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Che cos'e il commercio equo e solidale




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Che cos'e il commercio equo e solidale


Il commercio equo e solidale si inserisce nel panorama delle forme di solidarietà internazionale come esperienza originale e innovativa, finalizzata alla promozione di migliori condizioni di vita nei paesi del Sud del mondo.



Si tratta di un approccio alternativo al commercio "globale", frutto di un'idea coraggiosa e della volontà di trovare una soluzione efficace al problema degli squilibri economici esistenti tra Nord e Sud del mondo.

Tale soluzione è stata individuata dai pionieri del fair trade nella possibilità di offrire ai piccoli produttori del Sud, emarginati dagli scambi commerciali tradizionali, un canale di commercio parallelo da utilizzare secondo criteri di giustizia e solidarietà. I microproduttori si trovano in questo modo ad agire su un piano differente da quello su cui normalmente si svolgono le transazioni commerciali, sottoposto a ragioni di carattere morale prima che econonomico.

Dal punto di vista pratico il circuito commerciale equo si basa su una speciale relazione tra produttore, organizzazione di commercio equo e consumatore.

Il produttore mette a disposizione le proprie capacità e competenze, nell'ottica di un superamento della dipendenza economica e della ricerca di uno sviluppo endogeno; svolge la sua attività autonomamente, ma si avvale del sostegno e della collaborazione delle organizzazioni del Nord. I progetti, infatti, prevedono una relazione tra partners paritaria e collaborativa, che comprende, tra l'altro, la predisposizione di una serie di servizi a supporto dell' attività produttiva, a favore dei singoli lavoratori e della comunità. In pratica si tratta di creare infrastrutture per il trasporto e l'immagazzinaggio delle merci e di attuare scelte in tema di nuovi prodotti, di investimenti, di gestione finanziaria. Vi sono poi servizi a favore dell'intera comunità, quali l'assistenza sanitaria, i servizi scolastici e di formazione, il miglioramento delle abitazioni e la distribuzione di beni alimentari di sussistenza. L'attività del commercio equo si distingue dalle tradizionali forme di cooperazione, poiché non mira a sostituirsi alle popolazioni locali nella realizzazione di tali infrastrutture, ma, offrendo opportunità lavorative, stimola la costituzione di un ambiente favorevole a quello scopo.

Le organizzazioni di commercio equo e solidale (ATO's, Alternative Trade Organisations) dei paesi a capitalismo maturo si occupano innanzi tutto dell'importazione e della ricerca di canali di sbocco al Nord per i prodotti delle imprese del Sud, ad esse collegate, in modo da garantirgli possibilità di guadagno e di sviluppo. Le centrali di importazione, tuttavia, non agiscono come le tradizionali strutture di importazione, che cercano di ottenere il massimo profitto, ignorando le condizioni socioeconomiche, nonché lavorative dei produttori. Esse agiscono, invece, coniugando efficienza economica ed interessamento alle problematiche connesse al sottosviluppo dei paesi produttori, interessamento che si traduce nel sostegno alle imprese svantaggiate e nell'accettazione di alcuni vincoli etici favorevoli all'avviamento di dinamiche di autosviluppo.

Un essenziale anello della catena commerciale equa è costituito dalle Botteghe del Mondo, i punti vendita del commercio equo di cui parleremo in seguito, e dai consumatori che attraverso esse entrano in contatto con il fair trade.

I clienti del commercio equo fanno parte della quota della popolazione che è più sensibile ai problemi del Sud del mondo e che è stimabile, mediamente intorno al 15% della popolazione[1]. Questa frazione di consumatori, secondo alcune ricerche di mercato, sarebbe disposta a pagare un prezzo superiore per l'acquisto di beni che abbiano un valore aggiunto di tipo solidaristico. L'obiettivo dell'allargamento



della quota di consumatori clienti del commercio equo, che porterebbe a più alte possibilità di sviluppo per le popolazioni del Sud, rientra nel fine del miglioramento dei processi di comunicazione sulle attività del fair trade. Per quanto, infatti, il fenomeno sia oggi relativamente diffuso, la conoscenza e l'informazione al riguardo non hanno ancora raggiunto, almeno in Italia, la totalità dei potenziali clienti del commercio equo.

Lo scenario del commercio equo e solidale è completato dalla presenza delle organizzazioni di marchio, di cui parleremo in seguito, che hanno lo scopo di espandere il mercato dei prodotti equi, attraverso le vendite nei canali distributivi tradizionali, quali i supermercati.

Lo spazio concesso ai prodotti equi all'interno del mercato tradizionale dipende, naturalmente, dagli stimoli provenienti dalla domanda, fatto che rimanda direttamente alla promozione dei principi del fair trade e, in questo caso, del marchio che garantisce l'eticità del prodotto.

Oltre alle organizzazioni vere e proprie di commercio equo (centrali di importazione, Botteghe del Mondo, Organizzazioni di marchio), esistono organismi di vario tipo che entrano in contatto costantemente con il mondo equo e solidale. E' possibile individuare tre gruppi principali:

Organizzazioni che forniscono aiuto ai produttori, occupandosi dello sviluppo dei prodotti, in modo da renderli compatibili con gli standard del mercato europeo. Questi organismi possono essere parte delle tradizionali organizzazioni di commercio equo (come Fair Trade Assistance per Fair Trade Organisatie in Olanda) oppure essere entità del tutto a se stanti.

Organismi finanziari etici che prestano denaro in forma di credito ai gruppi di produttori del Sud.

Organizzazioni Non Governative (ONG) che si occupano di consumo responsabile e di scambi equi tra Nord e Sud. Molte di queste organizzazioni sono vicine al mondo del commercio equo al punto da essere diventate membri dell'IFAT, la federazione internazionale del commercio alternativo.




Dossier UNICEF in Il Mondodomani n°2 - febbraio 1999

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