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Le bioproteine




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LE BIOPROTEINE



Le bioproteine sono delle proteine alimentari prodotte da microrganismi (batteri, alghe, funghi, lieviti) fatti crescere su terreni di coltura relativamente poveri quali scarti petroliferi, rifiuti agricoli o industriali.

Servono come prodotto d'integrazione per le diete degli animali.

Nel corso degli anni sessanta varie societa' petrolifere hanno messo a punto dei processi microbiologici per far crescere dei lieviti del ceppo Candida alimentandoli con gli idrocarburi delle frazioni petrolifere meno richieste dal mercato. I lieviti essiccati avrebbero dovuto servire, secondo le intenzioni degli inventori, come alimenti ricchi di proteine - le cosiddette 'bioproteine' - per l'alimentazione umana o, in via subordinata, del bestiame.

Nel 1972 ben due societa' italiane hanno costruito, con contributi statali, ben due stabilimenti con una capacita' produttiva di 100.000 tonnellate all'anno ciascuno di proteine: uno della Liquichimica dell'imprenditore Ursini, a Saline Joniche, in Calabria; l'altro della Italproteine, una societa' del gruppo Eni, a Sarroch, in Sardegna,  Le bioproteine ottenute dal petrolio contenevano componenti che le rendevano inadatte sia per l'alimentazione umana, sia per l'alimentazione del bestiame.

Nei paesi più evoluti (Nord America, Europa) il 50% del fabbisogno proteico della dieta individuale è coperto con alimenti di origine animale. In tali paesi il consumo di proteine è in continuo aumento. Per contro, nell'alimentazione di intere popolazioni le proteine costituiscono la componente più deficitaria e sono responsabili della situazione di cronica sottoalimentazione che caratterizza molti paesi emergenti.

È noto che per produrre 1 kg di proteine animali è necessario impiegare da 5 a 20 kg di proteine vegetali sotto forma di mangimi: i problemi pratici ed economici posti da questo dato di fatto giustificano la continua ricerca di nuove fonti proteiche e di proteine "non convenzionali" per l'alimentazione non solo degli animali domestici ma anche dell'uomo. I microrganismi offrono a questo riguardo grandi possibilità, per la loro elevata efficienza nel trasformare substrati minerali e organici in materia vivente e alimentare: alghe, lieviti, ecc. coltivati in condizioni ottimali forniscono biomasse da cui si possono ottenere, mediante adeguati processi di estrazione e purificazione, proteine e altre sostanze di alto valore nutritivo. Molte industrie americane, giapponesi, inglesi, francesi si sono dedicate alla produzione di bioproteine ottenute facendo sviluppare alcuni lieviti del petrolio (genere Candida) su frazioni di scarto dell'industria petrolifera: i lieviti si nutrono degli idrocarburi presenti, si moltiplicano attivamente e producono componenti proteici adatti per preparare mangimi. Sull'introduzione massiva di queste proteine sintetiche sono stati tuttavia avanzati rilievi non trascurabili sulle conseguenze per la salute umana. Uno dei microrganismi impiegati per la produzione di bioproteine è la Candida tropicalis, che in questi ultimi anni è stata sottoposta ad analisi e studi approfonditi dai quali è scaturito il dubbio che essa provochi nell'uomo infezioni di vario tipo e in vari organi, talvolta con effetti mortali. L'altro tipo di lievito, la Candida lipolytica, è anch'esso sotto accusa perché alcuni scienziati ritengono che provochi infezioni alla cornea.

Negli anni Settanta si era iniziata anche in Italia la produzione di bioproteine da Candida lipolytica, ma dopo lunghe polemiche e interventi di scienziati di tutto il mondo si decise di soprassedere.


Molti  studi sono oggi rivolti alla produzione di biomasse partendo da prodotti di scarto dell'industria alimentare (siero di latte, sangue residuo della macellazione, ecc.) il cui recupero può mettere a disposizione grandi quantità di proteine di origine animale, utilizzabili nella produzione di dolciumi, salumi, alimenti dietetici, ecc. Molto interesse ha suscitato anche la possibilità di sfruttare per l'estrazione di grandi quantità di proteine prodotti vegetali diversi, soprattutto semi di leguminose (fagiolo, pisello, fava, lupino, ecc.) e di oleaginose (girasole, soia) che ne contengono in grandi quantità. Se ne ottengono farine concentrate e isolati proteici (80-90% di proteine) suscettibili di varie applicazioni industriali. Farine proteiche di soia sono ormai da anni sul mercato, utilizzate dall'industria mangimistica (in sostituzione del latte in polvere) e dall'industria farmaceutica, e, per i prodotti food grade, direttamente per uso alimentare umano. Per le altre proteine vegetali (di arachide, colza, cotone, fava, ecc.) fervono studi e ricerche. In alcuni casi è anche necessario ricorrere a particolari tecniche di estrazione che consentano di eliminare fattori tossici oppure antidigestivi oppure antinutritivi presenti nel prodotto di partenza, come nei semi di colza. Le proteine vegetali, grazie alla grande disponibilità, ai limitati costi di estrazione, alla molteplicità degli impieghi possibili, potranno forse contribuire ad alleviare i problemi posti dalla sempre crescente domanda di alimenti a livello mondiale.

Le bioproteine sono frutto delle biotecnologie Le biotecnologie sono delle tecniche che prevedono l'utilizzazione degli organismi viventi, batteri, lieviti, cellule vegetali, cellule animali ed organismi semplici o complessi o loro componenti sub-cellulari, polificati, organelli ed enzimi, al fine di ottenere quantità commerciali di prodotti utili oppure per migliorare le caratteristiche di piante e animali o ancora per sviluppare gli organismi utili per specifici usi.
















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