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Internet e la televisione a confronto




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Internet e la Televisione a confronto

Per quanto un monitor di computer e un televisore si somiglino, Internet - che non a caso, per le sue caratteristiche, è stata definita una sorta di 'intelligenza collettiva' - non ha quasi nulla da spartire con la televisione generalista, il più potente strumento di livellamento di massa che sia mai esistito. La televisione è un mezzo effimero per definizione; le sue immagini sono volatili, i suoi discorsi fluttuanti. E' un fiume in piena che scorre ad una velocità sempre crescente. Il discorso della televisione, a differenza del libro, del giornale, della videocassetta, del CD ROM, è irripetibile; se qualcosa è sfuggito alla nostra comprensione, non ci è dato il tempo di tornarci su, di rifletterci. Al contrario Internet è un medium intensivo, possiede cioè una straordinaria capacità di approfondimento. Qualsiasi argomento può essere analizzato e studiato nei dettagli con infiniti rinvii ad argomenti analoghi. La televisione viaggia in superficie, Internet va in profondità. Vi sono quindi dei buoni motivi per non lasciarsi irretire nella falsa disputa se Internet soppianterà la televisione o viceversa; anzi è certo che questi due mezzi, proprio grazie alla loro incompatibilità, conviveranno a lungo, piuttosto alleandosi che combattendosi.



Ciò che distingue un medium dall'altro non sono solo il linguaggio, il pubblico a cui si rivolge, il 'messaggio', le tecnologie o la forma d'apparato, bensì il tempo. Ogni medium ha un suo tempo, un suo ritmo del tempo. Per esempio: leggete il testo scritto di un telegiornale e paragonatelo con quello che appare sul vostro quotidiano il giorno dopo. Rimarrete stupiti per la sua approssimazione poiché il valore di quella notizia del Tg consisteva nella 'tempestività', una qualità del tempo 'ontologicamente' diversa da quella del giornale il cui tempo, quello della lettura, è soggettivo e non imposto dal mezzo. Per non parlare dei tempi del cinema in cui, ad esempio, il romanzo di una vita descritto in un libro di seicento pagine, viene 'compresso' nell'arco di cento minuti.

La pluralità dei media non corrisponde soltanto alla pluralità degli utenti ma anche al fatto che ciascun utente è 'plurale' in sé. Infatti a seconda delle ore del giorno e del luogo in cui ci si trova, ciascuno di noi sente il bisogno di qualcosa di effimero o di più profondo, di qualcosa che ci distragga o ci aiuti a capire, di qualcosa che si possa agevolmente consultare sulla spiaggia o sull'autobus (libro, radio, giornale) o a casa propria (Internet, TV, CD ROM etc.).

La sfera dell'opinione pubblica borghese, nata nella seconda metà del XVII secolo, è decisamente ristretta: capitani d'industria, ricchi commercianti, liberi professionisti, intellettuali. Non a molti è concesso il privilegio di pubblicare articoli, e solo alcuni fra i sudditi, gli alfabetizzati, sono in grado di leggerli. E pure, intorno a questo piccolo focolaio di irrequietezza culturale, si radunerà l'intero Terzo Stato che conquisterà il potere nel 1789. Una caratteristica dominante nella sfera dell'opinione pubblica è l'argomentazione razionale. Le critiche più acerrime e le invettive più sanguinose sono, sempre e comunque, il frutto di un ragionamento. Ma facciamo ora un salto di oltre due secoli. L'invenzione della radio provoca una rivoluzione nella sfera della pubblica opinione. Tutti i cittadini possono virtualmente esprimere e rendere pubbliche le loro idee qualunque sia la loro classe di appartenenza, che sappiano o meno leggere e scrivere. Per converso i proclami dei governanti possono ormai scavalcare la sfera circoscritta, e sovente critica, dell'opinione pubblica tradizionale che legge i giornali e si raccoglie a discutere nei salotti, per giungere direttamente ad un coacervo indistinto, definito, a seconda delle circostanze e delle convenienze, popolo, pubblico, utenti. L'avvento della televisione consacrerà e consoliderà questa metamorfosi della figura del cittadino nella categoria di 'gente'. Nasce così, nei primi decenni del XX secolo, grazie alla radio e alla televisione, l'opinione di massa.



E' errata la diffusa convinzione secondo la quale la radio e la televisione abbiano semplicemente prodotto, per effetto di propagazione, un allargamento della cerchia dell'opinione pubblica. L'opinione pubblica poggia  infatti sull'argomentazione razionale, sul convincimento, sulla forza del ragionamento, mentre l'opinione di massa si alimenta della suggestione, della demagogia, della esteriorità; in una parola, della irrazionalità. Questa contrapposizione tra suggestione e ragione, populismo e democrazia, conformismo e ricchezza spirituale, cultura e incultura è, al giorno d'oggi, più antagonista di quella fra destra e sinistra, categorie comunque interne alla sfera razionale della politica e delle 'scelte libere e consapevoli'.

E' facile comprendere su quale versante si collochi Internet, un medium che richiede una buona scolarizzazione (bisogna saper scrivere oltre che leggere), una certa dimestichezza con le altre lingue, la conoscenza del computer e della Rete, e, prima ancora, che si possegga un computer. Questo spazio 'colto' di comunicazione sociale è stato precluso dalla Tv commerciale, 'censurato', umiliato dalle forche caudine della divulgazione a buon mercato. Per questo motivo, di fronte a una Tv 'che non ammette repliche', e a una stampa che ha in parte dimenticato la sua nobile origine, Internet rappresenta quanto meno una speranza, un'occasione per ripristinare, su scala planetaria, uno spazio pubblico di comunicazione per la cultura, le scienze, l'arte e la politica.



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