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Amnesty international




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AMNESTY INTERNATIONAL


Nel 1961 in Gran Bretagna viene fondata AMNESTY INTERNATIONAL un'organizzazione umanitaria con lo scopo di difendere la dignità della persona umana contro ogni violazione fisica e morale; in particolare si batte a favore dei prigionieri politici e contro la tortura e la pena di morte. In Italia esiste il "Gruppo Italia 205 di Massa Carrara" che aiuta Amnesty Internetional ad aumentare le adesioni e a far conoscere i maltrattamenti che certe persone subiscono.




Gruppo Italia 205 di Massa Carrara

19 VITE IN PERICOLO

ALMENO 19 PRIGIONIERI DI ETNIA OGGI SONO DETENUTI IN NIGERIA SENZA PROCESSO.APPARTENGONO ALLA STESSA ORGANIZZAZIONE NON VIOLENTA DEL NOTO SCRITTORE KEN SARO/WIWA, IMPICCATO CON ALTRI 8 ATTIVISTI IL 10 NOVEMBRE 1995, AL TERMINE DI PROCESSI INIQUI.

AMNESTY INTERNETIONAL CERCA DI AIUTARLI.

NIGERIA: Paese subtropicale dell'Africa Occidentale.

Superficie: 923768mq.

Abitanti: circa 117 milioni appartenenti a molteplici etnie e religioni.

Analfabeti: oltre il 50% della popolazione.

Ricchezze del paese: Petrolio ed altre risorse minerarie. La popolazione tuttavia vive in condizioni di povertà'.

Ex colonia britannica indipendente dal 1960: da allora ha conosciuto 7 diversi colpi di stato militari ed un sanguinoso tentativo di secessione (Biafra 1967-1970).

E' formalmente una repubblica federale; dal 1993 e' retta da un Consiglio Militare Provvisorio, presieduto dal Generale SANI ABACHA.

L'OGONILAND. In uno degli stati meridionali della federazione, il Rivers State, sul delta del fiume Niger, si trova la regione dell'Ogoniland, dove vive in estrema povertà' il popolo degli Ogoni: circa 500mila persone. Il loro territorio subisce continue devastazioni ambientali a causa delle estrazioni petrolifere.

IL MOSOP. Nel corso degli anni '90 nasce il Movimento per la Sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP), un'organizzazione non violenta che reclama presso il governo un risarcimento dei danni causati dall'inquinamento e maggiore autorità; politica.

NUMEROSI ATTIVISTI VENGONO ARRESTATI.

L'IMPICCAGIONE DI KEN SARO-WIWA. Il leader del movimento, lo scrittore Ken Saro-Wiwa, ed altri 8 attivisti sono stati impiccati il 10 Novembre 1995 al termine di due processi palesemente iniqui e condizionati dal governo Nigeriano, che si e' rifiutato di commutare le condanne a morte.

Amnesty International ritiene INFONDATA l'accusa di omicidio a carico di Ken Saro/Wiwa e di un altro attivista, che sono stati perseguitati sono per le loro opinioni. E' molto probabile che anche gli altri condannati fossero dei prigionieri di coscienza.

Almeno altri 19 cattivisti Ogoni si trovano attualmente in carcere in attesa di giudizio. Sembra che tutti siano accusati di essere coinvolti nell'omicidio di altri 4 attivisti: lo stesso per cui Ken Saro/Wiwa e' stato processato e giustiziato.In realtà' ci sono forti sospetti che possa trattarsi di prigionieri per motivi di opinione, anch'essi destinati ad un processo iniquo e ad una condanna a morte senza possibilità' di appello.

16 di loro si trovano in carcere dalla primavera del 1994 e sono stati detenuti in isolamento per più di un anno prima che venisse formulata un'accusa nei loro confronti. Essi si trovano nel carcere di Port Harcourt, capitale del Rivers State.



Un altro detenuto che era stato arrestato con loro e' morto in carcere nell'agosto del 1995 per mancanza di assistenza medica.

Altri 3 attivisti sono stati arrestati alla fine del mese di ottobre, a quanto pare con le stesse accuse degli altri 16.


Il Gruppo Amnesty international di Massa Carrara si sta occupando di questi 19 prigionieri per ottenere maggiori informazioni sul loro conto e sulla situazione nonostante la reticenza delle autorità nigeriane.

Se nei confronti di questi 19 attivisti esistono precise accuse criminali essi hanno diritto ad un processo equo e tempestivo per accertare se sono colpevoli o innocenti.

Se non sussistono accuse precise essi devono essere considerasti prigionieri di coscienza, chiediamo il loro rilascio immediato ed incondizionato.


Gruppo Italia 205 di Massa Carrara


A Cuba, dove esiste un solo partito legalmente riconosciuto e i mezzi di comunicazione sono in mano allo stato, il lavoro in difesa dei diritti umani è molto limitato. Sin dalla meta degli anni '80, si sono costituiti numerosi gruppi indipendenti di attivisti, ma a nessuno è stato concesso un riconoscimento ufficiale. Alcune delle loro attività sono tollerate, ma questi gruppi non ufficiali non sanno mai fino a che punto possono spingersi prima che le autorità prendano provvedimenti contro di loro. Nato in una prigione cubana nel 1976, il Comitato per i Diritti Umani (CCPDH) fu uno dei primi gruppi non ufficiali fondati a Cuba. I fratelli Sebastiàn e Gustavo Arcos Bergnes, membri di spicco del CCPDH, entrarono a farvi parte negli anni '80. Da quel momento dovettero affrontare frequenti minacce a causa della loro attività. Nel gennaio del 1992 furono arrestati insieme ad un altro membro del comitato esecutivo del gruppo. Il giorno dopo vennero rilasciati, ad eccezione di Sebastiàn - vicepresidente del gruppo che venne processato e condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di 'propaganda nemica '.Venne rilasciato nel maggio del 1995, insieme a 5 altri prigionieri politici. Il loro rilascio seguì la visita di una delegazione per i diritti umani. Il 10 dicembre 1995 un altro esponente di spicco del CCPDH, Rodolfo Gonzales Gonzales, fu arrestato e condannato per lo stesso reato. Era solo l'inizio di una più ampia retata che avrebbe coinvolto molti degli attivisti più in vista del momento. Venne rilasciato prima della scadenza dei termini nel febbraio del 1995, ma solo a condizione che lasciasse il paese.


Chiediamo alle autorità' cubane un fondamentale cambiamento di atteggiamento, affinché gli attivisti per i diritti umani a Cuba possano portare avanti il proprio lavoro senza temere costantemente di essere arrestati. Chiediamo inoltre che vengano riviste le norme che limitano la capacità di promuovere iniziative in tema di diritti umani.


Il 10 dicembre 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato e proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Oggi, a quasi 50 anni di distanza, ancora molta strada resta da fare perché, i diritti umani siano universalmente riconosciuti: visto che torture, 'sparizioni ', omicidi politici, violenze sono ancora all'ordine del giorno in diversi paesi. Contro queste violazioni Amnesty International conduce da 30 anni una lotta pacifica, paziente e determinata, sensibilizzando l'opinione pubblica internazionale e invitandola a rivolgere lettere e appelli ai responsabili delle violazioni. Ma esiste una 'prima linea' nella lotta in difesa dei diritti umani. In quei paesi dove le violazioni sono all'ordine del giorno, troppo spesso difendere i diritti umani è considerato dalle autorità' un atto sovversivo, e di conseguenza una minaccia da reprimere. Intimidazioni, arresti arbitrari, ma anche vendette trasversali, torture, ' sparizioni ', omicidi politici: questi sono i rischi a cui gli attivisti per i diritti umani sono esposti ogni giorno. E senza alcuna tutela legale da parte della comunità internazionale. Amnesty International si S fatta da diversi anni promotrice presso le Nazioni Unite del testo di una dichiarazione che garantisca loro i diritti e la libertà di espressione. Ma dopo 10 anni, la speciale commissione incaricata di discutere tale testo si e' arenata in una serie di ostacoli politici e procedurali. Se venisse oggi adottato con gli emendamenti proposti da paesi come Cuba, la Cina o la Siria, tale testo finirebbe addirittura per porre delle nuove e ulteriori limitazioni al lavoro degli attivisti. A sostegno del lavoro di chi difende i diritti umani nel mondo, Amnesty International promuove oggi una settimana di mobilitazione in tutti i paesi.


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