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La psicologia prenatale




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LA PSICOLOGIA PRENATALE








La matrice dello psiche-soma


il bambino conosce sua madre, suo padre e la relazione tra loro molto prima che essi conoscano lui egli percepisce il corpo e i movimenti della madre ne conosce le abitudini di sonno e le preferenze nella dieta, avverte i cambiamenti fisiologici del suo corpo, il battito cardiaco e le sue variazioni, il suono de la sua voce e i rumori dell'ambiente in cui entrambi sono immersi e 'sa' quando la madre si trova in uno stato di benessere o di malessere

John C. Sonne


Perché ho approfondito questo argomento


Lo studio del feto e quanto concerne la vita intrauterina ha sempre suscitato in me enorme interesse che approfondirò - spero - al corso universitario di "Scienze Ostetriche". Cosciente del fatto che sia un campo clinico e comunque estraneo al corso di studi di Scienze Sociali, ho cercato di sviluppare questo argomento tenendo conto della materia di indirizzo (Scienze Sociali), di Educazione Motoria e di Biologia, con possibilità di collegamenti in Diritto.


L'approfondimento per il colloquio orale propone i seguenti obiettivi:


dare una definizione di psicologia prenatale a partire dall'analisi delle competenze sensoriali (psicofisiologiche) e motorie embrio-fetali, per approdare ad una lettura prettamente psicologica del rapporto organismo (feto) /ambiente (intra ed extrauterino);

capire quali sono gli elementi che permettono al feto di instaurare relazioni comunicative.


Indice

Per una definizione di Psicologia Prenatale

Lo sviluppo embrio-fetale

Fase fetale e sviluppo degli apparati sensoriali

La nascita psichica                        (sistema di ricezione e risposta)

L'apprendimento fetale                (sistema di elaborazione)

Gli stadi dell'Io prenatale

Il feto comunica?

La comunicazione gestante-feto

Bibliografia


Metodologia


ricerca del materiale informativo direttamente dal libro "Elementi di psicologia prenatale" Pier Luigi Righetti, ed. Ma.Gi., 2003;

integrazione con materiale informativo proveniente da Internet.









Per una definizione di psicologia prenatale

Lo studio della psicologia prenatale è una scienza relativamente recente.

Per quanto il feto venisse considerato a tutti gli effetti un essere vivente fin dall'antichità, gli studi sulla sua psicologia sono sempre stati condizionati da pregiudizi e preconcetti che hanno resistito per secoli, influenzando diatribe di tipo morale, religioso e legale sullo status del feto, fra cui l'antica discussione sulla presenza o meno di un'«anima» prima della nascita. Già Leonardo Da Vinci ebbe modo di studiare le influenze materne sul feto, arrivando ad affermare che «la stessa anima governa i due corpi»: era convinto, dunque, che le emozioni della madre fossero condivise dal nascituro. Prima di Leonardo il senso comune riteneva sicura questa relazione, tanto che indirettamente ne abbiamo riprova nel Vangelo di Luca (1,41): "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria il bimbo le sussultò nel grembo", e qui -senza nessuna consapevolezza scientifica- si ha una testimonianza importante.

Nell'antichità classica, invece, l'interesse era focalizzato soprattutto sull'embriologia e la gestazione: Empedocle si domandava se la vita dell'embrione potesse essere simile a quella di un individuo indipendente; Ippocrate sosteneva che i movimenti fetali avessero inizio tra i 70 e i 90 giorni successivi al concepimento e faceva riferimento alla possibilità di influenze prenatali sul bambino; Platone riconosceva il feto come un essere vivente che si muoveva e si alimentava nel corpo della madre, e Aristotele scrisse un trattato di embriologia che ebbe una forte influenza sulle prime leggi riguardanti l'aborto.

Come si può immaginare comunque, sebbene l'interesse per lo sviluppo psichico fetale abbia sempre avuto notevole rilevanza nella storia dell'uomo, per mancanza di strumenti di ricerca, il campo di studio era limitato a ciò che avveniva e si osservava dopo la nascita; oggi invece grazie all'introduzione ed al perfezionamento di alcuni strumenti di indagine fra cui l'ecografia, è possibile tentare di esplorare empiricamente il periodo prenatale della vita e problemi psicologici ad esso connessi. Nell'ultimo decennio la tecnica ecografica ha permesso l'osservazione diretta del feto in utero, consentendo di rilevare la sua attività motoria, realizzando diagnosi e prognosi nell'evoluzione di una gravidanza, con particolare attenzione alla salute e alle caratteristiche di un'attività mentale del feto.


Se consideriamo il feto come detentore di competenze e capacità psicologiche mentali interpretabili tramite il paradigma stimolo risposta ( S - - R), e cioè se è dotato della capacità di ricevere uno stimolo, elaborarlo e dare una risposta,

possiamo definire Psicologia prenatale, quella nuova disciplina scientifica che nasce dall'interazione di conoscenze mediche (medicina ostetrico-ginecologica, medicina pre e perinatale, biologia, ecc.) e conoscenze psicologiche (psicologia dello sviluppo, psicologia della personalità, psicologia dinamica, psicobiologia, psicofisiologia, ecc.) e che si prefigge lo scopo di studiare lo sviluppo e le capacità psicofisiologiche, comunicative, relazionali e psicologiche del feto a partire dal presupposto -già consolidato sperimentalmente-  che il feto è in grado di ricevere uno stimolo (intra- ed extrauterino), elaborarlo (anche psicologicamente) e dare una risposta.


In questo senso si può dire che la psicologia fetale va ad avanzare l'ipotesi che la nascita non rappresenti che un momento, sebbene cruciale, nel corso dello sviluppo psicofisico, non certo il suo inizio.




Affinché la comprensione del tema svolto sia efficace, ritengo utile studiare la fasi di accrescimento dell'embrione prima, e del feto poi, nelle quali le competenze psicofisiologiche sensoriali umane iniziano a formarsi.


LO SVILUPPO EMBRIO-FETALE

Fase blastemica (fecondazione - 21^giornata di gestazione)

Dopo la fecondazione, lo zigote va incontro ad una serie di divisioni con un aumento del numero delle cellule (blastomeri) che portano alla formazione della morula. I blastomeri più interni danno origine all'embrione, quelli più esterni formano il trofoblasto che successivamente diverrà placenta.


Tra il 7°-14° giorno dalla fecondazione si verifica l'annidamento della blastocisti nella mucosa endometriale.

L'embrione evidenzia, a 21 giorni, il battito cardiaco.

Fase embrionale e organogenesi (22^giornata - 12^settimana)

- 3^ SETTIMANA GESTAZIONALE: cominciano a svilupparsi tutti gli organi: l'apparato circolatorio, gastrointestinale (fegato, reni) e respiratorio, la colonna vertebrale e i precursori del tubo neurale.


- 4^ SETTIMANA GESTAZIONALE: si evidenzia il tubo neurale, che comincia a differenziarsi nel midollo spinale e nelle vescicole cerebrali. Tra il 27° ed il 29° giorno sono presenti gli abbozzi degli arti superiori, la coda e le fessure branchiali. La lunghezza dell'embrione è di 4-5 mm.





6^ SETTIMANA GESTAZIONALE:


si formano le dita delle mani e l'orecchio esterno. Si sviluppa una differenziazione interna maschio-femmina.

Scompaiono coda e fessure branchiali.

L'embrione misura circa 13 mm.

















- 7^ SETTIMANA GESTAZIONALE: sono visibili i lineamenti facciali, gli occhi hanno retina e cristallino, i maggiori sistemi muscolari si stanno sviluppando e le ossa cominciano ad indurirsi. comincia la prima attività motoria. L'embrione è lungo 18 mm.

- 8^ SETTIMANA GESTAZIONALE: midollo e tronco encefalico sono delineati, la lunghezza del feto  è poco più di 30mm., le braccia si piegano in corrispondenza del gomito. le gambe si sono allungate e si vedono le dita delle mani.



- 10^ SETTIMANA GESTAZIONALE: il cuore è completo e cominciano i movimenti di estensione degli arti inferiori.






- 12^ SETTTIMANA GESTAZIONALE: l'encefalo è tutto delineato, il feto potrà succhiare il pollice (ciò può essere considerato un primo atto mentale), deglutire e mostrare i primi movimenti respiratori.








Fase fetale (13^settimana - 40/42^settimana)

Terminata la fase della morfogenesi inizia quella dell'accrescimento. I processi di maturazione dei vari apparati portano ad una crescita in peso e lunghezza che si completerà a distanza di anni dopo la nascita.


- 3° MESE GESTAZIONALE: a questo stadio non si parla più di embrione, ma di feto. Il feto è lungo 90 mm percepisce sapori e aromi, succhia, deglutisce e mostra preferenza quando il liquido amniotico è dolce. Il feto sensibile al suono, alla musica, e in grado di produrre risposte anche rispetto a stimoli linguistici, si muove nel sacco gestazionale (strisciamento e arrampicamento): estende gli arti, porta le mani sul corpo e verso il capo, sobbalza, apre la bocca, protrude la lingua e compie un maggior numero di movimenti respiratori. Entro una settimana sarà presente tutto il repertorio dei movimenti riscontrabili nel feto a termine.















5° MESE GESTAZIONALE: il feto è lungo 190 mm; tutti i principali organi sono formati; si formano le cellule del sangue, compaiono i peli e i capelli; la madre comincia ad avvertire i movimenti del bambino che si "esplora" il corpo con le mani, singhiozza e gioca col cordone ombelicale.


7° MESE GESTAZIONALE: si sviluppano i polmoni e la circolazione polmonare; si aprono le palpebre. Si distingue l'alternanza sonno-veglia. Compare la risposta di "habituation" che si manifesta con un decremento della risposta fetale agli stimoli sonori identici presentati ripetutamente nel tempo. La mimica facciale del feto sottoposto a stimoli vibroacustici sgradevoli lascia intendere la nascita del pianto. Il feto, lungo circa 270mm, se partorito può sopravvivere.


9° MESE GESTAZIONALE: Il feto, lungo circa 500mm, ha raggiunto lo sviluppo ottimale anche degli organi di senso ed è pronto alla nascita.

Le competenze sensoriali sono capacità tipicamente animali che permettono ad un organismo di entrare in contatto con gli stimoli provenienti dall'ambiente. L'uomo attraverso gli organi di senso (strutture del corpo dotate di recettori, direttamente connessi con il sistema nervoso centrale) riesce a percepire una sensazione e ricevere gli stimoli provenienti dall'esterno e farne esperienza.

Mentre il cervello insieme al sistema nervoso e il sistema cardiaco sono presenti sin dai primi giorni embrionali, i sistema tallite, gustativo, uditivo e visivo iniziano la loro formazione e organizzazione  a partire dalla 5^- 6^ settimana di gestazione.



FASE FETALE E SVILUPPO DEGLI APPARATI SENSORIALI

(D. Chamberlain, 1998)


Il sistema tattile: inizia a formarsi a 7 settimane manifestando la prima forma di sensibilità cutanea nella zona del volto; a 11 settimane al palmo della mano, a 12 settimane alla zona plantare, a 17 settimane alla zona addominale e alle natiche, infine, a 32 settimane tutta la superficie corporea mostra sensibilità cutanea. Il feto è in grado di discriminare stimoli tattili dolorosi (se si stimola la pianta del piede del feto con piccolissimi aghi, il bimbo aumenta la sua frequenza cardiaca e i suoi movimenti).

Il sistema olfattivo: il bulbo olfattivo comincia a svilupparsi intorno all' 8^ settimana di gestazione. Fino a poco tempo fa si ignorava che il feto potesse utilizzare la sensibilità olfattiva in utero perché si riteneva che una condizione essenziale per l'esercizio dell'odorato fosse la presenza dell'aria. Invece recenti esperimenti dimostrano che il feto utilizza la sensibilità olfattiva e che moltissimi aromi, derivanti dalla dieta materna o caratterizzanti la specifica fisiologia materna, sono presenti nel liquido amniotico e possono essere riconosciuti dal bambino nelle prime ore dopo la nascita e discriminati rispetto ad altri.

Il sistema gustativo: gli organi gustativi mostrano una funzionalità tra le 11 e le 14 settimane di gestazione, quando si può notare l'incremento di ingestione da parte del feto del liquido amniotico in proporzione alla quantità di sostanze zuccherine e il decremento quando invece sono presenti in esso sostanze amare. Specifici tests svolti alla nascita dimostrano discriminazione gustativa nei neonati e nette preferenze per alcuni tipi di aromi.


Il sistema uditivo: Nonostante lo sviluppo dell'apparato uditivo sia completo verso le 24 settimane, già a 16 settimane si evidenziano risposte motorie in reazione a stimolazioni acustiche, e a 23 settimane si manifesta la possibilità di discriminazione tra stimoli acustici con caratteristiche diverse e risposta di 'habituation' rispetto a stimoli identici presentati ripetutamente; il nascituro inoltre risponde attivandosi di più se stimolato dalla voce della mamma che arriva al feto con un'intensità maggiore di 5,2dB rispetto all'esterno.

Il "sentire" fetale è comunque un sentire di tipo tattile per vibrazione del liquido amniotico.

Il sistema visivo: alla 7^ settimana di gestazione si ha già la formazione del nervo ottico e delle cellule retiniche; le palpebre si dischiudono mediamente verso la 26^ settimana di gestazione, il feto risponde con accelerazione della frequenza cardiaca e incremento dell'attività motoria a fasci di luce proiettati sull'addome materno.





Dunque, il feto possiede precise competenze sensoriali.

Se fare esperienza significa essere dotati di capacità sensoriali, entrando in relazione con gli elementi che ci circondano, allora è ipotizzabile che l'esperienza abbia inizio nella cavità uterina sin dalle prime settimane di gestazione, da quando nel corpicino a forma di fagiolo dell'embrione di 4-5 settimane è evidenziabile un ingrossamento nella parte superiore e un filamento che si diparte fino all'estremità inferiore, che andranno a costituire il cervello e la spina dorsale: successivamente, a mano a mano che lo sviluppo prenatale si completerà, i neuroni si perfezioneranno e si specializzeranno nei loro compiti parallelamente allo sviluppo specializzato degli organi di senso.

LA NASCITA PSICHICA (sistema di ricezione e risposta)

Immerso nel liquido amniotico, il nascituro è continuamente stimolato da suoni, rumori, luci, voci, odori provenienti direttamente dalla cavità endouterina o, indirettamente, dall'ambiente esterno. Esso è in grado di discriminare stimoli tattili dolorosi, di distinguere una voce femminile da una maschile, musiche diverse, di dare risposte sia cardiache che motorie differenti a seconda se percepisce gusti dolci o salati, o se stimolato con luci intense o deboli; è dunque dotato della capacità di ricevere stimoli che, memorizzati, nel loro insieme ne determineranno la crescita neurofunzionale, cerebrale e motoria.

A tali costanti stimolazioni il feto risponde non solo con una variazione del battito cardiaco e del movimento motorio, ma addirittura riuscendo a "controllarne volontariamente" l'entrata: è infatti probabile che il feto preferisca alcune musiche piuttosto che altre, alcuni sapori piuttosto che altri, e si muova in modo diverso a seconda di queste sue preferenze; azzardando con la fantasia, se si potesse dare voce al feto nel momento in cui riceve uno stimolo ad esempio gustativo, una frase tipo potrebbe essere: "Questo mi piace, ha un buon gusto e quindi lo mangio".

L'ipotizzare una sorta di volontarietà del feto, che risponde perché lo vuole e non per meccanicismo è dimostrabile, oltre che dall'osservazione ecografica diretta del nascituro, anche dall'osservazione di alcuni bambini nati prematuri, i quali fin dai primi giorni dopo la nascita, mettono in atto tutta una serie di movimenti e competenze sensoriali e percettive volontarie e coordinate in senso spazio-temporale, competenze che ne fanno ipotizzare anche altre di natura psicologica e relazionale.

Un ulteriore dato significativo riscontrabile nel nascituro e confermante questo senso di volontarietà, è costituito da tutta una serie di movimenti (presenti verso la fine della gestazione) con i quali il bambino tocca se stesso e le pareti uterine in una sorta di gioco comunicativo "IO-TU" "psicologicamente" interpretabile come nascita, maturità ed evoluzione della personalità.

Di pari rilevanza è l'analisi delle frequenza cardiaca: così come una persona aumenta o diminuisce il battito del proprio cuore e il proprio stato motorio se è triste o allegra, anche il feto aumenta e/o diminuisce le proprio frequenza cardiaca se in un particolare momento lui e/o la sua mamma sono allegri e/o tristi.

Un'ulteriore conferma della nascita psichica a livello fetale, è a proposito del sonno in utero, (attività che impegna circa il 70-80% della vita intrauterina). Nel feto l'attività onirica (di sonno con sogno) è già riscontrabile alle ventitré settimane, quando si evidenziano chiari segni comportamentali di sonno R.E.M. (Rapid Eyes Moviment) durante il quale tutti i valori fisiologici, soprattutto l'attività muscolare, respiratoria e cardiaca, sono bassi, ma rimane alto il movimento degli occhi, il che sta a significare che la psiche è impegnata: il feto sogna; ma cosa? A tale domanda potremmo dare alcune risposte: sogna tonalità chiaro/scure, voci, rumori, suoni, musiche, il battito cardiaco della propria mamma, ecc., e quindi quelle stimolazioni che fino a quel momento costituiscono la sua esperienza. Ad ogni modo il "cosa" non appare di particolare rilevanza, se guardiamo invece al fatto che nel feto c'è attività di sonno con sogno, che c'è un'attività neuro-psicologica raffinata, nonché una continua crescita del cervello, non solo per sviluppo fisiologico, ma anche grazie alle stimolazioni che riceve e che determineranno il formarsi della sua esperienza.

Ciò che permette al feto di sognare e avere volontarietà è l'esperienza. Come vedremo in seguito, l'elaborazione fetale per far esperienza e memorizzare, è pari pari quella dell'uomo adulto.


Si può però parlare di elaborazione anche psicologica?


GLI STATI DELL'IO PRENATALE


"Ogni esperienza, ogni movimento, l'essere rilassato, l'essere agitato, ogni attimo di vita intrauterina, rappresentano dei pezzi di esperienza che il feto memorizza; tutto questo viene organizzato e va a far parte del bagaglio esperienziale del feto; ogni momento di vita fetale può essere considerato come un particolare stadio dell'Io" (Berne, 1961)


La conoscenza delle caratteristiche evolutive del bambino prematuro ha constatato la presenza di elaborate capacità percettive e di primitive organizzazioni comportamentali a partire dalla venticinquesima settimana di vita e ha messo in evidenza, secondo alcuni autori, la presenza di una primordiale forma di autorganizzazione: Bottos e Tonin, per esempio, parlano dell' 'esistenza di una organizzazione in grado di discriminare, attraverso la propria struttura, ciò che è significativo per essa da ciò che non lo è'. La prima organizzazione mentale del feto è il Sé neurofisiologico che si fonda sulle funzioni senso-motorie e vegetative. Su di esso poggia il Sé mentale che con lo sviluppo assume connotazioni psicologiche all'interno della relazione madre-bambino.


L'Io è ciò che ci permette di entrare in contatto con il mondo esterno, è la somma di quello che pensiamo e proviamo, rappresenta le nostre emozioni, i nostri desideri, le nostre pulsioni e comincia a svilupparsi con l'esperienza, e cioè non appena un soggetto possiede le caratteristiche fisiche e biologiche per interagire, entrare n contatto, rispondere agli stimoli, percepire, avere esperienza. Lo Stato dell'Io è un pezzo di esperienza, è il modo in cui una persona ha esperienza di una determinata cosa (situazione, emozione,relazione) in un determinato momento.

La gestazione è un pezzo di vita della vita di ogni individuo, è il primo pezzo di esperienza umana, è un periodo importante per lo sviluppo biologico, fisico, fisiologico, ma soprattutto è importante per la nascita e lo sviluppo della vita psichica: durante la gestazione il feto è continuamente interessato da flussi esperienziali che danno consistenza al suo Io: le stimolazioni, le emozioni, il rapporto con il mondo intra- ed extrauterino, sono delle forze dinamiche coinvolte nel processo di origine e maturazione psichica. Si tratta di un'epoca psicologica, di un insieme di stimolazioni, che verranno stratificate nella psiche, conservate e rievocate dopo la nascita e attraverso tutto l'arco della vita: quest'epoca psicologica è formata dalla somma di più Stati dell'Io che si agglomerano e danno origine all'Io prenatale, che evolvendosi  a sua volta è progenitore dell'Io del soggetto. Quindi è corretto parlare di Io prenatale come di un momento, e precisamente della nascita della vita psichica di ogni uomo.

Da questo si capisce come il feto sia quindi un essere profondamente relazionale, in grado di comunicare; egli grazie alle sue capacità sensoriali fa esperienze di contatto (verso l'esterno, l'interno, nella relazione) adattandosi volontariamente e con creatività tra organismo e ambiente. Riconoscere al feto queste competenze ma soprattutto la volontarietà, significa riconoscergli una vita psichica, un'identità biologia, psicologica ed emotiva.




A questo punto occorre capire quale, e di che tipo, sia l'elaborazione compiuta per ricevere lo stimolo e dare la risposta.

L'APPRENDIMENTO FETALE (sistema di elaborazione)

"La capacità della mente umana di imparare è il fenomeno più notevole nell'universo biologico. Tutto ciò che fa di noi degli esseri umani - linguaggio, pensiero, conoscenza, cultura (esperienza, creatività), è il risultato di questa capacità straordinaria". (Thompson, 1987)


Le attuali ricerche di psicologia evolutiva convergono nel rilevare come lo sviluppo psichico dell'individuo sia determinato, nella sua qualità ed efficienza, non tanto da fattori biologici, quanto da apprendimenti precoci, nei primi mesi di vita e in epoca fetale.

Lo sviluppo precoce in utero dei sensi ha una duplice funzione: quella di modellare il sistema nervoso centrale, fornendo stimoli che interagiscono con la crescita di gruppi di neuroni specializzati nella trasmissione, elaborazione e risposta, e quella di introdurre il nascituro al mondo esterno producendo una sorta di apprendimento in utero.


Definiamo apprendimento quel processo associativo con il quale si acquisiscono nuove informazioni o se ne modificano delle altre già possedute; è un processo di acquisizione di risposte in seguito ad una esperienza che porta come risultato finale ad una modificazione stabile del comportamento, o comunque del "significato" che l'essere umano (in questo caso feto) da alla propria esperienza controllando il processo stesso che porta all'apprendimento. Le modificazioni si verificano quindi non solo sul processo cognitivo o motorio, ma anche sulla capacità stessa di apprendere.

Apprendere significa quindi inserire il dato esperienziale nella conoscenza e farlo proprio.

Il feto apprende seguendo lo stesso meccanismo di un neonato o di una persona adulta:


ELABORAZIONE E RISPOSTA FETALE AGLI STIMOLI


1 2 3 4

STIMOLI         → SISTEMA DI → ELABORAZIONE FETALE → SISTEMA DI

RICEZIONE RISPOSTA

FETALE FETALE

Gli stimoli provenienti dall'ambiente intra- (madre) ed extrauterino (1) vengono percepiti dagli organi di senso fetali (ricezione, 2) e trasportati attraverso il sistema nervoso fino al cervello dove avviene l'elaborazione e la preparazione della risposta (elaborazione, 3) che si manifesterà con la variazione del movimento e della frequenza cardiaca (risposta, 4)


Nella fase di elaborazione entra in gioco la memoria, ossia quel processo neurofisiologico che consente di trasformare le informazioni selezionate dal soggetto in "tracciati" fissati da connessioni fra neuroni, acquisiti in modo stabile e che potranno essere richiamati in tempi successivi. Tale processo mestico nella vita adulta si articola in 3 diversi livelli, ognuno dei quali caratterizzato da diversa durata: memoria immediata, memoria a breve termine e memoria a lungo termine.

Sembra però che la memoria inizi a formarsi durante il periodo gestazionale e che il momento della nascita segni il passaggio da una memoria che funziona in utero a una memoria che funziona fuori dell'utero. Per molto tempo infatti si è pensato che il bimbo appena nato (e tanto meno il feto), non possedesse una memoria funzionante, ma gli studi effettuati sui nuovi nati e sui prematuri hanno cambiato questo modo di pensare: è stato infatti dimostrato che anche i feti, mostrano di possedere grazie alla memoria, una serie di paradigmi di apprendimento come l''exposure learning' (esposizione ripetitiva ad uno stimolo e osservazione della risposta), la 'habituation" (riduzione della risposta che segue alla continua ripetizione di uno stimolo), e il 'condizionamento classico' (la cui risposta è data dal "riflesso condizionato").

Questo comunque non significa che durante la vita prenatale la memoria abbia le capacità e le funzioni della vita adulta, probabilmente si tratta di una memoria rudimentale che deve assolvere a funzioni semplici e, forse, ancestrali.

Si ritiene ad ogni modo che vi sia apprendimento quando le reazioni del neonato indicano un riconoscimento degli stimoli a cui è stato esposto nelle settimane precedenti alla nascita.

Scorrendo la letteratura del settore ci si avvede di come siano stati numerosi gli studi rivolti alle capacità di apprendimento fetale e alla familiarizzazione del bambino con determinati stimoli caratteristici dell'esperienza intrauterina. Le reazioni dei bambini, a poche ore dalla nascita, al suono del battito cardiaco dimostrano che questo stimolo è per loro, in assoluto, il preferito tra gli stimoli sonori; così come la voce della mamma, preferita a quella paterna. E' evidente che una tale preferenza non può essersi sviluppata nelle poche ore di vita extrauterina trascorse dalla nascita, ma deve essersi stabilita nei periodi precedenti ( Anthony De Casper).

Gli 'apprendimenti' precoci, che vengono indicati come le pietre miliari della successiva costruzione, per progressivi apprendimenti, delle varie e progressive funzioni psichiche, dipendono dalla 'relazione' che si stabilisce tra il feto, e la persona (o le persone) che si prendono cura di lui: la madre in primis. Tale relazione è fondata sulla qualità e l'efficacia della comunicazione che si stabilisce tra la madre e il bimbo; questa è mediata, quasi totalmente, da canali non verbali e la sua elaborazione avviene prevalentemente a livello preconscio; di qui la complessità dei rilievi sperimentali.

Imbasciati e coll. hanno approntato un piano pluriennale di ricerca basato su questionari, osservazioni standardizzate, misurazioni attraverso test a partire dal sesto mese di gravidanza fino al diciottesimo mese di vita del bambino.

Il questionario, distribuito al campione di madri ( 7° - 8° mese di gestazione) era strutturato in modo tale da distinguere tra esposizione acustica fetale generale (rumorosità degli ambienti frequentati dalla madre, l'ascolto di musica, televisione), l'esposizione musicale (musica e canto ascoltato o prodotto dalla madre) ed infine la comunicazione intenzionale ossia la comunicazione verbale prodotta dalla madre espressamente rivolta al proprio nascituro.

Il follow-up con i bambini sono stati attuati a 10 mesi e a 18 mesi.

I risultati hanno dimostrato come la variabile "esposizione auditiva ambientale" non abbia alcun effetto significativo sullo sviluppo della comunicazione, del linguaggio e su altre competenze.
La variabile "comunicazione intenzionale" risulta invece correlata con la somma di parole che il bambino ha acquisito a 10 mesi: il gruppo a cui le madri avevano maggiormente parlato in epoca fetale ha acquisito in media più di quattro parole rispetto agli altri la cui media è di due vocaboli. Sembra chiaro, a questo punto, che gli elementi di base del linguaggio siano appresi tramite l'esposizione sonora prenatale, e infatti lo spettrogramma sonoro del pianto dei prematuri di ventisette settimane contiene già le caratteristiche vocali specifiche della voce materna.


Il risultato sorprendente di un ulteriore esperimento di De Casper fu che i neonati possono discriminare tra due diverse favole per bambini e mostrare preferenza per quella che la mamma aveva raccontato loro, tutti i giorni per dieci minuti (secondo la consegna sperimentale), nell'ultimo trimestre di gravidanza.

Si è visto inoltre che i neonati dirigono preferibilmente la loro attenzione verso persone che parlano la lingua dei propri genitori piuttosto che verso persone che si rivolgono loro in un'altra lingua. Analogamente, un altro originale esperimento, svolto dal Prof. Hepper dell'Università di Belfast, ha rivelato che un brano musicale udito tutti i giorni negli ultimi tre mesi di gestazione viene riconosciuto dai neonati; infatti i bambini, le cui madri in gravidanza seguivano quotidianamente una nota 'soap opera', mostravano risposte di orientamento attentivo al comparire della colonna sonora della trasmissione stessa.

Se dall'esame di tutti questi studi compaiono evidenze di riconoscimento e apprendimento fetale rispetto agli stimoli e alle esperienze sperimentate durante il periodo intrauterino, possiamo veramente chiederci quanto il feto entri in comunicazione con la gestante e l'ambiente che circonda la diade e come profondamente ne sia influenzato nel suo sviluppo.

a tal proposito, ancora più strabilianti sono i risultati ottenuti da alcuni studiosi e operatori del settore prenatale, che hanno messo a punto dei programmi di stimolazione fetale e comunicazione tra genitori e nascituro. L'idea di base è che incentivare le esperienze sensoriali del feto ne promuova lo sviluppo somatopsichico. Studi di derivazione neuroembriologica sostengono che il sistema nervoso in formazione si avvantaggerebbe molto da una stimolazione appropriata, ricavandone uno sviluppo più ricco e precoce; si tratta di programmi differenziati che utilizzano una stimolazione tattile e uditiva (vocale e musicale) di tipo sistematico per favorire l'utilizzo da parte del feto delle sue abilità sensoriali e percettive. Rilievi longitudinali su campioni di bambini che hanno partecipato a tali programmi, documentano, di fatto, effetti positivi che si manifestano in una precocità nello sviluppo fisico e psicologico e in una interazione genitore-bambino positiva e ricca. 

Un fatto sorprendente che si è potuto constatare in diversi casi è che dopo ripetute esperienze il feto è in grado di mostrare una precisa attenzione e responsività nei giochi tattili con i genitori, per esempio rispondendo con un pari numero di calcetti ad un certo numero di piccoli colpi delle dita sull'addome materno, oppure, seguendo con i suoi arti, sulla parete interna dell'utero, il percorso del dito del genitore sull'addome materno. Viene dunque posta particolare enfasi sull'importanza di avviare una precoce comunicazione tra genitori e feto, utilizzando, nei momenti quotidiani riservati all'interazione tra i genitori e il bambino in utero, varie modalità comunicative sensoriali e affettive, anche nell'ottica di una promozione della precoce formazione del legame affettivo genitori-bambino.

L'insieme degli studi e delle osservazioni 'in vivo' conferma dunque nei fatti la vivace presenza sensoriale, psichica, emozionale del feto fin dalle prime fasi della gravidanza. La spinta interattiva e comunicativa che si può rintracciare nell'ultimo trimestre di gravidanza chiarisce meglio quanto importante sia nello sviluppo somatopsichico fetale l'attenzione e il coinvolgimento affettivo genitoriale. Se si tiene conto di quanto detto fino ad ora, non è più possibile ignorare quanto l'ambiente esterno ed il feto entrino in contatto tra loro direttamente e attraverso lo stretto rapporto feto-gestante (con le sue emozioni e i suoi vissuti influenzati dalla relazione con il partner e i famigliari nonché dal tipo di vita che essa conduce) e quanto, inoltre, le esperienze vissute nel periodo fetale siano influenti e rintracciabili nello sviluppo successivo. 




IL FETO COMUNICA?

Cosa significa comunicare, entrare in relazione comunicativa? Quali sono gli elementi che ogni persona utilizza per e mette in atto per comunicare? E un nascituro ne è dotato degli elementi per comunicare? Se il feto possiede la capacità di ricevere ed emettere informazioni, si può parlare di comunicazione?

La maggior parte di quanto impariamo, che costituisce quello che noi chiamiamo "bagaglio esperienziale" e che si serve da bussola e riferimento per muoverci all'interno della nostra realtà, deriva informazioni avute da altri: tale scambio di informazione è detto comunicazione.

L'acquisizione di informazioni è fondamentale per l'essere umano, per la sua evoluzione personale e per la sua sopravvivenza, sia strettamente fisica che sociale e psicologica, per fare insomma del bambino un uomo.

Ma se la comunicazione, questo "passaggio" di informazioni su emozioni, sentimenti, comportamenti, relazioni è così fondamentale, viene spontaneo chiedersi: qual è il momento in cui inizia questo scambio?


Il termine "comunicare" deriva dal latino, communicare, che significa letteralmente "rendere comune", sia nel senso di elaborare un consenso nella società sia i quello di produrre una verità del mondo per quanto possibile oggettiva.

Sebbene il concetto di comunicazione con i relativi scopi, fosse già in uso nella cultura greca antica, (basti pensare i sofisti, Platone o Aristotele), per quanto concerne la sua "produzione", gli studi sono relativamente recenti e riguardanti in particolar modo la seconda metà del XX secolo.


Con la nascita della cibernetica, che studiava sistemi tecnologici (soprattutto a scopi bellici) con l'intento di migliorarne la possibilità e la capacità di controllo e guida, emerse all'interno di questa disciplina il bisogno di chiarire il funzionamento della comunicazione.

Per i cibernetici la comunicazione è la sintesi di più elementi: un sistema emittente, da cui parte un'informazione che viene trasmessa un sistema ricevente e un codice che dà significato all'informazione, permettendo di decifrarla e trasformala in segnale.



SISTEMA →codifica→ COMPORTAMENTO →decodifica→ SISTEMA→ INFORMAZIONE

EMITTENTE                           SEGNALE RICEVENTE

Il sistema emittente codifica un comportamento/segnale e lo invia al sistema ricevente che lo decodifica in informazione. La comunicazione si autoregola attraverso un meccanismo di feedback prodotto dal ricevente dopo la ricezione del messaggio.


Negli anni Sessanta l'attenzione sullo studio della comunicazione è spostato soprattutto nella comunicazione interpersonale, verso la relazione emittente/ricevente considerata non sotto l'aspetto delle mediazione di tecnologie, bensì valutando di primaria importanza la presenza fisica e la percezione di tale presenza da parte dei comunicanti, perché uno scambio si produce se e quando le azioni di un partecipante vengono percepite dell'altro come risposta alla propria emissione.

La comunicazione appare così come il fondamento stesso del tessuto sociale perché consente di instaurare delle relazioni sociali.

A tal proposito Palo Alto, e Watzlawick in particolare, sottolineò gli aspetti "pragmatici" della comunicazione, arrivando a formulare il celebre assioma per cui "è impossibile non comunicare"; qualsiasi comportamento infatti, in presenza di altri diventa comunicativo, trasmette un messaggio sulla relazione con l'altro che a sua volta non può non rispondere a queste comunicazioni ed in tal modo comunica anch'egli Anche il silenzio, che apparentemente sembra una modalità di assenza di comunicazione, è una forma di comunicazione, dotato di un significato più profondo.


Ma qual è il peso che la comunicazione ha nell'equilibrio dell'essere umano?

La mancanza di una comunicazione soddisfacente e adeguata può pregiudicare seriamente il nostro benessere psichico e fisico, causando un'inguaribile solitudine che nei casi più gravi sfocia nella depressione, nell'alcolismo e nell'abuso di droghe. La carenza di opportunità comunicative accelera il processo di invecchiamento e la stessa morte.

È quindi evidente come la comunicazione sia importante per l'uomo e anche per il bambino. Miraglia (1992) afferma che non basta il nutrimento per fare del figlio dell'uomo un uomo vero, gli sono necessari anche linguaggi di pelle, di sguardi, di parole.

In seno ad una relazione, il non ascolto è la forma di comunicazione più deleteria, perché si connota come "disconferma" in quanto dice: "Tu non esisti". Non c'è il minimo dubbio che ciò porti alla perdita del sé, all'alienazione. Una lapidaria definizione di disconferma la dà Laing (1969) che, citando William James, sostiene: "se fosse realizzabile non ci sarebbe pena più diabolica di quella di concedere a un individuo la libertà assoluta dei suoi atti in una società in cui nessuno si accorga mai di lui".

In questo senso si ritiene che un feto (il quale, come già visto, possiede precise competenze sensoriali che gli permettono la ricezione, l'elaborazione e la risposta a stimoli ambientali (intra ed extrauterini), non si sviluppi semplicemente da un punto di vista cognitivo, intellettivo e fisico, ma che fin dal periodo prenatale, sia in possesso di capacità relazionali e psicologiche che gli consentono di instaurare comunicazioni e relazioni significative per il suo sviluppo, quello della madre e di tutto il contesto familiare allargato al periodo gestazionale.


A tal proposito, ci chiediamo quanto e in che modo il rapporto di comunicazione gestante-feto influisca sull'esperienza di vita intrauterina del bambino.

LA COMUNICAZIONE GESTANTE-FETO

Quando si parla di comunicazione gestante-feto non bisogna dimenticare che, oltre ad avere un legame 'speciale' con il bambino, la gestante rappresenta il 'medium' di tutti gli elementi dell'ambiente fisico e psicologico che circonda la diade. Da esperimenti condotti da più ricercatori di diverse nazionalità, si conferma il dato ormai certo che, durante il periodo di gravidanza, madre e feto sono in una continua comunicazione; entrambi si parlano, si ascoltano e si rispondono. Tra mamma e feto si stabilisce una precoce interazione, nella quale la voce materna e i suoni che si ritrovano all'interno del sacco amniotico, sono gli elementi che caratterizzano questa primordiale relazione.

Da uno studio della dott. Alessandra Piontelli: "Gianni nel grembo materno si muoveva appena. Stava quasi sempre rannicchiato in un angolo dell'utero con il viso coperto dalle braccia e dalle mani. Sembrava quasi che anche le gambe gli servissero per proteggersi il viso. Ma egli non sembrava tranquillo nella sua immobilità. Essa sembrava dipendere se non da uno stato di panico, per lo meno da una grande tensione: . egli assomigliava ad un quadro di Munch.".

La visione di una vita uterina simile ad un Eden perduto in cui ogni stimolo nocicettivo è risparmiato al nascituro è stata infatti ampiamente confutata dalle ricerche sperimentali: il feto reagisce all'ansia materna, ha esperienze di frustrazione, disagio. Alcuni studi hanno verificato che il feto è influenzato da intensi turbamenti degli stati emotivi materni e manifesta questo restando per alcune ore successive all'evento disturbante in uno stato di agitazione motoria; se la situazione di stress materno persiste nel tempo, l'eccitazione motoria fetale diventa un tratto stabile riflettendosi nel basso peso alla nascita.

A livello dell'ambiente, il ruolo maggiormente patogeno verso il benessere del feto sembra sia assunto dalla presenza prolungata di elementi stressanti che comportino una continua minaccia per la sicurezza emotiva della madre, tensioni continue ed imprevedibili sulle quali essa sente di avere poche o nulle possibilità di controllo; a questo proposito particolare peso sembrano avere le tensioni coniugali.

Alla luce di questi elementi riveste dunque notevole importanza il clima emotivo e famigliare in cui gestante e feto sono inseriti. Particolarmente interessante pare, quindi, il porre l'attenzione sulla formazione del legame tra il bambino in utero ed i suoi genitori. Si può infatti considerare che la precoce presa di coscienza della presenza del bambino come individuo da parte dei genitori possa agire sui vissuti e sulle rappresentazioni che essi hanno di se stessi nel nuovo ruolo genitoriale e sulle fantasie rispetto al bambino in arrivo. Questa sorta di mobilizzazione interiore nei genitori può predisporre un'area di evoluzione verso nuovi ruoli ed equilibri nell'assetto famigliare, e favorire il crearsi di uno spazio psichico di attesa e di accoglimento per il nascituro, con ampia ricaduta sul piano della promozione di uno sviluppo psicoemotivo equilibrato del bambino stesso.

Relativamente ai vissuti della gestante ed alla influenza che possono esercitare sul benessere fetale attraverso la comunicazione primitiva che avviene nel 'dialogo' gestante-feto, l'atteggiamento della gestante verso la gravidanza è risultato essere in relazione con caratteristiche di personalità del bambino. Uno studio longitudinale svolto su 163 donne in gravidanza e, successivamente, sui loro bambini ha rilevato che la non accettazione della gravidanza e del feto da parte della madre correla con un comportamento di tipo deviante o patologico nei bambini. Anche l'atteggiamento paterno non accettante si è visto interferire nel vissuto materno rispetto al feto e alla gravidanza stessa. Alcuni studiosi ritengono che il feto sia il depositario delle emozioni materne e che i soggetti caratterizzati da una solida fiducia di base e da buona autostima abbiano potuto percepirsi fin dai primordi della vita psichica come individui desiderati e amati.

Se, alla luce di questi vari contributi, è possibile dimostrare l'esistenza di un mondo psichico ed emotivo fetale e la presenza di un legame madre bambino prenatale, molte riflessioni possono essere fatte. In particolare, riguardo alle vicissitudini dello sviluppo psichico sano e patologico, mi sembra importante considerare l'influenza che queste fasi così arcaiche del funzionamento mentale, la cui caratteristica è quella di essere per eccellenza un funzionamento 'psicosomatico' dominato e determinato da una sensorialità intensa e totalizzante, possono continuare ad esercitare nello sviluppo successivo dell'individuo e il ruolo che possono rivestire nella genesi della psicopatologia.

Da questo punto di vista i vissuti relativi alle esperienze intrauterine e all'investimento emotivo delle stesse, costituiti secondo le leggi dell'inconscio e del soma, si pongono come la base più antica e profonda nella formazione del sé.





BIBLIOGRAFIA

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