|
Appunti superiori |
|
Visite: 1485 | Gradito: | [ Medio appunti ] |
Leggi anche appunti:Capo HornCapo Horn A questo punto è doveroso spendere qualche parola per descrivere quel Il PortogalloIl Portogallo ASPETTO FISICO Posizione geografica Il Portogallo Gruppi e sistemi cristalliniGRUPPI E SISTEMI CRISTALLINI Le caratteristiche geometriche della cella elementare |
Piemonte
Regione amministrativa dell'Italia settentrionale. Confina con la Francia a ovest, con la Valle d'Aosta e la Svizzera a nord, con la Lombardia e - per breve tratto - l'Emilia-Romagna a est, e con la Liguria a sud. È ripartita nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Il capoluogo regionale è Torino. La regione deriva il suo nome dalla caratteristica geografica predominante, quella di essere situata direttamente ai piedi delle Alpi ('ai piedi dei monti'): manca infatti nel Piemonte la fascia delle Prealpi.
Il Piemonte, che si estende per 25.399 km e conta 4.292.098 abitanti (1995), è la seconda regione italiana per superficie, è preceduta solo dalla Sicilia, ma ha una densità di popolazione inferiore alla media nazionale (169 abitanti per km contro 190). Ha confini fisici ben delineati: a sud-est da un breve tratto dell'Appennino, a sud-ovest, a ovest e a nord dai crinali delle Alpi, a est dal Lago Maggiore (in parte condiviso con la Svizzera e la Lombardia) e dai fiumi Ticino e Sesia.
Territorio
Oltre il 43% del territorio regionale è montuoso: è formato da una arcata di montagne che dalle Alpi e dall'Appennino si spinge sino alla Pianura Padana, ed è solcato dai fiumi confluenti nel Po. Ha quindi una morfologia abbastanza semplice e corrisponde approssimativamente alla sezione superiore del bacino idrografico del Po. Fa parte del Piemonte la sezione occidentale dell'arco alpino (Alpi Marittime, Cozie, Graie, Pennine e un tratto delle Lepontine). Sono montagne aspre, cristalline, dalle vette acuminate, che comprendono il Monte Rosa (la seconda cima d'Europa: il suo punto culminante, la punta Dufour, raggiunge i 4634 m), il massiccio del Gran Paradiso (4061 m) e molte montagne che sfiorano i 4000 m, come il Monviso (3841 m), dove ha le sue sorgenti il Po; le valli che si aprono verso la pianura sono trasversali e profonde.
Nonostante la notevole altitudine delle Alpi piemontesi, non mancano i valichi anche di grande transito. I collegamenti con la Francia si svolgono soprattutto attraverso il colle di Tenda (1908 m, valico stradale e ferroviario), il colle della Maddalena (1996 m), il colle del Monginevro (1854 m, in territorio francese), il colle del Fréjus (2538 m, valico stradale e ferroviario) e il colle del Moncenisio (2082 m). Il collegamento con la Svizzera è assicurato dall'importantissimo valico del Sempione (2005 m), sito però in territorio svizzero, percorso dalla galleria ferroviaria più lunga d'Europa. La sezione piemontese dell'Appennino ligure ha invece altitudini e morfologia di tipo collinare; il crinale montuoso è spostato verso la Liguria, che comprende sia i monti più elevati sia i valichi transappenninici.
L'area collinare del Piemonte è quasi altrettanto estesa di quella montana (più del 38% della superficie territoriale). Si possono individuare quattro principali sistemi collinari: il Canavese, formato da depositi di origine morenica, allo sbocco della Dora Baltea in pianura; le colline del Po (o colline di Torino), a sud del fiume; il Monferrato, nei dintorni di Asti; le Langhe, a ridosso dell'Appennino ligure, di cui sono in pratica la prosecuzione e che superano i 600 m. Tutte queste aree collinari ebbero origine da formazioni di rocce terziarie, tenere e facilmente erodibili, da cui dipendono le forme addolcite del rilievo.
Le aree pianeggianti della regione occupano solo poco più del 24% del territorio; vi è compresa la sezione occidentale della Pianura Padana, tra la riva sinistra del Po e il Ticino. Questa sezione è divisa (come quasi tutta la Pianura Padana) in alta pianura, dai suoli poco coerenti (ciottoli e ghiaie) e quindi permeabili, e in bassa pianura, dai terreni compatti e impermeabili; al limite tra le due fasce si estende la linea delle risorgive, dove appunto riaffiorano i corsi d'acqua penetrati nel sottosuolo dell'alta pianura.
Chiusa tra monti coperti da ghiacciai e nevai, la regione è tra le più ricche d'Italia di corsi d'acqua. A eccezione del Toce (lungo 83 km, che si immette nel Lago Maggiore dopo aver percorso la Val d'Ossola) tutti i fiumi del Piemonte tributano, direttamente o come subaffluenti, nel Po, il fiume principale della regione, nella quale svolge un quarto del suo corso. Tra i suoi maggiori affluenti di sinistra, che nascono tutti sulle Alpi, oltre al Ticino (che ha una lunghezza di 248 km), si citano la Dora Baltea (160 km, che nasce in Valle d'Aosta), la Dora Riparia (125 km, che confluisce nel Po a Torino) e il Sesia (138 km, che percorre la Valsesia); tra i tributari di destra, provenienti dagli Appennini, il più importante è il Tanaro, che è il più lungo (276 km) e ha il bacino più esteso (8324 km , il quarto d'Italia ), poiché vi confluiscono le acque della Stura di Demonte, della Bormida e di molti altri fiumi. Una fitta rete di canali, molto importanti per l'irrigazione dei campi soprattutto nell'alta pianura, che è piuttosto arida, completa il sistema idrografico del Piemonte. Il principale è il canale Cavour, di 83 km, che collega il Po con il Ticino.
Se si eccettua la grande quantità di laghetti alpini, pochi sono i laghi della regione: oltre al Lago Maggiore o Verbano (212,2 km ; nella sezione occidentale, quasi tutta piemontese, sono comprese le isole Borromee, tra le più famose isole lacuali d'Italia, mete turistiche di una certa importanza), si ricordano il lago d'Orta o Cusio (18,2 km ) e il lago di Viverone o d'Azeglio (5,8 km
Clima
Il Piemonte è caratterizzato da tre tipi di clima: quello di tipo alpino, quello di tipo padano e quello periferico pedemontano. Tuttavia, essendo la regione chiusa agli influssi marittimi, generalmente predomina un clima di tipo continentale, con forti escursioni termiche, sia giornaliere sia annue. Gli inverni sono freddi e asciutti, le estati sono fresche sui rilievi e piuttosto calde nelle pianure. Durante i mesi invernali e autunnali in pianura si formano banchi di nebbia anche molto densi.
La temperatura media annua in pianura si aggira sugli 11-12 °C (a Torino si passa da 1 °C di media invernale a 22 °C di media estiva; ma si sono registrati anche minimi invernali di -19 °C e massimi estivi di 35 °C); è inferiore allo 0 °C alle quote più elevate. In certe zone, particolarmente rinserrate, il limite delle nevi perenni è inferiore ai 2000 m. Tuttavia è interessante il fatto che le conche alpine più ampie hanno medie invernali pressoché eguali a quelle delle località di pianura e medie estive non molto diverse; anzi non è infrequente che, tra i centri abitati, i minimi assoluti si registrino proprio in pianura. Bardonecchia, in provincia di Torino, posta a 1316 m di quota, ha la stessa media invernale della padana Vercelli, cioè circa 1 °C, con minime di -15 °C; le rispettive medie estive sono di 17 °C e di 24 °C. Ma, nonostante la sua altitudine, Bardonecchia ha toccato un vertice estivo massimo di 37 °C, mentre Casale Monferrato ha raggiunto un minimo di -20 °C.
Le precipitazioni hanno massimi autunnali e primaverili, ma non mancano in nessuna stagione; in certe aree alpine e subalpine si superano anche i 3000 mm annui. La media delle precipitazioni a Torino si aggira sui 900 mm; le minime (sui 600 mm annui) corrispondono all'area di Alessandria, ai piedi dell'Appennino ligure.
Flora e fauna
Il Piemonte è tra le regioni più boscose d'Italia: è infatti caratterizzato da una relativamente bassa densità di popolazione e da una notevole estensione di territorio montuoso. La superficie a bosco si va progressivamente estendendo in modo spontaneo, a causa dell'abbandono delle colture da parte dell'uomo nelle aree montane e collinari, oggi meno redditizie.
Un gran numero di aree sono da tempo in Piemonte poste sotto tutela ambientale. Oltre al parco nazionale del Gran Paradiso (di cui una parte si trova in Valle d'Aosta), che è il più antico parco nazionale italiano, si annoverano molti parchi regionali, tra cui quello del Ticino (90.000 ettari, condiviso con la Lombardia) e quello dell'Argentera (26.000 ettari, nelle Alpi Marittime); in provincia di Torino è situato il parco naturale della Mandria, che in passato fu una tenuta reale, e in provincia di Novara si trova il parco naturale dell'Alpe Veglia.
La varietà delle specie vegetali è ricchissima: dalla flora più propriamente alpina degli ambienti rupestri e di prateria, ai boschi di alta e media montagna (con abeti, larici, pini e faggi) e a quelli tipici dei climi temperati dell'Europa centrale (con castagni e querce), sino alle specie mediterranee e addirittura subtropicali, come le palme, che sono diffuse lungo le sponde del Lago Maggiore, dove il clima è particolarmente mite.
Anche la fauna è ricca, soprattutto rispetto al resto d'Italia, che ha depauperato enormemente il proprio patrimonio naturalistico; include stambecchi e camosci (che sono protetti nel parco nazionale del Gran Paradiso), marmotte, caprioli, lepri, volpi, scoiattoli, martore, oltre a numerose specie di uccelli rari.
Economia
Tradizionalmente 'area forte' dell'economia italiana, il Piemonte occupa su scala nazionale e internazionale una posizione di tutto rispetto. Nei decenni immediatamente successivi alla creazione dello Stato unitario (1861), svolse un ruolo decisivo, in quanto regione di confine aperta alle relazioni con la Francia e con altre fiorenti economie europee, e quindi anticipatrice delle nuove realtà industriali.
Oggi tuttavia fatica a conservare le sue posizioni, non solo nei confronti della Lombardia, ma anche di più dinamiche regioni (come è il Nordest d'Italia, ad esempio). Le difficoltà del Piemonte derivano in larga misura dal fatto di non presentare una struttura economica sufficientemente equilibrata: mentre l'industria mantiene, anche se con qualche cedimento, la solidità delle sue strutture, l'agricoltura, che pure ha produzioni di pregio, è proporzionalmente in declino e le attività terziarie, tra cui lo stesso turismo, non si accrescono a sufficienza per compensare le aree di crisi.
La tradizione industriale poggia sulla grande industria, fortemente concentrata sul territorio, di cui l'esempio più macroscopico è offerto dalla FIAT. È questa la più grande fabbrica italiana, che permea la vita economica di gran parte del Piemonte, tanto da poter parlare, per la regione, di monocoltura industriale, con tutti i pericoli che essa comporta nelle fasi di crisi del settore. Un altro esempio è offerto dalla Olivetti di Ivrea, nata come industria delle macchine per scrivere e passata di recente al settore dell'informatica e delle telecomunicazioni, nel quale tuttavia trova difficoltà a inserirsi a causa della forza delle marche straniere, agguerrite e competitive sul mercato mondiale.
Un notevole svantaggio deriva infine all'economia regionale dal ruolo eccessivamente accentratore di Torino sia nel settore industriale- produttivo e direzionale in genere - sia dal punto di vista demografico. Nell'area immediatamente circostante il capoluogo, ovvero l'area metropolitana di Torino, si concentra oltre il 40% della popolazione. Inoltre, con rare eccezioni, le altre città piemontesi non svolgono autonome attività economiche di rilievo su scala nazionale.
Agricoltura
La morfologia del Piemonte non favorisce l'agricoltura; le zone più fertili sono situate nella bassa pianura, dove affiora, come si è detto, l'acqua dei fontanili e dove è stata realizzata una fitta rete di canali d'irrigazione. Il settore avverte in linea di massima condizioni di crisi: elevatissima è stata e continua a essere la fuga degli addetti dalle aree montane, ma anche da quelle collinari, che si vanno quindi spopolando e nelle quali continuano a diminuire le aree poste a coltura.
Tra i cereali, buona e con alte rese per ettaro è la produzione di frumento e di mais (per entrambi i prodotti la regione è al terzo posto in Italia); ma la vera specializzazione cerealicola piemontese è quella del riso, che prospera nelle province di Vercelli e di Novara, e di cui il Piemonte fornisce circa il 60% della produzione nazionale. È presente inoltre una vasta gamma di prodotti ortofrutticoli (tipiche le nocciole del Cuneese, impiegate nell'industria dolciaria di Alba); ma le campagne piemontesi, in particolar modo le colline delle Langhe e del Monferrato, sono famose soprattutto per la produzione di pregiate uve da vino (Barolo, Barbaresco, Grignolino) e di spumanti.
L'allevamento poggia sui bovini (la produzione del Piemonte è al terzo posto in Italia) e si pratica ormai quasi solo in pianura. In montagna infatti la tradizione pastorale è quasi del tutto perduta, soffocata dall'economia turistica e industriale.
Risorse energetiche e industria
Le risorse minerarie sono povere; i pochi giacimenti (piriti, magnesite, grafite, minerali uraniferi, ecc.) sono oggi inattivi perché troppo modesti per essere sfruttati. Insufficiente alle necessità dell'industria è anche la produzione di energia elettrica; data però la ricchezza di acque, il Piemonte è tra le poche regioni d'Italia in cui l'energia prodotta è in buona parte di origine idrica.
A seguito di un referendum nazionale è stata disattivata dal 1987 la centrale nucleare di Trino Vercellese. Metà dell'energia elettrica consumata dal Piemonte viene prodotta altrove ed è poi fatta affluire con giganteschi elettrodotti sia dalla Francia sia da altre regioni italiane.
L'industria è, come si è detto, la struttura portante dell'economia piemontese. Prese avvio alla fine dell'Ottocento, in lieve ritardo rispetto alla Lombardia, nei cui confronti aveva tra l'altro lo svantaggio di un meno attivo e diffuso artigianato; tuttavia, come per la Lombardia, furono i capitali accumulati dalla fiorente agricoltura e la laboriosità della mano d'opera a consentire il decollo di questo settore. La regione fu da allora sempre preceduta dalla sola Lombardia quanto a complessiva produzione industriale; in anni recenti è stata affiancata dal Veneto. Continua a detenere il monopolio nel settore automobilistico e dei mezzi di trasporto su gomma (camion, pullman ecc.), ma è presente tutta la gamma delle produzioni industriali, con complessi metalmeccanici, della gomma, chimici e petrolchimici, tessili (di fama internazionale sono i lanifici di antica origine del Biellese), alimentari, in particolar modo dolciari, ed enologici. Spesso all'avanguardia, insieme alla Lombardia, nelle innovazioni tecnologiche, il Piemonte vanta anche, soprattutto con l'Olivetti, come si è detto, un'industria impegnata nei settori più avanzati dell'informatica e delle telecomunicazioni.
Attività terziarie
Seguendo l'andamento comune a tutte le economie avanzate, anche nel Piemonte il reddito prodotto dalle attività terziarie (commerci, servizi, attività bancarie e finanziarie, turismo, ecc.) supera ormai quello derivante dall'industria e dall'agricoltura riunite; tuttavia il valore regionale del settore è più basso di quello medio nazionale. Si vanno comunque intensificando gli scambi commerciali (ipermercati e analoghe strutture di vendita) e il cosiddetto 'terziario avanzato': bancario, assicurativo, di alta tecnologia ecc.
Il settore dei trasporti è ben rappresentato dal traffico terrestre. Data la posizione geografica di frontiera, la regione è da tempo dotata di strade e di ferrovie anche internazionali. In particolare la rete ferroviaria, realizzata in gran parte nella seconda metà del secolo scorso, è tra le più fitte d'Europa; la ferrovia che, attraverso il traforo del Fréjus, si collega alla rete francese è del 1871, mentre quella che, attraverso il traforo del Sempione, si raccorda alla rete svizzera è del 1906. Per lunghezza della rete stradale (31.000 km) il Piemonte è la prima regione d'Italia. Meno brillante è il settore dei trasporti aerei: l'aeroporto di Torino-Caselle è superato per numero di passeggeri, oltre che da quelli di Roma e Milano, dagli scali di Venezia, Napoli, Catania, Palermo.
Un ruolo relativamente modesto ha anche il turismo, che registra il numero di presenze alberghiere più basso tra tutte le grandi regioni d'Italia. Una disaffezione tuttavia che è assolutamente ingiustificata. Oltre agli splendidi paesaggi delle Alpi e del Lago Maggiore, con località molto famose (Sestrière, Bardonecchia, Stresa con le isole Borromee ecc.) e che meritano da sole un soggiorno nella regione, il Piemonte può vantare un patrimonio storico e artistico di tutto rispetto, anche per le numerose testimonianze legate alla casa reale dei Savoia (ville e palazzine reali a Moncalieri, a Stupinigi ecc., e tombe sabaude nella basilica di Superga). Torino, la prima capitale del Regno d'Italia, ha ricchi musei e gallerie d'arte; tra questi, il Museo egizio ospita raccolte e reperti conosciuti in tutto il mondo ed è uno dei musei italiani maggiormente visitati.
Popolazione e città
Nella regione si rileva, oltre al livello relativamente basso di densità, già evidenziato (un fenomeno destinato quasi certamente a diminuire, in quanto il Piemonte è tra le regioni d'Italia che registrano un minore tasso di natalità e un più consistente tasso d'invecchiamento), il fortissimo squilibrio tra provincia e provincia nella distribuzione della popolazione. Mentre la provincia di Torino ha infatti circa 330 abitanti per km , cioè il doppio della media regionale (ma in effetti la densità dell'area metropolitana supera i 1500 abitanti per km ), la provincia di Cuneo ne conta appena 80. Vaste zone montane sono in pratica semideserte e anche quelle collinari hanno basse densità. E nemmeno questa distribuzione così ineguale è probabilmente destinata a una futura inversione di tendenza.
Altro elemento interessante è stata la forte immigrazione di abitanti delle regioni dell'Italia meridionale (e in minore misura di veneti) che, tra gli anni Cinquanta e Settanta, si riversò nel capoluogo piemontese, andando soprattutto a ingrossare le fila degli operai della FIAT. In quell'arco di tempo si formarono, insieme con i centri satelliti, ormai saldati l'uno all'altro, le varie 'cinture' attorno a Torino, creando una 'conurbazione' che registrò l'aumento addirittura dell'85% della sua popolazione.
Anche senza contare gli immigrati, in quel periodo, che fu detto del 'miracolo economico' italiano, la maggioranza dei contadini piemontesi cambiò lavoro. Quanti vivevano in centri rurali non troppo lontani dalle fabbriche, in media entro un raggio di 50 km, conservarono in linea di massima la loro residenza in campagna, facendo quotidianamente i pendolari con i centri industriali. Ma al di là di queste fasce ex contadine situate attorno alle città (dette fasce 'periurbane', oggi occupate da cittadini che lasciano il centro urbano, dando origine alla cosiddetta 'città diffusa') la campagna vera, la 'campagna profonda', si è spopolata, forse in modo definitivo. Torino giunse a superare ampiamente il numero di 1.100.000 abitanti; oggi registra un marcato decremento demografico, così come d'altronde tutte le città grandi e medio-grandi d'Italia, non raggiungendo nemmeno i 930.000 abitanti. Il flusso migratorio dal Sud è da tempo cessato, mentre si assiste, così come in altre parti d'Italia, a un consistente arrivo di immigrati extracomunitari, spesso clandestini.
Così come nell'economia, il capoluogo regionale ha svolto e svolge un ruolo di forte se non eccessivo dominio anche in ambito amministrativo e ha sottratto gran parte della regione all'influenza dei centri urbani minori. La seconda città del Piemonte per importanza economica e numero di abitanti, Novara (l'unica che superi, anche se di poco, i 100.000 abitanti), è geograficamente al limite della regione e gravita su Milano: è quindi in certo senso più lombarda che autenticamente piemontese; lo stesso si può dire per la terza maggiore città, Alessandria (90.000 abitanti), anch'essa situata ai margini della zona d'influenza di Milano. Per il resto vi sono cittadine, attive dal punto di vista industriale, spesso però con una ben precisa vocazione produttiva: Ivrea nell'informatica e nelle telecomunicazioni, Asti per la produzione di spumanti, Valenza Po (provincia di Alessandria) per l'oreficeria.
Storia
Dalla preistoria all'impero romano
In Piemonte, i più diffusi reperti preistorici risalgono al Neolitico: le zone del Biellese e del lago di Viverone hanno conservato cospicui giacimenti. La regione fu abitata dai celti e dai liguri, e venne assoggettata dai romani dopo la seconda guerra punica, anche se il loro dominio non si estese alle zone protette dal rilievo alpino. Solo durante il regno di Augusto Roma si insinuò nelle impervie valli (25 a.C.) e rafforzò la rete delle comunicazioni, collegando i percorsi di pianura, già frequentati da intensi traffici mercantili, con i domini transalpini. Lungo le strade romane sorsero alcune tra le principali città. Nel nuovo ordinamento dato da Augusto all'Italia, il Piemonte fu diviso tra regione ligure (territori a sud del Po) e regione transpadana (territori a nord del Po). Tuttavia, anche dopo la conquista augustea, la colonizzazione romana risultò assai limitata.
L'organizzazione feudale
Dopo la caduta dell'impero romano d'Occidente, la regione fu dominata dai longobardi (568), che si fermarono al di qua delle Alpi. La successiva conquista del territorio da parte dei franchi guidati da Carlo Magno (774) favorì un intenso scambio con la cultura transalpina e con quella lombarda. Durante il periodo carolingio si affermò il potere di famiglie feudali il cui ruolo assunse un'importanza sempre più decisiva nella regione. L'area pedemontana venne divisa da re Berengario II in quattro territori marchionali, mentre i centri più rilevanti della pianura orientale (Novara, Vercelli, Asti) si organizzarono in Comuni, tra la fine dell'XI e il XII secolo. Al movimento comunale si affiancò e si contrappose un insieme di domini feudali, tra i quali emersero i marchesi del Monferrato e di Saluzzo, che estesero i loro domini nelle colline del Monferrato e delle Langhe; intanto, a Torino e nella Valle di Susa, esercitavano il potere i marchesi di Torino e i loro discendenti conti di Moriana e di Tarantasia, divenuti nel XIII secolo anche conti di Savoia. La via Francigena, importante percorso di comunicazione tra Roma e la Francia, per tutta l'età medievale fu un asse di civiltà, con innumerevoli abbazie e conventi sorti soprattutto in Val di Susa (ad esempio Novalesa e San Michele della Chiusa, veri e propri gioielli dell'arte romanica). I monaci benedettini e cistercensi, tra l'XI e il XII secolo, intrapresero un'importante opera di bonifica del territorio, trasformando terreni incolti e paludosi in vere e proprie aziende agricole.
Il Piemonte e i Savoia
Nella prima metà del XIII secolo fu adottato per la prima volta il nome Piemonte per indicare un territorio molto ristretto, compreso tra Dora Riparia, Po e Sangone, che acquisì una vera e propria fisionomia politica nel XV secolo, passando da Signoria a Principato. Il successivo espandersi del Piemonte come entità politica seguì gli scontri tra i principati territoriali e le più potenti monarchie europee tra il XVI e il XVII secolo. Un passaggio importante nella compenetrazione tra territorio e stato sabaudo avvenne con Emanuele Filiberto (1559-1580), il quale mise le basi per un efficace controllo politico e militare dell'area pedemontana del suo dominio.
Ducato di Savoia fino al 1713, Regno di Sicilia al concludersi della guerra di successione spagnola, lo stato sabaudo divenne Regno di Sardegna nel 1720 sotto Vittorio Amedeo II. Dopo la guerra di successione polacca (1738) e quella austriaca (1748) il Piemonte assunse una conformazione geografica simile all'attuale, grazie al fatto che i confini orientali del dominio si attestarono sulla linea del Ticino.
L'età contemporanea
Il Piemonte ebbe una funzione di guida nel Risorgimento italiano, anche grazie al ruolo politico svolto dalla dinastia e dalla classe dirigente di parte democratica e di parte liberale. Esercitò altresì un'importante funzione sia militare, con la partecipazione alla prima guerra d'indipendenza (1848-49), alla guerra di Crimea (1855-56) e alla seconda guerra d'indipendenza (1859-60), sia diplomatica, messa in evidenza dall'opera del ministro Cavour. La capitale della regione, Torino, fu capitale del Regno d'Italia fino al 1865 e, in quanto tale, sede del primo parlamento italiano.
Il Piemonte guidò i processi di industrializzazione iniziati negli ultimi anni dell'Ottocento. Accanto alla tradizionale industria tessile si svilupparono i nuovi settori dell'industria meccanica (treni, autoveicoli, macchine da scrivere), chimica, edile, alimentare e furono istallati i primi impianti per la produzione dell'energia idroelettrica. La modernizzazione dell'economia si accompagnò a un'intensa attività politica e sindacale, nella quale si radicarono le moderne correnti della cultura liberale e socialista, legate a figure quali Piero Gobetti e Antonio Gramsci. I fermenti delle loro idee ripresero ad alimentare la cultura antifascista durante la Resistenza, aspramente combattuta in tutto il Piemonte, nelle valli alpine, nelle colline delle Langhe e del Monferrato, oltre che nelle fabbriche delle città. Negli anni della Repubblica il Piemonte continuò a essere al centro dei processi di sviluppo economico, caratterizzati dall'intensa crescita demografica, che venne alimentata dall'emigrazione proveniente da altre regioni d'Italia.
Appunti su: |
|
Appunti Meteorologia | |
Tesine Idrologia | |
Lezioni Agricoltura agraria | |