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Legislatura (1963 -1968)




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Legislatura (1963 -1968)




La legislatura, che per l'Italia si propone molto dinamica, nel pieno dell'evoluzione al centrosinistra, si apre non sotto buoni auspici. La morte di Giovanni XIII e l'assassinio di Kennedy gettano inquietudine nel clima internazionale. A peggiorare la situazione contribuisce anche la guerra del Vietnam che, all'indomani della morte di Kennedy, sotto la presidenza Johnson, scatenerà un'ondata di riprovazione nelle fasce giovanili internazionali. Nel 1967 poi, con la collaborazione della CIA, i militari prenderanno il potere in Grecia con il Colpo di Stato dei colonnelli atto ad impedire l'ascesa al governo delle sinistre. La Guerra dei sei giorni araboisraeliana nel 1967.

In Europa vibra contemporaneamente l'apprensione per una involuzione a destra delle maggiori nazioni. In Grecia il colpo di stato porta i militari al governo - tra l'altro la cosa in Italia è ben vista in alcuni settori, dal MSI a cui piano il nuovo vento autoritario, e agli americani che osteggiano la svolta del centrosinistra - , in Francia c'è il governo del Generale De Gaulle, in Spagna il regime franchista di chiaro stampo fascista. Qualcuno accarezza addirittura l'idea di fare in Italia ciò che è stato fatto in Grecia. Il Piano Solo ed il caso SIFAR sono l'esempio dei tentativi autoritari in atto.

In tutto questo quadro, con l'ascesa della destra in Europa, si somma poi anche il declino del mito sovietico, che dal '56 con la repressione di Budapest, vede calare progressivamente l'aura di consenso del mondo comunista degli altri paesi europei. Il PCUS appare sempre più un cenacolo di grigi burocrati, oppressivi e corrotti, i quali hanno assunto un comportamento non dissimile da quello americano tanto contestato. L'URSS viene percepita come un nuovo Stato imperialista, che non esita a cannoneggiare per difendere le sue "colonie". Nel 1968 la «Primavera di Praga», con la crudele repressione sovietica non basta a smentire questa impressione. Un nuovo mito avanza, Mao Tse Tung, che si contrappone a Mosca proprio sul suo progetto di rivoluzione culturale.



In Italia, la legislatura si apre con le solite difficoltà nel formare i governi. I risultati elettorali segnano ancora la tenuta della coalizione centrista (52,8%), ma l'indisponibilità del PRI e del PSDI a tornare indietro crea una fase di stallo che si risolve con la creazione di un governo Leone di temporeggiamento. D'altronde sia Nenni che Moro devono mettere a punto una base programmatica per il centrosinistra che non scontenti tutti.

Nel dicembre '63 nasce il primo governo di centrosinistra organico ma i punti di Programma offerti da Moro, alla Presidenza del Consiglio, scontenta da un lato la destra DC, che lo ritiene eccessivamente poggiato sulle richieste socialiste, e dall'altra la sinistra socialista, secondo la quale sono insufficienti. Dal PSI si stacca la sinistra che forma un nuovo partito, il PSIUP. Si scatena la crisi. Moro è costretto a dimettersi nel Giugno successivo. Segni da di nuovo l'incarico a Moro di formare il governo.

La situazione italiana è però difficile. Il PSI è indebolito dalla scissione, la destra democristiana incalza un anacronistico ritorno al centrismo, la sinistra democristiana pone la pregiudiziale sul centrosinistra. Mai come in questa fase le lacerazioni in casa DC sono così profonde.

In questo clima scoppia il caso SIFAR e il Piano Solo, circa un tentativo di colpo di stato su cui ci sono ancora molte ombre.

Nel '64 prende vita in secondo governo Moro, i socialisti al governo subiscono l'intransigenza della destra DC che smorza lo slancio riformista del Programma di Moro, ma si accontentano della elezione di Saragat a Presidente della Repubblica in seguito alle dimissioni per malattia di Segni. Tale soluzione piace molto a Nenni che vede confermato il percorso di centrosinistra a garanzia del quale c'è il Capo dello Stato e, con Saragat al Quirinale, prende corpo la prospettiva di riunificazione socialista.

Ma la coabitazione Dc-PSI non è facile, anche perché inserita in una fase economica sfavorevole che si manifesta in un periodo restrittivo. Sotto i colpi della destra democristiana e dei comunisti, il clima nella coalizione di governo si fa piuttosto caldo. La fase recessiva però dura l'arco di due anni dopo i quali l'economia italiana riprende a respirare. La ripresa è stata possibile grazie alle misure restrittive che hanno costato la rinuncia al Programma di riforme, messo in attesa. All'indomani della ripresa aumentano le pressioni sulla DC da parte dei socialisti affinché rispetti gli accordi di riforme. Inizia l'epoca dei finanziamenti a pioggia che servono per tradurre in voti immediati la realizzazione dei provvedimenti governativi.






Quadro temporale dei governi della IV Legislatura


Giugno 1963 - Dicembre 1963

Gov.     LEONE

Monocolore DC

Dicembre 1963 - Luglio 1964

Gov.        MORO

DC PSI PSDI PRI

Luglio 1964 - Febbraio 1966

II Gov.     MORO

DC PSI PSDI PRI

Febbraio 1966 - Giugno 1968

III Gov.    MORO

DC PSI PSDI PRI              




DC.


Alle elezioni politiche la DC perde il 4%. Scompiglio in casa democristiana, il clima è incandescente sotto la pressione della Dx DC.

Scontro sull'elezione del Presidente della Repubblica. Spaccatura sulle candidature di Leone e Fanfani. Leone decade perché sostenuto dal MSI. Fanfani, candidato della SX DC anche, perché sostenuto dal PCI, il quale lascia intravedere un percorso simile a quello compiuto dai socialisti. Passa Saragat (1964).

La SX DC tenta di iniziare il dialogo con i comunisti che si stanno avviando verso una moderna socialdemocrazia europea. Ma il tabù comunista è ancora forte.

Spostamento di correnti interne.

Fine dell'alleanza dorotei-sinistra DC che aveva portato al centrosinistra. La SX accusa i dorotei di aver abbandonato le riforme, la DX preme per non riaprire più il discorso. I dorotei non reggono e si sfasciano. Moro a Palazzo Chigi. RUMOR SEGRETARIO (1964).

Al congresso, si ritrovano insieme in maggioranza: Moro, Rumor, Fanfani, Scelba, troppo distanti e disomogenei fra loro.

E' una unità di facciata che serve però a rialzare la testa alle elezioni del '68.



PSI.

Lo 0,4% in meno crea tensioni nella base e nel gruppo dirigente. Lombardi incalza i segretario circa l'inaffidabilità dei democristiani sul programma di riforme. Non tollera uno snaturamento dei contenuti riformatori socialisti. Anche Basso critica. La corrente di sinistra di Vecchietti, Basso e Valori si esprime sulla incompatibilità di una alleanza con una DC reazionaria e conservatrice.

Nato il primo centrosinistra organico, Nenni è vicepresidente del Consiglio, Lombardi rifiuta di entrare nell'esecutivo. Lo sostituisce Giolitti. L'ingresso dei socialisti al governo provoca l'ennesima scissione socialista.

NASCE LO PSIUP (1964).

DE MARTINO SEGRETARIO (1964), ex dirigente azionista.

La Scissione dell'ala sinistra rende naturale la riunificazione con i socialdemocratici, riparando alla frattura del '47. L'uscita del PSIUP crea una zona in cui la riunificazione permette la creazione di un terzo polo laico come elemento nuovo e dinamico, al passo con le moderne socialdemocrazie.

Il faro di orientamento sono le socialdemocrazie del Nord Europa che propongono un governo nuovo ed avanzato. A questo modelli guardano gran parte dei socialisti nell'ottica della riunificazione.

Inizia la strategia del terzo polo laico-socialista che possa attingere anche dai repubblicani e liberali.

UNIFICAZIONE SOCIALISTA, NASCE IL PSU (1967).

L'unificazione non è però una fusione vera e propria ma una messa in comune si apparati tanto che non c'è un unico segretario , la gestione è affidata a due co-segretari, De Martino e Tanassi.

Dura sconfitta elettorale del PSU che ottiene il 14,5%, il 5,5% in meno della somma dei due partiti alle precedenti elezioni. 



PCI.


Ottiene il 2,6% in più alle elezioni non ostante il periodo krusceviano di dissenso allo stalinismo, e soprattutto sotto il dominio brezneviano con le tensioni cinesi e la primavera di Praga. Il PCI rischia l'isolamento da parte anche del PSI che si sta rendendo partecipe della conventio ad excludendum che fino ad allora ha portato aventi la DC.

Il PCI guarda con benevolenza alla scissione del PSIUP, che indebolisce i socialisti, ma allo stesso tempo si ritrova con i cugini del PSI che, tentando la riunificazione nel progetto del terzo polo laico-socialista, mettono in apprensione la casa comunista.

MUORE PALMIRO TOGLIATTI (1964). Lascia il testamento di Yalta che, con la «via italiana al socialismo», rimane il faro di orientamento del percorso comunista.

Nascono le correnti. Si rompe di fatto il monolitismo comunista. Sono ben quattro:

CENTRO dal quale governa Longo.

«DESTRA» capeggiata da Amendola.

SINISTRA guidata da Ingrao.

ESTREMA SINISTRA, alleata agli ingraiani, del gruppo del Manifesto.


Il Manifesto ha come punto di riferimento il mito maoista nascente. Man mano che aumenta lo scontro Cina-URSS la critica del Manifesto si fa più intransigente.

Amendola invece è dell'ala riformista, coloro che cercano una svolta netta del PCI in senso socialdemocratico verso un «superpartito» con i socialisti, abbandonando l'egida sovietica.

Longo mantiene una equidistanza strategica e di governo fra i due, anche se mantiene la rotta, lenta, di revisione dottrinaria.

SCONTRO AMENDOLA-INGRAO (1965) In occasione di una risoluzione politica messa in atto dal segretario e concordata con la destra amendoliana.


Amendola: inizia per primo il processo di revisione, elaborato sulla base dei cambiamenti emersi nella società in rapida evoluzione. La prova è la riunificazione Psi-PSDI, il dato elettorale non è scontato. Le divisioni a sinistra sono sempre state utili al rafforzamento dell'egemonia della DC sul sistema politico italiano.


Ingrao:        Rifiuta nettamente la linea di Amendola. Si deve invece partire dal basso, dalla grande base di fermento nelle fabbriche che chiede un vero rinnovamento democratico del paese. L'accomunamento dei consensi, «l'unità dal basso».


Dal 1966 l'ala del Manifesto inizia il percorso di distacco. La discussione tra i due  leader, invece di indebolire il PCI, lo favorisce. In Parlamento, l'ala amendoliana rassicura la sinistra democristiana; nella società civile, l'intransigenza ingraiana attira consensi dal mondo del lavoro.


E' un successo alle elezioni del '68, dove guadagna quasi 2 punti percentuali.





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