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Arte: conoscenza di base




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Arte: conoscenza di base

Nell'arte del Cinquecento si evidenziano due tendenze fondamentali: quella che vede il prevalere del disegno, alla cui perfezione mirano soprattutto gli artisti dell'area toscana e romana, e quella basata sul colore tonale, che raggiunge livelli espressivi eccezionali nell'area veneta. Il disegno viene considerato la manifestazione creativa per eccellenza, la fase del lavoro in cui maggiormente si rivela il formarsi dell'idea, del progetto, nella mente dell'artista. Grande importanza viene data ad esso nelle Accademie, dove si studiano anche su trattati le teorie e le tecniche dell'arte. Fautrice delle Accademie è la Chiesa, che, con la Controriforma, vuole abolire ogni personale interpretazione dei testi sacri e vede nella formazione di scuole, sulla cui attività di insegnamento esercita un severo controllo, la garanzia del rispetto della propria autorità. così, invece di ispirarsi direttamente alla natura od alle opere del mondo antico, gli artisti studiano come modelli le opere dei tre grandi interpreti del Rinascimento: Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Per l'esigenza di distaccarsi comunque da queste tre grandi personalità, reinterpretandone il linguaggio espressivo per cercare una propria originalità, si accentua il virtuosismo tecnico e si determina l'effetto drammatico attraverso i gesti esasperati, fino alla deformazione della figura e dell'espressione dei volti. Questa tendenza viene detta Manierismo proprio perché rielabora la maniera di dipingere, ritenuta perfetta, dei grandi maestri.

Il Cinquecento si definisce con caratteri precisi soprattutto nel centro e nel nord dell'Italia; il recupero del mondo classico, avviato nel secolo precedente, viene filtrato attraverso le rielaborazioni personali dei grandi artisti, che influenzeranno folte schiere di seguaci. In architettura l'impianto delle chiese è prevalentemente a croce greca, con bracci coperti a botte e cupola decorata con affreschi. La pianta centrale è ritenuta una forma perfetta, che pone in rapporto di assoluta armonia tutte le parti dell'edificio. I palazzi divengono ancora più imponenti: sul grande portale si apre un'ampia finestra con balconata e più ordini sovrapposti caratterizzano la facciata e le logge del vasto cortile interno, spesso abbellito sul fondo da grotte e fontane. Attorno alle città si creano poderose mura con bastioni e torrioni; nasce una vera e propria architettura militare, che protegge le città dalle nuove armi da fuoco. In scultura i bassorilievi divengono monumentali e le statue a tuttotondo rappresentano spesso gruppi, assai articolati e complessi. Le figure, in relazione alla vastità degli ambienti, vengono ingigantite e lo studio dell'anatomia porta ad una accentuazione della muscolatura e del movimento. In pittura si afferma su tutte la tecnica della pittura ad olio su tela: i colori e le luci diventano gli elementi predominanti nell'immagine. I volumi vengono definiti da chiaroscuri ricchi di sfumature e le figure sono composte secondo uno schema piramidale; si sposta verso il basso il punto di vista prospettico. I soggetti sacri vengono interpretati come scene di vita quotidiana: la Vergine, il Bambino, i Santi, sono spesso abbigliati con costumi dell'epoca, e le loro figure sono inserite in architetture del tempo o scenari naturali.  Il secondo Rinascimento arriva alla sua massima espressione nel 500 con l'opera di quattro geni dell'arte: Leonardo da Vinci, Bramante, Raffaello e Michelangelo. E' l'epoca dell'artista completo. Tutti e quattro, in determinate proporzioni, erano scienziati, pittori, scultori ed architetti. L'arte italiana ebbe in questo momento il suo massimo splendore, esercitando un'influenza presente e futura sull'arte universale. Leonardo (1452-1519) è lo scopritore instancabile della natura (dall'anatomia alla teoria dei colori), potendo così creare la bellezza anziché copiarla. I suoi chiaro scuri, i suoi enigmatici ritratti, i suoi disegni, i progetti, le sue invenzioni danno un'idea della creatività e genialità di un artista le cui inquietudini superano la brevità della vita umana, per cui molte delle sue opere e ricerche rimasero incompiute. L'opera più famosa di Leonardo è la 'Gioconda' il cui fascino è dovuto non tanto alla sapienza tecnica e al mistero che avvolge l'identità del personaggio, quanto alla connotazione enigmatica e polivalente del messaggio artistico, nel quale reale e ideale si fondano mirabilmente. La figura e il paesaggio sfumano in una luce morbida e voluttuosa, mentre la magia del sorriso trova la sua eco nella malinconia dell'ora crepuscolare, nei toni soffusi e azzurrognoli del incantato e del fiume irreale, come se venisse da un mondo misterioso e lontano.

Tra Empoli e Pistoia, sabato 15 Aprile 1452, nel borgo di Vinci nasce Leonardo di Ser Piero d'Antonio. Il padre, notaio, l'ebbe da Caterina, una donna di Anchiano che sposerà poi un contadino. Nonostante fosse figlio illegittimo il piccolo Leonardo viene accolto nella casa paterna dove verrà allevato ed educato con affetto. A sedici anni il nonno Antonio muore e tutta la famiglia, dopo poco, si trasferisce a Firenze. Fu la sua e la nostra fortuna, perché senza quel trasloco oggi forse nessuno lo conoscerebbe.










La precocità artistica e l'acuta intelligenza del giovane Leonardo spingono il padre a mandarlo nella bottega di Andrea Verrocchio: pittore e scultore orafo acclamato e ricercato maestro, il migliore che Firenze avesse a quel tempo. L'attività esercitata da Leonardo presso il maestro Verrocchio è ancora da definire, di certo c'è solo che la personalità artistica di Leonardo comincia a svilupparsi qui.

All'età di 20 anni, nel 1472,  Leonardo risulta iscritto come maestro nella Compagnia dei Pittori, segno quindi che l'apprendistato dal Verrocchio è terminato, pur non abbandonando la sua bottega.

Leonardo possiede una curiosità senza pari, tutte le discipline artistiche lo attraggono, è un acuto osservatore dei fenomeni naturali e grandiosa è la capacità di integrarle con le sue cognizioni scientifiche.

Nel 1480 fa parte dell'accademia del Giardino di S. Marco sotto il patrocinio di Lorenzo il Magnifico. E' il primo approccio di Leonardo con la scultura. Sempre un quell'anno riceve l'incarico di dipingere l'Adorazione dei Magi per la chiesa di S. Giovanni Scopeto appena fuori Firenze. Oggi quest'opera si trova agli Uffizi di Firenze. Ma nell'ambiente fiorentino probabilmente comincia a sentirsi un po' stretto. Forse la non incluisione fra i quattro maestri che dipingeranno le pareti della Cappella Sistina lo spingono a partire. O forse è solo il suo irrefrenabile desiderio e bisogno di scoperte, quell'ineluttabile inquietudine a percorrere nuovi orizzonti creativi, madre di tutti i geni.











LA VITA

Leonardo, nato a Vinci, presso Empoli, in Toscana, nel 1452, cumulò nella sua persona, in modo unico nella storia, lo scienziato e l'artista. Come scienziato si occupò di fisica, studiò i principi della meccanica, l'anatomia, la geologia; fu ingegnere, idraulico, inventore, costruttore delle macchine più svariate, come le "conche" che venivano utilizzate per la navigazione sul Naviglio milanese; studiò il volo degli uccelli e progettò la macchina per volare. Progettò sottomarini, castelli, fortificazioni, città ideali e infiniti meccanismi d'ogni genere, di cui lasciò schizzi e appunti in una mole enorme di manoscritti, che, tra le altre originalità, sono spesso vergati da destra a sinistra e devono quindi essere letti in uno specchio.

Lasciò osservazioni e pensieri su tutto, perché tutto faceva oggetto della sua meditazione: tra gli altri scritti compose un Trattato della pittura.

Come artista fu soprattutto pittore, e dei più grandi e originali. Ancor ragazzo si dedicò alla pittura e si racconta che facesse passare la voglia di continuare a dipingere al suo maestro Andrea Verrocchio: questi stava dipingendo un battesimo di Cristo, e un giorno, entrato pian piano nella stanza sorprese Leonardo che vi dipingeva un angelo tanto bello, che egli, confessandosi vinto, si diede totalmente all'arte della scultura.

Leonardo studiava a lungo il tipo che doveva rappresentare sulla tela o in affresco; sappiamo, per esempio, che per il suo famoso Cenacolo che si trova nel refettorio dell'antico Convento delle Grazie, in Milano, cercò un anno intero una faccia che gli potesse dar l'idea del Cristo quale egli se l'era immaginato, e non trovandola poi, la lasciò imperfetta.

Il "Cenacolo" di Leonardo si può dire il dipinto più celebre del mondo. Non v'è stato artista di qualsiasi paese che non si sia recato ad ammirarlo e a studiarlo. Purtroppo oggi, guasto dall'umidità è quasi scomparso.

Egli destò vero entusiasmo: quando nel 1501 espose a Firenze il suo famoso cartone della Vergine, il Bambino Gesù e Sant'Anna, Firenze sfilò per ammirare la perfezione: per due giorni fu un accorrere di uomini, donne, giovani e vecchi come a festa solenne.

Eppure l'arte di Leonardo non è facile cogliersi nel suo più profondo valore, essendo fatta di sottilissimi rapporti di luce. Nei suoi quadri tutto si riduce a luce e ombra, anzi, soprattutto all'ombra, che da ogni parte fascia le figure, come fumo o nebbia. La poesia dei paesaggi lombardi, avvolti dalla nebbiolina autunnale, o dalle ore crepuscolari, quando le cose si fanno indistinte nella penombra, è la poesia di Leonardo. Poesia, dunque, dell'indefinito: è tramontato il mondo chiaro e architettonico del Quattrocento, forte e sereno; comincia ad agitarsi l'inquietudine dell'età moderna. Ed ecco svanire nella pittura i contorni netti e definiti delle cose, la solidità dei volumi, l'ampia chiarezza dello spazio: ecco l'ombra divorare i contorni, e le cose fondersi tra loro e vapore nell'atmosfera, riducendosi a vaghe apparizioni di luci, limitate i ogni punto dall'ombra e dal mistero.

Questa poesia dell'indefinito trova la sua espressione pittorica nello sfumato, cioè nel continuo passare della luce all'ombra, attraverso infinite delicatissime gradazioni: a questo elemento stilistico nuovo nella storia della pittura, sottile, e immateriale, Leonardo affida la costruzione del suo mondo pittorico.

Nello sfumato si risolvono completamente, senza alcun respiro di solidità plastica, le opere più mature e più originali di Leonardo: la famosissima Gioconda dall'enigmatico sorriso, su cui tanto si è scritto e discusso, cercando di spiegarne il significato; ma è vano cercare un motivo logico che unisca insieme il sorriso, l'atteggiamento della Gioconda e il paesaggio nebbioso dello sfondo: quello che unisce tutto il quadro è la luce dorata del tramonto, che palpita e vibra sull'acqua e sulle rocce del fondo, come sul volto e sulle mani e sulle pieghe dell'abito; identica luce estrae a fatica dall'ombra invadente il volto atteggiato a sorriso e il braccio alzato del San Giovannino, anch'esso al Louvre. Ma dove trionfa il più puro e suggestivo sfumato è nel già citato "cartone" con la Vergine e Sant'Anna, oggi a Londra: continuamente, punto per punto, la luce balena emergendo e poi subito rituffandosi nell'ombra; non ci sono zone definite, confini, cose: quasi dal rapprendersi dell'ombra nascono figure fantastiche, suggerimenti di gesti e sorrisi, tutti lievi e trasparenti, come immagini intravvedute per un attimo nelle volute di un fumo sottile.

Bellissimi sono i disegni di Leonardo, dove spesso appare il ricordo della linearità toscana, imparata nella bottega del Verrocchio. Leonardo fu anche scultore: si racconta che facesse una statua rappresentante il duca Francesco Sforza a cavallo: purtroppo venne distrutta da barbari soldati stranieri che avevano invaso Milano: ne restavano alcuni disegni, interessanti studi di monumento equestre in aperto movimento, come quello eretto al Colleoni dal suo maestro Verrocchio.

Leonardo, nato nel 1452, visse tra il Quattrocento e il Cinquecento: la Gioconda è del 1502. Passò la giovinezza in Toscana, la maturità a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, la vecchiaia in Francia, dove si recò dopo che Ludovico il Moro era stato sconfitto e fatto prigioniero dai francesi, e dove morì nel 1519, nel Castello di Locles.


Nel 1480 fa parte dell'accademia del Giardino di S. Marco sotto il patrocinio di Lorenzo il Magnifico. E' il primo approccio di Leonardo con la scultura. Sempre un quell'anno riceve l'incarico di dipingere l'Adorazione dei Magi per la chiesa di S. Giovanni Scopeto appena fuori Firenze (oggi quest'opera si trova agli Uffizi). Tuttavia, l'ambiente fiorentino gli sta stretto.
Si presenta allora, con una lettera che rappresenta una specie di curriculum in cui descrive le sue attitudini di ingegnere civile e costruttore di macchine belliche, al Duca di Milano Lodovico Sforza, il quale ben lo accoglie. Ecco nascere i capolavori pittorici: la Vergine delle Rocce nelle due versioni di Parigi e di Londra, e l'esercitazione per il monumento equestre in bronzo a Francesco Sforza. Nel 1489-90 prepara le decorazioni del Castello Sforzesco di Milano per le nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d'Aragona mentre, in veste di ingegnere idraulico si occupa della bonifica nella bassa lombarda. Nel 1495 inizia il famoso affresco del Cenacolo nella chiesa Santa Maria delle Grazie. Questo lavoro diventa praticamente l'oggetto esclusivo dei suoi studi. Verrà terminata nel 1498. L'anno successivo Leonardo fugge da Milano perché invasa dalle truppe del re di Francia Luigi XII e ripara a Mantova e Venezia.
Nel 1503 è a Firenze per affrescare , insieme a Michelangelo, il Salone del Consiglio grande nel Palazzo della Signoria. A Leonardo viene affidata la rappresentazione della Battaglia di Anghiari che però non porterà a termine, a causa della sua ossessiva ricerca di tecniche artistiche da sperimentare.
Ad ogni modo, allo stesso anno è da attribuire la celeberrima ed enigmatica Monna Lisa, detta anche Gioconda, attualmente conservata al museo del Louvre di Parigi.
Nel 1513 il re di Francia Francesco I lo invita ad Amboise. Leonardo si occuperà di progetti per i festeggiamenti e proseguirà con i suoi progetti idrologici per alcuni fiumi di Francia. Qualche anno dopo, precisamente nel 1519, redige il suo testamento, lasciando tutti i suoi beni a Francesco Melzi, un ragazzo conosciuto a 15 anni (da qui, i sospetti sulla presunta omosessualità di Leonardo).Il 2 Maggio 1519 il grande genio del Rinascimento spira e viene sepolto nella chiesa di S. Fiorentino ad Amboise. Dei sui resti non vi è più traccia a causa delle profanazioni delle tombe avvenute nelle guerre di religione del XVI secolo.

Leonardo da Vinci (1452-1519) Nato ad Archiano di Vinci, si trasferisce con il padre a Firenze, nel 1469, dove divenne allievo del Verrocchio. Crebbe artisticamente in un ambiente dove si insegnava a concepire la figura umana, scolpita o dipinta, non immobile ma inserita nello spazio. Il suo capolavoro è senza dubbio la Gioconda, momento culminante dell'opera leonardesca e quadro più famoso del mondo. L'autore, comunque, non si è limitato solamente ad operare nel campo artistico ma ha spaziato in quasi tutti i campi dello scibile umano, divenendo prototipo del saggio. Leonardo passò gli ultimi periodi della sua vita in Francia, dove portò alcuni quadri dipinti in Italia, tra cui la Gioconda

LEONARDO svolge la sua attività a cavallo di due secoli, il '400 e il '500, e proprio in questo sta la sua peculiarità : gli è infatti spesso riconosciuto il merito di essere colui che, sintetizzando i caratteri della cultura quattrocentesca, ha posto le basi per una nuova impostazione nel Cinquecento, un secolo sconvolto da grandi avvenimenti religiosi e politici.

Gli studi di Leonardo affrontano ogni campo dello scibile, dalla scienza alla pittura, all'urbanistica, all'ingegneria, riscontrando in ognuno grande successo : in quello scientifico la sua opera richiama il metodo galileiano, in quello artistico la rivoluzione caravaggesca..

Leonardo interroga tutto: 'Io domando', scrive spesso nei suoi quaderni. Ma questa sua grande curiosità è accompagnata da un altrettanto grande desiderio di concretizzare le sue conoscenze: scienza e pratica sono quindi indissolubili: 'Quelli che si innamorano della pratica senza la scienza sono come il nocchiero che monta sulla nave senza il timone o la bussola, e non ha mai la certezza di dove va'. Da questo punto di vista si possono analizzare i vari schizzi e progetti di Leonardo.

Importanti furono gli studi di Leonardo riguardo all'urbanistica: durante il periodo della peste a Milano, elaborò un progetto di città ideale, che teneva conto dei problemi e delle esigenze cittadine. Per primo infatti capì la necessità di decentrare la popolazione, che si ritrovava ammassata entro le mura, costretta in lugubri vicoli e abitazioni: nel suo disegno il popolo risiedeva in campagna, mentre ai nobili era riservata la città. Questa aveva una pianta a scacchiera, senza mura, nella quale compariva una rete di canali per lo smaltimento dei rifiuti. C'erano inoltre sopraelevate per il passeggio dei pedoni e scale a chiocciola che collegavano i vari piani.

Oltre all'elaborazione teorica, Leonardo si applicò in Francia nella bonifica di paludi ed acquitrini.

Lo spirito ingegneristico di Leonardo si applicò anche nella creazione di nuove tecnologie: profondamente affascinato dal volo, passò interi anni a costruire macchine per volare che, dapprima simili ad uccelli, diventano pian piano vere e proprie antenate dei nostri aereoplani.

Abbandonata infatti l'idea di azionare queste macchine con la sola forza muscolare, inserì congegni meccanici, dando vita a due diversi progetti: uno in cui l'uomo stava disteso, l'altro in cui era in piedi.

Di Leonardo scrittore invece, troviamo una curiosa testimonianza nelle sue 'Favole', una raccolta di brevi componimenti che, mescolando arguzia e dottrina, nascondono un serio ammonimento: la farfalla che attratta dallo splendore del lume si brucia, la scimmia che si innamora dell'uccellino e lo soffoca di baci, l'asino che addormentandosi sul ghiaccio lo fonde e annega, sembrano tutte ricordare la tragedia dell'ignoranza dell'uomo sulle leggi naturali.

BATTESIMO DI CRISTO Il dipinto è opera del Verrocchio, ma Leonardo vi compie il suo primo lavoro disegnando l'angelo che regge la tunica, in basso a sinistra. Già da qui è evidente lo stile che caratterizzerà anche le opere della maturità: la figura di questo angelo, visto di tre quarti da tergo, dinamico in ogni suo aspetto è in netto contrasto con l'impostazione quattrocentesca data dal maestro all'opera, in particolare con la staticità dell'altro angelo che gli sta accanto, disegnato appunto dal Verrocchio.

LA VALLATA DELL'ARNO VERSO PISA (1473):

Dopo essere intervenuto nel 'Battesimo di Cristo' del Verrocchio, Leonardo nel 1473 dipinge il famoso 'Paesaggio' che viene considerato la sua prima opera completa. E' un disegno a penna su carta bianca che descrive una vallata (probabilmente quella dell'Arno) dove, partendo da sinistra verso destra, si trova un castello rialzato rispetto ad una pianura, che fa da sfondo e si intravede centralmente al di là di una grande roccia. L'immagine ai nostri occhi appare confusa e sfuocata; secondo Leonardo infatti tra noi e il paesaggio c'è una certa distanza, ed il nostro occhio non è capace di focalizzare tutto, soprattutto a causa dell'atmosfera che si interpone tra noi e ogni singolo oggetto del paesaggio.

Leonardo in quest'opera non si limita ad esprimere semplicemente ciò che vede, ma da agli altri l'impressione che tutto sia vivo, in movimento; egli rafforza la presenza dei fiumi, degli alberi e in generale della natura e rende la vastità spaziale.

Per fare tutto ciò, egli usa la linea in modo discontinuo, con piccoli tratti retti o curvi, accenna i contorni ed individua i singoli oggetti che sembrano quasi in movimento, infrangendo così la tradizione fiorentina.

ANNUNCIAZIONE (1470-80) :

Nell''Annunciazione' del 1475 ritroviamo la sintesi della ricerca pittorica giovanile di Leonardo. In questa sacra rappresentazione vi sono ancora alcuni elementi comuni all'ambiente fiorentino, come ad esempio il sarcofago di marmo, uguale a quello costruito dal Verrocchio nella sagrestia vecchia di S.Lorenzo, o la collocazione dell'angelo a sinistra rispetto alla Vergine.

Questa scelta è il risultato di uno studio molto accurato (attraverso un esame radiografico si sono evidenziate le varie disposizioni dell'arcangelo scelte dal maestro prima dell'attuale), che indica un'evidente ed estrema attenzione alla ricerca della perfezione.

Proprio quest'ordine ha indotto Leonardo a commettere degli errori prospettici, infatti la posizione del leggio non è in linea con quella della Vergine.

Egli utilizza la prospettiva lineare e scopre quella cromatica e quella aerea: i colori diminuiscono d'intensità e i volumi sono meno delineati via via che si allontanano, poiché tra loro e il nostro occhio si va ad interporre l'aria in spessore sempre maggiore. Inoltre Leonardo sceglie una luce crepuscolare in modo da ammorbidire i volumi, attenuando e smorzando la loro staticità e rigidezza.

Tutta la scena si svolge in un ambiente colmo di tranquillità, dominato dalla ragione, circondato dalla natura, di fronte ad una villa del tardo '400. Tutto ci dà l'impressione che sia animato: le piante e i fiori sembrano vivere e le ali dell'arcangelo sono semiaperte, in una atmosfera di movimento.

In questo modo Leonardo studia attentamente i suoi personaggi e rende perfettamente evidente il loro stato d'animo di fronte all'osservatore.

IL CENACOLO (1495-97):

Considerando gli attimi dopo che Gesù disse: 'uno di voi mi tradirà', Leonardo riesce ad esprimere nel volto dei dodici apostoli tutto lo stupore di quell'affermazione, a partire da Giuda che, appoggiandosi alla tavola con un gomito, fissa Gesù. La disposizione dei tredici uomini non è casuale, infatti mentre gli apostoli sono disposti in gruppi di tre, formando delle piramidi concatenate tra loro, Gesù è al centro distaccato da essi, perché egli è solo nel momento del sacrificio supremo: tiene la braccia larghe in segno di dedizione ed è illuminato non solo da sinistra ma anche dal fondo in modo tale da accentuare la divinità e ammorbidire le forme.

In questa rappresentazione è stata usata la prospettiva lineare, che viene rigorosamente rispettata all'interno della mensa ma che perde il suo significato al di là delle finestre nella parete che fa da sfondo, dove si staglia una pianura ed un cielo che sembrano infiniti.

SANT'ANNA

Durante il suo secondo soggiorno fiorentino (1503-06) Leonardo espone nel chiostro dell'Annunziata un cartone di Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e San Giovannino che precede il dipinto meno classico ed avvolgente di Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e l'agnello, improntato da una inquietudine dinamica, data da vettori sfuggenti e contrapposizioni plastiche. L'equilibrio fisico dell'immagine è dato da tre principali punti disposti a triangolo: il piede sinistro della Madonna e i due piedi di Sant'Anna, sorretti dalla testa della santa che fa loro da perno. È proprio il volto di Sant'Anna a rendere l'opera suggestiva: il suo sorriso esprime perfettamente il rapporto d'amore tra l'uomo e la natura, l'espressione sembra interpretare lo stato d'animo dell'artista che dopo innumerevoli sforzi riesce a dominare la natura e per questo si sente realizzato.







LA GIOCONDA (1513-16):


Senz'altro uno dei capolavori più importanti di tutta la pittura è 'la dama al balcone', che venne eseguita da Leonardo a Roma, sotto commissione di Giuliano de Medici, e di cui non abbiamo alcuno studio preparatorio. Celebrata da Vasari come ritratto di Monna Lisa Gherardini, moglie del fiorentino Francesco del Giocondo, la Gioconda si trova in una posizione elevata rispetto allo sfondo, costituito da un vasto paesaggio deserto, nel quale la donna si trova in perfetta armonia. Il fatto che soggetto e paesaggio siano un'unità totale sta ad indicare che l'uomo fa parte della natura senza urti né contrapposizioni.

Nell'opera possiamo ben notare come Monna Lisa domini a livello fisico sul paesaggio naturale, ma nonostante tutto viene avvolta dalla natura stessa. Apparentemente il soggetto sembra avere una struttura semplice, in realtà se analizziamo il suo impianto compositivo notiamo che è molto complesso: il busto, le braccia e la testa della dama ruotano secondo diverse direzioni di movimento, infrangendo impercettibilmente le leggi della simmetria. In questo modo Leonardo coglie al meglio la mobilità, rendendo l'immagine più possibile viva ed animata.

Anche il volto della dama ha una complessità fisica notevole, che ci permette di vedere il viso per tre quarti e inoltre, attraverso la sua espressione, di penetrare la sua psicologia. Nel volto il movimento è accentuato agli occhi dell'osservatore dal fatto che l'espressione non è fissata in maniera definitiva e quindi sembra essere mutevole.

In questo caso Leonardo utilizza la tecnica dello sfumato, che lascia alle forme un margine indeterminato accentuando la mobilità espressiva del soggetto. Con questa tecnica il disegno non è più al centro della nostra attenzione, ma ciò che ci colpisce sono i suggestivi trapassi chiaroscurali che rendono il tutto non definito, ma solamente percepito: torna così di nuovo il concetto di infinito.








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