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Il governo




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Il governo



Il governo è composto dal presidente del consiglio e dai ministri che insieme formano il consiglio dei ministri. I membri del governo non devono essere necessariamente membri del parlamento: infatti, molte volte vengono chiamate a far parte del governo persone estranee alla politica.

Il presidente del consiglio è il capo del governo: ne dirige la politica, promuove e coordina l'attività dei ministri, presiede il consiglio dei ministri. Le sue dimissioni provocano la caduta dell'intero governo.

Il presidente del consiglio può essere affiancato da un vicepresidente del consiglio che lo sostituisce in caso di assenza o di impedimento temporaneo di questi. La carica di vicepresidente è in genere affidata a un ministro.

Ciascun ministro è a capo di un particolare ramo della pubblica amministrazione che viene chiamato ministero. I ministri hanno una doppia funzione:

come capi dei rispettivi ministeri dirigono uno specifico settore dello stato.

come membri del consiglio dei ministri contribuiscono a definire l'indirizzo politico del governo nel suo complesso.

Accanto ai ministri responsabili di un ministero, possono esservene altri, chiamati ministri senza portafoglio, che non hanno alle loro dipendenze un ministero, ma svolgono incarichi particolari.

I ministri sono assistiti da uno o più sottosegretari, che sono, in pratica i viceministri; però i sottosegretari non partecipano alle riunioni.

Il consiglio dei ministri è composto dal presidente del consiglio e dai ministri. Viene formato da una ventina di persone che può prendere decisioni in modo rapido. tutte le decisioni più importanti del governo devono essere discusse e approvate nel consiglio dei ministri. in particolare esso discute il programma del governo e approva i disegni di legge che il governo intende presentare al parlamento.

Si procede alla formazione di un nuovo governo quando il precedente ha rassegnato le dimissioni, quando cioè si è aperta una crisi di governo. L'iniziativa per la formazione del nuovo governo spetta al presidente della repubblica. La formazione del nuovo governo avviene in quattro fasi.

Prima fase: l'incarico al presidente del consiglio. Il presidente della repubblica, dopo aver svolto le consultazioni con i leader dei partiti, sceglie l'esponente politico al quale affidare l'incarico di formare il governo.

Seconda fase: la scelta dei ministri. Benché la scelta dei ministri sia un potere autonomo del presidente del consiglio incaricato, egli deve tenere spesso conto dei nomi proposti dai partiti della coalizione.

Terza fase: le nomine. A questo punto il presidente  della repubblica procede alle nomine del presidente del consiglio e dei ministri, che prestano giuramento nelle sue mani. Da questo momento il nuovo governo entra in carica e sostituisce il governo precedente.

Quarta fase: il voto di fiducia. Per ottenere la pienezza dei suoi poteri il governo deve compiere un passo ulteriore, e cioè ottenere la fiducia del parlamento. A questo fine, entro 10 giorni dalla sua formazione, il presidente del consiglio espone il programma del suo governo; sulle sue dichiarazioni si svolge una discussione che si conclude con la votazione della mozione di fiducia, che avviene con voto palese.

Il governo può rimanere in carica al massimo fino al termine della legislatura ovvero fino alle successive elezioni. Alcune volte non riesce a rimanere in carica per tutto questo tempo ed è costretto a dimettersi. Ciò avviene quando il Parlamento o semplicemente una delle due camere approva una mozione di sfiducia contro di esso. Per evitare dissensi o colpi di mano da parte dell'opposizione, la mozione deve essere firmata da almeno un decimo dei membri di una delle due camere e non deve essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

La maggior parte delle volte non c'è bisogno di tutta questa procedura, perché il governo stesso, accorgendosi di non avere più la maggioranza del Parlamento, si dimette. A questo punto la parola va al Presidente della Repubblica che nomina un nuovo Presidente del Consiglio; ma il governo dimissionario svolge le sue funzioni sino alla nomina del governo successivo, per evitare che si cada in un vuoto di potere.

Il governo, generalmente, viene visto come l'organo che ha in mano il potere esecutivo; esso, però non svolge esclusivamente questa funzione, infatti è il "propulsore" dello Stato.

Il governo è l'organo più forte degli organi costituzionali. Mantiene i rapporti con gli Stati esteri, dispone del comando dell'amministrazione del Paese e quindi anche della forza pubblica come l'Esercito e la Polizia; è in grado di emettere decisioni rapide e riesce a portare avanti un  programma che cerca di realizzare.

Il governo, inoltre, deve:

definire gli indirizzi della politica nazionale: esso definisce gli obiettivi e gli strumenti della politica nazionale (economia industriale, agricola, scolastica.) ed internazionale (relazione con gli Stati esteri);

dirigere la pubblica amministrazione: esso è a capo della pubblica amministrazione e ne dirige i settori come la polizia, esercito. Il governo, però, pur essendo il più forte degli organi costituzionali deve agire rispettando le leggi esistenti e le sue decisioni possono essere annullate dall'autorità giudiziaria se risultano contrastanti con le leggi in atto.

intervenire nella formazione delle leggi: in alcuni casi, il governo ha bisogno, per mettere in atto il proprio programma, di nuove leggi. Esso,  pur non avendo il potere di farne, invia al Parlamento i propri disegni di legge e questi ultimi, che hanno maggiore urgenza di essere discussi, prendono una "corsia preferenziale" rispetto a quelli "meno importanti".

Ci sono due casi in cui il governo esercita direttamente il potere legislativo, ossia approva atti che hanno forza di legge: hanno lo stesso valore delle leggi e sono obbligatori per i cittadini, si tratta dei decreti- legge e dei decreti legislativi.

In casi eccezionali di necessità urgenza, il governo può adottare, sotto la usa responsabilità, provvedimenti -chiamati decreti-legge - che hanno forza di legge ed entrano immediatamente in vigore, il giorno stesso della loro pubblicazione.

Tali decreti-legge devono essere però approvati dal parlamento e quindi convertiti in legge entro il termine di 60 giorni.

Alcuni governi hanno cominciato a emanare decreti-legge al di là dei casi di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione, anche quando sarebbe stato più logico presentare un disegno di legge al parlamento.

Ci fu un importante sentenza della corte costituzionale nel dicembre 1996 che ha posto fine all'abuso dei decreti-legge, vietando al governo la ripresentazione di un decreto-legge decaduto.

I decreti legislativi sono "leggi" approvate dal governo su legge delega (incarico) del parlamento. Il parlamento trova conveniente usare questa strada quando deve emanare discipline complesse e dettagliate. In questi casi, per evitare i tempi lunghi del procedimento legislativo, fa ricorso alla legge delega, che contiene alcuni principi e criteri direttivi e delegare al governo la stesura completa della legge entro un termine prefissato.

La legge-delega è efficace nei confronti del governo, ma non nei confronti dei cittadini. L'effettiva stesura del testo di legge viene quindi predisposto dal governo che la emana sotto forma di decreto legislativo

Il governo può adottare anche altri atti normativi, chiamati regolamenti, che però non hanno forza di legge. Nell'emanare i regolamenti il governo è condizionato dalla legge: per questo prima di approvare un regolamento, è tenuto a chiedere il parere giuridico del Consiglio di stato.

I regolamenti illegittimi (cioè contrastanti con le disposizione di legge) possono essere annullati dal giudice amministrativo.

I regolamenti sono usati per specificare le modalità di attuazione di una legge (regolamenti esecutivi), per completare la disciplina de legge recanti norme di principio (regolamenti integrativi) o per trattare argomenti che non sono regolati per legge (regolamenti indipendenti)




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