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Elementi, persona, definizione del diritto




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ELEMENTI, PERSONA, DEFINIZIONE DEL DIRITTO

Il  I° capitolo, in particolar modo, si dedica al prospetto di definire il diritto, definire quale sono gli elementi che appartengono in maniera specifica alla filosofa del diritto. La tendenza della filosofia del diritto contemporanea, è quella di cercare di spiegare la filosofia del diritto, o meglio, il diritto come se fosse una scienza a pari delle altre.

Così come vi è la sociologia, che è la scienza che si occupa della società, ad esempio, così vi sono dei filosofi che pensano di spiegare il diritto, come, appunto, fosse una scienza, sulla base di nozioni, di principi scientifici. Questo, in particolar modo, è stato realizzato da una parte della filosofia del diritto che si chiama "teoria generale del diritto" e che tende ad individuare i concetti fondamentali del diritto e dargli una spiegazione di tipo scientifico.

Ora, secondo D'Agostino, in realtà, questo approccio al diritto è sì importante ed in qualche modo necessario, ma non esaurisci tutto quanto il senso del diritto perché il diritto, dice D'Agostino, non è soltanto il fatto scientifico ma è anche portatore di una serie di significati a quello che D'Agostino chiama, il fondamento ontologico. Cioè nel diritto c'è qualcosa di più di quello che il semplice lavoro scientifico può scoprire.

Ci sono dei significati che vanno, appunto, compresi attraverso non un lavoro di definizioni di concetti ma attraverso un lavoro filosofico. Il primo elemento che D'Agostino vuole mettere in evidenza è, appunto, il fatto che il diritto presenta dei significati, dei contenuti di verità, un senso che riguarda l'uomo in generale e che possiamo definire, filosofico. Innanzi tutto, scopriamo qual'è il ruolo del diritto (?), perché esso è tra gli uomini ed esiste tra gli uomini? Questo, dice D'Agostino è dovuto al carattere medio degli uomini (Aristotele),  i quali non sono né santi come Dio, ma neppure sono come gli animali, ossia legati solo agli istinti, e, a volte, anche agli istinti violenti.

Cioè l'uomo ha tanto la capacità di innalzarsi verso la santità quanto ha la capacità di esprimere la sua aggressività. Quindi c'è questa doppia possibilità. Allora il diritto nasce proprio per far sì che vengano, in qualche modo, garantiti quei comportamenti che garantiscono la coesistenza con gli altri, il vivere insieme agli altri, è, al contrario, per impedire quei comportamenti che fomentano l'aggressività, l'odio, la violenza, che sono, appunto, negativi per la convivenza tra gli uomini. Quindi, il diritto, in questo senso, è fondamentale all'esistenza umana perché è pacificante, cioè genera e salvaguardia quei comportamenti che creano una coesistenza pacifica tra gli uomini. Ovviamente ci sono anche altre forme di rapporti umani che facilitano la convivenza tra gli uomini, come l'amicizia, gli affetti, però diciamo che il diritto ha una portata più ampia rispetto agli affetti e all'amicizia, in quanto il diritto va al di là dei rapporti interpersonali per riguardare tutta l'umanità nella sua totalità, invece, l'amicizia, riguarda sempre delle relazioni tra pochi individui in un contesto più chiuso, più ristretto, quindi il diritto, da questo punto di vista, ha una maggiore portata.

Com'è che funziona il diritto? Il diritto funziona stabilendo delle regole per i comportamenti relazionali: cioè per quei comportamenti che riguardano contemporaneamente l'azione di ciascuno di noi. Molti pensatori ritengono che queste regole, di cui il diritto si compone siano, in realtà, semplicemente il prodotto di un'attività normativa da parte del legislatore. Queste sono le cosiddette teorie normativistiche di cui il più importante filosofo è Kelsen, un autore tedesco. Quindi, secondo questi autori, le regole sono semplicemente ciò che viene stabilito dal sovrano, dal legislatore, da chi governa. Secondo D'Agostino, la legge non si limita soltanto ad essere norme evolute dal legislatore, ma devono, in qualche modo, esprimere il carattere giusto che le azioni hanno in sé, intrinsecamente. Ad esempio quando un legislatore stabilisce che uccidere è un reato, secondo i normativisti, è reato soltanto perché lo stabilisce il legislatore. Se il legislatore non lo stabilisse, non avremmo questo tipo di reato. Invece, secondo D'Agostino, l'uccidere non è ingiusto solo perché previsto dal legislatore, ma è ingiusto in sé, cioè il reato di uccidere, per D'Agostino, ha un carattere d'ingiustizia che è valido indipendentemente da chiunque lo affermi, lo emani, lo stabilisca.

Quindi quello che è importante stabilire è quello che il diritto si fonda non su norme ma su regole e le regole hanno un carattere giusto in sé, indipendentemente da chi le stabilisca.

Il diritto, molto spesso, viene confuso con la politica, Ma che rapporto c'è tra diritto e politica? La differenza sta nel fatto che la politica riguarda esclusivamente i rapporti che si vengono a creare tra gruppi sociali ristretti, ad esempio la politica riguarda la Nazione Italiana, quindi, il gruppo di uomini che si riconosce nei valori, nelle leggi dello Stato Italiano; invece il diritto ha una funzione universale, cioè ha la capacità di riguardare, in qualche modo, tutta l'umanità, indipendentemente dall'appartenenza di un gruppo politico. Dunque, la differenza fondamentale tra il diritto e la politica è che il diritto riguarda, appunto, una funzione specificante per tutta l'umanità. La politica, invece, riguarda gruppi sociali chiusi, ristretti. Ovviamente uno dei concetti fondamentali con cui il diritto ha a che fare è il concetto di giustizia in quanto diritto e giustizia sono concetti fortemente correlati. Ma quali sono i contenuti della giustizia? Cos'è che caratterizza la giustizia? Quali sono i concetti della giustizia? D'Agostino ne individua tre: CRITERI DELLA GIUSTIZIA

L'alterità: La giustizia è un principio che regola i comportamenti relazionali, cioè di "me" con altre persone. "Io" non posso stabilire ciò che è giusto soltanto per me, ma lo devo fare sempre in rapporto con le altre persone . "Justizia est ad alterum".

La libertà: Cioè la giustizia è un valore che tende a creare una situazione nella quale la coesistenza di tanti individui è caratterizzata dalla libertà di ciascuno individuo, per cui ogni comportamento di ogni individuo deve essere libero, ma libero fino al punto in cui la libertà non invada la libertà altrui. Cioè la giustizia tende a creare un ordine nel quale ogni individuo ha la capacità di esprimere la propria libertà;

L'eguaglianza: inteso non nel senso che per la giustizia tutti gli uomini devono essere uguali perché, ovviamente, ci sono delle differenze di capacità che tendono a differenziare gli uomini, ma, nel senso che la giustizia elimina ogni privilegio, cioè, permette ad ogni individuo nell'ambito della struttura sociale di non essere inferiore all'altro perchè quest'ultimo gode d un privilegio. Cioè la giustizia è un principio che tende ad eliminare i privilegi e a far sì che tutti quanti possano avere dei punti di partenza comuni, sulla base delle proprie capacità.

Il diritto, ovviamente,è correlato al principio di giustizia che si caratterizza di tre elementi L'alterità, la libertà e l'uguaglianza (leggere paragrafo 6 Limiti del Diritto).


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