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Le origini dell'umanitÀ




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LE ORIGINI DELL'UMANITà


Gli Ominidi e il Paleolitico inferiore

Non è possibile precisare con sicurezza l'epoca della comparsa degli uomini sulla Terra, ma certamente l'origine dell'umanità risale al periodo delle grandi glaciazioni pleistoceniche. I primi Ominidi sono comparsi nel periodo interglaciale Mindel-Riss e le principali razze attuali si sono formate in epoca preistorica da un ceppo unico, quello dell'Homo sapiens diffuso nell'ultimo periodo glaciale (Würm).

La Paleontologia umana studia i resti fossili e l'evoluzione somatica degli uomini preistorici; la Paletnologia ne studia i manufatti, che permettono di seguire l'evoluzione culturale dell'uma­nità primitiva. Tale evoluzione si articola in due grandi fasi, contrad­distinte dal materiale usato per forgiare armi e utensili: l'età della pietra e l'età dei metalli.

L'età della pietra abbraccia il lunghissimo periodo Paleolitico, caratterizzato dall'uso della pie­tra scheggiata, e il successivo periodo Neolitico, caratterizzato dalla tecnica della pietra levigata.

Prima della comparsa dell'Homo sapiens, varie regioni della Terra furono abitate da Ominidi: i Protoantropi e i Paleantropi, coi quali si compi la parte più antica e più lunga dell'età della pietra scheggiata, il Paleolitico inferiore.

I Protoantropi appaiono già eretti, marciatori, onnivori e col cervello notevolmente sviluppato. I resti più antichi manifestano insieme caratteri umani e scimmieschi come quelli deI Pitecantropo, deI Sinantropo (o Uomo di Pechino), dell'Uomo di Heidelberg. A 6 milioni di anni risalirebbero gli Australopiteci di cui si hanno tracce nell'Africa australe: il loro cervello è piccolo, ma la posizione è già eretta. L'Homo abilis di Olduvai fu il primo ad 'abbozza­re" utensili scheggiando dei ciottoli circa 2 milioni di anni fa. A un milione di anni risalirebbero il Pitecantropo e il Sinantropo, che fab­bricavano utensili di pietra scheggiata.

I Paleantropi, rappresentati dall'Uomo di Neander­thal, segnano il passaggio al Paleolitico medio: usavano il fuoco e lavoravano la pietra ricavandone, oltre alle amigdale, asce taglienti e raschiatoi per pulire le pelli; al materiale litico si aggiunge quello osseo. I Paleantropi risentivano dell'ambiente naturale e conducevano una vita noma­de, sotto ripari naturali di roccia o sotto ripari arti­ficiali di rami e fronde. Erano raccoglitori di prodotti spontanei, ma si dedicavano soprattutto alla caccia.

I Fanerantropi e il Paleolitico superiore

I Paleantropi si estinsero durante l'ultima glaciazio­ne, mentre comparivano i primi veri uomini, i Fanerantropi, che comprendono tutte le forme risalenti al ceppo primigenio dell'Homo sapiens.

I più antichi resti dell'Homo sapiens sono stati rinvenuti a non grande distanza gli uni dagli altri, ma denunciano tra loro caratteristi­che diverse, per cui si deve arguire che circa 30 mila anni fa fos­se già avviata la differenziazione razziale dei gruppi umani: l'Uomo di Grimaldi presenta carat­teri negroidi; l'Uomo di Cro-Magnon, con il cranio allungato, il viso largo e l'alta statu­ra assomiglia agli attuali Europei, dei quali sarebbe il progeni­tore.

La cultura dei Fanerantropi ap­partiene al Paleolitico superiore: gli uomini riescono a scheggiare la pietra in lame lunghe e sottili ottenendo asce, coltelli, punte di lance e di frecce; lavorano l'osso per farne arpioni; reagiscono alle condizioni naturali rivestendosi, costruendo abitazioni e utensili; essi giungono a differenziarsi sia sul piano della cultura materiale che di quella spirituale.

Il Paleolitico superiore si distingue come 'età della renna": questo animale, spinto verso sud dall'estendersi della glaciazione würmiana, alimenta la caccia e l'espressione artistica degli uomini.

Durante i lunghi millenni del Paleolitico, l'umanità non poteva contare che densità demografiche molto basse.

La rivoluzione neolitica

Un breve periodo intermedio (Mesolitico) vede il progressivo addol­cimento del clima, che provoca la ritirata dei ghiacciai e trasforma le tundre in foreste temperate, segnando il passaggio dal Pleistocene all'Olocene. Gli animali degli ambienti freddi cedono il posto alla fauna attuale; compare il primo animale domestico, il cane. Poi il clima diventa ancora più caldo e gli uomini occupano definitivamente le terre da cui si ritirano i ghiacci.

Con l'inizio dell'Olocene, l'umanità entra nel Neolitico. Una tecnica evoluta permette di levigare le pietre per ricavarne asce, coltelli, pugnali, e permette di modellare l'osso e l'avorio, di fabbricare ceramiche. Gli uomini, organizzati in gruppi o tribù, usano strumenti per la pesca e la caccia, imprendono a addomesticare animali utili, iniziano a coltivare cereali e ortaggi e divengo­no sedentari. Abitano in villaggi di capanne, mentre le caverne servono per inumarvi i morti, raccolti in sepolture collettive (necropoli). Ii questo periodo vengono fatti risalire i primi mo­numenti megalitici.

Nelle regioni a clima caldo e arido, le capanne, a base circolare e ad un solo vano, sono seminterrate e costruite con argilla pressata; in un secondo tempo vengono usati mattoni essiccati al sole o cotti in fornace. Nel cuore dell'Europa, grazie al clima umido e all'abbondanza di foreste, le prime case sono di legno, con le pareti di tronchi d'albero rinforzate da graticci e con l'intelaiatura del tetto rivestita da fastelli di paglia.

Con la nascita dell'agricoltura e l'addomesticamento degli animali utili inizia la prima accelerazione dell'incremento demografico.

Dissodamento, deforestazione, regolazione delle acque sono opere di profonda trasformazione del territorio che consentirono la sedentarizzazione degli agricoltori neolitici, l'aumento della produzione e della densità demografica.

La fine dell'età della pietra è segnata da una grande scoperta: la lavorazione dei metalli. Nello stesso tempo appaiono i primi documenti scritti, che segnano il trapasso dalla preistoria all'alba della storia.

L'età dei metalli

L'età dei metalli abbraccia tre periodi fondamentali per lo sviluppo dell'umanità. Nel primo, detto Eneolitico (o età del rame), pur con­tinuando a lavorare la pietra e le ceramiche, gli uomini hanno imparato a fondere l'oro, e soprattutto il rame, col quale forgiano armi ed utensili. Vivo­no in villaggi di capanne o in fortezze, coltivano il grano, sfruttano le miniere ed esercitano i commerci.

L'età del bronzo è caratterizzata dall'uso di questa lega (rame e stagno), ma segna soprattutto la presa di possesso del suolo da parte delle società umane; viene generaliz­zato l'allevamento del bue, della pecora e del maiale e s'in­comincia ad usare il cavallo e l'asino per i trasporti. Allevamento e agricoltura sostituiscono progressivamente la caccia e la raccolta di frutti spontanei come base dell'alimentazione.

Gli uomini affinano l'arte e la cultura e innalzano monumenti megalitici. Vivono in capanne di legno e di frasche raccolte in villaggi su palafitte; oppure abitano le terramare, villaggi con le capanne su piattaforme simili alle palafitte, ma impiantate nel fondo di bacini scavati nella terraferma.

Massimi centri civili sono Creta e le isole dell'Egeo, l'Egitto, l'Assiria e la Babilonia, dove si costruiscono vere città e si formano vasti aggruppamenti di uomini. Il principale asse di popolamento è la fascia sub­tropicale dall'Indo al Mediterraneo, dove le prime forme di civiltà ur­bana si innestano sulle preesistenti culture agro-pastorali.

Con la successiva età del ferro si entra in epoca storica: l'attività agricola prende il sopravvento e la caccia è relegata a diversivo.

L'umanità si addensava in tre nuclei fondamentali, che an­cora oggi rappresentano le maggiori aree di popolamento: India, Cina, bacino del Mediterraneo.


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