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L'economia di comunione : le imprese




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L'ECONOMIA DI COMUNIONE :    LE IMPRESE



Par. 1. CARATTERISTICHE


L'E.d.C. si rivolge principalmente all'impresa, quale struttura base dell'economia moderna, considerata perno del progresso e dello sviluppo. In quanto produce utili , essa rappresenta 'una certa speranza di riuscire a sovvenire regolarmente ai poveri' , a cominciare da quelli che appartengono al Movimento.

E' un'impresa che accetta il sistema di mercato, di cui riconosce i limiti, cioè quelle 'carenze umane' di cui parla la Centesimus Annus, ma anche gli aspetti positivi, quali la libertà di organizzazione e di scelta degli obiettivi da perseguire; e la libertà sta alla base dell'intero progetto di E.d.C.

Si configura in forme diverse in base alle legislazioni, costumi sociali, culture dei Paesi in cui nasce e si sviluppa.

Predilige la forma della società di capitale ad azionariato diffuso, che appare più adatta ad una logica di comunione che la nutre.[144]

Lo scopo è di far partecipare all'utile 'non solo coloro che operano nell'impresa e che vi hanno fatto confluire i propri talenti ed i propri risparmi, ma anche le altre persone umane che ne hanno bisogno, gli ultimi, i poveri' e di incoraggiare tutti, 'anche coloro che secondo il pensiero comune non hanno risorse da investire ad entrare nel sistema economico a pieno diritto, quali 'piccoli azionisti' delle imprese, la cui proprietà è stata pensata molto diffusa'[145].

Si caratterizza come struttura a servizio dell'uomo comunità di uomini che perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio dell'intera società' ( CA, 35 ).

'Mette al centro l'uomo e la sua felicità - una felicità che non può disgiungersi da quella degli altri essere umani - '[146], considerandolo il fine di tutto l'agire economico, il valore da anteporre a qualsiasi altro valore.

Lascia che motivazioni altruistiche interferiscano con l'usuale logica economica, fondata sulla massimizzazione del profitto, considerato unico elemento di razionalità economica e di vitalità dell'impresa.

Anch'essa ricerca l'utile, ma non l'utile per l'utile, e non per accumularlo, ma per condividerlo, e soprattutto, non a detrimento dell'uomo

L'impresa di E.d.C. ' non accetta di separare il momento della produzione della ricchezza dal momento della distribuzione. In altre parole, non accetta la formula secondo la quale il fine giustifica i mezzi. Una novità di non poco conto, perché alla base di molti comportamenti filantropici troviamo soggetti economici che senza badare a scrupoli fanno profitti in abbondanza, salvo poi distribuirli per scopi umanistici'.[147] Essa rifiuta 'l'opinione in base alla quale l'etica può essere asservita alle esigenze dell'economia,. perché nel momento in cui noi trasformiamo l'etica in un ulteriore elemento a disposizione dell'impresa la distruggiamo e con lei l'uomo. Allora l'esperienza di E.d.C. è quella di dimostrare che o si crede in certi valori come ad esempio la dignità delle persone, il rispetto dell'autonomia, la giustizia, ma ci si crede indipendentemente dai risultati cui questi valori conducono, o altrimenti il rischio è la produzione di effetti perversi'.



Par. 2. L'IMPRENDITORE E L'IMPRESA


Le aziende che aderiscono al progetto di E.d.C. operano in vari settori, sia di produzione di beni che di servizi.

Sulle capacità professionali, sulla preparazione tecnica, sulla conoscenza della realtà economica in cui operare, non si fanno sconti: sono basilari per gli imprenditori. Non bastano buona volontà e le migliori intenzioni per poter gestire con competenza ed al meglio l'impresa.


q      'Essi tengono conto dei criteri tipici di una corretta gestione e coinvolgono in questa attività i membri dell'impresa'.


E' compito dell'imprenditore accordare fiducia e favorire l'assunzione di responsabilità da parte di ciascuno, a tutti i livelli; valorizzare le doti, le capacità personali; far sentire il successo dell'impresa come fonte dell'impegno di tutti; coinvolgere tutti nella comune tensione a far bene, perché l'impresa realizzi i suoi scopi.

In occasione della presentazione del progetto alla comunità di Araceli, Chiara Lubich afferma: '.la gestione di tali imprese dovrebbe essere affidata a elementi capaci e competenti, in grado di far funzionare queste aziende con la massima efficienza e ricavarne degli utili

Ad essi 'è richiesto di mettere a disposizione non solo i beni, ma anche tempo, professionalità per aziende che iniziano la loro attività in paesi meno sviluppati. L'obiettivo è sempre il profitto, ma adesso non solo per la propria azienda, anche per aziende di altri'.

L'orizzonte materiale e temporale entro il quale l'imprenditore di E.d.C. è chiamato ad operare è assai ampio, potremmo dire planetario: include l'instaurarsi di rapporti di cooperazione, di solidarietà, di collaborazione, di integrazione, di condivisione fra aziende di nazioni e continenti diversi - con

conseguenze positive per tutte - e a volte il trasferimento di persone e famiglie in luoghi diversi, per essere di aiuto là dove il bisogno o l'opportunità lo richiedono.


k       'Lasciando una bella casa 'fatta per sempre' e un ottimo lavoro - così raccontano Rosy e Cesare Zorra -, avevamo accettato nel 1977 di trasferirci, per gestire una azienda agricola di due anziani fratelli che desideravano donarla al Movimento, a Frontignano, un paesino di 450 abitanti in provincia di Brescia.

Ci aveva dato coraggio nostro figlio Paolo, che allora aveva detto: 'Quello che abbiamo di bello qui è dentro di noi: partendo, lo portiamo con noi'.

Dovevamo inventare un nuovo tipo di amministrazione familiare, non più basato sullo stipendio a fine mese, ma sugli introiti dei raccolti, e non sapevamo nulla di agricoltura. Avevamo bisogno di tutti e di imparare da tutti. Questo ci ha aiutato ad instaurare buoni rapporti con gli agricoltori dei dintorni.

Nel 1986, per utilizzare in modo produttivo un capannone esistente nella proprietà, che poteva essere attrezzato per l'allevamento di 10.000 galline ovaiole, si è pensato di creare una piccola azienda che abbiamo chiamato Omnia Vincit Amor, la cui abbreviazione O.V.A. ricorda anche la produzione che si era prevista.

Perché le uova risultassero più genuine, si decideva di usare mangime preferibilmente vegetale e senza coloranti, anche se più costoso. Tale decisione ci portava a rinunciare a fornire pastifici che esigevano uova con il tuorlo colorato chimicamente, ma ci permetteva di vincere la gara per la fornitura di uova per le scuole materne, gli asili nido e le case di riposo del Comune di Brescia.

Con l'adesione al progetto E.d.C., nostro figlio Andrea, pur avendo avuto buone occasioni di lavoro, ha chiesto di lavorarvi nel settore della commercializzazione, il che gli permette, attraverso i rapporti con i clienti, di diffondere la nostra visione dell'economia.

Dal 1993 accanto ai terreni è sorto il nuovo Centro Mariapoli e le molte persone che vengono per incontri hanno espresso il desiderio di poter acquistare, assieme alle uova, anche altri prodotti genuini. Così nel 1994 è nato lo 'Spaccio' che offre prodotti agricoli, miele, olio, riso, conserve alimentari e vini di atre aziende che vivono l'E.d.C.

Visitare lo spaccio è sempre una occasione per costruire e rinsaldare rapporti veri. Esso è affollato spesso da persone di convinzioni diverse che ci interrogano sul suo perché e sulla destinazione degli utili che esso produce, dandoci l'opportunità di annunciare l'E.d.C.'.



Scambiare collaborazione, know-how diventa un piacere; è una soddisfazione poter contribuire a migliorare la situazione di altre persone, perché aiutando gli altri si aiuta a se stessi.

Alla base di questo agire sta una forte motivazione: la ricerca dell'UNITA' - ad ogni livello, in tutti gli ambienti e in tutti i contesti; fra gli uomini, fra i popoli, fra le varie culture, fra i diversi settori della vita sociale, fra generazioni - perché si crede 'veramente nella potenza dell'unità di intenti che nasce dal far proprio l'interesse del cliente, cioè dell'altro, e così della patria altrui e dell'azienda altrui, abbandonando la cultura della lotta'.[153]

'Per mezzo della creatività e della capacità di immedesimazione nelle esigenze altrui' si crea quello che A. Ferrucci, imprenditore, ha definito 'il supervalore dell'unità d'intenti che nasce da un'armoniosa collaborazione, che potrà scatenare una nuova creatività, nell'aggregarsi delle professionalità e dei talenti, delle risorse tecnologiche, delle proprietà e dei risparmi, nel collegarsi delle esigenze e delle disponibilità produttive, nelle nazioni ed a livello mondiale, fra tutti coloro che vorranno tentare questa nuova esperienza'.[154]

'L'impresa è concepita proprio come una comunità di lavoro e servizio, non chiusa in se stessa, ripiegata sulla propria crescita, sul suo sviluppo e guadagno, ma unità produttiva indirizzata alla creazione di beni, servizi e lavoro finalizzati al bene della società, al bene comune; comunità, dunque,

che stimola la partecipazione di tutti i soggetti nell'attività produttiva'.[155]


q      'La persona umana, e non il capitale, sta al centro dell'impresa. I responsabili dell'azienda cercano di utilizzare al meglio i talenti di ciascun lavoratore favorendone la creatività, l'assunzione di responsabilità e la partecipazione nel definire e realizzare gli obiettivi aziendali: adottano particolari misure di aiuto per quelli che attraversano momenti di bisogno'.


q      'L'imprenditore adotterà criteri di selezione del personale e di programmazione dello sviluppo professionale per i lavoratori tali da agevolare l'instaurarsi di tale atmosfera'.


q      'Per consentire a ciascuno di raggiungere obiettivi sia di interesse dell'azienda che personali, l'impresa fornirà opportunità di aggiornamento e di apprendimento continuo'.




k       La FEMAQ, industria metalmeccanica brasiliana, opera basandosi su due principi: il lavoro è costitutivo dell'uomo; l'uomo si esprime e si realizza nella relazione e perciò la dimensione sociale del lavoro non deve mai essere disattesa.

'Quando Henrique e Rodolfo Leibholz - proprietari dell'azienda - prospettano alle persone che lavorano nella fabbrica un'esperienza di partecipazione, c'è sorpresa, diffidenza, disorientamento, addirittura rifiuto. Quando mai i lavoratori, i manovali hanno pensato di poter, dover formulare un giudizio, di entrare in dialogo con i 'padroni' (parola peraltro mai usata in azienda) ?

Con pazienza e fiducia, si inizia alla FEMAQ un'opera di educazione e di formazione per 'tirar fuori' l'uomo da ciascuno. Anzi, invitano il sindacato metalmeccanico a venire in fabbrica per istruire i dipendenti. Anche i sindacalisti nicchiano, sulle prime, presi in contropiede da una mossa unica nella loro turbolenta storia. Ma alla fine si allarga un altro cerchio: proprietari e sindacato comunicano serenamente, convergono, collaborano'.


q      'Il lavoro è considerato un mezzo di crescita interiore di tutti i membri dell'impresa'.


E' necessario 'fare di ogni ora di lavoro un capolavoro di precisione, di ordine, di armonia; amare la puntualità; impegnarsi a sfruttare i propri talenti; vivere l'attimo presente solennemente, non solo al lavoro'[159], con la tensione a migliorare continuamente.

'Ogni cosa fatta bene, perfettamente. Mi alzo al mattino, riordino la mia stanza meglio di ieri; comincio il mio lavoro meglio di ieri; parlo con qualcuno, cerco le parole meglio di ieri, e così via'.[160]

Per questo nell'azienda si mantiene un comportamento eticamente corretto verso ogni persona; il collega è visto come una persona necessaria, utile, con la quale collaborare, lavorare, crescere insieme, alla quale dare fiducia e stima, mai come un rivale o un ostacolo da isolare o dal quale difendersi.


q      'La salute e il benessere di ogni membro sono oggetto di attenzione, con speciale riguardo a chi ha particolari necessità. Le condizioni di lavoro sono adeguate al tipo di attività: vengono assicurati il rispetto delle norme di sicurezza, la necessaria ventilazione, illuminazione adeguata, e così via. Si cerca di evitare un eccessivo orario di lavoro, in modo che nessuno sia sovraccaricato, e sono previste adeguate vacanze'.


k       La ANCILLA S.p.A., impresa di consulenza finanziaria situata nei pressi di Manila, offre un'esperienza originale: 'Cerchiamo - dice Tita Puangco, fondatrice - di essere attenti che non si lavori troppo, quindi abbiamo limitato il numero dei giorni in trasferta. Nel condominio del nostro ufficio c'è anche una palestra e una piscina, quindi non c'è nessuna scusa per non fare sport, almeno tre ore alla settimana; abbiamo scoperto che siamo molto più produttivi dopo un'attività sportiva'


q      'L'ambiente di lavoro è disteso e amichevole e vi regnano rispetto, fiducia e stima reciproci'.


q      'L'impresa adotta sistemi di gestione e strutture organizzative tali da promuovere sia il lavoro di gruppo che la crescita individuale'.


q      'I membri fanno sì che i locali aziendali siano più puliti, ordinati e gradevoli possibile, in modo tale che entro tale armonia ambientale datori di lavoro, lavoratori, fornitori e clienti si sentano a loro agio e possano far proprio e diffondere questo stile'.



Una siffatta concezione presuppone, innanzitutto, il rispetto e 'la valorizzazione massima delle persone, di ogni persona all'interno dell'impresa, qualunque sia il ruolo e la funzione; lo stimolo al 'realizzarsi' pieno della persona nella sua dimensione individuale, sociale e spirituale; (.) la visione del lavoro nella sua dignità massima, indipendentemente dagli aspetti tecnici o funzionali e allo stesso tempo la spinta alla professionalità, all'iniziativa, alla competenza'.[164]


q      'Uno dei primi obiettivi degli imprenditori di E.d.C. è quello di trasformare l'azienda in una vera comunità. Essi si ritrovano regolarmente con i responsabili della gestione per verificare la qualità dei rapporti interpersonali e con essi si adoperano a risolvere le situazioni difficili, consapevoli che lo sforzo di risoluzione di queste difficoltà può generare effetti positivi sui membri dell'impresa, stimolando innovazione e crescita di maturità e produttività'.


q      'Essi prendono decisioni d'investimento con prudenza, ma con particolare attenzione alla creazione di nuove attività e posti di lavoro produttivi'.


Questo orientamento fa emergere un atteggiamento positivo verso i mutamenti ambientali, definito da molti 'controcorrente'.

k       Mario Breccia, imprenditore di Mendoza (Argentina), ha una piccola impresa di elettromeccanica nella quale lavorano 12 persone (10 delle quali aderiscono all'ideale dell'Unità). Da due anni questa azienda fa parte dell'E.d.C.

'Il lavoro - racconta Mario - mi è sempre arrivato quando accanto a me c'erano persone che avevano bisogno di lavoro. Così, per dare lavoro, siamo cresciuti, e adesso siamo in dodici. L'ultimo l'abbiamo assunto l'altro giorno (il racconto risale al 1996). Da quattro anni era disoccupato, e tutti ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti : 'Siamo disposti a ridurre il nostro salario per poter dare lavoro a questa persona?' Abbiamo detto di sì.

Da quando lavora con noi il lavoro è aumentato, così finora non è stato necessario ridurci il salario.

Quest'estate abbiamo assunto temporaneamente due persone, che avremmo dovuto poi lasciare senza occupazione. Era come metterle in un vicolo cieco; per questo insieme abbiamo cercato una soluzione: è venuta fuori un'alternativa che ha permesso loro di restare.

Mi sembra che la chiave consista non solo nel 'dare', ma nel 'darsi'. Portare avanti un'azienda di questo tipo mi occupa molto tempo a livello personale e della famiglia. Ma, mi sono reso conto che il cammino di 'darsi' passa dal fatto di portare avanti l'azienda.

L'E.d.C. mi ha affascinato soprattutto per il senso della solidarietà, però al principio lo avevo guardato con perplessità. Poi ho sentito dire che un imprenditore di E.d.C. è come un rocciatore che apre una nuova via su una montagna, solo, con la sua piccozza, ma sa che è legato con una corda a quelli che lo seguono. Una solitudine accompagnata, allora, ed anche sostenuta.

Certo la sensazione di solitudine non la toglie nessuno, ma il ruolo degli altri è anche un appoggio. Uno degli impiegati a cui avevo raccontato questa immagine mi diceva: 'In questa scalata non soltanto la tua vita è compromessa, ma anche la mia' '.



Perno dell'E.d.C. è l'imprenditore che 'si qualifica soprattutto come 'uomo nuovo' e, come tale, in grado di svolgere la propria attività attingendo dalla spiritualità dell'unità quegli atteggiamenti innovativi che cambiano dal di dentro e in maniera continuativa il suo essere imprenditore. Si tratta di comprendere il proprio agire economico dalla prospettiva dell'amore che porta all'unità, di rivestire le proprie azioni, decisioni, iniziative, progetti, di una spinta spirituale e culturale che ha le sue radici nel dono di sé all'altro, agli altri; di ispirarsi nel quadro globale del suo modo di intendere l'attività economica alla cultura del dare, della condivisione e della solidarietà. Di conseguenza fluiscono atteggiamenti nuovi che 'contagiano' gli altri agenti che operano nell'impresa e li coinvolgono in un'avventura carica di creatività e sorprese. (.)

Molti imprenditori avvertono che questi atteggiamenti nuovi, se da una parte hanno un impatto sulla società, se incidono realmente sul bene comune, dall'altra parte compiono in loro stessi un processo di cambiamento che possiamo chiamare una vera e propria 'conversione interiore'. Si salda in essi la dimensione personale privata della vita con la dimensione del lavoro, in un atto di unificazione che è sorgente di gioia, di pace e di serenità, di per sé

espansiva a quanti vengono in contatto con loro.

Una vera operazione culturale-spirituale foriera di novità benefica per il mondo dell'economia in genere e, per la funzione imprenditoriale, in specie'.[167]


k       Luis Carlos Moraes Santos, dopo otto anni di lavoro presso due grandi imprese di prodotti alimentari 'dove - come lui stesso racconta - i dipendenti erano considerati soltanto dei numeri e l'obiettivo da raggiungere era esclusivamente quello di ottenere profitti sempre maggiori', insieme con Margarida, sua moglie, decide nel 1986 di dar vita alla GRANJA PIU PIU, per l'allevamento di polli e suini, a Salto (vicino a S.Paolo in Brasile)

'Uno dei problemi che è venuto in evidenza nei primi anni di funzionamento dell'impresa - prosegue - è stato quello di una eccessiva rotatività del personale per la difficoltà di adattamento ad un tipo di lavoro che richiede un impegno continuo.

Per ovviare a tale difficoltà, spinto anche da un impulso di carattere sociale, ho pensato di estendere a tutti i dipendenti una forma di partecipazione agli utili dell'impresa, eliminando i rigidi orari di lavoro e lasciando che ciascuno organizzasse responsabilmente il settore a lui affidato.

Tutto ciò ha elevato in breve tempo la capacità economica dei dipendenti permettendo loro l'acquisto di beni altrimenti inaccessibili (elettrodomestici, mezzi di locomozione, o terreni per la costruzione di una casa propria).

Nel 1991, abbiamo aderito al progetto di E.d.C. col massimo entusiasmo, vedendo in esso la possibilità di un salto di qualità per la nostra impresa, nel quadro di un'apertura sociale più vasta e rivoluzionaria'.

A distanza di cinque anni, nel 1996, i risultati economici non mancano: la capacità di allevamento è passata da 210.000 polli e 500 suini a 450.000 polli e 900 suini; il personale è salito da 22 a 73 dipendenti; il fatturato è aumentato da 270.000 a 800.000 dollari circa.

Altre attività sono iniziate, dando lavoro ad altre persone.

Luis Carlos attribuisce il successo dell'azienda a due fattori: 'l'aiuto determinante della Provvidenza e lo sforzo costante di amministrare in modo competente, responsabile e partecipato, in vista del bene comune, un capitale che in realtà non ci appartiene, di cui ci sentiamo semplici amministratori


L'imprenditore, come definito dal prof. Gui, è un 'prezioso, ragionevole sognatore' che per evitare che 'i suoi sogni si rivelino chimere, all'intuizione, alla disponibilità a correre rischi, alla capacità di motivare i collaboratori e convincere gli altri partecipanti della bontà di un progetto, è bene affianchi una grande disponibilità al confronto - sia prima che dopo l'avvio di un progetto - con chi questi sogni, o ideali, condivida. Soprattutto quando si tratti di progetti fatti per essere vissuti insieme, come nel caso dell'Economia di Comunione



Par. 3. IMPRESA, CLIENTI, FORNITORI e CONCORRENTI


Nell'impresa di E.d.C. cambiano non solo i rapporti interni ad essa, ma anche quelli esterni.

q      'L'impresa attua tutti i mezzi opportuni per offrire beni e servizi utili e di qualità, a prezzi equi.


q      I membri dell'impresa lavorano con professionalità per costruire e rafforzare buone e sincere relazioni con i clienti, fornitori e la comunità, a cui sono orgogliosi di essere utili'.


I clienti, i destinatari dei prodotti e dei servizi, sono considerati a tutti gli effetti persone, da amare, rispettare e servire. Questa particolare attenzione agli altri non coinvolge solo il momento della distribuzione; tutta l'attività lavorativa è incentrata e indirizzata a rispettare e soddisfare le esigenze del cliente; i lavoratori vengono sollecitati a tener presente che dietro il loro agire c'è una persona che utilizzerà il prodotto o il servizio, persona che va trattata allo stesso modo in cui vorremmo essere trattati noi. Per questo ogni fase del lavoro deve essere eseguita con la massima cura ed onestà per realizzare prodotti di qualità, pienamente rispondenti alle caratteristiche. Per lo stesso motivo, l'impresa rifiuta di fare dei propri prodotti e servizi una pubblicità ingannevole.

q      'Nella definizione della qualità dei propri prodotti e servizi, l'impresa si sente tenuta non solo al rispetto degli obblighi di contratto, ma anche a valutare i riflessi oggettivi della qualità degli stessi sul benessere delle persone a cui sono dedicati'.


L'impresa è impegnata a migliorare continuamente sia il modo di produrre sia i prodotti che offre, coinvolgendo direttamente in questo processo i destinatari della sua attività[172], non in modo strumentale, ma in vista di una crescita comune; si impegna a investire in sistemi di controllo per valutare gli inconvenienti che possono verificarsi durante il lavoro e per risolverli.

'I rapporti tra uomini devono essere sempre così aperti nella fiducia l'un per l'altro; i corrispettivi economici dei servizi resi tra fornitore e cliente possono essere sì decisi, ma per comprendere la giusta remunerazione, non da una

parte per fare 'la cresta' o dall'altra per tirare su il prezzo'.[173]

Bisogna notare che questi atteggiamenti possono non rappresentare una novità, in quanto già vissuti da altre aziende non di E.d.C. Diversa invece è la motivazione che sta dietro; in quanto essi non sono frutto solamente di una strategia aziendale, ai fini produttivi e di profitto, ma piuttosto espressioni di una autentica vita di comunione e di attenzione all'uomo, che è il valore primario dell'attività economica.

'Il rapporto, anche economico, deve sostanziarsi nella capacità di mettersi nei panni dell'altro, di cercare ciò che è meglio per lui, anziché travolgerlo, convincerlo che non ha alternativa, violentandolo magari con la forza della propria intelligenza o con tecniche di marketing


k       Tita Puangco, dopo aver lasciato il suo lavoro di funzionaria di banca, decide con il marito di fondare a Manila l'ANCILLA S.p.A., azienda di consulenza manageriale.

Fra i clienti vi sono società multinazionali e società locali. 'Abbiamo stabilito delle tariffe in proporzione alle possibilità: per esempio, ad una multinazionale chiediamo una tariffa più alta che ad una banca rurale, ad una scuola invece diamo consulenze gratuite'. Ad essi viene offerto un lavoro fatto di competenza ma anche di amicizia e si cerca di soddisfare davvero il cliente: a costo di rimetterci, talvolta, come guadagno. Parole d'ordine sono infatti: passione, entusiasmo, generosità e fedeltà nel dare.

Una cosa nuova, per una società del genere, è, anche negli aspetti più ordinari e quotidiani, la collaborazione fra tutti, indipendentemente dal ruolo. Fin nei particolari: 'I primi tre giorni della settimana - informa Renato - al mattino per mezz'ora tutti ci diamo da fare per le pulizie e per l'ordine dell'ufficio'.

Esperienza straordinaria è stata quella vissuta dall' Ancilla con una Banca Rurale filippina, al centosessantesimo posto nella classifica delle banche della regione: 'Il direttore avrebbe voluto rivitalizzarla affinché fosse davvero un servizio concreto per la comunità. Abbiamo accettato volentieri e abbiamo fatto un piano strategico per armonizzare i margini di profitto ed espandere l'attività'. Risultato: nel 1994 ha raggiunto il sesto posto in classifica, nel 1996 il primo nella provincia, il secondo nella regione e il quarto a livello nazionale e, in soli tre anni, il giro di affari è aumentato di ben sei volte, i dipendenti sono passati da 20 a 80, in cinque diversi settori.

'Aiutare questa piccola banca, anche se il profitto è stato modesto, è stato per noi una vera gioia. Attraverso di essa sentiamo di aver dato un contributo al nostro paese: i servizi offerti da questi giovani bancari rispecchiano infatti gli ideali per i quali vogliamo vivere'.

Le difficoltà presso l'azienda non mancano, spesso lavorando emergono disunità e tensioni fra le società; ma la continua e costante ricerca di riportare l'affiatamento tra i lavoratori e direzione, e la sempre attenzione alla salute dell'ambiente lavorativo hanno contribuito non solo a risolvere i problemi, ma ad aumentare i risultati economici della società: il fatturato dal 1992 al 1993 è passato da 3.000.000 di pesos a 4.000.000 di pesos; nel 1996 è arrivato a 30.000.00 di pesos; nel 1995 avevano per clienti 92 società, nel 1996 sono saliti a 200. Inoltre, alla fine del 1993, pur avendo condiviso una parte di utile applicando tariffe più agevolate, è stato ottenuto un margine di profitto del 10%, che ha permesso di sviluppare l'azienda creando posti di lavoro e contribuendo al progetto di E.d.C.

'Al di là dei numeri e dei margini di profitto ci rendiamo conto che per il poco che diamo stiamo ricevendo moltissimo: non tanto in termini finanziari, ma in termini di gioia per il lavoro che facciamo. E' un vero servizio che ci permette di crescere insieme come gruppo'.



'Tutto il mondo di oggi, così interdipendente, è fatto di una moltitudine di uomini - dice A. Ferrucci, imprenditore -, la maggior parte a noi sconosciuti, che lavorano per noi. C'è chi coltiva per noi, chi trasporta per noi quanto viene coltivato fino al negozio accanto a casa nostra, chi cerca per noi energia nella profondità del mare, c'è chi studia per anni per trovare la medicina che al momento giusto ci salverà la vita, c'è chi nella notte in una torre di controllo in un paese sconosciuto comunica la rotta al pilota del nostro aereo, che ci sta portando oltre oceano mentre dormiamo

L'E.d.C. propone di lavorare a servizio degli altri, che sono tutti nostri amici: con gli amici non si lotta, dagli amici non ci si difende'.[176]

La stessa logica di apertura e disponibilità si avverte anche nei confronti dei 'concorrenti'.


q      'Le imprese si rapportano in modo leale con i concorrenti presentando l'effettivo valore dei loro prodotti o servizi ed astenendosi dal mettere in luce negativa i prodotti o servizi altrui'.



Il concorrente è un collaboratore con il quale scambiare informazioni ed esperienze, in alcuni casi promuovendo dei veri e propri punti di incontro e di dialogo, in altri producendo per un'altra azienda che non può sostenere i costi della tecnologia necessaria.

Questo comportamento è innovativo e al di fuori della comune logica di mercato, secondo la quale 'tutto sembra ancora impostato su concetti di competitività, di successo, di profitto che non può che nascere dalla sconfitta e dagli insuccessi degli altri operatori'.[178]


q      'Tutto questo permette di arricchire l'impresa di un capitale immateriale costituito da rapporti di stima e di fiducia con responsabili di aziende fornitrici o clienti, o della pubblica amministrazione, produttivo di uno sviluppo economico meno

soggetto alla variabilità del mercato'.


k       Roselì e Armando Tortelli nel 1989 fondano a Curitiba (Brasile) la PRODIET FARMACEUTICA, azienda che commercializza e distribuisce in due Stati brasiliani prodotti farmaceutici, disinfettanti per ospedali e prodotti nutritivi per bambini e atleti. L'adesione incondizionata al progetto E.d.C. provoca un progressivo cambiamento di mentalità. E' cambiato anche l'approccio con i concorrenti, visti non più come dei potenziali nemici, da cui difendersi per salvaguardare ad ogni costo la propria fetta di mercato, ma come operatori dello stesso settore, con i quali si possono stabilire rapporti di collaborazione nell'interesse comune.

Uno di questi 'concorrenti', constatando la visibile crescita sul mercato della Prodiet, aveva deciso di contrattaccare diffondendo fra i clienti un'immagine negativa dell'azienda.

Nel decidere alcune misure per ristabilire la verità - pur con la massima delicatezza, per non scatenare una guerra - si sono accorti con sorpresa che tali accuse avevano provocato l'effetto contrario, data la solida reputazione di onestà ed efficienza goduta dall'azienda presso clienti e fornitori.

Tuttavia sono entrati in contatto con il proprietario della ditta concorrente per cercare un riavvicinamento, offrendo anche collaborazione per l'applicazione di una modifica di legge che regola il pagamento di una delle più importanti imposte governative.

E' stato sufficiente questo gesto per cambiare completamente l'atteggiamento del 'concorrente' e dare così inizio ad un rapporto di amicizia e di collaborazione. Tra l'altro, questi ha consigliato alla Prodiet di ricorrere alla consulenza di un professionista, i cui preziosi orientamenti hanno avuto riflessi immediati sul fatturato (passato dal 1993 al 1994 da 3,55 a 4,55 milioni di dollari).




k       Tra le prime aziende australiane che hanno aderito al progetto E.d.C. vi è quella di Anna von Marburg di Melbourne, titolare di un'avviata pasticceria specializzata nella confezione di torte nuziali. 'L'anno scorso (1997) - racconta - ero alla ricerca di un nuovo locale dove aprire il mio negozio e mi sembrava di aver trovato proprio il posto giusto in una strada molto frequentata della città'.

Dall'agente immobiliare viene a sapere che un'altra signora avrebbe aperto un negozio dello stesso tipo in quella strada. 'Quando mi hanno detto il nome, me ne sono ricordata bene: era la stessa che era venuta due anni prima nel mio studio e alla quale avevo fatto vedere il mio lavoro, rivelandole anche diversi 'segreti' del mestiere. Aveva mandato in seguito anche la sua assistente alla quale avevo fatto la stessa presentazione'.

Certamente tutto questo le era servito perché in seguito aveva aperto un negozio con prodotti molto simili a quelli di Anna, diventando la sua maggiore concorrente. A questo punto però la concorrenza diventava molto stretta, nella stessa strada.'Al punto in cui eravamo avevo comunque due vantaggi: io mi sarei occupata personalmente del negozio, mentre lei l'avrebbe seguito a distanza, e inoltre l'avrei aperto a sua insaputa. Anche alcuni colleghi d'affari mi suggerivano di non dirle niente. Ma non ero tranquilla'.

E così Anna prende il telefono, informa la concorrente delle sue intenzioni, le chiede un parere su quello che sta per fare e le illustra l'impostazione della sua attività secondo l'E.d.C.

Alla sorpresa iniziale della concorrente segue un imbarazzato silenzio, poi alcune domande, a cui Anna cerca di rispondere con grande attenzione e disponibilità. Alla fine anche lei sbotta: 'Hai ragione, sono stanca della competizione e della disonestà nel nostro campo di attività! Perché invece non ci diamo una mano?' Si è così discusso di vari aspetti, fra i quali anche la possibilità di vendere nei propri negozi i prodotti dell'altra. 'Alla fine ci siamo lasciate contente, soddisfatte di poter fare qualcosa al di là del guadagno personale, spianando così gli ostacoli che si frappongono fra potenziali rivali'.





Par. 4. LA SFIDA DELLA LEGALITA'


q      'L'impresa rispetta le leggi e mantiene un comportamento eticamente corretto nei confronti delle autorità fiscali, degli organi di controllo, dei sindacati e degli organi istituzionali.


q      Ugualmente agisce nei confronti dei propri dipendenti, dai quali si attende pari comportamento.'


L'illegalità e la corruzione ('vero cancro degli apparati pubblici, da cui tanto dipende - direttamente o indirettamente - il benessere delle popolazioni'[183])

sono riconosciuti mali diffusi e difficili da sradicare.

Facendo riferimento alla situazione italiana, la Commissione per i problemi sociali della CEI, così si esprime: 'la corruzione alimentata dagli ambienti politici ha raggiunto una dimensione tale da rappresentare un fatto di notevole rilevanza anche economica. Ne sono state danneggiate l'imprenditorialità e l'efficienza di tutto il Paese. Condizione necessaria per riavviare un processo di sviluppo nell'interesse comune del Paese è il superare una situazione di diffusa illegalità'.

'In effetti i grandi mali del mondo di oggi, pur nella loro complessità, sono alimentati da passioni umane elementari, sulle quali le organizzazioni economiche e politiche hanno fatto leva, incoraggiandole o tollerandole oltre misura(.). Mi riferisco soprattutto a varie sfumature dell'egoismo come l'ambizione, il desiderio di avere o di potere più di altri, di mostrare agli altri il proprio successo(.).

Si tratta di molle potenti, ma che se non affiancate e controbilanciate dalla capacità di aprirsi agli altri e di ridimensionare il proprio io, hanno l'effetto di sortire esiti sociali quantomeno distorti (.).

Se la scena economica è popolata di imprenditori e dirigenti pronti a tutto pur di riuscire a far profitti (fonte di reddito e, agli occhi dei più, di prestigio) in maggior misura e più in fretta degli altri, non c'è da stupirsi se poi è difficile contenere    corruzione e sfruttamento immediato dell' ambiente, o se

addirittura troviamo attivamente impegnati ad alimentare conflitti armati non solo la ragion di Stato delle potenze circostanti, ma anche interessi privati'.

Gli imprenditori scelgono di agire 'controcorrente', obbedendo a imperativi etici ineludibili;

Illegalità e corruzione sono mali sociali da combattere; perché mali, non saranno mai a favore dell'uomo e del bene comune.


Il fine non giustifica i mezzi.

Un'azione scorretta non diventa corretta perché è compiuta dai più.

Qualora una legge risultasse inadeguata, per certi aspetti non equa, ci si deve impegnare democraticamente a modificarla o ad abrogarla. Non è giusto farsi giustizia da sé, disattendendola a proprio piacimento.


Non è facile neppure per un'azienda di E.d.C. scegliere sempre nelle varie circostanze la difesa della legalità.

Le tentazioni si vincono con la forza dell'unità, del continuo confronto, del vivere legati come in cordata, sostenendosi a vicenda, e soprattutto con il vivere a tutti i livelli la cultura della reciprocità che, nell'esperienza, si è dimostrata un fattore essenziale di onestà e di legalità, con riflessi positivi nel sociale.


k       Agnese e Laci Somlai, ungheresi ed entrambi ingegneri, sono i titolari della NOVA RAPID, cooperativa edilizia che, con 14 dipendenti fissi e molto subappaltatori.

Una avventura iniziata nel 1992, quando Laci è stato costretto a ritirarsi da una grande cooperativa dove aveva lavorato per 17 anni come direttore tecnico. Quale buona uscita aveva ricevuto, assieme ai 16 soci, immobili, macchinari e materiale, con cui fondare una nuova cooperativa con trenta soci di lavoro, in cui anche Agnese prendeva a lavorare.

'Nell'edilizia la concorrenza è forte - dice Laci - ma la Nova Rapid non ne sente l'effetto, perché le ordinazioni arrivano grazie ai nostri rapporti, con un giro di committenti che si raccomandano l'un l'altro la nostra ditta.'

Per costruire case a schiera occorrono vasti terreni. Presi gli accordi preliminari per acquistarne uno, si era iniziato il progetto e si erano già trovati molti interessati all'acquisto degli appartamenti, quando è stato fatto sapere che l'acquisto del terreno comportava un prezzo 'aggiunto'. Sono stati momenti difficili, perché se l'acquisto fosse andato a monte sarebbero andati perduti i progetti, i clienti e le prospettive di lavoro dell'anno successivo.

Grazie a tanti rapporti positivi costruiti nel tempo, pur coscienti di ciò che correvamo, facevamo presenti di non aver intenzione di pagare alcuna tangente. Solo una settimana dopo, con grande nostra gioia potevamo acquistare il terreno in modo pulito. Su di esso venivano costruiti ventidue appartamenti.



Par. IMPRESA, AMBIENTE E SOCIETA'


L'imprenditore di E.d.C. gestisce l'azienda come si trattasse di un 'bene sociale' da amministrare e non semplicemente come esclusiva proprietà; questa concezione implica anche il rispetto dell'ambiente naturale.

q      'L'impresa produce beni e servizi sicuri, prestando attenzione agli effetti sull'ambiente e sul risparmio di energia e risorse naturali con riferimento all'intero ciclo di vita del prodotto'.[186]


k       Dall'esperienza della Cooperativa agricola Loppiano emerge la grande e costante attenzione all'impatto ambientale delle varie attività produttive. Ad esempio, si evita l'uso di concimi chimici dannosi alla salute e anche ai terreni.


Le aziende di E.d.C. investono spesso in misure di difesa o di recupero dell'equilibrio ambientale: in alcuni casi sono stati adottati interventi come la raccolta differenziata, con la quale si è riciclato il cartone da utilizzare per confezionare i propri prodotti evitando quindi l'uso materiale più inquinante; oppure si sono adottati impianti di depurazione, un rinnovamento dell'impiantistica e misure necessarie per rendere l'ambiente di lavoro salubre.

q      'L'impresa crea un clima di comunicazione aperta e sincera che favorisce lo scambio di idee tra dirigenti e lavoratori.

Essa è anche aperta a quanti, apprezzandone la valenza sociale, si offrono di contribuire al suo sviluppo ed a quanti, interessati alla cultura del dare, sono desiderosi di approfondire i vari aspetti della sua esperienza concreta'.


q      Le imprese che aderiscono a E.d.C., nell'intento anche di sviluppare rapporti economici reciprocamente utili e produttivi, utilizzano mezzi di comunicazione per collegarsi tra di loro sia a livelli locale che internazionale, rallegrandosi dei successi e facendo tesoro delle difficoltà, prove o degli insuccessi delle altre, in uno spirito di reciproco sostegno e solidarietà'.[187]


Nei rapporti con la società, le imprese di E.d.C. manifestano caratteristiche nuove: sono presenti e partecipi della vita della comunità in cui sono immerse e per cui operano.

k       'Una novità dell'esperienza della FEMAQ è l'apertura alla società: non si occupa più solo dei suoi dipendenti o della sua amministrazione interna, della produttività, del perfezionamento tecnologico, anche se questi aspetti non sono assolutamente trascurati, ma vuole essere soggetto, ben inserito nella società civile, partecipe di molteplici interessi per la regione di Piracicaba. Quando il Comune indice un dibattito su un determinato argomento, convoca diverse entità civili e chiama anche la Femaq.

Un centro studi cittadino, sorto contro la disoccupazione, organizza un ciclo di conferenze dal titolo 'Sviluppo Subito' ed interpella i Leibholz (proprietari dell'azienda). Chiede la loro opinione, suggerimenti e proposte.

Al 'Forum per lo sviluppo di Piracicaba', il Comune sollecita il loro intervento. Li sceglie anche per rappresentare tutte le industrie della città, anche se la Femaq con i suoi sei milioni di dollari di fatturato annuo, è ben piccola rispetto a una Caterpillar, una General Motors, una Dedini'.


In due mesi e mezzo di permanenza in Brasile, Simona Di Ciaccio ha conosciuto trenta delle novantaquattro aziende che aderiscono al progetto di E.d.C.: sia microimprese che aziende con 40, 50 e 120 dipendenti.

Dice: 'una caratteristica fondamentale le accomuna tutte, nonostante la diversità: l'integrazione nel contesto sociale ed economico in cui operano. L'azienda instaura un interessante rapporto con la comunità (altre aziende, privati, istituzioni pubbliche), che possiamo scomporre in due momenti: a) l'iniziativa, che è dell'azienda e consiste in un comportamento che riflette grande responsabilità sociale; b) la risposta o reazione di simpatia nei suoi confronti da parte della comunità.

Questo rapporto crea cooperazione fra i due soggetti, fonte di vantaggi reciproci. L'imprenditore agisce con grande responsabilità civile e sociale(.)In altre parole egli, pur agendo di libera iniziativa e con capitale privato, considera l'azienda un 'bene sociale', ossia fonte di benefici non solo per se stesso, per la sua famiglia e per i dipendenti, ma per l'intera comunità locale in cui opera'.[189]


k       Brasile: fra i tanti primati di questo immenso Paese c'è anche quello di essere il terzo produttore di frutta al mondo (dopo Cina e India, prima degli Stati Uniti). La realtà economica del settore è fatta di grande aziende, ma anche di piccole fattorie come quelle di Raimunda Pinheiro e di sua sorella Maria do Carmo, che svolgono la loro attività nell'interno del Minas Gerais, uno degli stati del sud-est, gestendo la NOVO POMAR.

Entrambe stavano andando in pensione, ma nessuna delle due aveva la vocazione di mettersi in pantofole, specialmente di fronte ai tanti problemi della società brasiliana. Perché non offrire ai ragazzi delle scuole, ad un giusto prezzo, una merenda fatta in maniera naturale, utilizzando la frutta della loro fattoria? Dall'idea alla realtà il passo non è stato molto lungo, ma più impegnativo è stato il seguito: il lavoro era pesante e il guadagno troppo limitato, tanto che stavano arrivando alla conclusione che forse era meglio chiudere l'azienda (come d'altronde succede a molti nella difficile realtà economica locale).

In quel periodo (era il 1991), proprio in Brasile Chiara Lubich lancia il progetto di E.d.C. Le due sorelle ne sono entusiaste e, malgrado le difficoltà, iniziano una nuova fase della loro attività imprenditoriale: frequentano corsi nel settore alimentare per ampliare le loro conoscenze e, con i pochi soldi messi insieme gli anni precedenti, acquistano delle attrezzature più moderne.

Oltre ad utilizzare la propria frutta, uno degli obiettivi della Novo Pomar è di offrire ai piccoli produttori la possibilità di vendere i loro prodotti. Oggi sono quaranta i fornitori, tutti piccoli agricoltori, che hanno trovato nuova speranza nelle loro attività, altrimenti destinate a scomparire di fronte alla grande distribuzione.

Questo è solo uno degli aspetti di comportamento economico socialmente responsabile. Altri sono: il fatto di aver coinvolto nel progetto un istituto di addestramento professionale del Governo perché realizzasse corsi di coltivazione di alberi da frutta per famiglie povere; di essere riusciti a raccogliere in una sala comunale un bel numero di meninos de rua, per insegnar loro a coltivare piantine di alberi da frutta, che i meninos stessi rivendono agli agricoltori fornitori della Novo Pomar; di aver scelto fra i disoccupati i rappresentanti della ditta, attualmente diciotto, che si aggiungono ai cinque dipendenti fissi.

Si è riusciti a realizzare prodotti naturali al 100%, venduti a prezzi non superiori a quelli di mercati. Ora si cerca di aumentare la produttività ora-lavoro, acquistando nuovi macchinari e nuovi impianti frigoriferi. Lo scopo è ottenere col tempo margini di profitto maggiori da condividere nell'E.d.C.

Un'azienda che agisce secondo questi principi non può non essere considerata un bene sociale e provoca nella comunità comportamenti traducibili in minori costi ed in allargamento del mercato. Sotto questo profilo può essere considerato per esempio il lavoro gratuito di un grafico che ha ideato il logotipo per le nuove etichette. Se si aggiunge la spontanea opera pubblicitaria dei clienti che consumano un prodotto di buone qualità, si può dire che la legge evangelica del 'date e vi sarà dato' trova anche in Novo Pomar una tangibile attuazione'.


L' azienda, quindi, costituisce un beneficio pubblico che si aggiunge al

miglioramento del benessere economico determinato dall'apporto dato al reddito nazionale dalla sua produzione. E' quindi logico che susciti comportamenti cooperativi da parte dei privati, di altre aziende o anche istituzione pubbliche, che si traducono in aperture di nuovi mercati e accessi al credito, oppure in scambi di conoscenze e di professionalità. Questi vantaggi rappresentano gli effetti di 'ricaduta' positiva sull'azienda delle economie esterne che essa stessa produce con il suo comportamento.

Tale comportamento può essere considerato efficiente in un periodo più lungo rispetto a quello considerato normalmente, ma pur sempre di efficienza si tratta.

k       La FEMAQ (fonderia di Piracicaba - Brasile) nei primi cinque anni di adesione al progetto di E.d.C. ha conosciuto un aumento di produttività sette volte maggiore di quello registrato nei cinque anni precedenti al 1991. Nel 1996 e nel 1997 ha vinto un premio della General Motors per qualità, prezzo e produttività, ed oggi la sua produttività è maggiore di quella media delle fonderie tedesche.


k       La PRODIET, nata nel 1989, è già la più affermata azienda di distribuzione di prodotti dietetici e di disinfezione ospedaliera dello stato del Paranà.


Risulta chiaro il rapporto di reciprocità che si instaura tra azienda e comunità: da una parte l'impresa tiene un comportamento per il quale i benefici che la comunità ne trae sono maggiori del reddito prodotto; dall'altra la comunità ricambia simpatia, stima e fiducia, che si traducono in minori costi e in aumento del mercato.[191]

Inoltre, 'si va sempre più concretizzando la collaborazione - anche tramite

partecipazioni di capitali, concessioni di crediti, trasferimento di tecnologia -fra aziende situate in nazioni o continenti diversi'.[192]



Par. 6. LA DESTINAZIONE DEGLI UTILI


Quattro anni fa, mi sono trovata in Brasile e lì ho constatato che gli aderenti al Movimento erano circa duecentomila ed ho visto che tra loro c'erano ancora dei poveri che noi non riuscivamo ad aiutare, nonostante la comunione dei beni completa, e nonostante questa cultura del dare.


Allora è nata, specie fra i giovani, un'idea: di fondare delle aziende, oppure orientare aziende già esistenti, a un disegno.

E cioè che tutte queste aziende(.)dividano il loro utile in tre parti, pressappoco:

una parte per portare avanti l'azienda;

una parte per formare 'uomini nuovi',

perché senza uomini nuovi, educati al Vangelo, non si conclude niente in questo campo,

perché occorre gente che sa amare, che sa dare;

.e un terzo per i poveri che non riescono a trovare ancora un posto di lavoro, non riescono a mantenersi, o non hanno casa, non hanno da vestire, non hanno da mangiare.


Chiara Lubich


Conferenza stampa di Milano del 10 marzo 1995


L'aspetto più innovativo del progetto di E.d.C., accanto alla forte motivazione di chi vi aderisce, è la condivisione degli utili:

essi non sono solo quelli contabili, ma comprendono know-how, conoscenze imprenditoriali e manageriali da condividere particolarmente con imprese di paesi in via di sviluppo;

sono gli utili prodotti dalle aziende, ma anche frutto di condivisione parziale di redditi individuali delle più varie entità.

In Sicilia, per esempio, dove le realtà produttive che partecipano ad E.d.C. sono ancora di modeste dimensioni, diversi professionisti contribuiscono all'E.d.C. con parte dei loro redditi.

'Degli effetti economici prodotti dall'attività di un'impresa il profitto è solo la punta di un iceberg, quella che emerge dai calcoli contabili. Il grosso dell'iceberg, ossia il gran numero di voci di ricavo e di costo che poi tirando le somme si compensano dal punto di vista contabile e quindi spariscono dalla vista, è non meno importante del valore del saldo ai fini di una corretta valutazione sociale dell'attività svolta. Infatti, un'impresa può distribuire e in genere distribuisce ricchezza in molti altri modi, oltre alla distribuzione dell'utile a soci. Lo può fare fornendo buone opportunità di lavoro, offrendo buone condizioni di qualità e buoni prezzi dei prodotti venduti, o buone opportunità di sbocco per i prodotti dei fornitori.[193] Anzi, in certi casi, l'impresa viene fondata proprio per uno di questi scopi'.

La condivisione degli utili può, quindi, assumere varie forme: dalla cessione diretta di reddito (per soddisfare necessità immediate) ai finanziamenti a strutture di servizio (ad esempio centri sanitari o centri di formazione), oppure alla rinuncia all'ottenimento di utili contabili dirottando la capacità di reddito dell'azienda per gli scopi suddetti.

La validità dell'obiettivo da perseguire non può che stimolare rapporti positivi tra i membri dell'impresa, che tendono a collaborare dando un pieno significato all'impegno che ogni attività richiede.

In tal senso, l'E.d.C. non si riduce solo a semplice atto di liberalità, effettuato in modo saltuario e non vincolante, dal quale ciascuno è libero di ritirarsi in qualsiasi momento senza particolari inconvenienti; essa è un progetto, che ha alla base una nuova cultura ed un nuovo comportamento, i quali implicano non solo la destinazione di parte degli utili, ma innanzitutto della realizzazione della 'comunione fra gli uomini'.

Caratteristica fondamentale dell'E.d.C. è la libertà, la quale entra in gioco non solo al momento dell'adesione al progetto, ma anche al momento della distribuzione degli utili.

Il requisito della libertà nella contribuzione impedisce 'una caduta di motivazione che potrebbe aversi soprattutto se qualcuno si vedesse in qualche modo costretto a mettere gli utili in comune, sentendosene in qualche modo espropriato', e non riduce 'l'incentivo ad ottenere risultati economici migliori, anziché accontentarsi di risultati mediocri, dato che la differenza si ripercuoterebbe soprattutto sull'ammontare del profitto messo in comune'.[195]

Concretamente, la decisione di devolvere gli utili viene rinnovata annualmente da ogni socio.

Questo 'mettere in comune' non riduce il desiderio di migliorarsi e di crescere in chi produce, così come non suscita in chi riceve quel negativo adagiarsi di chi non crede di potersi affrancare dalla propria difficoltà. E' un dare e ricevere nella libertà.

Chiara Lubich ha indicato uno schema di ripartizione degli utili, che non costituisce un vincolo fisso per tutte le realtà in quanto lascia ampia libertà nella scelta del criterio da utilizzare, a seconda delle esigenze.



Una parte per incrementare l'azienda


Una parte degli utili viene reinvestito in azienda, affinché siano sostenute le attività e lo sviluppo produttivo. Infatti, senza miglioramento e crescita, nell'azienda verrebbero a mancare quei mezzi necessari ed adeguati a farla restare in vita.

Osservando la vita delle aziende di E.d.C., si nota come il reinvestimento degli utili per il loro funzionamento sia stato massiccio nella maggior parte dei casi, e questo si spiega con il bisogno di consolidamento, di ampliamento, di acquisizione di una maggiore professionalità, di una migliore tecnologia, di ulteriore penetrazione del mercato, ecc., in una prospettiva di maggiori profitti nel lungo periodo.

La rinuncia temporanea a devolvere gli utili agli altri due scopi (aiuto ai poveri

e alle strutture di formazione di uomini nuovi) non è in contrasto con il progetto di E.d.C., in quanto l'azienda persegue il proprio miglioramento per poter distribuire maggiori benefici sociali: non solo utili contabili, come ho già ricordato.

L'azienda di E.d.C. si dimostra, quindi, a tutti gli effetti, innanzitutto come un'azienda comune, che necessita costantemente di essere migliorata.



Una parte per formare 'uomini nuovi'


'Senza uomini nuovi, educati al Vangelo, non si conclude niente in questo campo, perché occorre gente che sa amare, che sa dare'.[196]


L'E.d.C. consiste nell'indirizzare l'impresa a costituirsi come comunità di persone, che operano in vista di una società solidale con tutti. Perché si realizzi questo, è necessario che le persone impegnate siano profondamente motivate e che siano costantemente formate. Una parte degli utili sono, quindi, usati per la formazione di 'uomini nuovi', uomini motivati nella loro vita da principi di solidarietà e capaci di viverli anche in campo economico.

Tale formazione si svolge innanzitutto in famiglia, prima cellula della società, 'unità di base dell'economia, dispensatrice di capitale umano'[197], ma non solo. A tale scopo si sono sviluppate altre strutture, quali le Cittadelle - dove

è possibile frequentare scuole di formazione e svolgere attività nelle aziende che lì vi risiedono, venendo a contatto con l'ideale dell'unità - e numerosi centri, dove si svolgono abitualmente incontri.

La priorità di questa dimensione culturale del progetto emerge dalle esperienze di E.d.C.: tutti gli imprenditori di E.d.C. sostengono la necessità di un cambiamento di mentalità che anteponga il bene comune a quello personale: l'individuo per sua natura è sociale e si realizza completamente nel rapporto con gli altri, uscendo da una logica di puro egoismo, che lega la felicità quasi esclusivamente al profitto. La felicità di un uomo 'non può disgiungersi da quella degli altri esseri umani che lo circondano'.[198]

Da un tale agire economico, la condivisione degli utili diventa un'inevitabile conseguenza.

La diffusione di tale nuova cultura utilizza altri strumenti, quali convegni e conferenze promossi anche negli ambienti universitari. Essi da una parte diffondono la 'cultura del dare' e dall'altra rappresentano occasioni preziose per poter mettere in pratica tale mentalità.

Ritengo, a questo punto, importante elencare alcuni degli incontri sul progetto E.d.C. svoltisi finora in tutto il mondo.


t     Il 30/31 marzo 1996, ad Ottmaring (Germania), si è tenuto un incontro di imprenditori, economisti e persone della Baviera interessate ai problemi economico-sociali, con la presenza di imprenditori provenienti dalla Germania, dalla Svizzera e dall'Austria.

Il congresso è stato anche l'occasione di incontri tra imprenditori delle regioni tedesche dell'ovest e quelli della ex-Germania Orientle. E' nato tra essi il desiderio di collaborare per un maggior sviluppo


t     Negli stessi giorni si è svolto un incontro tra imprenditori di E.d.C. americani, presso la cittadella Luminosa, New York. 'Un incontro entusiasmante - dicevano tutti - in cui si è andati alla radice della cultura del dare'.


t     Il 5 maggio 1996, a Milano, per la prima volta gli imprenditori lombardi di E.d.C. hanno invitati i propri dipendenti ad un pomeriggio di dialogo. Erano presenti centoventi persone, di cui cinquanta dipendenti al prima incontro con questa realtà.

Un dipendente diceva:'.pensavo che volessero insegnarmi come si fa ad essere un bravo dipendente.mi sono trovato in un clima speciale ed in un posto bellissimo'.

Un imprenditore:'.è stato molto fruttuoso non solo per me, ma anche per i miei quattro collaboratori che vi hanno partecipato: il giorno dopo raccontavano tutto a quanti non erano potuti venire'.


t     Piacenza, 13 aprile 1996: presso l'Università Cattolica si è tenuto il convegno 'Per una diversa dimensione dell'economia - L'Economia di Comunione'. Erano presenti quattrocentocinquanta partecipanti, fra cui docenti, studenti, rappresentanti di primo livello del mondo economico, finanziario, sindacale e dei movimenti ecclesiali e imprenditori di E.d.C. che hanno illustrato le loro esperienze.

Il prof. Vaciago, sindaco di Piacenza, dopo aver sottolineato la centralità e positività dell'E.d.C. rispetto all'economia tradizionale, affermava che quanti avevano parlato erano perone straordinarie. Un dirigente sindacale, però, controbatteva:'.no, erano persone normali, ma con il Vangelo sono diventate straordinarie'.

A conclusione del convegno, il prof. Zamagni, a proposito della reciprocità, sosteneva: 'Bisogna contemperare, controbilanciare la cultura del contratto con un'altra cultura, che è quella della reciprocità.Ecco dove vedo la funzione fondamentale ed il principio fondativo di modelli come quello di E.d.C.: una funzione che no è sussidiaria, ma diventa fondamentale per consentire una evoluzione all'intera società di produrre e distribuire reciprocità, perché senza reciprocità noi ci illudiamo.Noi dobbiamo trovare la capacità di tradurre a livello istituzionale esperienze di questo tipo, perché senza la cultura della reciprocità che controbilancia quella del contratto, i grossi problemi o le grosse contraddizioni sociali di questa nostra epoca non possono essere risolti'.


t     La 'cultura del dare' è stata presentata in America Latina in vari incontri, a partire dal 18 maggio 1997: prima a Cordoba (Argentina, dove A.Ferrucci si è incontrato con centoventi persone, fra imprenditori, deputati, politici, economisti, liberi professionisti e professori universitari), poi a Buenos Aires, a Rosario (dove, malgrado la ricorrenza della festa nazionale, erano presente cento persone) e infine ad Assuncion (dove si sono incontrati ottanta imprenditori, tra i quali O.Balmacedo che ha sorpreso tutti dimostrando con l'esperienza vissuta dalla sua azienda che il progetto di E.d.C. è già operante anche in Paraguay. Pedro Fadul, presidente dell'ADEC - associazione di imprenditori cattolici - alla fine diceva: 'Il terzo per formare uomini nuovi è il più importante: Chiesa e volontariato hanno speso milioni e milioni di dollari per assistere i poveri, ma solo la formazione dà speranza di risolvere il problema sociale perché incide nella situazione spirituale della persona').


t     Palermo, 18 dicembre 1997: presso la facoltà si Economia dell'Università Statale si è svolto un convegno, alla presenza di cinquecento partecipanti fra sindaci, amministratori, alcuni deputati regionali, docenti universitari, imprenditori e studenti

L'E.d.C. si presenta come un progetto valido al di là delle convinzioni religiose, come rilevato da una psicopedagogista presente al forum: 'Ho una mia impostazione personale che non è assolutamente legata alla vostra impostazione religiosa: sono non credente. Posso condividere invece un'economia in cui ci sia rispetto per l'altro, in cui si dia importanza alle relazioni umane; un'economia in cui l'elemento fondamentale sia che gli utili possono essere ridistribuiti'.

Il prof. Li Donni ha sottolineato la necessità che le aziende di E.d.C. 'diventino regola, in modo di costruire con questa esperienza una società di comunione e quindi farla diventare un paradigma della nostra società'.


t     Milano, 11 marzo 1998: l'Università Bocconi ha ospitato un convegno dal titolo 'Nuove dimensioni dell'economia: il progetto di E.d.C.'. Oltre quattrocento i presenti, soprattutto del mondo universitario, con molti studenti e imprenditori. Ha suscitato vivo interesse la riaffermazione delle centralità della persona umana all'interno del discorso economico, attualizzata attraverso le esperienze presentate da alcune aziende di E.d.C.

Uno dei docenti sottolineava la completezza del progetto.


t     A conclusione del congresso svoltosi il 29 aprile 1998, presso l'Università di Bologna, il prof. Zamagni sosteneva che il mondo dell'E.d.C. 'ha tutte le premesse per svilupparsi ed arricchirsi. Ovviamente questo esige da parte di chi si riconosce in questa esperienza un investimento specifico in cultura, perché l'elaborazione culturale è importante non tanto per fare proseliti, ma per dare risposte a chi inevitabilmente avrà occasione per attaccare queste espressioni nel momento in cui raggiungessero determinate soglie'.


t     Il 15 giugno 1998, l'Università Bocconi di Milano ha organizzato un work-shop di approfondimento del progetto. L'incontro è stato uno sviluppo del convegno di lancio tenuto a marzo. Principale promotore il prof. V. Coda, direttore dell'Istituto di Economia Aziendale, che ha aperto il pomeriggio ponendo una domanda: 'E' possibile per un'azienda coniugare la logica di mercato con la logica del dono?.'

Interventi sono venuti da vari studiosi dell'E.d.C., quali il prof. B.Gui (docente di Economia Politica all'Università di Padova), la sociologa brasiliana V.Araujo, L.Bruni (ricercatore presso l'Università di Harward), da numerosi imprenditori, le cui esperienze sono state la più eloquente risposte alle domande poste dai presenti.

Il prof. Coda, a conclusione dei lavori, ha espresso la sua soddisfazione per la piena riuscita del work-shop, che ha mostrato soprattutto come l'E.d.C. sia una proposta credibile, che merita di essere studiata sotto il profilo pratico e teorico.


t     Lisbona, 23 giugno 1998: presso l'Università si è svolto il congresso 'L'Economia di Comunione: un nuovo paradigma di razionalità economica?'.

La prof.ssa Silva interveniva dicendo: 'Mai nella storia si è avuto tanta abbondanza e progressi della scienza e tecnica come in questo secolo, eppure il modello vigente produce estesa disoccupazione, precarietà del lavoro, emarginazione sociale, maggiori squilibri economici con la periferia in cui vivono i due terzi delle persone, squilibri ecologici, iniquità nel commercio internazionale, il prosperare dell'industria della guerra. La realtà dell'economia mondiale di oggi potrebbe essere descritta senza preconcetti con le parole di Vivianne de Forrester: non un successo economico, ma un orrore economico, visto il corteo di vittime che lo accompagna. Guardando al futuro, non ci si può illudere che si tratti di questione di tempo, che si verificheranno aggiustamenti automatici, come pretendono alcuni. Una donna, Chiara Lubich, ha avuto il grande merito di aver osato rompere la spessa cortina di determinismo economico e davanti alla moltitudine degli esclusi aver osato affermare che può esistere un altro modo di organizzare l'economia. Ora occorre riflettere sulla possibilità che questo esperimento possa varcare le frontiere del gruppo che lo ha iniziato: non sarebbe la prima volta nella storia che comunità spirituali siano all'origine di modificazioni profonde della vita economica, socioculturale e politica delle popolazioni in cui erano inserite. E' il caso, per esempio, dei monaci cistercensi, fondati 900 anni fa in Portogallo, che hanno avuto un notevole impatto sullo sviluppo delle popolazioni rurali, una vera rivoluzione del modello organizzativo agricolo'.


Cercando di sintetizzare quanto scritto, è possibile affermare che il progetto di E.d.C. propone - come emerso da tutti gli incontri - un modo nuovo di fare economia, che cerchi di realizzare l'unità fra le persone. Strumento indispensabile è la sua diffusione per creare una catena di solidarietà e reciprocità, obiettivo che vede nel rinnovamento culturale la condizione necessaria al suo raggiungimento.



Una parte per aiutare i poveri


'Lo sappiamo. L'amore per i poveri non manca nella nostra vita. Opere e opere di carità e opere sociali sono sorte in tutto il mondo proprio a tale scopo.

Ma ciò che ci ha dato una certa speranza di riuscire a sovvenire regolarmente ai poveri, cominciando da coloro che appartengono all'Opera, è stata l'E.d.C. Se noi attuiamo quella, col tempo, vedremo realizzata l'altra meravigliosa pagina (del Vangelo): '.nessuno fra loro era bisognoso'.(At 4,34)

Questo è l'ideale a cui dobbiamo tendere con tutte le nostre forze, questo è l'Ideale che deve fra noi diventare realtà'.[208]


L'E.d.C. si propone di contribuire a risolvere il problema della povertà alla radice. L'utile destinato dalle aziende è rivolto a tutti gli indigenti, quelli vicini e quelli più lontani, considerati tutti fratelli con pari dignità

Essi sono, a tutti gli effetti, attori dell'impresa di E.d.C. perché ne sono i principali beneficiari.

'Se non abbiamo contatto con le persone a cui va il nostro utile - dice la sociologa Araujo - non è importante, ma è importante che abbiamo contatti con le persone che nella nostra zona sono beneficiari del terzo di E.d.C., in modo che si crei tra queste persone e noi un atteggiamento di reciprocità vero e proprio. Gli indigenti sono partners, non beneficiati, sono attori.

Deve avvenire la reciprocità, cioè noi dobbiamo essere convinti di ricevere qualcosa da loro: quello che riceviamo è il loro bisogno, che è un dono che fanno a noi e non qualcosa che chiedono, perché ci danno la possibilità di vivere la cultura del dare'.[209]

Scopo degli aiuti è favorire l'inserimento del povero nel ciclo produttivo, aiutandolo a stimolare le sue capacità personali per renderlo autosufficiente.

'Se uno ha fame, non dargli un pesce: insegnagli a pescare', dice un proverbio cinese.

L'E.d.C. vorrebbe sia dare un aiuto concreto immediato, sia evitare che tale aiuto rimanga nel tempo puro assistenzialismo. L'indigente da soggetto passivo diventa soggetto responsabile del proprio futuro e del proprio sviluppo. Lavorando, egli riacquista la propria dignità di uomo e può, a sua volta, aiutare chi ha più bisogno.

Si verifica, quindi, nella reciprocità l'uso attivo sociale dei beni.[210]

Il prof. Zamagni così interviene al congresso su E.d.C. tenutosi a Piacenza:[211] '.la sfida che voi raccogliete è di mostrare con i fatti che è possibile condividere e realizzare forme di produzione della ricchezza e del reddito, nell'accettazione di un principio di condivisione che nella sua forma più alta è la comunione'.

Un modo attraverso il quale si cerca l'inserimento del povero nell'attività economica è l'azionariato diffuso.


k       Ne è esempio la società per azioni ESPRI, in Brasile, a cui è affidata la gestione di servizi e progetti comuni del Polo Industriale 'Spartaco', sorto nella cittadella Araceli, e la creazione di infrastrutture per favorire l'insediamento di nuove imprese. Fondata nel 1993, ha lo scopo di promuovere lo sviluppo di piccole e medie imprese, con imprenditori che mettono a rilievo la capacità di ogni lavoratore in un contesto di libertà e partecipazione. Ha 3000 azionisti, brasiliani ed esteri, che hanno sottoscritto un capitale con valore complessivo superiore ai 900.000 dollari. I soci sono in buona parte piccoli azionisti, tra i quali anche abitanti le favelas brasiliane.


La gestione degli utili destinati a ridurre il divario tra ricchi e poveri avviene nel modo seguente:

ogni azienda per il versamento della sua quota fa riferimento ad una delle commissioni di E.d.C. che si formano zonalmente per iniziativa di alcuni membri, anch'essi aderenti al progetto, i quali mettono a disposizione le loro conoscenze e competenze nel settore economico collaborando e sostenendo le varie aziende locali;

successivamente gli utili vengono fatti confluire da tutte le parti del mondo alla Commissione centrale di E.d.C., che ha ufficio presso il centro del Movimento a Rocca di Papa (Roma).Tale Commissione è formata da sei o sette membri, che si riuniscono periodicamente e che ricevono dai rappresentanti delle varie zone del mondo le relazioni riguardanti le necessità degli indigenti che fanno parte dell'Opera;

sulla base di queste relazioni, le risorse accumulate vengono suddivise in proporzione ai bisogni e tenendo conto di altri aspetti come il costo della

vita che differisce da paese a paese.[212]

Associazione incaricata alla destinazione degli utili è l'A.M.U. (Associazione per un Mondo Unito), organizzazione non governativa, costituita nel 1986. L'art.2 dello Statuto ne indica le finalità: 'cooperare allo sviluppo dei paesi e dei popoli, con particolare riguardo ai paesi in via di sviluppo e di diffondere ovunque la cultura del dialogo fra i popoli'.

L'AMU è inoltre collegata con altre Ong operanti nel settore, è associata al

CIPSI (Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale) e opera in vari paesi, quali Brasile, Argentina, Guatemala, Filippine, Costa d'Avorio, Sahel, cercando di informare e sensibilizzare l'opinione pubblica.

Aiutando gli indigenti a partecipare al sistema economico, l'E.d.C. ottiene un atteggiamento di corrispondenza di chi riceve gli aiuti. Dalle numerose esperienze emerge, infatti, questo scambio reciproco, che pian piano sta allargando l'iniziale catena di solidarietà.


k       Dopo aver vissuto per anni in una baracca, grazie all' 'aiuto dei 5000' , A. è riuscita ad ultimare una casetta. Subito ha voluto dare anche lei il suo piccolo contributo per quelli che sono in necessità. Con altre signore del quartiere ha iniziato una specie di mensa per centoventi bambini di una scuola vicina. Il governo, vedendo l'andamento della mensa, ha provveduto ad un sovvenzionamento dando a lei la responsabilità della gestione. Ricevendo lo stipendio ha deciso di dividerlo con una signora che viene ad aiutarla (Cordoba - Argentina).


k       I miei genitori sono separati da molti anni. In casa siamo in tre: mia madre, mia sorella ed io. Tutte lavoriamo, ma i nostri stipendi sono così bassi che ci permettono solo di coprire i bisogni più essenziali ed urgenti. La nostra abitazione richiedeva alcune riparazioni, ma il costo era troppo elevato. Quando Chiara Lubich ha proposto l'azione per i '5000', anche in me è aumentata la coscienza di occuparmi delle necessità degli altri e così ho messo in comune i pochi soldi che avevo.

Dopo un po' di tempo ci è arrivata una somma, con la quale, fatto anche un prestito, abbiamo potuto riparare integralmente il bagno.

Questa esperienza ha generato anche nei miei familiari una nuova visione delle cose, risvegliando il desiderio di amare il prossimo (Argentina).



Par. 7. IL BILANCIO NELL' ECONOMIA DI COMUNIONE


Nella gestione aziendale il profitto ricopre un ruolo fondamentale: senza profitto non si può fare business e la redditività di un affare è termine indicativo del suo successo.

Una giusta valutazione del profitto deve comprendere sia l'aspetto quantitativo che qualitativo e deve riferirsi ad un orizzonte temporale di lungo periodo, che tenga conto di caratteristiche quali la longevità aziendale e la definizione degli obiettivi di lungo periodo.

'L'ampiezza dell'orizzonte temporale che connota l'orientamento strategico di fondo esercita un rilevante influsso sugli obiettivi che il management persegue, sul modo di concepire i rapporti tra i diversi soggetti partecipanti alla vita dell'impresa,(..)sulle capacità di adattamento dell'impresa ai mutamenti ambientali'.[215]

Il profitto di lungo periodo è perseguito se l'azienda pone al centro della sua gestione tutti coloro che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti in essa: ogni soggetto è portatore di motivazioni e interessi diversi, che sono tutti validi da considerare. In tal modo si sviluppa un senso di responsabilità che porta a considerare l'impresa un bene comune che coniuga redditività, competitività e socialità.

In ogni caso, l'economicità della gestione costituisce il presupposto per la permanenza dell'azienda sul mercato; per questo va valutata, non escludendo, però, sistematicamente la socialità.

L'impresa subisce inoltre degli influssi di ritorno che includono esternalità positive - clima aziendale, motivazione del personale - e negative - inquinamento dell'ambiente fisico e naturale -, elementi che concorrono a stimare il profitto.

Anche l'E.d.C. analizza il profitto sia quantitativo che qualitativo, evidenziando la maggiore importanza del 'come' si produce utile.

Per questo motivo, l'Associazione per un'E.d.C. di Milano, nel 1995, ha stabilito alcuni principi di redazione di un bilancio sociale (chiamato 'bilancio ideale'), che affianchi il bilancio economico e che valuti il rispetto o meno dei valori che stanno alla base dell'E.d.C. Esso analizza i rapporti interni ed esterni dell'attività d'impresa, coinvolgendo non solo gli imprenditori, ma anche tutti i collaboratori che operano in essa.


Nella relazione di presentazione dello schema di bilancio ideale vi è scritto:


'Pensiamo che questo schema aiuti a riguardare la gestione aziendale in un'ottica più ampia, che vada al di là del solo aspetto economico. Si tratta di fare un bilancio ideale, che metta in luce la tensione che vi è stata nel vivere secondo la 'cultura del dare'.(.) Naturalmente coinvolge non solo l'imprenditore, ma tutti i collaboratori che nell'azienda operano e che vogliono realizzarsi come persone, anche attraverso il proprio lavoro.

Avere una sensibilità particolare per questi aspetti della vita aziendale richiede attenzione e impegno, può comportare concretamente dei 'costi'; tuttavia può essere una prima forma di condivisione degli utili e certamente tale sforzo non potrà che portare frutto'.


Tabella 1. Schema di "bilancio ideale"


Economia e lavoro

- Solidarietà, promozione di iniziative diverse in favore di situazioni di bisogno (es. prestiti o aiuti diretti a dipendenti in necessità, soccorsi o contributi per indigenze sociali);

- Creazione di nuovi posti di lavoro;

- Conciliando le diverse esigenze aziendali, possibilità di destinare parte degli utili per il progetto dell'economia di comunione.


Rapporti

Partendo dal presupposto che è "l'uomo" al centro e non il lavoro, è opportuno verificare tra l'altro:

- Se la struttura aziendale favorisce i rapporti umani interni;

- Se si sono creati rapporti significativi con clienti, fornitori, soci o altre persone venute in contatto con l'azienda;

- Se il modo di gestire l'azienda, ispirato a questa cultura "nuova", suscita interesse e stimola la richiesta di conoscenza delle motivazioni.



Etica e economia

È bene analizzare lo sforzo fatto per mantenere, nello svolgersi della vita aziendale, un corretto rapporto:

Con le istituzioni (fisco, ispettorato del lavoro, sindacati);

Con i concorrenti;

Con il personale dipendente (equa ed adeguata retribuzione ecc.).


Salute

La salute fisica dei collaboratori deve essere oggetto di particolari attenzioni, e non solo perché ne migliora il rendimento. È opportuno verificare se:

Si è svolta un'attività di prevenzione per la tutela della salute ed un adeguamento alle norme vigenti in materia di sicurezza sul lavoro;

Si è tenuto conto delle esigenze o difficoltà fisiche dei collaboratori (esempio: ambiente ben aerato, illuminazione, pulizia, rumori, posizione di lavoro comoda senza sottovalutare i dettagli, come un tavolo troppo alto, una sedia poco ortopedica, ecc.);

Sono previsti turni di lavoro che permettano adeguati periodi di riposo



Armonia e ambiente

Un clima di accoglienza e di serenità presuppone anche un ambiente adeguato. È bene verificare se:

Vi sono spazi all'interno dei propri ambiti di lavoro che rispondono ad esigenze concrete, quali locali di ricevimento, di ritrovo, mensa;

L'ambiente è, pur nella semplicità, adatto ad "accogliere" i collaboratori, così che ciascuno si possa sentire a "casa".

Studio e aggiornamento professionale

Iniziative intraprese per il miglioramento e la crescita professionale dell'intero corpo aziendale e all'interno dei singoli settori (produttivo, amministrativo, commerciale, ecc.);

Partecipazione a corsi di formazione e spazi dedicati all'aggiornamento e allo studio.


Comunicazione

Partecipazione dei dipendenti alle decisioni aziendali, confronto e ascolto delle loro esigenze e delle loro proposte;

Analizzare le iniziative intraprese perché all'interno vi sia una tensione alla collaborazione fra tutti, evitando che le persone si occupino solo del loro "pezzettino di lavoro".



Fonte: Associazione per un'economia di comunione, Milano, 199



L'adesione al progetto di E.d.C. comporta l'assunzione di una responsabilità sociale da parte di tutti, così come avviene nella famiglia, dove 'le risorse sono di tutti i suoi componenti ed è naturale che siano utilizzate per persone diverse da coloro che le hanno guadagnate'.[216]

'Inoltre i risultati economici di un'azienda sono effettivamente migliori se essa dispone di lavoratori capaci di creare per l'azienda, assieme ai profitti che vanno ad aumentare il capitale monetario, anche tutto il bagaglio di comportamenti improntati alla collaborazione, alla professionalità, all'attenzione alle esigenze del cliente, ad un serio controllo della qualità dei prodotti',[217] al rispetto della legislazione vigente e dell'ambiente esterno.

Si viene così a creare una componente immateriale che A. Ferrucci definisce 'capitale segnico' e che consente all'azienda di ottenere risultati sorprendenti; così 'come è sorprendente il raggio che scaturisce da una delle scoperte di questi decenni, il 'laser'. In un cristallo gli elettroni si muovono in modo disordinato, emettendo col loro movimento una modesta luce in tutte le direzioni, ma se vengono orientati tutti allo stesso modo, come succede nel laser, essi sanno unire le loro energie in un unico raggio che riesce a tagliare l'acciaio. Così la comune determinazione di un gruppo di uomini aggiunge alla normale creatività del responsabile dell'azienda la diversa, ma utilissima creatività dei collaboratori a tutti i livelli, trasformando tutti i lavoratori in 'artisti''.[218]




'L'esperienza di questi anni ha evidenziato un concetto di 'utile' - da condividere - più ampio di quello che è normalmente preso in considerazione. Non si tratta solo di mettere in comune denari liquidi per gli scopi già indicati, ma di creare posti di lavoro, di investire i guadagni dell'impresa in progetti di avviamento, di donare attrezzature o servizi, di mettere in comune esperienze acquisite e capacità manageriali e, addirittura, brevetti'. (V. ARAUJO, Economia di Comunione e comportamenti sociali, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 110, pag. 308.

C. LUBICH, Discorso a Rocca di Papa - 23 giugno 1994, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1995, n° 1, pag. 3.

'Dovrebbero nascere società, dove ognuno abbia la possibilità di una propria partecipazione: partecipazioni anche modeste, ma molto diffuse'_ C.LUBICH, Discorso alla Comunità di Araceli, 29 maggio 1991, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, 1992, n.80/81, pag. 16.

A.FERRUCCI, Considerazioni sull'Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 181.

Ibid., pag. 181.

S.ZAMAGNI, dall'intervista a conclusione del Convegno del Movimento Gioventù Nuova, presso l'Università di Bologna, 29 aprile 1998, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n. 2, pag. 7.

Ibid., pag. 7

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

PINO QUARTANA, L'E.d.C. nel pensiero di Chiara Lubich, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 16.

LEO ANDRINGA, Aziende che aiutano i poveri, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1996, n. 3, pag. 1

CESARE E ROSY ZORRA, L'azienda agricola Omnia Vincit Amor, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1995, n. 1, pag. 6.

A.FERRUCCI, Considerazioni sull'Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 188.

Ibid., pag. 182.

V.ARAUJO, Per un'economia di comunione secondo la Dottrina Sociale della Chiesa, La Società, 1994, n. 3, pag. 517.

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7 e 8.

M. QUARTANA, FEMAQ l'azienda dell'uomo e la città, in 'Città Nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.7, pag. 34 e s.

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

C.LUBICH, Economia e lavoro nel Movimento Umanità Nuova, in Atti del convegno 'Il lavoro e l'economia oggi', Roma - 3 giugno 1984, pag. 13.

C.LUBICH, Meglio di ieri, Loppiano notizie, 1981.

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.


O.PALIOTTI, Quelli dell' 'Ancilla' S.p.A., in 'Città Nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1994, n.17, pag. 40 e s.

Ibid.

V.ARAUJO, Per un'economia di comunione secondo la Dottrina Sociale della Chiesa, La Società, 1994, n. 3, pag. 517.

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

BRECCIA M., Non solo dare ma darsi, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1996, n. 3, pag. 7.


V.ARAUJO, Un imprenditore nuovo per un'economia nuova, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1996, n. 3, pag. 4.

M. e L.C.Moraes Santos, La storia della Grandja Piu Piu, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1996, n. 1-2, pag. 8.

B. GUI, L'imprenditore, un prezioso ragionevole sognatore, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1996, n. 1-2, pag. 1

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.


Ibid.

Esperienze mostrano che sono stati utilizzati vari strumenti: dalla costituzione di uffici che raccolgono lamentele e suggerimenti della clientela - a cui si cerca di dare risposta - alla diffusione di sondaggi e questionari dai quali emergono importanti informazioni per l'azienda.

A.FERRUCCI, Considerazioni sull'Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 189.

Ibid.

Cfr. O.PALIOTTI, Quelli dell' 'Ancilla' S.p.A., in Città Nuova, 1994, n.17, pag. 40 e s.; T.PUANGCO, Ancilla cresce!, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1995, n. 2-3, pag. 5; T.PUANGCO, Lo sviluppo delle aziende nelle Filippine, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 8

Ibid., pag. 182-183.

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

A.FERRUCCI, Considerazioni sull'Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 18

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

TORTELLI A. e R., La storia della Prodiet Farmaceutica , in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1995, n. 2-3, pag. 8

VON MARBURG A., Da concorrenti ad amiche, , in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n. 1, pag. 10.

BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

B.GUI, Riflessioni su un progetto in divenire, in Atti del Convegno 'In dialogo per un mondo più unito', Castelgandolfo, 31 maggio - 1° giugno 1997, pag.114.

Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro - CEI, Democrazia economica, sviluppo e bene comune, Ed. Paoline, Milano, 1994, n.43, pag. 34-3

B.GUI, Riflessioni su un progetto in divenire, in Atti del Convegno 'In dialogo per un mondo più unito', Castelgandolfo, 31 maggio - 1° giugno 1997, pag.116-117.


BUREAU INTERNAZIONALE DI ECONOMIA E LAVORO, Prime linee per condurre un'impresa, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n. 1-2, pag. 7.

Ibid., pag.8.

V. ARAUJO, Economia di Comunione e comportamenti sociali, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n.110, pag. 307.

Cfr. S.DI CIACCIO, Il nuovo rapporto azienda-comunità, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.1, pag. 1

La Novo Pomar, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.1, pag.


Cfr. S.DI CIACCIO, Il nuovo rapporto azienda-comunità, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.1, pag. 1

V. ARAUJO, Economia di Comunione e comportamenti sociali, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n.110, pag. 307.

Cfr. esperienza della Novo Pomar, pag. 149-150.

B. GUI, Impresa ed Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 166.

Ibid., pag.163.

C.LUBICH, Conferenza stampa, Milano, 10/3/9

Espressione usata dal prof. G.Becker, premio Nobel per l'economia, cfr. L.BERNARDI, Riscopriamo la famiglia, in Città Nuova, Roma, 1996, n.12, pag.18.

A.FERRUCCI, Considerazioni sull'Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 181.

Cfr. Gli incontri degli imprenditori, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1996, n.1-2, pag. 10.

Ibid.

Ibid., pag.11.


A.FERRUCCI, La cultura del dare a vita pubblica, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n.1-2, pag. 13.

Cfr. Economia di Comunione nelle Università, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.1, pag. 13.

Ibid.

Cfr. Cosa ne pensano di E.d.C, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.2, pag. 7.

Cfr. L'E.d.C. e la Università Bocconi, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.2, pag. 13.

Cfr. Cosa ne pensano di E.d.C, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1998, n.2, pag. 7.

C.LUBICH, Rocca di Papa, 23 giugno 1994, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1995, n.1, pag. 3.

V.ARAUJO, Il lavoratore e l'indigente, attori di E.d.C., in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n.1-2, pag. 4.

Cfr. par. L'Uso attivo dei beni, pag. 112.

Cfr. pag.158-159.


Cfr. tesi di Karen Battistini, dal titolo Altruismo, etica cristiana ed economia: il caso del Movimento dei Focolari, Università di Scienze Politiche - Bologna, anno 97/98, pag.132. Tali informazioni sono state fornite da un membro della Commissione di E.d.C. con sede a Roma, della quale si parla.

Con tale espressione si indica l'insieme dei contributi destinati ai circa 5000 poveri aderenti al Movimento dei Focolari.

Lettere dal mondo, in 'Economia di Comunione - una cultura nuova', Città Nuova Editrice, Roma, 1997, n.3, pag. 11.


V.CODA, L'orientamento strategico dell'impresa, Utet - Torino, 1988, pag.116.

A.FERRUCCI, Considerazioni sull'Economia di Comunione, in 'Nuova Umanità', Città Nuova Editrice, Roma, 1992, n.80/81, pag. 181.

Ibid., pag.183.

Ibid., pag.184.

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