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Geografia Astronomica: L'effetto serra e le sue conseguenze




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Geografia Astronomica: L'effetto serra e le sue conseguenze


L'effetto serra e le sue conseguenze


L'effetto serra mantiene la temperatura della troposfera su valori relativamente alti, compatibile con l'esistenza della vita sul nostro pianeta.

La superficie terrestre, infatti,non si limita a riflettere la luce solare che la colpisce, ma in parte l'assorbe e poi la rimanda nello spazio sotto forma di radiazioni termiche.

Il vapore acqueo, il metano e soprattutto il diossido di carbonio (detti per questo gas serra), lasciano passare indisturbate le radiazioni solari in entrata, ma respingono le

radiazioni termiche in uscita, riflettendole verso la superficie stessa. In età preindustriale la quantità di Co2 presente in atmosfera era di 280ppm (parti per milione),

mentre oggi è di 375ppm: ipotesi attendibili prevedono che, come conseguenza dell'uso massiccio di combustibili fossili , attorno agli anni 2030-2050 la concentrazione

del gas raggiungerà 560ppm, se non si invertiranno le attuali tendenze. Una parte della Co2 si scioglie nelle acque degli oceani o viene assorbita dalle piante, ma circa

il 50% rimane in atmosfera. Secondo molti ricercatori, il continuo aumento della percentuale di co2 nell'aria produrrà un aumento della temperatura media del pianeta di circa 2°c

entro il 2010; questo rialzo non sarebbe però omogeneamente ripartito sulla  superficie terrestre: le zone polari e quelle della fascia temperata dovrebbero registrare

l'aumento più consistente. Le conseguenze dell'effetto serra potrebbero essere le seguenti:

1) Scioglimento delle calotte polari .Ciò provocherebbe un innalzamento del livello marino di più di 1 metro nei prossimi 50-100 anni, con forti danni a tutte le città e le istallazioni costiere.

2) Alterazione dei regimi pluviometrici. In alcune regioni si verificherebbe un sensibile aumento delle precipitazioni, in altre zone invece la piovosità diminuirebbe,

e con essa anche le rese agricole: i rifornimenti idrici diventerebbero più complessi (l'Italia sarebbe uno dei paesi in cui si verificherebbe una diminuzione delle precipitazioni).

3)Temperature .Ondate di caldo si alternerebbero a freddi improvvisi che danneggerebbero le coltivazioni e la vegetazione spontanea. Occorre però essere molto prudenti

nell'elaborazione dei modelli previsionali: il nostro pianeta basa la sua esistenza su equilibri così complessi da rendere difficilmente prevedibili le risposte alla variazione anche

di un solo parametro ambientale. Si possono ipotizzare, infatti, meccanismi di risposta climatici positivi, che accentuerebbero le conseguenze dell'effetto serra, e negativi,

che le limiterebbero .Una risposta positiva è l'intensificazione dei processi di evaporazione, conseguenza quasi certa dell'aumento di Co2: una maggiore quantità di vapore acqueo

nell'atmosfera aumenterebbe la riflessione delle radiazioni termiche in uscita, con ulteriore aumento della temperatura .Sono ipotizzabili però anche meccanismi di risposta tendenti a neutralizzare l'effetto serra .Uno

aumento globale della temperatura comporterebbe, ad esempio, una maggiore copertura si nubi(per via dell' aumento dell'evaporazione );dato che le nubi aumentano l'albedo, esse provocherebbero una diminuzione dell'energia solare dispensabile per riscaldare l'atmosfera .Stiamo preparando per le nuove generazioni un pianeta più caldo, con una diversa distribuzione dei climi e la probabile fusione parziale delle calotte polari.


Il protocollo di Kyoto


Il protocollo di Kyoto è stato elaborato nel 1997 dalle Nazioni Unite nell'omonima città giapponese : in essa è indicato l'impegno a ridurre, entro il 2012, le emissioni dei gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990.

In quell'occasione si stabilì inoltre che il protocollo diventasse vincolante solo quando avesse avuto la ratifica di 55 Paesi che insieme producessero il 55% delle emissioni globali di gas serra. L'opposizione tenace di USA(36%delle emissioni) Russia (17% delle emissioni) ha impedito per lungo tempo che il protocollo divenisse operativo. Finalmente, nel novembre del 2004 la Russia ha aderito portando a 55 i Paesi firmatari: il protocollo è quindi entrato in vigore nel febbraio 2005. Esso ha però un grave limite:nessun tipo di limitazione è previsto per i Paesi in via di sviluppo, perché un tale vincolo rallenterebbe il loro cammino verso il progresso. Poiché la crescita delle emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo (Cina in particolare)si sta attualmente manifestando con ritmo che è circa triplo di quello dei Paesi sviluppati l'impegno ecologico dei Paesi industrializzati rischia di venire vanificato. Per la riduzione delle e3missioni, il Protocollo di Kyoto individua come prioritari alcuni ambiti di intervento :

Il settore energetico(Con la riduzione dell'uso dei combustibili fossili),

I processi industriali(industria chimica, metallurgica, ecc.),

Il trattamento dei rifiuti (discariche, impianti di incenerimento ecc.)

Poiché inoltre la quantità globale di C02 atmosferico non dipende solo dalle emissioni industriali ma anche dall'assorbimento da parte dei vegetali (per la fotosintesi), sono previste opere di forestazione. Nel 1998 l'Unione Europea ha stabilito le percentuali di riduzione a carico dei diversi Paesi dell'unione. Per l'Italia, è stata fissata una percentuale del 6,5% entro il 2008. Alcuni interventi atti a favorire la riduzione delle emissioni di gas serra potrebbero essere:

1)L'aumento dell'efficienza del settore elettrico

2)La produzione di energia da fonti rinnovabili

3)La riduzione dei consumi energetici in tutti i settori

4)L'assorbimento delle emissioni di Co2 dalle foreste.

Le rilevazioni effettuate nel 2004, per quanto riguarda i gas serra hanno evidenziato in Italia un incremento del 10-12% rispetto ai livelli del 1990, ponendoci a rischio di sanzioni.



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