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Febbre




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Febbre


Febbre 1 INTRODUZIONE  Rialzo della temperatura corporea

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Febbre




INTRODUZIONE

 Rialzo della temperatura corporea oltre il valore normale che, per convenzione, si aggira intorno ai 36,8 °C (la temperatura misurata nel cavo orale è di 37 °C); la temperatura corporea reale varia, tuttavia, a seconda della sede e del momento della giornata in cui viene misurata (la temperatura rettale è, ad esempio, da 2 a 5 decimi di grado superiore a quella orale e, in entrambi i casi, è in genere minima al mattino e massima nel tardo pomeriggio). La temperatura varia, inoltre, a seconda del sesso (le donne hanno spesso una temperatura normale più elevata degli uomini) e del tipo di attività (l'esercizio fisico causa un aumento temporaneo della temperatura).



MECCANISMO D'AZIONE DELLA FEBBRE

La febbre viene a volte ritenuta, nell'opinione comune, una delle modalità con cui i microrganismi patogeni, batteri e virus, attaccano un individuo. In realtà, la febbre è la risposta che tale individuo produce a causa dell'invasione di quegli organismi, nel tentativo di difendersi da essi e di neutralizzarne l'attività. Nel cervello, a livello dell'ipotalamo, si trova il centro di controllo della termoregolazione, che agisce come un termostato mediante il quale la temperatura corporea viene mantenuta entro valori costanti. In presenza di un microrganismo patogeno, il valore di 'regolazione' del termostato si innalza per effetto di un ormone, detto pirogeno endogeno, che viene secreto da alcuni globuli bianchi come reazione all'infezione e attraverso il flusso sanguigno viene trasportato all'ipotalamo. Per azione di questo, si verifica l'innalzamento della temperatura corporea, insieme con altri fenomeni collaterali, come la comparsa di brividi e di una sensazione di freddo, che spinge a coprirsi e, in tal modo, ad aumentare ancora di più la temperatura corporea, e la stimolazione del sistema immunitario. Il pirogeno endogeno ha anche l'effetto di diminuire la concentrazione di zinco e di ferro nel sangue. L'attacco dei batteri patogeni, sottoposti a un ambiente a temperatura più elevata e in cui scarseggiano elementi nutritivi a essi necessari, risulta meno aggressivo e di minore durata. Nel caso in cui l'attacco avvenga da parte di virus, il rialzo della temperatura corporea ha anche l'effetto di aumentare nelle cellule la produzione di una particolare proteina, l'interferone, che aumenta la capacità dell'organismo di resistere a quegli agenti patogeni.



SINTOMI

Manifestazioni della febbre sono, oltre all'aumento della temperatura, un incremento della velocità del polso e della frequenza della respirazione. La febbre provoca perdita di grandi quantità di acqua dai tessuti e, come conseguenza, il rischio di disidratazione. Quest'ultima causa secchezza della pelle e della bocca, stipsi e, insieme all'inappetenza e alla demolizione delle proteine corporee, determina una diminuzione di peso.

Lo sviluppo della febbre segue generalmente tre fasi. In un primo stadio, la pelle risulta fredda e pallida, poiché il flusso di sangue attraverso di essa è ridotto, e il paziente lamenta cefalea e inappetenza. Il secondo stadio inizia circa mezz'ora dopo l'esordio dei brividi. La pelle diventa calda e arrossata e la temperatura raggiunge presto il suo valore più elevato. Dopo circa due ore si ha l'inizio del terzo stadio, quando la temperatura comincia a scendere. Spesso il paziente suda molto, e in seguito inizia gradualmente a sentirsi meglio. Le fluttuazioni nella temperatura variano a seconda delle malattie che provocano la febbre e lo studio attento della curva di temperatura è importante per effettuare la diagnosi e applicare una terapia corretta. La temperatura può tornare ai livelli normali per lisi, cioè scendendo lentamente, come avviene, ad esempio, nella febbre tifoide, oppure può scendere per crisi, diminuendo rapidamente fino ai valori normali, come nella polmonite. Se la temperatura resta al di sopra del normale per diversi giorni con fluttuazioni solo lievi, si parla di febbre continua. Quando la temperatura resta costantemente sopra la norma e presenta fluttuazioni maggiori viene detta febbre remittente. Se la temperatura scende a valori normali in alcuni periodi della giornata, ma risale sopra la norma in altri momenti, viene definita febbre intermittente.



RUOLO NELLE MALATTIE

La temperatura durante la febbre può variare da poco oltre la norma fino a 43 °C, sebbene le temperature sopra i 41°C siano rare. Per il suo meccanismo d'azione, la febbre non costituisce un rischio, a meno che non si superino i 41 °C. La febbre può addirittura essere prodotta artificialmente: ad esempio, l'induzione febbrile risulta efficace per alleviare i sintomi dell'artrite o per curare la paralisi progressiva (fase avanzata della sifilide con sintomi a carico del sistema nervoso centrale). Questa pratica deriva dall'osservazione, compiuta nel 1917 dal neurologo e psichiatra austriaco Julius Wagner von Jauregg, che i pazienti affetti da tale malattia mostravano notevole miglioramento dopo un attacco di malaria, che aveva causato febbre alta. Da allora, fino alla scoperta della penicillina, la febbre malarica è stata usata nel trattamento della sifilide.

In alcune malattie l'aumento della temperatura corporea è il sintomo predominante, ad esempio nella febbre ricorrente, nella febbre reumatica, nella scarlattina, nella brucellosi e nella febbre gialla. Una febbre prolungata, però, può nuocere all'organismo perché, agendo con un'azione di accelerazione del metabolismo (e di quello dei grassi in particolare), essa determina la distruzione delle proteine e del grasso corporei.


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