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Perché partiamo dal pensiero della Grecia Antica?




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Perché partiamo dal pensiero della Grecia Antica?


Conserviamo scarse fonti su quello che è successo nella politica precedente all'antica Grecia.

Con la Grecia antica inizia veramente la riflessione sulla politica. Qualcuno dice che i Greci hanno esaurito tutti gli argomenti sulla politica.


La storia delle Dottrine Politiche altro non è che la storia di come gli uomini si sono organizzati e domandati nei secoli sulla convivenza.


Platone


Note biografiche e contesto storico.


Visse nel V secolo avanti Cristo, Nato nel 428 , muore nel 348 a.c.


Siamo nel periodo delle "Polis" Greche, "polis" è la città-stato, l'entità politica della antica Grecia.


L'entità politica che verrà dopo sarà quella della antica Roma, la Civitas (città). Nel medioevo ci saranno i regni feudali, dopo il medioevo, a partire dal XVI secolo ci sarà lo Stato, quello moderno.


La Polis era una entità politica, non grande come uno Stato, una città che governava su un territorio, in Grecia le principali erano Atene e Sparta.


Platone visse ad Atene, di origine aristocratica, sembra di famiglia reale. Viaggiò molto, soprattutto in Sicilia, dove divenne amico del tiranno locale, Dioniso.


Fu allievo di Socrate, che è in realtà il protagonista di tutti i dialoghi di Platone. Socrate non ha lasciato nulla di scritto direttamente. Ne conosciamo l'esistenza attraverso fonti diverse.


Platone fonda l'accademia filosofica, un luogo dove i filosofi dell'epoca si incontravano e dove discutevano i diversi temi di attualità.


Di Platone studieremo due Testi:


La Repubblica

Le Leggi.


Cronologicamente viene prima "La Repubblica". Quello che Platone scriverà poi ne "Le Leggi" andrà parzialmente in contrasto con quanto scritto ne "La Repubblica". Questo capiterà spesso. Non è incoerenza, l'autore, essere umano, fa un percorso e modifica le proprie idee, quindi ciò è spiegatissimo sempre in termini storici.


La repubblica.


Platone scrive la Repubblica, perché la Polis Greca vive in quel periodo una crisi molto grave. Siamo alla fine delle guerre del Peloponneso, una serie di guerre che hanno interessato tutta la Grecia, specialmente Atene e Sparta.


Le guerre del Peloponneso, terminano con la sconfitta di Atene e la vittoria di Sparta (è domanda di esame).

Atene entra quindi in un momento di crisi politica e di corruzione. Platone vive questo periodo e cerca di dare una risposta a questo momento di disgregazione della Polis. La sua proposta politica ovviamente è una proposta di unità: Lo Stato Ideale.

Lo "Stato Ideale" di Platone, è uno Stato unito, un organismo totalizzante. Uno Stato forte nei quali i cittadini siano coesi, siano parte del tutto.


"La repubblica" è concepito come un dialogo, tra Socrate e i sofisti, Il tema della discussione è la giustizia. Ci sono varie ipotesi.


Platone ce l'ha soprattutto con i Sofisti, un gruppo di filosofi, una setta, che andava proponendo, nella Grecia di quel tempo, una concezione completamente individualistica e utilitaristica della politica:

infatti, Il Sofista (Trasimaco) afferma che la giustizia è la legge del più forte e, quindi, semplicemente,ciò che dice il più forte è giusto per definizione.


Tutto il libro è un tentativo di Socrate di smontare questa tesi, adducendo che la giustizia è qualcosa di superiore, di diverso.


Analisi della natura umana.


Anche Platone parla dell'uomo. La Grecia era fortemente interessata al problema della natura dell'uomo, dell'uomo come parte del tutto, e del rapporto dell'uomo con le istituzioni da lui create.


Nel pensiero greco era molto in voga parlare di natura e delle leggi fatte dall'uomo, le quali spesso e volentieri contrastano con la natura umana. Il pensiero greco è caratterizzato da una dimensione etica della politica, diversamente dal pensiero romano. Vuol dire che i Greci non erano tanto interessati alle leggi, al diritto, quanto piuttosto a capire la natura dell'uomo, a capire come l'uomo si deve comportare nel rapporto con gli altri uomini. I romani, più pragmatici, incentrano tutto sul diritto, sulle leggi, sulla politica.

Per i Greci, quindi, il rapporto tra gli uomini deve essere regolato da criteri morali, mentre per i romani secondo criteri giuridici. Anche per i romani le leggi avevano dietro la "Ratio Legis", il motivo che ha generato la legge.


Ne "La Repubblica" Platone afferma che l'uomo è mosso dal bisogno e per vivere deve e vuole soddisfare dei bisogni. Da quelli più elementari a quelli più complessi. Una caratteristica del pensiero greco è quella che l'uomo da solo non riesce a soddisfare tutti i suoi bisogni, si dice che: "l'uomo non basta a se stesso". Per questo, si unisce agli altri uomini, si organizza, crea delle associazioni. Si parte dalla famiglia per arrivare poi fino alla Polis.


Secondo Platone ciascun uomo è portato per natura a svolgere un solo compito all'interno dello Stato.

Sarà obiettivo dei governanti scoprire l'indole di ogni cittadino e fargli fare ciò per cui è portato


La Polis ideale descritta ne "La repubblica", è suddivisa in tre classi:


I reggitori-filosofi, che hanno il compito di governare lo Stato

I custodi-guerrieri, che hanno il compito di difendere lo Stato, sia dall'esterno che da attacchi interni

I Lavoratori, che hanno il compito di provvedere al sostentamento e quindi alla produzione dei beni necessari alla Polis stessa


A ciascuna di queste classi, corrisponde secondo Platone, una virtù che deve essere posseduta dai membri di quella classe:


  • i reggitori-filosofi godono della virtù della saggezza;
  • i custodi guerrieri godono della virtù del coraggio e della forza;
  • i lavoratori godono della virtù della temperanza.

Temperanza, saggezza e coraggio devono essere presenti per forza nella Polis.


Ma, esiste un'altra virtù che le comprende tutte: la giustizia.


La giustizia, secondo Platone è quella virtù che si realizza nella Polis quando ognuno compie l'occupazione per la quale è naturalmente portato

Una Polis giusta sarà quella nella quale il cittadino svolge un solo compito, quello per il quale è naturalmente portato.


Ma chi è che sceglie quale è il compito che il cittadino deve svolgere all'interno della Polis?


Chi sceglie il compito per il quale il cittadino è certamente più portato, sono i reggitori-filosofi in quanto sono coloro che godono della virtù della saggezza. Tra i loro compiti, c'è anche quello fondamentale di regolare le unioni tra i cittadini.



Famiglia e proprietà privata.


Caratteristica del pensiero di Platone ne "La repubblica" è il rifiuto di due istituzioni:


la famiglia e la proprietà privata.


Platone sostiene che una Polis non può essere veramente unita, coesa, se al suo interno esiste la famiglia e la proprietà privata, le quali vanno certamente abolite


Il matrimonio è necessario unicamente per l'unione tra l'uomo e la donna, ma subito dopo va sciolto. E' per questo che si parla di Comunismo Platonico.


La critica della proprietà privata e la famiglia nasce in quanto secondo lui, queste portano ad anteporre nell'uomo il pensiero di se stesso rispetto a tutti gli altri membri della Polis. Ciò non può esistere in una Polis veramente coesa, unita. Infatti, secondo Platone, lo Stato è come un individuo in grande, come un gigantesco corpo umano, nel quale le parti sono attaccate una all'altra e se una soffre, tutto l'insieme soffre e ci rimette, per questo in realtà si parla di Organicismo Platonico (domanda d'esame).


La Polis non può essere unita se io posso fare differenza tra ciò che è mio e ciò che è non mio. Tale differenza deve essere eliminata: tutto deve essere di tutti.



Uno dei sofisti, Adimanto , afferma

"si, ma allora tu prima dici che sono i filosofi che hanno il compito di governare lo Stato; poi aggiungi che i filosofi non devono possedere nulla e non possono vivere in maniera lussuosa, altrettanto, non possono avere una famiglia"

Platone risponde :"sicuramente sì, in quanto a me non interessa che solo una parte della Polis sia felice, ma che tutta la Polis sia felice."


Inoltre, se si ammettessero i due istituti della famiglia e della proprietà privata, verrebbe violato il principio della giustizia, in quanto abbiamo detto che la giustizia si realizza quando, all'interno della Polis, ciascuno compie ciò per cui è naturalmente portato, di conseguenza. se esistessero questi due elementi, inevitabilmente, i reggitori-filosofi che hanno il compito di scegliere, tenderebbero a privilegiare naturalmente i membri della loro famiglia o a loro vicini. Per esempio, è evidente che, un filosofo che scoprisse la tendenza del figlio a fare il contadino, non lo accetterebbe e lo ammetterebbe mai.


Quindi, con la famiglia e la proprietà, la giustizia tende ad essere minata



Teoria della Ragion di Stato.


Un'altro aspetto importante nella Repubblica platonica è:


la metafora del medico e quella del capitano della nave.


In questa metafora, Il politico è visto come un medico che deve salvare la vita allo Stato, che è il paziente e, quindi deve  somministrargli delle medicine.


La metafora della medicina, è utilizzata da molti autori, ma Platone introduce un aspetto interessante quando afferma che il medico nel somministrare le cure, può anche dare del veleno al suo paziente, il quale veleno, somministrato in piccole dosi tende a curare la malattia.


Ciò che Platone vuole affermare è che i reggitori-filosofi possono dire piccole bugie, alcune menzogne, nell'interesse dello Stato. Tutto a fin di bene, quindi già nella Grecia del V secolo Platone introduce un tema di fondamentale importanza:


E' lecito per chi ha il potere politico mentire a fin di Bene ?

Esiste un interesse dello Stato che può essere differente dall'interesse di chi compone lo Stato ?

Posso, per salvare lo Stato tagliare una parte di esso, o mentirgli ?


Secondo Platone si. Come nel rapporto tra curatore e paziente, il governante può somministrare una menzogna al suo popolo detta a fin di bene. Di conseguenza, a volte, c'è un conflitto tra l'interesse collettivo e l'interesse di una parte sola della Polis, quella che viene chiamata la teoria della Ragion di Stato.



I Greci, inoltre, erano fissati con la musica e le arti, credevano quindi che la politica fosse connessa alla forma di espressione artistica dell'uomo,soprattutto la musica e soprattutto per Pitagora, l'armonia dello Stato è un po' paragonabile all'equilibrio della Musica o della Poesia.


E' per questo che Platone spende parte della sua opera a parlare della importanza della educazione artistica per il cittadino. Anche l'educazione artistica e quella letteraria del cittadino devono essere indirizzate alla Polis.


In pratica, i reggitori-filosofi hanno un compito importante, quello di indirizzare i cittadini ai valori della Polis, non ad altri valori, presenti in Polis diverse. Platone fa l'esempio di Sparta in cui essendo il valore militare quello più importante, tutto l'insegnamento viene indirizzato alla ginnastica, all'onore, all'arte della guerra.


In Atene, differentemente da Sparta, prevale invece l'educazione alla libertà, l'educazione alla libera espressione della filosofia.


Però, affinché la polis sia veramente unita, l'educazione deve essere unitaria. E' per questa ragione che, con Platone, si parla di Stato totalitario, secondo lui, i filosofi devono insegnare ai cittadini solamente i valori della Polis. E fa un esempio :"se arrivasse in Atene un grande Poeta, noi lo riceveremmo con grandi onori, però, poi verrebbe accompagnato alle porte della città, in quanto non c'è nulla di quello che insegna che fa parte dei valori della nostra Polis. Sei bravo, ma per favore vattene!".



Principio di Libertà, il mito di ER.


Abbiamo detto che, non possiamo scegliere la nostra occupazione, ce la danno i filosofi. Non possiamo avere famiglia , non possiamo possedere cose private, possiamo avere una educazione solamente confacente ai valori della Polis. Sembrerebbe uno stato totalitario, ristretto.


Platone proprio alla fine della "repubblica" introduce un Principio di Libertà.


Viene quindi a mitigare questo senso di costrizione, di totalitarismo, che emerge ne la repubblica.


E' Il cosiddetto: Mito di ER.


E' una favola, un racconto dove il protagonista, ER, muore in battaglia e gli viene concesso l'onore di andare nell'aldilà dei Greci, che loro chiamavano iper-uranio, che era il mondo dei morti.


Qui ER potrà assistere alla scelta delle anime. I Greci consideravano la vita ciclica: dopo la morte ci si reincarna, quindi si nasce, si vive, si muore, e poi si nasce, si vive, si muore e così via.


Durante la scelta delle anime, ER vede una fila lunga di anime che si presentano davanti ad una sacerdotessa per scegliersi la vita successiva. ER, vede per primo un uomo che ha vissuto una vita molto umile, il quale, preso dalla voglia di lusso nella prossima vita, sceglie di essere un tiranno potentissimo. Così, nella sua nuova vita compirà talmente tante azioni scellerate che sarà costretto a uccidere i suoi figli, e sarà poi ucciso dagli amici.


Poi vede Ulisse, personaggio dell'Odissea, il quale, avendo vissuto una vita avventurosa, ultimo della fila, si sceglie una vita moderata, di un onesto lavoratore con una vita normale.


La morale di questa favola è che Platone, alla fine della "repubblica", nonostante quanto aveva affermato precedentemente, afferma che noi siamo artefici della nostra fortuna, che possiamo scegliere la nostra vita e che i filosofi scopriranno quali sono le nostre attitudini  naturali, ma in parte è una scelta predeterminata nell'aldilà.




Le Leggi.


Platone ha una età differente. "le leggi", infatti, è un dialogo in cui Platone, più anziano, assume toni più realistici.


Nella "repubblica" aveva descritto quello che secondo lui è uno Stato ideale,invece, in questa opera, da uno Stato come dovrebbe essere, passa a scrivere di uno stato come potrebbe essere.


Nascita dello Stato e origine delle società politiche.


Nelle "leggi" Platone parla dell'origine delle società politiche, argomento non presente sulla "repubblica".


Risponde alla domanda sulla nascita dello Stato. Anticipa uno dei miti fondamentali del Cristianesimo: il mito del diluvio.


Egli afferma che le società si sono formate tutte dal grande diluvio, che ha fatto sopravvivere solo alcuni popoli, quelli che vivevano sulle montagne, e successivamente questi popoli si sono uniti per soddisfare altri bisogni e per difendersi da altre popolazioni.

Da questi nuclei sono nate le prime città, sulla cui formazione scrive in maniera sostanzialmente differente rispetto a quanto scritto nella "repubblica", ove non si faceva differenza tra le forme di governo, tra la monarchia e la democrazia


Ne "le Leggi", egli sottolinea la differenza tra le forme di governo che si instaurano nello Stato.


Esamina la monarchia e la democrazia rispetto anche alle società del suo tempo. Nella Grecia del suo tempo, quando si parla di monarchia si faceva riferimento soprattutto all'impero vicino, quello Persiano.


Platone afferma che, la monarchia e la democrazia, sono le due forme di governo che caratterizzano da un lato i Persiani e dall'altro i Greci


Entrambe però hanno un difetto. La monarchia genera il dispotismo, c'è troppa poca libertà per i cittadini, che sono sudditi e servi. Nella democrazia c'è libertà, ma si rischia che ce ne sia troppa.


Siamo tutti uguali, tutti facciamo parte della Polis, e questo inevitabilmente porta all'anarchia. Per questo la migliore forma di governo per Platone è quella che unisce i lati positivi delle due: una forma mista.


Chi svilupperà molto questo discorso non sarà però Platone ma Aristotele dando vita ad una teoria che avrà molta fortuna: quella della forma di governo misto, cioè quella dottrina secondo la quale la migliore forma di stato è quella che unisce elementi di Monarchia e di Democrazia.



Modifica dell'idea sulla famiglia e sulla proprietà privata.


Platone in questa successiva opera, modifica la sua idea sulla famiglia e sulla proprietà privata.

Si rende conto che, abolire completamente la proprietà è praticamente impossibile.


Per cui nelle "Leggi", ammette la proprietà privata, nei termini di ciò che il lavoratore riesce a lavorare. Se un lavoratore riesce a fare fortuna, questo potrà andare bene alla Polis, fino al raggiungimento del quadruplo, superato il quale, tutto l'eccedente deve essere dato agli dei e allo Stato.


Nel caso di rifiuto, tutti gli altri cittadini hanno il diritto di denunciare il fatto ai Governanti, e, in tal caso, la metà dell'eccedenza va a chi ha denunciato, l'altra metà alla Polis.



Le Istituzioni, il consiglio notturno.


Nelle Leggi si parla anche di Istituzioni, cosa che non avviene ne "la repubblica".


Platone si rende conto che deve dire qualcosa su come strutturare lo Stato.

Nella Polis, che non è più ideale, ma effettivamente flessibile, ci sarà un grande consiglio, di cui fanno parte tutti i capi famiglia, i quali dovranno interrogarsi su come gestire lo Stato. Platone si rende conto che, però, l'idea di avere un grande consiglio, è sicuramente utile in quanto rappresentativo della maggioranza, ma presenta il problema di non poter essere costituito facilmente e che non può essere sempre attivo, ma bisogna appositamente convocarlo.


Per cui si rende conto della necessità di un organo molto più ristretto e che possa agire molto più velocemente, e possibilmente in segreto. E' quello che lui chiama il consiglio notturno.

"Notturno" in quanto sarebbe utile che si riunisse entro l'alba, in tal modo, al mattino le sue direttive potranno entrare subito in vigore. E' un consiglio costituito da 10 membri e che in pratica è quello che dovrà poi governare la polis.


Quindi anche Platone tratta un tema molto importante, quello del Governo straordinario, un governo di necessità.


È vero che nella Polis deve esistere un Governo quanto più possibile rappresentativo di tutto il popolo, però c'è bisogno anche di un organo in grado di prendere decisioni velocemente. E' quindi, l'idea che la politica fosse una cosa non per tutti, in quanto ha bisogno di conoscenze specifiche.


Vari passi ne "le Leggi", descrivono questo consiglio notturno. Vedremo poi Aristotele, discepolo di Platone criticare la sua posizione sulla famiglia e sulla proprietà privata. Aristotele avrà una posizione più realistica, sarà critico sul concetto di Stato Ideale di Platone e su quello di Stato totalizzante.



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