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I cicloni




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Città del messico Città del Messico è capitale degli Stati Uniti Messicani

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I CICLONI


 Un ciclone è una gigantesca perturbazione atmosferica, che si forma sopra oceani caldi, spostandosi poi verso occidente con gli alisei. Un ciclone viene definito tale se i venti superano i 119 Km/h. I cicloni si formano dall'umidità che evapora dagli oceani caldi e che si condensa nell'atmosfera formando nuvole temporalesche. L'aria viene intanto risucchiata all'interno della massa di nubi, dove la temperatura è minore, formando venti che si rafforzano e cominciano a girare vorticosamente (in senso antiorario nell'emisfero boreale e in senso orario nell'emisfero australe) intorno a un'area centrale, detta 'occhio del ciclone'. I cicloni che sono devastanti nelle zone costiere pianeggianti, portano venti violenti, piogge torrenziali e aumento del livello delle acque marine. Cominciano ad attenuarsi quando raggiungono la terra e ricevono una minore quantità di umidità dall'oceano. Diventano, comunque, temporali con lampi e tuoni che possono assumere l'intensità di un tornado. L'aumento della temperatura media della superficie terrestre potrebbe anche aumentare la frequenza dei cicloni.


ORIGINE ED EVOLUZIONE DEL CICLONE


 

 

Ha inizio ununa deformazione a onda alla cui cresta si forma un centro di bassa pressione e di circolazione del vento in senso ciclonico




 




GLI URAGANI


Uragano Termine con cui si indicano i cicloni migratori tropicali che si sviluppano sugli oceani nelle regioni prossime all'equatore, in particolar modo nel mare dei Caraibi e nel golfo del Messico. I cicloni che si sviluppano nella parte occidentale dell'oceano Pacifico sono invece detti tifoni; quelli originati in Australia vengono invece detti willy-willy.

L'uragano è un tipo di ciclone tropicale, che si verifica nell'Atlantico occidentale o nel Pacifico orientale ed è caratterizzato da forti venti e piogge violente. Il suo nome deriva da quello del dio dei venti dei Maya, Hunrakan.

Gli uragani sono costituiti da venti ad alta velocità che soffiano in direzione circolare attorno a un centro di bassa pressione, chiamato occhio del ciclone. Essi si originano quando aria calda (26°C) e satura di umidità viene forzata a salire verso l'alto da aria più fredda e densa. Dal margine della tempesta verso il centro, la pressione atmosferica ha una forte caduta e la velocità del vento aumenta.



I venti raggiungono la massima intensità in prossimità del punto di pressione minima. Il diametro dell'area interessata da venti di forza distruttiva può raggiungere anche 250 km, mentre venti meno intensi spirano su un'area molto più vasta, che in media può estendersi per un diametro di circa 450 km. La violenza di un uragano viene misurata su una scala divisa in gradi da 1 a 5. Nella categoria 1, la più debole, i venti hanno una velocità minima di circa 120 km/h; nella categoria 5 sono invece compresi venti rari e molto violenti, che possono superare i 250 km/h. Nell'occhio del ciclone, che in media ha un diametro di circa 25 km, i venti si placano e le nubi si alzano, ma il mare è comunque molto agitato.

Gli uragani generalmente si spostano, con velocità comprese tra 10 e 80 km/h, lungo un percorso simile a un arco di parabola che si estende in un primo momento verso nord-ovest e a latitudini elevate verso nord-est, nell'emisfero settentrionale, e inizialmente verso sud-ovest, volgendosi poi a sud-est, nell'emisfero meridionale. Quando la direzione del vento coincide con quella di spostamento, la capacità distruttiva dell'uragano è massima. Gli uragani devastano le coste, ma si indeboliscono quando si allontanano dal mare.


I TORNADO


Chiamati anche trombe d'aria, i tornado sono simili a mulinelli d'acqua; assomigliano a dei giganteschi imbuti. Essi sono dovuti ad un unico tipo di nuvole, i cumulo-nembi. Queste nubi aspirano l'aria calda e umida con una tale forza che sopra loro si crea un turbine capace di scoperchiare una casa o sradicare gli alberi.

Quando, nelle ore più calde della giornata, una luce verdastra si riverbera al di sopra del paesaggio e compaiono delle grosse nubi scure dai riflessi giallo-verdi, significa che sta per nascere un tornado.

Chiamati anche trombe d'aria, i tornado sono simili ai mulinelli d'acqua che si formano quando si vuota una vasca da bagno. Essi si formano all'interno di una nube temporalesca, dove una colonna d'aria calda ascendente viene fatta roteare da forti venti. Continuando a risucchiare altra aria, la vorticosa colonna scende infine sulla terra sotto forma di nuvola a imbuto. I forti venti che soffiano in una zona di pressione estremamente bassa possono raggiungere velocità superiori a 400 Km/h e causare gravi danni. I tornado si formano soprattutto alle medie latitudini, dove l'effetto della rotazione della terra è maggiore. Le loro piccole dimensioni e la loro breve durata (i 2/3 durano meno di 3 minuti) rendono estremamente difficile prevederli, così che la popolazione può essere avvertita solo pochi minuti prima che scoppi il temporale.

Dal 1943 vengono effettuate missioni dell'aeronautica militare per misurare la velocità e la direzione del vento degli uragani, le dimensioni dell'occhio e le pressioni raggiunte al suo interno, nonché la struttura termica dell'intera perturbazione. Un sistema coordinato per seguire gli spostamenti degli uragani è stato sviluppato alla metà degli anni Cinquanta, e successivamente perfezionato. Radar, dispositivi di rilevamento su boe galleggianti, satelliti meteorologici in orbita geostazionaria e altri dispositivi, inviando dati ai centri di sorveglianza degli uragani, permettono di seguire lo sviluppo di queste tempeste fin dalle loro prime fasi.

I sistemi di previsione e di allarme hanno permesso di ridurre le perdite di vite umane in seguito a uragani, ma i danni provocati alle proprietà sono sempre molto ingenti, soprattutto nelle zone costiere. Il più violento uragano che abbia colpito la zona delle Indie Occidentali nel XX secolo, il Gilbert, ha devastato la Giamaica e parti del Messico nel 1988, con venti che raggiungevano i 350 km/h. Gli Stati Uniti subiscono spesso violenti uragani: il più recente è stato Andrew (nel 1992), che causato circa 50 vittime, ha provocato danni stimati in dodici miliardi di dollari e ha distrutto migliaia di abitazioni.


L'URAGANO MITCH


D'anno in anno gli uragani si fanno sempre più frequenti e più devastanti: la forza del vento cresce, i danni aumentano, il numero delle vittime sale.

Di fronte ad una simile tragedia ci si chiede: possibile che non si possano prevedere questi fenomeni, come succede per le altre perturbazioni atmosferiche?

Si sospetta che Mitch sia una conseguenza dei processi fisici causati dall'uomo bruciando combustibili fossili e deforestando il pianeta.

Secondo l'Unep, il programma ambiente dell'ONU, il rischio è così alto da rendere urgente una contromossa: bisogna smettere di consumare petrolio e alberi alla velocità attuale, cioè investire in tecnologie per migliorare l'efficienza energetica e in fonti alternative come il solare, l'eolico, le biomasse. Se non passiamo ad una forma d'energia meno inquinante dovremo fronteggiare ogni anno fenomeni come Mitch. E visto che per pulire il cielo ci vuole tempo bisogna cominciare subito: solo intervenendo con grande determinazione riusciremo ad evitare che l'aria si trasformi in un nemico.

L' uragano nasce sul mare, ma solo dove la temperatura superficiale dell' acqua raggiunge i 26 gradi.

Il calore da' l'energia necessaria all'innesco del vortice. Una volta in quota, l' aria molto umida condensa in goccioline e questa trasformazione rende disponibile un'altra immensa riserva di energia. Intorno ad una zona centrale, l'occhio del ciclone si costruisce così una muraglia di nubi temporalesche alte 20 Km, circondata a sua volta da una vasta struttura di nubi spiraleggianti.

Gli uragani si muovono alla periferia delle zone di alta pressione, a velocità relativamente modeste, tra i 15 e i 100 Km/h

Mitch, l'uragano più devastante degli ultimi anni, ha flagellato il Centroamerica seminando ovunque morte e distruzione.

Più di diecimila vittime, oltre un milione di senzatetto e danni incalcolabili.

Nicaragua, Honduras, Guatemala e Salvador, sono i paesi più colpiti, ma tutto il Centroamerica è stato messo letteralmente in ginocchio da Mitch che ha sventrato città e campagne con venti e piogge torrenziali che hanno trasformato vaste zone in enormi acquitrini senza vita.

Certo ha avuto gioco facile in una delle zone più povere del mondo dove le case sono spesso baracche di lamiera, ma era comunque difficile resistergli.

La furia di Mitch si è accanita in particolare contro l'Honduras, uccidendo migliaia di persone, cinquemila secondo la protezione civile, e trasformando la capitale Tegucigalpa in uno spettrale lago inanimato.

E' intervenuta la Croce Rossa ma, i governi Centroamericani, chiedono interventi internazionali.

Domenica 15 Novembre 1998, nella capitale nicaraguense Managua, il presidente Adolfo Aleman e vari membri del suo gabinetto hanno tenuto una riunione con un gruppo di ambasciatori, tra i quali quelli di Usa, Ue e del Canada, per concertare gli interventi in soccorso alle vittime.

L'uragano è passato, ma la situazione è talmente grave che il presidente Carlos Flores Facusse ha deciso di proclamare lo stado d'assedio, che comporta la sospensione con effetto immediato delle libertà costituzionali.

Lento e inesorabile l'uragano Mitch ora ridottosi a tempesta tropicale, prosegue il suo spostamento dal Centroamerica verso il sud del Messico dove minaccia lo Yucatan e gli stati di Oaxaca, Tabasco e Chapas. In quest'ultimo sono ancore aperte le ferite per le inondazioni di due mesi fa che hanno causato centinaia di morti lungo la costa. Il Messico trema e cerca di correre ai ripari. Dal Chapas sono già state evaquate decine di migliaia di persone ed è stato posto in stato di massima allerta tutto il dispositivo militare di stanza nelle zone in cui è attivo l' Esercito Zapatista di liberazione nazionale.

Ma mentre il Mitch, scaricata la sua furia su Guatemala, Honduras, Belize, Salvador e Nicaragua, s'avvicina adesso alla Florida, altri disastri minacciano i paesi devastati dall'uragano. Ad appena 30 Km dal vulcano Casitas, la cui frana ha causato il maggior numero di morti, il vulcano Cerro Negro ha ricominciato ad eruttare, spruzzando lapilli e lava su una zona di più di 250 chilometri quadrati. La lava e la cenere hanno coperto tutti i campi della zona, causando danni per 20 milioni di dollari. Non ci sono state ancora vittime, ma il rischio è che vi sia una violenta eruzione, come quella che nel 1995 ha rovinato i raccolti del Centramerica. Ma di raccolti in Nicaragua ne sono rimasti ben pochi, visto che il 70 per cento dei campi è stato già distrutto da Mitch. Poco dopo, il vulcano Casitas ha avuto una seconda frana e si teme che altri superstiti che si nascondevano nei boschi siano stati inghiottiti dal fango.



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