla possibilità che insorgano dubbi o fraintendimenti circa tale figura chiave, così si può entrare nel vivo del presente paragrafo esaminando le competenze attribuibili a tale qualifica per proseguire lo studio nel paragrafo successivo dei ruoli propri di tale figura.

Si ritiene il management figura - chiave, perché proprio ad esso è più che mai corretto richiedere la capacità di saper agire secondo un sistema di principi ricomprendente dei valori etici essenziali per presiedere allo sviluppo di politiche di medio - lungo termine, e per l'assunzione di decisioni operative aventi in ogni caso ripercussioni sull ambiente sociale in cui è inserita l impresa. È ragionevole, del resto, che si auspichi insorga tale cultura professionale, proprio in coloro che ricoprono ruoli caratterizzati da una certa autonomia decisionale. Tale autonomia, infatti, se da un lato può significare libertà nella scelta del modo e del tipo d azione, dall altro significa dovere morale di fronte a se stessi oltre che ai superiori, lato sensu, per la scelta adottata e quindi, possibilità di crescita e maturazione umana personale intesa come capacità d'assumersi la responsabilità delle proprie azioni, e quindi maggior attenzione e circospezione prima d'agire.

Affinché una tale cultura possa svilupparsi, occorre al management una complementare capacità di tracciare criteri e principi secondo i quali analizzare, in modo scevro da interessi personali o visioni meramente economiche, in sede ex - ante, << i valori etici coinvolti nelle decisioni da assumere, elaborando un processo di revisione che consentano di precalcolare gli effetti globali che le scelte da porre in essere determineranno sulla collettività sociale >> . Oltre a ciò, è altrettanto necessario poter valutare criticamente le operazioni svolte per realizzare un complementare controllo ex - post alla luce degli effetti "reali" scaturiti da una particolare operazione.


Non è forse inutile ricordare come tali momenti rappresentino il fulcro attorno al quale gravitano i consueti supporti gestionali che caratterizzano la base fondamentale per il management, affinché egli possa considerare le innumerevoli variabili in gioco nell ambito di ogni scelta che deve effettuare. Più semplicemente si tratta d'acquisire la capacità << di azionare strumenti e processi di controllo dell attività nonché metodi di analisi della realtà ambientale, i quali compenetrino l'agire aziendale di una cultura etica, sia nella fase antecedente il compimento degli atti gestionali, sia nel momento esecutivo degli stessi sia nella susseguente verifica delle operazioni poste in essere >> . Tutto ciò affinché il management possa
orientare la gestione e lo sviluppo dell unità economica verso linee - guida strategiche in grado di soddisfare maggiormente il sistema di valori degli stakeholders. Stando così le cose, la formazione etica del management è fondamentale, in quanto deve fare in modo che questo operi avendo riguardo sempre per una dimensione globale e per la conciliazione delle svariate esigenze delle parti sociali che interagiscono con l'impresa.


Del resto, è già una caratteristica tipica del management svolgere una riflessione strategica sulla scelta delle modalità migliori afferenti uno specifico cammino di medio - lungo termine ; quello di cui ancora si necessita è, dunque, una presa di coscienza esplicita di una riflessione anche etica, non solo strategica, nell ambito dei normali processi di scelta.


Occorre quindi che la formazione, come scrive autorevolmente Pierre di Toro, << spinga il management aziendale verso:


la consapevolezza dell esistenza di una dimensione etica caratterizzante l attività d impresa ;


l esplicita adozione di politiche informate alla realizzazione di un sistema di valori, (che può anche essere evidente grazie ai quotidiani comportamenti) ;


la configurazione di un sistema di metodi di controllo ed analisi gestionale che consentano di esaminare la "misura" in cui gli obiettivi predeterminati e le operazioni compiute rispondano all urgenza di stabilizzare praticamente i rapporti instaurati con gli stakeholders (non dimenticando come tale stabilità si fondi sulla comunanza dei valori perseguiti sia dall impresa che dalla società civile in cui essa cerca la sua sopravvivenza) >>.

A tale riguardo anche Mazza auspica << una dirigenza che senta la responsabilità di amministrare il risparmio di molti, le energie, le attese di
altri, che creda nella funzione anche sociale dell'impresa quale strumento di progresso e di benessere del consorzio umano(che) continui poi sempre ad affinare la qualità del prodotto e dei servizi, faccia in modo che l'impresa venga conosciuta e quindi ricercata per l'affidabilità della sua produzione e per la credibilità dei suoi comportamenti. E non dimentichi che anche la negoziazione di un salario o di un prezzo deve restare nel giusto, senza prevaricazione od opportunismi Tutto questo si assume nella professionalità di coloro che sono chiamati al governo dell'impresa, vale a dire nella "consapevolezza" di ciò che si deve gestire e nella "coscienza" delle decisioni che si debbono prendere. Consapevolezza non è soltanto conoscenza dei fatti ma anche cognizione dei problemi e delle scelte responsabili che si debbono attuare. E così coscienza non sarà soltanto riscontro di quella consapevolezza interpretata in un ambito morale, ma anche giudizio sincero sulle proprie azioni , nella dichiarata priorità di alcune premesse di valore : la salvaguardia della personalità umana e la tutela delle classi di interessi di coloro che direttamente o indirettamente operano e cooperano con e per l'azienda stessa >>[16].


§ 1.1.4. Dal management all'impresa



Occorre precisare però, che ai fini di uno sviluppo etico nella gestione d impresa, anche se è sicuramente necessaria una formazione del management, ciò non è senz altro sufficiente, dovendo in realtà esistere un substrato di processi volti all'efficace trasmissione e realizzazione degli obiettivi definiti dal management. Si deve, in altri termini, saper incidere sui comportamenti operativi posti in essere a valle" e quindi << coinvolgere l intera impresa in un processo di presa di coscienza" della dimensione etica naturalmente insita nella gestione, in ogni livello, aspetto e momento del suo esplicarsi >> .


È chiaro del resto che la primaria assunzione di una visione etica dell attività e dello sviluppo d impresa, da parte delle cariche preposte alla guida, può risultare utile come modello esemplare da poter poi estendere all intero organismo aziendale, portando ad una cultura etica interiormente acquisita. Lo stesso Vittorio Coda sottolinea che: << questa accresciuta importanza dei principi etici di comportamento del management non induce alcuna sottovalutazione della professionalità manageriale e della creatività imprenditoriale, esse pure più che mai cruciali per affrontare i problemi posti dal dinamismo e dalla complessità del mondo contemporaneo. Anzi, a parte il fatto che esse possono considerarsi un imperativo morale, giova sottolineare che proprio le capacità manageriali e imprenditoriali, rendono concretamente possibile vivere valori etici nella realtà economica. E non potrebbe essere diversamente, dato che rispettare le persone che lavorano nell impresa vuol dire anche essere in grado di assicurare loro un rapporto di lavoro continuativo equamente retribuito; amore per la verità significa anche saper fare una diagnosi puntuale della situazione aziendale; esercitare il potere come servizio significa pure esprime una lucida direzione di marcia per comunicarla con chiarezza e motivare i collaboratori tutti a svilupparla e ad avanzare su di essa. E per essere in grado di fare tutto ciò - e quant altro necessario ad una eticità di comportamento direzionale - oggi occorrono, generalmente parlando, capacità manageriali e imprenditoriali di livello ben più elevato di quelle che potevano essere sufficienti nei contesti competitivi degli anni cinquanta e sessanta >> .

In sintesi, dovrà esserci prima l interiorizzazione delle prospettive e metodologie d analisi e di gestione - necessariamente connesse ad uno sviluppo etico - da parte delle direzioni aziendali, solo in seguito si potrà procedere alla diffusione di tale processo lungo i livelli gerarchici inferiori. Come scrive ancora Pierre di Toro a tale riguardo, << i managers devono essere i primi a disporre delle abilità" professionali in grado di rendere operativi quei valori, non lasciandoli al livello di semplici aspirazioni. Ciò significa, per esempio, divenire capaci di:


svolgere un continuo monitoraggio sull ambiente sociale circostante,


soppesare, secondo il punto di vista degli stakeholders la scelta fra linee gestionali alternative,


bilanciare gli eventuali valori in conflitto nella singola decisione,


integrare nella direzione delle politiche dell impresa un senso di responsabilità morale,


elaborare schemi, atti alla valutazione etica delle scelte, che controllino la rispondenza di ogni iniziativa gestionale al sistema di valori perseguito dall impresa.


Il successo dei managers, nel realizzare un simile difficile intento, genera un benefico effetto sull intera performance dell impresa, inclusa la sfera economico - finanziaria >>.

Simile processo va dunque riconosciuto, come il fulcro di uno sviluppo etico conscio di svolgersi in un contesto sociale spesso mutevole e precario, dove però alcuni valori assoluti, rappresentano ancora dei cardini stabili - o comunque solo in graduale mutamento, ai quali aggrapparsi per far nascere rapporti economici duraturi e sempre più solidi, tanto più, al crescere dei rapporti, aumenta la conoscenza e la fiducia reciproca, per esempio.

Per evidenziare meglio la valenza di una tale crescita, Pierre di Toro scrive che se li management non sarà in grado di cogliere efficacemente la "multidimensionalità delle esigenze dell'ambiente sociale", verrà sminuita la sua capacità d'indirizzare l'impresa "fra i mutamenti socio - culturali in atto". In questo contesto si è attribuito al management il titolo di "attori - chiave", secondo un espressione usata da Normann (1970) e riferita alle persone che influenzano "le idee dominanti dell'impresa". Coda (1988, p.163) annota che << se l'evolversi del gioco concorrenziale richiede alle imprese di migliorare la qualità dei loro prodotti o servizi senza aggravi di costo o di migliorare la produttività e, nel contempo, la flessibilità di risposta ad un mercato che esige più qualità, consegne più veloci, assortimenti più vasti, innovazioni di prodotto più frequenti, la criticità del fattore umano diventa grandissima. E questo perché si tratta sia di apprendere modi nuovi di produrre e di operare nel mercato, sia di essere disponibili a "darsi carico" dei problemi aziendali con tutto quello che ciò comporta sul piano della dedizione e del sacrificio personale >>.


§ 1.1.5. L'impresa e l'etica


In ultima analisi, << nell'impresa, l'etica deve svolgere il ruolo di spingere verso una valutazione dell'operato del management che sia fondata sull'accertamento del "quanto" l'azione del singolo manager sia indirizzata verso la creazione di un miglioramento (in un ampio senso) della realtà che lo circonda >> .

La varietà delle dinamiche sociali rende necessaria, per l'impresa, l'adozione di nuove prospettive esterne e ciò va intesa come l'opportunità per cogliere nuovi fattori critici di successo, che portino ad uno sviluppo etico, innovativo nella gestione attraverso una più completa e distaccata

visione delle sue potenzialità. Ad esempio, può ampliare la visione delle possibilità operative, la capacità di cogliere e soddisfare, - non senza una preventiva analisi etica volta ad individuare le vie migliori da perseguire - quei valori cui gli stakeholders attribuiscono il carattere di esigenza fondamentale; ciò renderà l'impresa preferibile quale interlocutore privilegiato. Affinché la proposta che si sta' analizzando possa essere interiorizzata dal management d'impresa, secondo Pierre di Toro è fondamentale che l'etica:

<< non sia intesa come introduzione forzata di regole rigide e predeterminate; essa deve consistere di un insieme di metodi di ragionamento gestionale e d'analisi critiche sulla realtà ambientale volte a supportare le decisioni da assumere;

non sia confusa con un moralismo superficiale e polemico, né venga considerata come un complesso di astrazioni accademiche non aventi riflesso sull'attività economica;

non appaia come un aspetto residuale rispetto all'obiettivo di configurare efficienti pratiche operative; del resto il management è già uso alle scelte su ciò che è desiderabile, nonché alla valutazione dei bisogni, alla riflessione sui caratteri delle politiche da assumere, alla fissazione degli obbiettivi, all'individuazione dei soggetti da "servire", ed in tali processi, sussiste già una - seppur inconscia riflessione sui valori; si tratta allora semplicemente di portare allo stato cosciente una dimensione latente, affinché la relativa riflessione venga svolta consapevolmente e quindi con maggiore razionalità e convinzione;

non subisca un'applicazione nell'impresa senza una dovuta formazione propedeutica di coloro che se ne considerano i proponenti; >> .

Vale la pena di precisare che l'etica difficilmente influenzerà il rapporto con gli stakeholders se non sarà prima interiorizzata dall'unità economica, e ciò, non senza costi e sacrifici, per lo meno, nel breve periodo. Non dovrebbe sussistere più ora il dubbio se sia o no opportuno sviluppare un simile orientamento gestionale - ciò, da un punto di vista cristiano è indubbiamente, non solo opportuno, ma anche doveroso, in quanto vocazione alla realizzazione del proprio essere di creatura, "creata ad immagine e somiglianza di Dio", e all'amore reciproco che si vive favorendo la realizzazione altrui; in questo senso si parlerà in seguito di Carità - bisognerebbe valutare invece la valenza qualitativa e quantitativa della presenza, fra i singoli attori aziendali, di tale orientamento.


§ 1.1.6. Conclusioni


Se, seguendo anche l'insegnamento di Pierre di Toro si è ritenuto di poter affermare che ad assumersi le responsabilità dell'istituzionalizzazione di uno sviluppo etico nella gestione d'impresa devono precipuamente essere coloro che, beneficiando di un certo livello d'autonomia sono preposti all'indirizzo aziendale, è perché solo così si ritiene potrà prodursi il necessario cambiamento grazie proprio alla possibilità del management di dominare l'interezza e l'unitarietà dell'impresa, nonché la complessa dimensione e, non ultimi, gli elementi e le variabili necessarie all'assunzione di nuove strade.





Pierre di Toro 1993, p. 225 - 226.

Si confrontino le proposte di suddivisione in livelli presentate da Epstein (1987, p. 370), Velasques (1982) e Hanson (1983, p. 10). Diversamente, in parte, la classificazione di Sacconi (1990, p. 95).

Pierre di Toro 1993, pag.227.

Bertini 1984, pp. 22 - 23.

Ibidem

Drucker 1981, pp. 28-29

L. Lanciotti (a cura di), Testi confuciani, Torino, UTET, 1974, ripreso in "Quaderni del CUD", n° 7 ; Etica dei dirigenti e degli imprenditori : quando cominciano i doveri ?, a cura di Arnaldo Canziani.

Si svilupperanno in seguito le analogie con gli scritti paolini, allorché si tratterà di Carità.

Terzani 1989, p. 258.

Bertini 1984, pp. 24-26.

Pure secondo Onida (1965, p. 32), l'iniziativa economica, l'organizzazione della produzione, la direzione tecnica e amministrativa, il controllo si dividono anch'essi tra molte persone che insieme collaborano, portando, ciascuna, l'apporto della propria specifica competenza. Il discorso sembra peraltro in linea con il pensiero del Sorci (1984, pp. 5 e ss.), il quale osserva che l'espressione imprenditore - e dunque pure l'espressione manager o management, che per la definizione prima data ricomprende pure l'imprenditore - può risultare evanescente, priva di un riferimento concreto a persone che nella sostanza e nella forma vengono chiamate a reggere e guidare le combinazioni operative d'azienda. L'autore definisce invece "la nuova figura di soggetto economico a composizione mista", dove "il controllo è legato alla professionalità più che alla proprietà". Sull'argomento si veda anche Buscarini (1993).

Pierre Di Toro, p. 231.

Ibidem.

Ibidem.

In questa direzione sarà orientato il seguente capitolo 3 della prima sezione al quale si invia per una più approfondita comprensione


Mazza 1993, pp. 20-21.

Ibidem

Ciò sarà in seguito meglio analizzato, allorché si tratterà di Carità.

Coda, 1988, p.269.

Reilly - Kyj 1988, p. 92.

Pierre di Toro 1993, pp. 239-240.

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