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Il disastro di chernobyl




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IL DISASTRO DI CHERNOBYL



26/4/1986: una data che molti vorrebbero cancellare dal corso della storia perché in questa notte si verificò ciò che gli scienziati hanno definito "la seconda apocalisse".

In quella notte, infatti, all'interno del reattore n°4 della centrale nucleare di Chernobyl, il nocciolo si surriscaldò; in pochi attimi esso collassò mettendo a contatto l'uranio con l'acqua di raffreddamento; si innescarono così reazioni chimiche e fenomeni termici che proseguirono anche dopo l'esplosione del reattore. Il nocciolo esplose facendo crollare gran parte della copertura del reattore stesso; la volta d'acciaio andò in pezzi insieme ai tubi ad alta pressione.

Vediamo meglio come ciò è potuto succedere:

La centrale di Chernobyl ha 4 reattori; la direzione decide di effettuare un particolare esperimento con il reattore dell'unità 4, il più recente dell'impianto.

Essendo in funzione dal 1983, gli elementi di combustibile contengono una grande quantità di atomi radioattivi di lunga durata. Per eseguire la prova la direzione ha chiesto le necessarie autorizzazioni agli organi centrali di stato che però non inviano alcuna risposta. Quindi il 26 aprile 1986, la direzione decide di passare all'esecuzione dell'esperimento all'unità 4.

Secondo i piani, viene disinserito l'impianto di raffreddamento di emergenza. Questo è il primo e più fatale degli errori. Mentre il reattore viene portato ad uno stato instabile, come nel programma, avviene un improvviso e fortissimo riscaldamento. Ora i tecnici sono di fronte ad un'alternativa: possono intervenire e riportare il reattore ad uno stato stabile oppure possono ridurre il margine di sicurezza del reattore, sollevando le barre di sicurezza, per poter proseguire nel loro esperimento.

Purtroppo, spinti anche da indicazioni sbagliate della strumentazione di controllo, scelgono la seconda strada. L'intervento non ottiene l'effetto desiderato e la temperatura, ormai altissima, fa evaporare velocemente l'acqua dell'impianto di raffreddamento principale.

Quando l'acqua raggiunge circa 800°C il vapore acqueo reagisce con lo zirconio delle barre di combustibile liberando idrogeno. La bolla di idrogeno, entrando in contatto con l'ossigeno dell'aria esterna, provoca una serie di devastanti esplosioni.

Infine, la grafite carica di elementi radioattivi, a 1100°C inizia a bruciare diffondendo rapidamente i suoi pericolosi fumi all'aria aperta, trasportata dai venti.

Solo il coraggioso sacrificio dei pompieri e degli operatori presenti nella centrale ha consentito che l'incendio non coinvolgesse gli altri reattori.

Il bilancio è disastroso: 31 morti, 299 persone gravemente contaminate, 1000 gravidanze interrotte, 135.000 persone costrette a controlli sanitari a vita e 500.000 evacuazioni dalla zona attorno a Chernobyl.

Non sarà mai possibile, però, valutare le conseguenze della nuvola radioattiva che ha investito le popolazioni europee nelle settimane seguenti. Basti pensare che la bomba di Hiroshima ha rilasciato nell'atmosfera 4,5 tonnellate di sostanze radioattive, mentre l'esplosione del reattore di Chernobyl ne ha rilasciate 50 tonnellate.

A causa dell'esplosione la centrale venne scoperchiata completamente.

Il boato dell'esplosione del reattore non turbò il sonno degli abitanti di Pripjat, la cittadina abitata più vicina alla centrale; perfino gli impiegati che erano di turno alla centrale non diedero poi tanta importanza a ciò che era successo.

Solo in seguito ci si rese conto delle reali dimensioni del dramma.

In seguito le notizie sull'esplosione del reattore, all'inizio diffuse da un orecchio all'altro, vennero divulgate con sempre maggiore insistenza fino ad assumere proporzioni angosciose.

Oggi si conoscono nuovi e più allarmanti dati sulla reale portata dell'accaduto e sulle conseguenze per il territorio e per la popolazione.

Per effetto dello iodio radioattivo diffuso, il 75% dei bambini è stato colpito da neoplasia tiroidea; ma a subire le conseguenze dell'esplosione non sono stati solo gli esseri umani,  le radiazioni hanno colpito anche gli animali, nei quali è possibile trovare delle deformazioni o addirittura mancanze di organi.

Inoltre, ad aggravare la situazione, ha contribuito l'atteggiamento deprecabile del governo sovietico, che ha ammesso la catastrofe soltanto dopo due giorni, di fronte all'evidenza dei fatti. Purtroppo l'attuale funzionamento delle centrali nucleari dell'Europa dell'est le rende quasi tutte potenziali Chernobyl.

Il movimento di protesta in questi anni è cresciuto enormemente; scienziati ed intellettuali sovietici denunciano l'intenzione generale di non tollerare mai più simili disgrazie causate da incuria e irresponsabilità. Gli organi pubblici esaminano accuratamente il territorio sovietico, cercando depositi di scorie nucleari radioattive abusive ed illegali.

Vengono rispolverati anche i dati di precedenti incidenti nucleari tenuti nascosti come quello nel '91, quando un esplosione del reattore n°2 causa un nuovo allarme. La paura convince il presidente dell'Ucraina, Leonild Kravchuk, a prendere un importante decisione: chiudere Chernobyl.

Il territorio è adesso diviso in vari livelli di contaminazione. Le persone possono arrivare al massimo fino al fiume Zdwizh, cioè il livello 2. Al di là di questo livello, dove il livello di contaminazione radioattiva è 50 volte superiore, è proibito entrare.

Un altro incidente avvenne il 27 novembre 1995, sempre a Chernobyl , si trattava di una fuga radioattiva provocata da un guasto all'impianto refrigerante (informazione resa nota solo tempo dopo).

In tutto il paese sono nate associazioni di volontari dediti a verificare la salute e i diritti delle persone coinvolte direttamente nel dramma di Chernobyl e di chi viene impiegato per affrontare le conseguenze di quella drammatica notte del 26 aprile 1986.

L'ultimo incidente fino ad ora verificatosi, simile a quello di Chernobyl, ma meno grave, è accaduto nel settembre 1999, a Tokaimura, in Giappone, dove si è verificata una fuga radioattiva nell'impianto di trattamento dei combustibili. All'inizio, quando la radioattività sembrava nella norma, gli effetti sembravano contenuti, ma poi si è verificata una reazione a catena che ha portato la radioattività a livelli diecimila volte superiori a quelli sostenibili dall'organismo umano.


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