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La scuola di Francoforte e Herbert Marcuse


La scuola di Francoforte e Herbert Marcuse Il nucleo originale della Scuola
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SOTTO CONTROLLO


"La libera elezione dei padroni non abolisce né i padroni né gli schiavi"

(Herbert Marcuse, L'uomo ad una dimensione)











Il Controllo Mentale è un PROCESSO di sradicamento delle credenze precedenti e il loro rimpiazzo con credenze nuove attraverso l'uso di persuasione COERCITIVA. È un PROCESSO disegnato appositamente per spezzare l'indipendenza e l'individualità della persona e rimpiazzarle con il clone dell'ideologia.

Appena sentiamo parlare del "Grande Fratello", tutti pensiamo al programma televisivo. Ma se soltanto una buona parte della popolazione leggesse 1984 di Orwell, si renderebbe conto di quanto il G.F. non sia soltanto un programma. Infatti, con lo sviluppo dei media e di tutta la tecnologia, si sono moltiplicati gli occhi, le orecchie aperti sul mondo. Il rischio di essere controllati in ogni azione e in ogni movimento, diventa ogni giorno sempre più vicino alla realtà. In questo senso i nuovi media mostrano un volto un po' inquietante, permettono controlli sull'attività e sugli spostamenti delle persone, scambio di documenti ed informazioni criptate, spionaggio, tutela della privacy personale. Basta camminare per la strada e scorgiamo telecamere nascoste come se si trattasse di volgari lampadine; parliamo al telefono e veniamo captati per lo meno dal gestore della rete.

Il controllo c'è sempre stato ma il periodo del suo maggiore sviluppo si è avuto durante la seconda guerra mondiale.


Tutta la seconda guerra mondiale è stata una guerra di spionaggio e controspionaggio, di controllo delle comunicazioni nemiche, di frenetici tentativi per cifrare in maniera sicura le proprie comunicazioni e decifrare, invece, quelle nemiche. E questo è forse anche il primo periodo in cui assistiamo ad un controllo di massa delle comunicazioni: in tutti i fronti operano, infatti, le censure militari, che controllano non soltanto i giornali e le comunicazioni radiofoniche, ma anche la corrispondenza che viene scambiata fra i privati cittadini. L'occhio del censore sulla corrispondenza è già, in qualche misura, l'occhio del 'Grande Fratello'.

Questa figura è stata presentata da George Orwell in vari libri, anche se non è stato il primo ad averla pensata. Già Jeremy Bentham aveva pensato ad una struttura carceraria che rendeva il sorvegliante capace di vedere tutto. Anche Michael Foucault analizza e riassume il funzionamento di questo tipo di carcere, il Panopticon, in Sorvegliare e Punire. Foucault scrive: "Alla periferia una costruzione ad anello; al centro una torre tagliata da larghe finestre, che si aprono verso la faccia interna dell'anello; la costruzione periferica è divisa in celle, che occupano ciascuna tutto lo spessore della costruzione; le celle hanno due finestre: una verso l'interno, corrispondente alla finestra della torre, l'altra verso l'esterno, che permette alla luce di attraversare la cella da parte a parte. Basta allora mettere un sorvegliante nella torre centrale Per effetto del controluce, si possono cogliere dalla torre, ben stagliate, le piccole silhouettes prigioniere nelle celle della periferia. Tante gabbie, altrettanti piccoli teatri, in cui ogni attore è solo, perfettamente individuabile e costantemente visibile". Il panopticon ci mostra un tipo di funzionamento strategico del potere, che agisce nel più completo anonimato: chiunque può occupare il posto del sorvegliante, al limite non è nemmeno indispensabile la sua presenza, perché i prigionieri, dalle loro celle, non possono mai sapere se in quel momento sono osservati, quindi si devono comportare come se lo sguardo del sorvegliante fosse sempre posato su di loro. Che egli ci sia o non ci sia, non modifica il meccanismo; ciò che conta non è l'operatore sociale o la sorveglianza in sé, ma la struttura, il marchingegno complessivo.

Possiamo dire che George Orwell con il suo 1984 parte proprio da quest'idea. In un futuro prossimo (l'anno 1984), la Terra è suddivisa in tre grandi potenze totalitarie perennemente in guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è amministrata secondo i principi del Socing (il socialismo inglese) e governata da un onnipotente partito unico comunista con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini (la sua figura somiglia molto a quella di Stalin). I suoi occhi sono le telecamere che spiano la vita di qualunque cittadino e il suo braccio la psicopolizia che interviene in ogni situazione sospetta. Ovunque vi sono grandi manifesti che ritraggono il Grande Fratello e gli slogan del partito: «la guerra è pace», «la libertà è schiavitù», «l'ignoranza è forza». L'autore immagina, infatti, una tirannia basata sul controllo e la manipolazione dell'informazione e sulla più rigida e spietata repressione di ogni forma di libertà politica ed intellettuale. Chi sbaglia commette la colpa delle colpe, lo «psicoreato», che provoca una scomunica sociale con conseguenze tremende, definitive. «Lo psicoreato non comporta la morte, esso è la morte». Il personaggio della vicenda si chiama Winston Smith. Egli lavora al Ministero della Verità, dove è incaricato di «riscrivere», secondo le esigenze del momento, le notizie che riguardano il passato, bruciare i documenti originali e sostituirli con quelli «rielaborati». Smith sapeva, ma forse era l'unico rimasto ad avere una memoria storica e voglia di conoscere. «Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro» , continuava a ripetersi. Si sentiva tragicamente solo. L'ultimo uomo ad avere qualche brandello di conoscenza e, soprattutto, qualche interesse a conservarla. «Ma questa conoscenza, dove si trovava? Solo all'interno della sua coscienza, che in ogni caso sarebbe stata presto annientata. E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera. "Chi controlla il passato" diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato"». Il Ministero della Verità si occupava anche di redigere la «neolingua», che consisteva in una progressiva semplificazione del linguaggio: un numero sempre più ridotto di vocaboli e una costruzione sempre più essenziale della fraseologia. Più la neolingua si faceva scarna, più facilmente le comunicazioni - sia pubbliche sia private - erano controllabili. E non solo: «Lo scopo principale cui tende la neolingua è di restringere al massimo la sfera d'azione del pensiero. Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno più parole con cui poterlo esprimere». La popolazione era divisa in due. Da una parte la maggioranza, i «prolet», verso la quale non vi erano preoccupazioni di sorta: nessuno di loro s'interessava alla politica o ambiva a carriere di potere; lavoravano, si distraevano con la pornografia che gli veniva ammannita in abbondanza, si divertivano, procreavano, si ubriacavano; una massa informe e spersonalizzata. I prolet non avrebbero mai potuto ribellarsi. Poi c'era l'ampia classe dirigente che si occupava di tutto; una moltitudine di burocrati e funzionari estremamente inquadrata e controllata. Attraverso una capillare rete di televisori ricetrasmittenti ogni frase era intercettata, ogni movimento sorvegliato, mentre incessantemente erano divulgati i comunicati del Partito. Un indottrinamento continuo e martellante. Winston Smith, per scrivere qualche riga su un diario, era costretto a rannicchiarsi in un angolo dietro allo schermo: l'unico punto della casa dove l'occhio del Grande Fratello non arrivava. Accanto a Winston agiscono altri due personaggi: Julia, della quale Winston è innamorato nonostante il partito vieti il sesso, e O'Brien, un importante funzionario che il protagonista crede amico.

Nonostante il partito imponga la castità (il sesso è permesso al solo scopo di procreare), Winston e Julia diventano amanti e decidono di collaborare con un'organizzazione clandestina di resistenza chiamata "Confraternita". Ma, una volta confidati con O'Brien, si scopre che questi è un membro della psicopolizia, governata dal Minamor (il Ministero dell'Amore, la cui funzione è torturare i dissidenti). Il fine di O'Brien è insegnare a Winston la tecnica del Bipensiero attraverso tre fasi: apprendimento, comprensione, accettazione. La prima fase consiste nell'infliggere un dolore di intensità sempre crescente al condannato in modo che egli accetti una realtà che non è tale. Winston riesce a resistere alla prima fase e, nella seconda, egli capisce di essere 'l'ultimo uomo in Europa' (il primo titolo che Orwell aveva pensato di dare al libro), vale a dire l'ultimo guardiano dello spirito umano, e di avere l'aspetto - dopo le innumerevoli torture subite - di uno scheletro; ma è felice perché è conscio di non aver tradito Julia.

Nella terza fase, Winston - che ha ancora qualche pensiero non ortodosso - viene portato nella Stanza 101: l'inferno personale di ogni persona. Per il protagonista è prossima una maschera con dentro due topi che O'Brien sta per mettergli sul volto. E viene definitivamente sconfitto quando, per fermare O'Brien, urla 'Fatelo a Julia', perdendo il suo ultimo sentimento umano. Winston apprende dunque da O'Brien i principi fondamentali del sistema sul quale si fonda lo stato e scopre che non è sufficiente confessare e obbedire alle regole, ma che il Grande Fratello vuole possedere anche l'anima e il pensiero dei suoi sudditi. Anche la stessa 'Confraternita' è stata creata ad arte dalla psicopolizia come esca per individuare potenziali dissidenti. Alla fine, Winston viene costretto a cedere: rinuncia all'amore per Julia e al libero pensiero, sottomettendosi e amando completamente il Grande Fratello, e pronto a consegnarsi nelle mani del boia autenticamente convinto della propria colpevolezza.


He gazed up at the enormous face. Forty years it had taken him to learn what kind of smile was hidden beneath the dark moustache. O cruel, needless misunderstanding! O stubborn, self-willed exile from the loving breast! Two gin-scented tears trickled down the sides of his nose. But it was all right, everything was all right, the struggle was finished. He had won the victory over himself. He loved Big Brother.


1984 appartiene a quella serie di romanzi che compaiono nell'Europa del primo e del secondo dopoguerra caratterizzati da connotazioni negative, segno di una profonda crisi di valori che colpisce la borghesia e gli intellettuali in particolare.

Con quest'opera Orwell intendeva lanciare un monito contro gli abusi del potere (manifestatisi in forme gravissime ed allarmanti negli anni intorno alla seconda guerra mondiale) contro l'appiattimento della coscienza e dei sentimenti e contro la sopraffazione mentale compiuta dalle ideologie.


And what was terrifying was not that they would kill you for thinking otherwise, but that they might be right. For, after all, how do we know that two and two make four? Or that the force of gravity works? Or that the past is unchangeable? If both the past and the external world exist only in the mind, and if the mind itself is controllable what then? The Party told you to reject the evidence of your eyes and ears. It was their final, most essential command. His heart sank as he thought of the enormous power arrayed against him, the ease with which any Party intellectual would overthrow him in debate, the subtle arguments which he would not be able to understand, much less answer. And yet he was in the right! They were wrong and he was right. The obvious, the silly, and the true had got to be defended. Truisms are true, hold on to that! The solid world exists, its laws do not change. Stones are hard, water is wet, objects unsupported fall towards the earth's centre. He wrote:

Freedom is the freedom to say that two plus two make four. If that is granted, all else follows.



Il presente viene proiettato in una parabola futura per rendere maggiormente visibile il processo di massificazione in atto, che i più sembrano accettare come prezzo da pagare in cambio della prosperità economica: la presenza di un numero ristretto di grandi potenze che si dividono la terra, la riscrittura faziosa del passato e l'uso propagandistico dei mass media sono temi ed aspetti della realtà attuali al tempo di Orwell, come attuali ci appaiono oggi.

In 1984 lo Stato si identifica con il Partito Interno al cui capo vi è l'onnipotente Grande Fratello, modellato sul partito comunista sovietico in epoca staliniana. Il Partito realizza un regime totalitario che ottiene un controllo assoluto della coscienza individuale con i sistemi della persuasione e della tortura. La violenza fisica è l'emblema del rapporto di necessità che si stabilisce in un regime totalitario fra violenza ed esercizio del potere. L'intreccio strettissimo tra teoria politica e finzione romanzesca è rappresentato, ad esempio, dalla professione del protagonista, Winston Smith, il cui nome è denso di significato: 'Winston' come Winston Churchill, eroe della seconda guerra mondiale, e 'Smith', il più comune cognome anglosassone, ad indicare che siamo tutti chiamati in causa. Analogamente, la questione del passato e della storia ha una doppia valenza, romanzesca e teorica. Il problema della memoria ossessiona il protagonista, che cessa di essere un oppositore del sistema solo quando cessa di credere al passato. D'altro canto, il controllo del passato e della storia - che il partito esprime nello slogan "Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro" - è una delle costanti di ogni forma di falsificazione storica, come, ad esempio, la riscrittura della rivoluzione russa da parte di Stalin.

Il meccanismo psicologico che consente di credere che tutto può farsi e disfarsi è il bipensiero (doublethink): la volontà e la capacità di sostenere contemporaneamente un'idea ed il suo opposto, in modo da non trovarsi mai al di fuori dell'ortodossia. Il bipensiero è essenziale nelle società totalitarie che per definizione richiedono un'adesione costante di fronte a mutevoli linee politiche.

Il bipensiero è accompagnato dalla creazione di una nuova lingua: la neolingua (newspeak), che, oltre a tendere alla distruzione del lessico eretico, considera la riduzione del vocabolario, come un'operazione fine a se stessa, partendo dalla premessa che ad una riduzione del lessico si accompagni necessariamente una riduzione delle capacità espressive e che, quindi, a una corruzione del linguaggio corrisponda un abbassamento del livello critico. Ad Orwell preme accentuare il fatto che una contrazione del linguaggio, produce una contrazione nelle capacità di astrazione e di giudizio, fino al raggiungimento di un grado zero nel quale la riflessione e l'analisi non hanno più luogo. Orwell usa la neolingua anche per la natura del regime descritto nel suo libro, che ne fa uso per eliminare, appunto, la possibilità letterale di esprimere un'opinione che si discosti da quella approvata dal 'partito' senza, implicitamente, appoggiare il pensiero stesso che si sta tentando di criticare, attraverso il bipensiero, cioè l'attribuzione ad una parola di due significati diametralmente opposti, che rendono perciò possibile l'interpretazione in senso positivo di quasi tutte le critiche che si possano fare al partito stesso. Riducendo il più possibile il numero dei vocaboli e delle regole grammaticali, eliminando ogni possibile eccezione della lingua, riducendo e modificando i possibili significati di ogni parola, nonché i suoi sinonimi (che bisogno c'è della parola 'veloce' se esiste 'rapido'?), i suoi contrari (perché utilizzare 'cattivo' se si può usare 'sbuono'?), i comparativi e superlativi (arcibuono, arcipiùbuono ecc..) e così via, il partito sperava che, per coloro che facevano uso di tale lingua, l'azione del parlare fosse un mero movimento delle corde vocali, con la minor implicazione possibile del cervello. In effetti, l'obiettivo finale della neolingua era di impedire la formazione di un qualunque pensiero contrario ai principi del Socing, che doveva essere etichettato genericamente come psicoreato e comunque non articolato poiché la neolingua semplicemente non avrebbe avuto gli strumenti per farlo. Questo sarebbe stato raggiunto attraverso revisioni successive della lingua stessa, ognuna della quali doveva eliminare consistenti quantità di parole dal vocabolario, ed estendere il suo uso a tutto il partito e alla massa dei prolet (contrazione di proletari).

Per scrivere il suo libro, Orwell si ispirò al regime comunista in Russia negli anni della dittatura di Stalin, proprio per questo troviamo molti punti di contatto tra 1984 e l'epoca staliniana. La politica di Stalin viene definita stalinismo e si configura con il periodo in cui fu a capo dell'URSS, dal 1924 fino all'anno della sua morte nel 1953. Stalin si rese conto di quanto fosse necessario l'indottrinamento della popolazione. La Russia fu riempita di migliaia e migliaia di manifesti, ritratti o statue dello stesso Stalin e questo giocò un ruolo fondamentale per la creazione del consenso. Questo avviene anche nel libro; infatti, in giro per la Londra di Oceania, troviamo appesi giganteschi ritratti del Grande Fratello, la cui descrizione fisica ricorda proprio quella di Stalin.

Un altro rilevante punto di contatto è l'importanza dei mezzi di comunicazione e soprattutto l'uso della propaganda. Fin dagli albori della civiltà la propaganda è stata una delle attività umane. Gli scritti di antichi romani come Tito Livio sono considerati capolavori di propaganda a favore degli statisti romani. Originariamente il termine non intendeva riferirsi ad informazioni fuorvianti. Il moderno senso politico di propaganda risale alla prima guerra mondiale. La seconda guerra mondiale vide un uso continuato della propaganda come arma da guerra da parte di Goebbels, il Ministro della Propaganda di Hitler. La propaganda usa numerose tecniche per creare messaggi falsi ma persuasivi. Ecco quelle principali:

RICORSO ALLA PAURA: Il ricorso alla paura cerca di costruire il supporto instillando paura nella popolazione. Per esempio Goebbels sfruttò la frase I tedeschi devono morire! per sostenere che gli alleati cercavano la distruzione del popolo tedesco.

RICORSO ALL'AUTORITA': Il ricorso all'autorità cita prominenti figure per supportare una posizione, idea, argomento o corso d'azione.

EFFETTO GREGGE: L'effetto gregge o l'appello alla 'vittoria inevitabile' cercano di persuadere il pubblico a prendere una certa strada perché 'tutti gli altri lo stanno facendo', 'unisciti alla massa'. Questa tecnica rafforza il naturale desiderio della gente di essere dalla parte dei vincitori. Viene usata per convincere il pubblico che un programma è espressione di un irresistibile movimento di massa e che è nel loro interesse unirsi. La 'vittoria inevitabile' invita quelli non ancora nel gregge ad unirsi a quelli che sono già sulla strada di una vittoria certa. Coloro che sono già (o lo sono parzialmente) nel gregge sono rassicurati che restarci è la cosa migliore da farsi.

OTTENERE DISAPPROVAZIONE: Questa tecnica viene usata per portare il pubblico a disapprovare un'azione o un'idea suggerendo che questa sia popolare in gruppi odiati, temuti o tenuti in scarsa considerazione dal pubblico di riferimento. Quindi, se un gruppo che sostiene una certa politica viene indotto a pensare che anche persone indesiderabili o sovversive lo appoggiano, i membri di tale gruppo possono decidere di cambiare la loro posizione.

STEREOTIPIZZAZIONE o etichettatura: Questa tecnica tenta di far sorgere pregiudizi nel pubblico etichettando l'oggetto della campagna propagandistica come qualcosa che la gente teme, odia, evita o trova indesiderabile.

SLOGAN: Uno slogan è una breve frase ad effetto che può includere la stereotipizzazione o l'etichettatura.

Propaganda sovietica fatta sotto l'epoca di Stalin,

che raffigura il dittatore in un grande poster


Durante il suo governo, Stalin si rese conto di quanto fosse necessario l'indottrinamento della popolazione, realizzato anche mediante l'uso della propaganda. Da questo possiamo notare il ruolo centrale della cultura per l'edificazione della società staliniana, ma anche per la diffusione del "culto di Stalin". In questo periodo gli intellettuali cominciarono a divenire veri e propri impiegati dello stato e venne adottata la dottrina del "realismo socialista". Già nel 1928 il partito pubblicò una risoluzione che dichiarava la letteratura e tutte le altre forme di arte dei mezzi di lotta "contro l'ideologia borghese" ed il pericolo di una sua eventuale rinascita. I progressi dello stalinismo dovevano essere continuamente esaltati. L'obiettivo era la "totale mobilitazione degli scrittori e artisti sovietici verso l'edificazione socialista". Tutto ciò era fondamentale per la nascita del culto di Stalin e chi non si uniformava veniva considerato nemico. Gli storici dovevano rimarcare con forza i progressi "straordinari" fatti dalla Russia sovietica e metterli a confronto con quella che era la realtà zarista. Stalin, dunque, doveva essere colui che agli occhi del popolo rinverdiva i fasti migliori della Russia e li riproponeva. Era l'uomo che, dopo aver gettato al vento le utopie trozkiste sulla rivoluzione mondiale, stava adesso guidando con realismo e mano ferma la Russia, dimostrando che era possibile il "socialismo in un solo paese". A partire dal 1932 in ambito letterario venne ammessa la sola tendenza del "realismo socialista" e lo scrittore doveva esaltare con racconti credibili i progressi della Russia sovietica e scagliarsi sempre contro le "ingiustizie del mondo capitalista occidentale". Ben presto agli occhi di milioni di russi, Stalin divenne "guida e maestro dei lavoratori di tutto il mondo" e "massimo condottiero dei popoli". Nel 1935 poi toccò al cinema giurare fedeltà al partito. Sempre fondamentale era toccare l'orgoglio patriottico e in quest'ottica famose furono le maestose parate sulla Piazza Rossa.

Come si può notare molti sono i punti in comune tra 1984 e l'epoca staliniana. Infatti, anche nel mondo pensato da Orwell la propaganda ha una grande importanza Lo stesso Smith è incaricato di riscrivere le notizie dei giornali, mentre i televisori, presenti in ogni casa, promuovono gli slogan del partito.

Altro punto in comune tra il libro e la dittatura staliniana è la repressione del dissenso politico. Questa caratterizzò tutto il corso politico di Stalin e culminò con le Grandi Purghe del 1935-36. Le Grandi purghe furono una serie di processi che si tennero in URSS contro gli oppositori politici di Stalin effettuate appunto per epurare il partito da presunti cospiratori. I processi si tennero fra il 1935 e il 1938 e furono svariati, ma quelli principali furono tre, nei quali vennero giudicate complessivamente almeno 80 persone, accusate di tramare contro Stalin. Furono dei processi tutt'altro che corretti, nei quali gli imputati furono costretti a confessare colpe non commesse, dopo aver subito pesanti pressioni dal Commissariato per gli affari interni, che includeva la polizia segreta. Con questa tattica Stalin si sbarazzò non solo degli oppositori del comunismo, ma degli stessi bolscevichi della vecchia guardia che avrebbero potuto opporsi al suo potere personale. Stalin si produsse in una sistematica eliminazione di tutto ciò che potesse in qualche modo mettere in discussione il suo ruolo, o semplicemente fargli ombra. A questo scopo erano utilizzate false accuse che spesso venivano confermate dagli stessi interessati, per un malinteso senso di fedeltà alla causa, o nella speranza di essere giustiziati ponendo così rapidamente fine alle sofferenze date dalle torture. Sotto il governo di Stalin, la Ceka, poi trasformata in NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni), la temuta polizia segreta sovietica, raggiunse l'apice del suo potere.

Anche il Grande Fratello di Orwell eliminava chiunque ostacolasse il suo ruolo e per fare questo si serviva della polizia segreta. Questa, attraverso le tre fasi, faceva sì che l'accusato perdesse del tutto la propria anima e il proprio pensiero sottomettendosi e amando completamente il Grande Fratello. Anche in Oceania, come in Russia, il controllo assoluto è ottenuto attraverso la tortura e la persuasione.

Un altro regime che ha fatto uso di molte di queste tecniche descritte fino a qui è la Cina durante il regime di Mao Tse Tung. Infatti, in Cina è avvenuta la 'riforma del pensiero', che è stato riduttivamente tradotto in inglese come 'lavaggio del cervello'. Il termine Riforma del pensiero comprende ogni modifica radicale di una mentalità o di un sistema di idee e valori e può riguardare singole persone o interi popoli e civiltà. Ci si riferisce soprattutto alle tecniche adottate - anche tramite ipnosi - per indurre in un soggetto uno stato di coscienza alterato, stato che può essere, e spesso è, indotto per preparare e tenere qualcuno in un procedimento rieducativo: queste tecniche sono anche utilizzate da culti o regimi per 'indottrinare' gli adepti. È seguendo quest'ultima accezione del termine che gli storici parlano di "Riforma del pensiero" riferendosi specificatamente al sistema di coercizione usato nella Repubblica Popolare Cinese, per costringere i dissidenti politici ad abbracciare l'ideologia del partito e a integrarsi nella società comunista. Secondo diversi filosofi cinesi, fra i quali Mencio e Confucio, l'uomo è buono per natura e diventa cattivo solo per egoismo o deviazione. La teoria marxista - leninista spiega inoltre che gli uomini sono il prodotto dell'ambiente, per cui ogni azione è una reazione ad uno stimolo ambientale. Da queste basi, i cinesi pensarono che l'uomo potesse essere 'rieducato' e che il modo più efficace per modificare il comportamento, fosse quello di modificare l'ambiente più prossimo. Un'importante differenza ideologica fra il comunismo cinese e il comunismo russo risiede nel concetto maoista di contraddizione in seno al popolo Le contraddizioni di classe da cui origina la Rivoluzione proletaria possono essere risolte solo con la rivoluzione, la violenza e la lotta armata. Mao Tse Tung considera tali contraddizioni come contraddizioni antagoniste e afferma che dopo la rivoluzione, nella fase transitoria socialista (propedeutica all'avvento finale della società comunista), permangono contraddizioni di minore entità dette contraddizioni non antagoniste o contraddizioni in seno al popolo Tali contraddizioni sarebbero in grado di restaurare il capitalismo. le contraddizioni in seno al popolo possono essere risolte attraverso il dialogo e la lotta di classe. La pratica della rieducazione e del controllo sistematico del comportamento segnano tutta la storia della Cina comunista, che in modi diversi e più o meno violenti la applicò nelle riunioni di lotta nei villaggi, nelle fabbriche e nelle scuole. Aspetti significativi sono la rottura dei vincoli col passato (così importanti nella cultura tradizionale cinese), in particolare la denuncia del proprio padre, e l'eccitazione di sensi di colpa e di vergogna in rapporto alla comunità. Oltre che nel criticare i comportamenti e i pensieri dissidenti, il gruppo esercita forti pressioni nel rieducare il soggetto, in particolare nell'indottrinamento politico e filosofico volto ad imporre l'ideologia marxista come unico punto di riferimento. Per fare questo, nel 1942 nella base rossa di Yenan, fu ufficialmente inaugurato il 'zheng-feng', traducibile come 'movimento per il raddrizzamento delle tendenze' o 'campagna di rettificazione', che durò per due anni. Furono organizzati gruppi di studio, abilmente pilotati da energici attivisti, che avevano il compito di istruire e criticare il pensiero dei soggetti da rieducare. La pressione era continua e le informazioni provenienti dall'esterno completamente controllate e filtrate. Gli individui erano costretti all'autocritica e alla stesura di confessioni, che venivano poi discusse e criticate dal gruppo. Spesso il procedimento si ripeteva più volte, finché la confessione e il pensiero del soggetto da rieducare non fossero consoni all'ideologia del partito. Il metodo elaborato a Yenan è suddivisibile in fasi precise:

la persona da rieducare deve descrivere se stessa e la propria vita, permettendo così al gruppo di criticarla;

l'individuo viene isolato all'interno del gruppo, per scuoterne la fiducia in se stesso attraverso rimproveri e critiche;

di fronte ad un vasto pubblico, che rappresenta la comunità, la persona viene accusata e umiliata, con un atteggiamento tipicamente cinese di derisione. Il cinese, soprattutto nelle campagne, dipende psicologicamente dalla stima del gruppo e vive l'umiliazione pubblica in modo particolarmente spiacevole;

l'individuo, non potendo sfuggire alla denigrazione del proprio io, è spinto a scrivere una confessione e ad esprimere il desiderio di cambiare. Alle pressioni psicologiche sono talvolta associate pressioni fisiche, come il mantenimento prolungato di posizioni scomode o dolorose, sotto la minaccia di gravi punizioni (le mani legate con manette di carta che non devono essere rotte, bicchieri pieni d'acqua tenuti in bilico senza versare una goccia);

finalmente, quando la confessione viene accettata, il gruppo saluta la 'rinascita' dell'individuo che, con grande senso di euforia, è pronto ad accettare la guida del partito.

A prescindere dai tentativi più o meno riusciti di vero o presunto 'Lavaggio del cervello', i cinesi costruirono un sistema di controllo della popolazione sulla base di organizzazioni sociali e poliziesche preesistenti. I capi villaggio e l'intera gerarchia confuciana furono sostituiti dai quadri di partito e l'imponente macchina della propaganda si insinuò nella vita dei cittadini. Gli studenti e gli analfabeti impararono a scrivere attraverso le opere di Mao, che superò sia Hitler sia Stalin nel culto della personalità, soprattutto fra i giovani. Questi hanno anche un capitolo a sé all'interno del "Libretto Rosso", libro in cui sono raccolte citazioni dalle Opere del presidente Mao Zedong Nei giovani lo stesso Mao riponeva le speranze per l'avvenire della Cina:


Il mondo è vostro quanto nostro, ma, in fin dei conti, è a voi che appartiene. Voi giovani siete dinamici, in piena espansione, come il sole alle otto o alle. nove del mattino. In voi risiede la speranza

Il mondo appartiene a voi. A voi appartiene l'avvenire della Cina.

Conversazione con alcuni studenti e borsisti cinesi a Mosca (17 novembre 1957).



Gli adulti, specie le persone più acculturate, sembravano condurre due vite distinte: una pubblica, in cui manifestavano solidarietà al regime e conformismo ideologico, evitando problemi e punizioni, ed una privata in cui conservavano la propria consapevolezza.

Lo strumento essenziale della Rivoluzione Culturale fu, però, il Libretto Rosso. Attraverso questo,     Mao voleva portare il comunismo all'interno della Cina. In esso il comunismo è visto come qualcosa di radicalmente nuovo, in funzione di un uomo nuovo. Quindi tutto ciò che è tradizionale deve essere dimenticato, come se non fosse mai esistito. Bisogna quindi ripartire da un nuovo pensiero, quello di Mao, fondamento di un mondo nuovo, in cui si affermi la società giusta del comunismo. In questa prospettiva si comprende e si giustifica l'immensa autorità che viene ad avere il Libretto Rosso. Questo era un documento che rifletteva fedelmente il comunismo di matrice marxista. Solo marginalmente in esso possiamo trovare qualche elemento riconducibile alla cultura e alle tradizioni cinesi. Al contrario della Cina, nella storia le rivoluzioni e i mutamenti hanno spesso fatto riferimento alle tradizioni nazionali. La Rivoluzione Culturale, invece, fu proprio il tentativo di azzerare del tutto la cultura. Il ruolo, assolutamente eccessivo, dato ai giovanissimi era motivato dal fatto che essi non erano contagiati dalla cultura tradizionale come gli uomini maturi, che in quella cultura erano nati.

Non c'è dubbio che vi sia una stretta correlazione tra l'indottrinamento politico, la Riforma del Pensiero e gli orrori della Rivoluzione Culturale. Non si può sapere se si sia trattato di semplici eccessi o di conseguenza diretta dell'ideologia comunista. Di certo il dibattito intorno alle ideologie e ai totalitarismi del '900 non può ignorare quanto le stesse Guardie Rosse ci dicono in proposito.

Come si è visto, analizzando i due regimi, il punto essenziale dell'ideologia russa e dell'ideologia cinese, come di molti altri regimi totalitari, è il culto della personalità. I culti della personalità mirano a far apparire il capo e lo stato come sinonimi, così che diventi impossibile comprendere l'esistenza dell'uno senza l'altro. Aiuta inoltre a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a propagandare nei cittadini la visione che il capo opera come un governante giusto e buono. In aggiunta, i culti della personalità spesso sorgono dallo sforzo di reprimere l'opposizione interna ad una élite dominante. Sia Mao che Stalin usarono il loro culto della personalità per schiacciare i loro oppositori politici. La creazione di un culto così vasto spesso portò alla critica dei regimi di Josif Stalin e Mao Zedong. Durante l'apice dei loro regni, entrambi questi capi apparivano come governanti onniscienti e semi-divini, destinati a guidare la nazione per l'eternità. Gli ordini governativi prescrivevano l'esibizione dei loro ritratti in ogni casa e in ogni edificio pubblico, e molti artisti e poeti venivano istruiti per produrre solo opere che glorificassero il capo. Per giustificare questi livelli di adorazione, sia Mao che Stalin cercarono di presentare loro stessi come personalmente umili e modesti, e caratterizzavano spesso i loro vasti culti della personalità come niente più che una dimostrazione spontanea di affetto da parte del loro popolo. Stalin, in particolare, usò questa scusa per giustificare la massiccia campagna del Partito Comunista per ribattezzare le cose in suo onore (come la città di Stalingrado).

Oltre al controllo mentale imposto dai vari regimi totalitari, dalla metà degli anni '60, da parte di alcuni filosofi, c'è la critica della società industriale e tecnologica. Marcuse, in particolare, fa un'analisi della società in termini di dominio e di repressione, ed introduce con queste parole la particolare lettura, da lui proposta, del vivere sociale contemporaneo:


"Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico." ( L'uomo ad una dimensione, 1967)


Ne L'uomo ad una dimensione Marcuse inizia l'analisi della società nella quale viviamo, in perenne bilico tra la pace e la guerra: la società industriale avanzata diventa più ricca, più grande e migliore mano a mano che aumenta il pericolo. Marcuse individua come elemento comune di ogni realtà sociale il dominio dell'uomo sull'uomo, quella costante storica che permette di congiungere la Ragione pre-tecnologica a quella tecnologica. Tuttavia, nel momento in cui una società arriva ad intraprendere e progettare la trasformazione tecnologica della natura, la base del dominio stesso si trasforma, nel passaggio, da dipendenza personale (dello schiavo dal padrone, del servo dal signore del feudo) a dipendenza dall'"ordine oggettivo delle cose" quali le leggi economiche, le leggi di mercato e così via. Sebbene quest'ordine sia prodotto dal dominio dell'uomo sulle cose, l'uomo stesso ne rimane coinvolto, finendone asservito. Un ruolo di particolare rilievo è giocato dai nuovi mezzi di comunicazione di massa che, nelle società industriali avanzate, tendono a diventare totalitari imponendo la determinazione non solo delle occupazioni, delle abilità, e degli atteggiamenti socialmente richiesti, ma anche i bisogni e le aspirazioni individuali. L'opposizione tra esistenza privata ed esistenza pubblica, tra bisogni individuali e bisogni sociali, finisce quindi per dissolversi fondendosi nella personificazione stessa di una Ragione unica. Tuttavia l'organizzazione totalitaria della società, fa sì che la stessa si presenti come intimamente irrazionale. La sua produttività, vista come importante frutto di nuove libertà e di progresso conquistate grazie alla tecnologia, tende a distruggere il libero sviluppo di facoltà e bisogni umani, giungendo ad una realtà in cui pensiero e comportamento si uniscono per creare una falsa coscienza che si adatta e contribuisce al mantenimento di un inautentico ordine di fatti. L'uomo ad una dimensione dipinto nell'omonimo saggio altri non è che l'individuo alienato prodotto dalla società attuale. E' colui nel quale la ragione, diventata un tutt'uno con la realtà, impedisce il mantenimento del distacco tra ciò che è e ciò che deve essere, perciò viene a costituirsi un sistema dell'esistere al di fuori del quale non ci sono altri possibili modi di essere. Il sistema tecnologico ha, infatti, la capacità di far apparire razionale ciò che è irrazionale e di stordire l'individuo in un frenetico universo cosmico in cui possa mimetizzarsi. E' nelle avanzate società industriali che l'apparato tecnico di produzione e di distribuzione funziona non come semplice somma di strumenti, che può produrre isolati effetti sociali e politici, ma come un sistema che a priori determini il prodotto dell'apparato produttivo, tendente quindi a diventare totalitario. Una società che giunga a riprodurre se stessa in un insieme tecnico di oggetti e di relazioni, include necessariamente l'utilizzazione tecnica degli uomini. L'uomo sembrerebbe essere non più solo produttore ma al tempo stesso prodotto delle nuove tecnologie. Detto altrimenti, la lotta per l'esistenza, per il conseguimento della pace e di una buona struttura di difesa, e lo sfruttamento dell'uomo sulla natura e sull'uomo stesso è diventata sempre più scientifica e razionale, sempre più legata alla razionalità tecnologico - scientifica.

Sempre ne L'uomo ad una dimensione la struttura della difesa rende la vita più facile ad un numero crescente di persone ed estende il dominio dell'uomo sulla natura; in queste circostanze, i nostri mezzi di comunicazione di massa trovano poche difficoltà nel vendere interessi particolari come se fossero quelli di tutti gli uomini ragionevoli. I bisogni politici della società diventano bisogni ed aspirazioni individuali, la loro soddisfazione favorisce lo sviluppo degli affari e del bene comune, ed entrambi appaiono come la personificazione stessa della ragione. D'altro canto, la sua produttività tende a distruggere il libero sviluppo di facoltà e bisogni umani, la sua pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra, la sua crescita si fonda sulla repressione delle possibilità più vere per rendere pacifica la lotta per l'esistenza. Le capacità intellettuali e materiali della società contemporanea sono smisuratamente più grandi di quanto non siano mai state, e ciò significa che la portata del dominio della società sull'individuo è smisuratamente più grande di quanto sia mai stata. Il modo vigente di organizzare una società è posto quindi a confronto con altri modi possibili, che si ritiene offrano migliori opportunità per alleviare la lotta dell'uomo per l'esistenza: una specifica pratica storica è posta a confronto con le sue alternative storiche. Il fatto che la gran maggioranza della popolazione accetta ed è spinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole. Gli uomini devono trovare la via che porta dalla falsa coscienza alla coscienza autentica, dall'interesse immediato al loro interesse reale. È possibile far questo solamente se si avverte il bisogno di mutare modo di vita, di negare il positivo e di rifiutarlo. È precisamente questo bisogno che la società costituita si adopera a reprimere, nella misura in cui essa è capace di 'distribuire dei beni' su scala sempre più ampia e di usare la conquista scientifica della natura per la conquista scientifica dell'uomo. Nella società industriale avanzata, l'apparato tecnico di produzione e di distribuzione funziona non come la somma di semplici strumenti, che possono essere isolati dai loro effetti sociali e politici, ma piuttosto come un sistema che determina a priori il prodotto dell'apparato produttivo, tendente quindi a diventare totalitario poiché determina non soltanto le occupazioni, le abilità e gli atteggiamenti socialmente richiesti, ma anche i bisogni e le aspirazioni individuali. In tale modo esso dissolve l'opposizione tra esistenza privata ed esistenza pubblica, tra i bisogni individuali e quelli sociali. Di fronte ai tratti totalitari di questa società, la nozione tradizionale della 'neutralità' della tecnologia non può più essere sostenuta. La tecnologia come tale non può essere isolata dall'uso cui è adibita; la società tecnologica è un sistema di dominio che prende ad operare sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elaborate. L'analisi di Marcuse è centrata su tendenze che operano nelle società contemporanee più sviluppate, all'interno ed all'esterno delle quali vi sono larghe zone nelle quali queste, ancora, non prevalgono.

Inoltre, Marcuse, polemizza, appunto, contro la società repressiva in difesa dell'individuo e della sua felicità, e con le sue opere fomenta quindi e dà la base razionale, filosofica al movimento del '68. Già in 'Eros e Civiltà' Marcuse ritiene che la società di classe si sia sviluppata reprimendo gli istinti e la ricerca del piacere degli uomini impedendo agli uomini la libera soddisfazione dei suoi bisogni, delle sue passioni. L'istintività, il piacere sono stati asserviti da ciò che lui chiama 'principio della prestazione' cioè la direttiva di impiegare tutte le energie psico-fisiche dell'individuo per scopi produttivi e lavorativi. Ma la civiltà della prestazione non può far tacere del tutto gli impulsi primordiali verso il piacere, la cui memoria è conservata dall'inconscio e dalle sue fantasie. Inoltre, Marcuse ritiene che tale principio di prestazione abbia creato 'le precondizioni storiche per la sua stessa abolizione' poiché lo sviluppo tecnologico e l'automatismo hanno posto le premesse per una diminuzione radicale della quantità di energia investita nel lavoro, a tutto vantaggio dell'eros e di un lavoro quale attività libera e creatrice. L'Utopia di Marcuse è, in sostanza, il desiderio di un paradiso ricreato in base alla conquista della civiltà. Nell'Uomo a una dimensione Marcuse riprende e radicalizza i vari motivi di critica della società tecnologica avanzata. L'uomo a una sola dimensione è l'individuo alienato della società attuale, è colui per il quale la ragione è identificata con la realtà. Per lui non c'è più distacco tra ciò che è e ciò che deve essere, per questo al di fuori del sistema in cui vive non ci sono altri possibili modi di essere. Il sistema tecnologico ha, infatti, la capacità di far apparire razionale ciò che è irrazionale e di stordire l'individuo in un frenetico universo cosmico in cui possa mimetizzarsi. Il sistema si ammanta di forme pluralistiche e democratiche che però sono puramente illusorie perché le decisioni in realtà sono sempre nelle mani di pochi. 'Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non libertà - egli afferma - prevale nella civiltà industriale avanzata segno di progresso tecnico'; la stessa tolleranza di cui si vanta tale società è repressiva perché è valida soltanto riguardo a ciò che non mette in discussione il sistema stesso. Tuttavia la società tecnologica non riesce ad imbavagliare tutti i problemi e soprattutto la contraddizione di fondo che la costituisce, quella tra il potenziale possesso dei mezzi atti a soddisfare i bisogni umani e l'indirizzo conservatore di una politica che nega a taluni gruppi l'appagamento dei bisogni primari e stordisce il resto della popolazione con l'appagamento dei bisogni fittizi. Tale situazione fa sì che il soggetto rivoluzionario non sia più quello individuato dal marxismo classico, cioè la classe operaia, poiché questa si è completamente integrata nel sistema, bensì quello rappresentato dai gruppi esclusi dalla benestante società, quello che Marcuse in un passo chiave del suo libro descrive come: 'Il sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre razze e di altri colori, dei disoccupati e degli inabili. Essi permangono al di fuori del processo democratico, la loro presenza prova quanto sia immediato e reale il bisogno di porre fine a condizioni e istituzioni intollerabili. Perciò la loro opposizione è rivoluzionaria anche se non lo è la loro coscienza. Perciò la loro opposizione colpisce il sistema dal di fuori e quindi non è sviata dal sistema; è una forza elementare che viola la regola del gioco e così facendo mostra che è un gioco truccato'. Questi gruppi possono incarnare il Grande Rifiuto, l'opposizione totale al sistema e porre le basi per la traduzione dell'utopia in realtà, anche se le capacità economiche e tecniche degli Stati sono abbastanza ampie da permettere aggiustamenti e concessioni a favore dei sottoproletari e le loro forze armate sono abbastanza addestrate ed equipaggiate per far fronte alle situazioni di emergenza. Tuttavia lo spettro è di nuovo presente dentro e fuori i confini delle società avanzate. In uno scritto del 1967 Marcuse ha parlato di una fine dell'utopia, alludendo al fatto che esistessero le precondizioni materiali e tecniche, i 'luoghi' dove le utopie potessero finalmente abbandonare i 'non luoghi' dell'astrazione e concretizzarsi nella realtà; tuttavia, dobbiamo ribadirlo, ciò era soltanto una possibilità e per questa possibilità, per il grande rifiuto, molti hanno dato e danno la loro vita.















































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