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La sfiducia nel sistema carcerario




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LA SFIDUCIA NEL SISTEMA CARCERARIO




1 IL CROLLO DELL'IMPERATIVO

FUNZIONALE:

Le teorie funzionaliste:


Le radici del funzionalismo si ritrovano già dalla nascita della sociologia, con la maturazione della consapevolezza sociologica, grazie a Saint-Simon e Comte.

Durkheim, autore degli studi sull'anomia che porta al suicidio, è stato il primo a gettare le basi per un metodo di indagine funzionale. Di fronte ad un'istituzione sociale gli individui si devono chiedere quale funzione essa svolge.

Da questi primi studi si sviluppa la corrente funzionalista che vede nelle società un sistema funzionale, le varie istituzioni sono organizzate organicamente in modo da mantenere l'omeostasi, l'equilibrio, come un organismo vivente.

I più grandi contributi al funzionalismo sono stati dati dai due sociologi Parson e Merton. Parson ha sintetizzato l'organizzazione funzionale dei sistemi sociali nel modello Agil . Ogni società deve rispondere a quattro problemi fondamentali o "imperativi funzionali".


A G


Di adattamento


Di raggiungimento dei fini


Di mantenimento dei modelli latenti


Di integrazione









L I

La funzione adattativa risponde al problema di ricavare dall'ambiente sufficienti risorse e di distribuirle nel sistema. Questa funzione è svolta dalle istituzioni economiche. Il potere che prende le decisioni nella società deve orientare il proprio operato verso il raggiungimento dei fini prefissati.

La società ha bisogno anche di integrazione, in altre parole la necessità di tenere tutti i membri uniti e coordinare le loro azioni evitando disordini. Questa funzione è affidata al sistema giuridico che è incaricato di controllare il rispetto delle regole e sanzionare i comportamenti devianti.

I modelli latenti consistono in quella parte del funzionamento del sistema sociale che dipende dal mondo interiore degli individui. Il sistema deve assicurarsi che i singoli conoscano le regole, che siano motivati a rispettarle, ne condividano il valore; alcuni modelli forniti dalla società sono latenti, ci sono ma non vengono messi i pratica, a meno che non ce ne sia il bisogno. Questi modelli sono forniti dalle istituzioni educative religiose e famigliari.

Secondo Parson i quattro imperativi funzionali non si ritrovano solo nella grande istituzione sociale in senso generale, ma ogni istituzione possiamo scomporla nelle suddette quattro funzioni.

Questo modello, però, ha diversi limiti, è adattato alla società americana, non in tutte è così, ed è un po' troppo superficiale, lascia imprecisate molte cose oltre a mantenere una chiara visione positiva e ottimista.

Parson non tralascia la devianza sociale, la mette però in secondo piano, definendolo un fenomeno scontato. Il suo modello ha bisogno del contributo di tutti gli individui che vivono nella società, infatti, essi si devono conformare a un modello funzionale del genere e far sì che questa cultura si riproduca nel tempo. Secondo Parson questo è possibile perché la razionalità umana permette, il rispetto delle regole, e che gli individui seguano le mete prefissate dalla società con i mezzi forniti; in questo modo l'individuo si conforma al sistema sociale.

Un altro grande esponente del funzionalismo fu Merton, la sua indagine funzionale sulle istituzioni è meno rigida, e soprattutto meno positiva, infatti, Merton parla anche di disfunzioni   proposito delle istituzioni. Merton ci ribadisce il Teorema di Thomas per spiegare l'organicità della società. Ma il contributo più importante del sociologo alle teorie funzionaliste è sul concetto di conformità, la sua idea si distacca da quella di Parson, secondo Merton ci si può anche non conformare alle leggi sociali. A tal proposito sarà riportato il suo modello:



METE

MEZZI

Conformità

Accettate

Adoperati

Innovazione

Accettate

Sostituiti con mezzi alternativi

Ritualismo

Abbandonate

Adoperati

Rinuncia

Abbandonate

Non adoperati

Ribellione

Accettate e rifiutate

Adoperati e non adoperati


Secondo Merton non tutte le istituzioni sono positive, si accusa l'incarcerazione di essere un elemento perturbante della società e di introdurre pericolose disfunzioni. Mettere insieme condannati diversi, riunirli in uno stesso luogo, darà origine soltanto a pericolose commistioni che finiranno per vedere uniti insieme, in modo omogeneo, in comunità, prigionieri divenuti gruppo durante il carcere e pronti a mantenere salda questa loro solidarietà anche all'esterno, quando saranno di nuovo liberi. Questa è la principale disfunzione introdotta del sistema penitenziario, ma è solo una delle tante. Sono un grave problema per il carcere anche il sovraffollamento e i costi, che impediscono il funzionamento ottimale dell'istituzione carcere. Ma soprattutto, il carcere non fornisce un lavoro ai detenuti e agli exdetenuti. Non è possibile che la popolazione carceraria, senza che esse svolga un attività che va a beneficio della società, venga mantenuta dai cittadini. Questo consente al prigioniero di vivere una condizione quasi migliore di quella dell'operaio; una conseguenza ulteriore sarà quella di attirare molti verso la delinquenza per sostanziale esiguità della pena. Nei paragrafi successivi spiegherò più approfonditamene i problemi che causano questa sfiducia nel sistema penitenziario, per giungere alle conclusioni personali.


2 LA SFIDUCIA DOVUTA AL CLIMA.

I costi e il sovraffollamento


Da un'indagine sulla criminalità, e sulla certezza della pena

in Italia (Osservatorio Eures, 2004) e dai dati forniti dal

Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, emerge

che circa il 62% dei condannati in via definiva

hanno precedenti penali - e sono dunque recidivi-, e circa un terzo sono cittadini stranieri (17.819) in prevalenza di nazionalità marocchina, tunisina e albanese.                                                                                          Risulta anche un aumento di detenuti in giovane età e di donne.

La distribuzione per età delle persone ristrette è concentrata

nella fascia 25-44 anni. Il grado di istruzione

delle persone ristrette negli istituti penitenziari è di

profilo medio-basso (scuola dell'obbligo).

Rispetto allo stato civile i detenuti coniugati sono

19.26 I detenuti affetti da Hiv sono stimati in 1.383

unità, pari al 2,4% dei detenuti presenti. Un terzo

della popolazione carceraria, pari a 22.202 persone,

è detenuta per reati ascrivibili alla tossicodipendenza

(art. 73 del testo unico DPR 309/90).

Nella graduatoria dei reati, oltre a quelli ascrivibili

alla droga, ci sono in primo piano quelli contro il

patrimonio, i delitti contro la persona e il possesso

illegale di armi.

Durante la detenzione solo il 25,1% della popolazione

carceraria svolge un'attività lavorativa alle dipendenze

dell'amministrazione penitenziaria.


La descrizione della popolazione carceraria, permette di comprendere meglio l'immagine che la società ha di essi. Se analizziamo le due problematiche principali del carcere, in senso generale, non potremo che avere l'impressione di un sistema che non funziona, che ormai non è più gestibile; sia a livello di costi che di fattore umano. Gli istituti di pena in Italia sono 205 e ognuno ha gravi problemi di sovraffollamento.

Nel 2000 cono state scoperte carceri, nuove e seminuove, costruite, ma mai utilizzate. Quest'ultime potrebbero fornire la soluzione al sovraffollamento, ma nei realtà pare che le nuove carceri non si possano mettere in funzione; in Italia non si possono aprire nuove carceri.          

Ma qual è il motivo per cui, in altre parole, non si possono risolvere i problemi di spazio nel sistema penitenziario italiano? La risposta si può trovare nei problemi economici del carcere, dovuti ai numerosi sprechi. La struttura fisica di un carcere (cioè i muri, le celle, i cortili, le docce), pur avendo costi molto elevati, sono paradossalmente la voce più a buon mercato di un istituto di pena. Il vero problema è farlo funzionare e mantenerlo: un carcere ha bisogno innanzitutto di molto personale. Per rendere funzionante una delle piccole carceri da 80-90 detenuti, come quelle che sono state costruite e mai utilizzate, ci vorrebbero come minimo 60 agenti di polizia penitenziaria (deve essere assicurato il servizio per le intere 24 ore per 365 giorni all'anno, comprese ferie e malattia); oltre al personale penitenziario, si necessita di un direttore e di un vicedirettore, un commissario, due educatori, gli assistenti sociali, almeno uno psicologo, tre medici, alcuni infermieri, un ragioniere. Con questo personale si riuscirebbero a tenere i detenuti chiusi l'intera giornata in cella, senza ovviamente poter garantire loro un minimo di attività rieducative, lavorative e scolastiche. La difficoltà a trovare tutto questo personale, unito all'impossibilità economica di pagarlo crea un mal funzionamento del sistema. Nella maggioranza delle 205 carceri italiane il personale è endemicamente sotto organico e costretto a turni di lavoro e straordinari massacranti. Le spese carcerarie possono essere riassunte in un solo dato: ogni singolo detenuto costa ai contribuenti fino a 250-300 euro al giorno. I 60mila detenuti, attualmente rinchiusi nelle carceri italiane, costano più o meno 18 milioni di euro al giorno. Le condizioni del carcerato, nonostante gli elevatissimi contributi versati dai cittadini, sono pessime: con 298 euro al giorno di costo il Ministero della Giustizia spesso non è neppure in grado di fornire molti medicinali di quelli richiesti dai reclusi. Ora, per aprire le carceri abbandonate non ci sarebbe che un mezzo: massicci arruolamenti nella polizia penitenziaria e negli altri ruoli istituzionali. Sorge però spontanea una domanda: dove potrebbero essere presi i soldi necessari per sanare questi buchi finanziari e riuscire a mantenere i futuri edifici? La riposta potrebbe essere ricercata nei numerosi sprechi, divenuti ormai delle istituzioni in Italia, ma questo non è possibile. Questi sono i motivi per i quali non si aprono nuove prigioni in Italia.




















3 LA MANCATA CERTEZZA DELLA PENA


Un ulteriore paradosso, che riguarda il campo giuridico, è la certezza del diritto.

Uno dei beni più preziosi, principio fondamentale e condizione necessaria della società aperta come pure della libera democrazia.
Chi compie qualsiasi atto, chi considera un suo interesse, chi programma la propria condotta, deve poter conoscere le norme giuridiche che si applicano alla sua situazione e deve sapere che le stesse norme certamente si applicheranno ad essa anche in futuro.
Le deroghe a tale principio fondamentale devono essere ammesse solo in casi assolutamente straordinari.

Questa qualità del sistema giuridico è stata persa, tacitamente abolita.

La certezza della pena ha anche la funzione di dissuadere i possibili criminali, con una pressione psicologica, che è caratterizzata proprio dal terrore che essa esercita.

La condanna si è trasformata nel traguardo di un lungo percorso giudiziario, attraverso il quale è stato possibile, limare molto la propria pena. Godere di tutte le attenuanti è assai più facile che subire delle aggravanti. Le pene alternative alla carcerazione sono molte e facili da ottenere.

L'esistenza di queste possibilità, ridurre la pena, scontarla al di fuori del carcere e ottenere permessi hanno la loro giustificazione di esistenza nel problema del sovraffollamento, questi sono tentativi di sanare una situazione che dovrebbe essere controllata alla radice.

Dunque la formula la legge non è uguale per tutti crea una sfiducia nel diritto che sdegna la società e offre sfogo ai criminali.

La situazione di ritualismo che si viene a creare è disfunzionale al sistema carcerario che è già in crisi.

Il diritto però può anche essere visto sotto un'altra luce, infatti esso, è l'espressione di usi, tradizioni, sentimenti collettivi, dunque di una cultura. La sua prima funzione non è quindi la giustizia, bensì la protezione da ciò che è inconsueto. Il diritto regola la vita sociale riducendone la varietà a casi standardizzati. Là dove vige il diritto la gente sa che cosa aspettarsi. La legge provvede all'ordine, dice ciò che è permesso e ciò che è vietato, ma soprattutto incentiva il mantenimento della cultura.

Infine, la perdita di fiducia nel diritto comporta non solo un aumento della criminalità, ma mette anche in discussione la salvezza del sistema sociale.   





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