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La mostra di aeropittura alla Galleria Blu (1970)




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La mostra di aeropittura alla Galleria Blu (1970)




Gli anni Settanta si aprono per Regina con la partecipazione ad una mostra di notevole interesse, grazie alla quale (dopo quasi trent'anni «di strano silenzio», come recita il titolo di una recensione che si vedrà) torna finalmente ad essere indagata l'aeropittura futurista degli anni Trenta, la cui tematica del volo aerospaziale aveva acquisito una rinnovata attualità dopo lo sbarco dell'uomo sulla Luna.

Curata anch'essa da Franco Passoni e allestita presso la Galleria Blu di Peppino Palazzoli la mostra costituisce senz altro un momento importante per la riscoperta e la rivalutazione non solo dell'aeropittura, ma più in generale dell'intero Secondo Futurismo» (di cui d'altra parte l'aeropittu- ra stessa è stata una componente primaria); tuttavia, nonostante la notevole quantità di artisti pre- sentati la rassegna mostra piuttosto chiaramente anche tutti i limiti di un'informazione sommaria e imprecisa, di cui lo stesso Palazzoli si scusa nell'ultima pagina del catalogo adducendo quale giustificazione soprattutto alcune difficoltà nel reperimento del materiale . In ogni caso, il volume presenta una nota critica di Passoni, una serie di schede sugli artisti e infine una sorta di breve appendice documentaria226.

Data la situazione, la nota critica di Passoni si pone ovviamente come primo obiettivo quello di illu- strare il senso ultimo dell'aeropittura, cercando di contestualizzarla all'interno del più vasto ambito del movimento futurista (anche facendo riferimento ad alcuni dei più recenti ed importanti studi e soprattutto facendo largo uso di citazioni dai documenti originali ); le considerazioni più interes- santi si trovano però in chiusura, laddove Passoni trascrive - senza purtroppo citare la fonte - del- le testimonianze rilasciate da Masnata e Acquaviva



A proposito dello smisurato numero d artisti che partecipò alle alterne vicende del «Futuri- smo», Pino Masnata ha scritto: Non vi erano soltanto Marinetti, Boccioni, Sant'Elia. Vi erano tanti tanti tanti tanti nomi. Bisognerebbe riempire due pagine di nomi. Tutti hanno portato la loro goccia luminosa. Ma il Futurismo non è morto? Si dice, ma potrebbe essere ancora vi- vo come l'acqua di alcuni fiumi. Scompare sottoterra per poi ricomparire più in là nello spazio e nel tempo.».

Giovanni Acquaviva ha invece affermato: «Il Futurismo ha fiducia nella libertà ed infinita del- l'arte e del pensiero; cosicché ha ascoltato tutti coloro che ogni paese e nazione [sic] hanno sentito l'amicizia dell'indipendenza e d'avere un ampiezza da rivelare ».



Cosa intende fare, Passoni, citando tali testimonianze? Probabilmente, la sua intenzione è solo quella di dare voce a due protagonisti di quella stagione, lasciando contestualmente aperta una fi- nestra verso il futuro; certo, però, è evidente che le dichiarazioni di Masnata e di Acquaviva sono orientate esattamente nella direzione in cui già li abbiamo visti sbilanciarsi nel volume Futurismo 1909-1920-1961.

Quanto invece alle schede dei vari autori (che si affiancano alle riproduzioni fotografiche delle ope- re esposte), si tratta di testi tra loro molto diseguali ; nello specifico, quella dedicata a Regina - che in mostra espone L'amante dell'aviatore - ha un carattere eminentemente biografico, e segna- la gli eventi fondamentali dell'intera carriera della scultrice



La prima recensione della rassegna in cui si parli di Regina è ancora una volta offerta da Luigi Bracchi, che nella sua rubrica dedicata alle gallerie milanesi sulle pagine de «La Martinella di Mila- no» dedica un certo spazio all esposizione. Anche stavolta Bracchi - e ormai la cosa non ci stu- pisce più - non risparmia certo lodi alla rassegna: anche se va detto che la sua penna è quasi sempre abbastanza generosa (e comunque molto più benevola di tanta critica del tempo), certo in alcuni incisi l'esaltazione del Futurismo assume toni quasi marinettiani233.


Il 2 giugno Passoni scrive della mostra su «L'Avanti!» , riprendendo ampie parti del suo contributo in catalogo e per lo più limitandosi ad adattarle alla forma della recensione giornalistica. Tra quanto il critico non aveva già segnalato in catalogo, non sono molte le considerazioni interessanti sul pia- no storico-artistico; semmai, mi pare alquanto significativo che nell'articolo - che pure è pubblicato sul quotidiano del Partito Socialista - si percepisca soprattutto la volontà di approfondire la que- stione dei rapporti del Futurismo con la politica, quanto meno preoccupandosi di attenuare la sem- plicistica assimilazione tra esso e il fascismo, per promuovere una mostra «che invita alla riflessio- ne e che al disopra [sic] di certi fatti, sicuramente accaduti, invita a vedere da angolazioni differenti per le indicazioni che si ritrovano puntualmente in opere assai più recenti e vicine a noi, prodotte dalle ultime leve».

Qualche giorno più tardi, una nuova recensione compare su «Mostre e gallerie» a firma di Gino Traversi , ma ai fini di un dibattito critico sulla figura di Regina è di scarso significato , mentre leggermente più interessante è la pur breve recensione pubblicata dall ex-futurista Lepore - che era tra gli espositori - sul «Corriere d'Informazione»237 (anche se l'autore non va al di là di un gene- rico e poco entusiastico apprezzamento) ; infine, Regina è citata in altre tre recensioni della rassegna, tutte assai poco significative: in un articolo di Alfio Coccia su «L'Eco di Bergamo»239, in un contributo di Garibaldo Marussi per «La Nuova Tribuna e in quello estremamente tardivo di Pi- no Zanchi (che ne scrive addirittura nel febbraio del 1971)


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