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La stampa durante il fascismo




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La stampa durante il fascismo





Il ruolo della stampa, come è già stato affermato nell'introduzione,è quello di informare i lettori di ciò che accade realmente.Ma cosa succede quando interviene la censura?le situazioni che si creano sono fondamentalmente 2:adeguarsi ad essa oppure cercare di informare la popolazione con ogni mezzo possibile.Potrebbe sembrare un quadro improbabile al giorno d'oggi, con la libertà di stampa garantita in quasi tutto il mondo ma basta tornare indietro di circa mezzo secolo per scoprire che la situazione era proprio questa.Precisamente con l'avvento del fascismo del nazismo e dello stalinismo era consuetudine che le notizie fossero prima "filtrate" e poi diffuse:nonostante i divieti e le imposizioni di regime crescevano a pari passo i mezzi di comunicazione come la radio, il cinema e la stampa in rotocalco ed inoltre si sperimenta il magnetofono su nastri d'acciaio che darà vita alle prime riprese cinematografiche a colori.Gli autoritarismi europei però si dimostrarono ancora una volta intolleranti, soprattutto in Italia ci fu una vera e propria fascistizzazione del sistema d'informazione che venne ufficializzata con un decreto del luglio 1923 che prevedeva la possibilità di destituire il responsabile di periodici o giornali in caso di contrasto con le direttive governative.Per poter controllare meglio l'aspetto informativo con lo scopo di renderlo semplice mezzo di propaganda, Mussolini assegna come garante di queste normative suo fratello Arnaldo, nonché già direttore del quotidiano il popolo d'Italia.

Tra le direttive più importanti spiccavano senza dubbio quelle riguardanti lo stile, che doveva essere semplice e diretto senza retorica così da risultare comprensibile a



tutti,ed inoltre quelle sulla modalità di stampa e addirittura d'impaginazione;un aspetto molto particolare del processo di censura riguardava le veline, che erano delle


brevi note che venivano inviate ai direttori dei giornali e nelle quali veniva descritto come riportare una certa notizia o addirittura sulle foto da pubblicare(erano vietate per esempio foto che ritraevano donne nude, parzialmente nude o in abiti succinti, ma questo non per una moralità bigotta ma semplicemente perché ritenute antidmografiche).Inizialmente sono proprio le più importanti testate giornalistiche a piegarsi a questo sistema e al regime, tra le quali Il Giornale d'Italia, la Nazione, il Messaggero e il Resto del Carlino, alle quali seguiranno poi Il Corriere della Sera e la Stampa che saranno anche gli unici due giornali a dichiararsi antifascisti subito dopo l'omicidio Matteotti.Il clima di censura era pressante ma nonostante ciò va attribuito proprio al fascismo il merito di aver istituito l'albo professionale al quale tutti i giornalisti dovevano essere iscritti per poter praticare la professione (che tra l'altro è presente ancora oggi), ma anche quello di aver aperto le prime scuole di giornalismo e le prime facoltà universitarie dedicate a questa professione.



L'attenzione di Mussolini per la stampa divenne sempre più marcata con il passare del tempo, tant'è che per attuare il suo progetto di "Italia modello famiglia"  cominciò negli anni 20 di rivolgersi anche alle donne tramite riviste periodiche come Grazia, Amica, Annabella e Gioia;in questo periodo inoltre spiccano nomi di grandi editori e giornalisti come Mondatori e Montanelli.Mussolini attuò il suo progetto di controllo tra il'22 ed il '25:in questo lasso di tempo si registrarono numerosi atti di intimidazione e violenza nelle sedi dei quotidiani rimasti indipendenti, e in più venne emanato un decreto legge riguardante il sequestro immediato di un giornale ritenuto pericoloso per i fini governativi.La situazione esasperante portò i quotidiani La Stampa, Mondo, L'Avanti!e il Corriere della Sera a fondare il 10 luglio 1924 il Comitato per la difesa della libertà di stampa, che si riunì per la prima volta a Palermo nel settembre dello stesso anno.Questa scelta coraggiosa portò una certa mobilitazione all'interno del Parlamento,che però si dimostrò ancora una volta schierato dalla parte del duce.Infatti, Mussolini ottenne vari decreti a suo favore come quello del 20 giugno 1925 che impose restrizioni definitive sulla stampa e il re, nonostante le sollecitazioni provenienti da più parti, non intervenne lasciando la situazione politica completamente in mano a Mussolini.Tra il '27 e il '28 Mussolini completò il suo processo di fascistizzazione mediatica grazie all'istituzione del sindacato dei giornalisti fascisti, al quale ogni praticante doveva essere iscritto, pena l'impossibilità di poter esercitare l'impiego.Oltre a queste limitazioni in campo in giornalistico ve ne furono altre sempre in ambito mediatico, partendo dal cinema, (tra l'altro fu proprio Mussolini a creare Cinecittà) per arrivare alla propaganda di massa..Con la caduta del fascismo e l'avvento di un governo democratico si potè finalmente tornare ad un'informazione libera e indipendente sancita stavolta dall'articolo 21 della Costituzione.Nel 1945 inoltre venne istituita dalla cooperazione dei maggiori editori italiani l'Associazione Nazionale Stampa Associata (ANSA) che sancì il passaggio definitivo alla stampa libera. Il fascismo fu dunque un periodo duro non solo per la preclusione di libertà fondamentali ma anche perché allora più che mai si fece sentire in Italia l'affilata mannaia della censura che troncò più volte verità scomode.





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