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Il Massiccio del Pollino




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Il Massiccio del Pollino


Il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1990, e' una delle aree protette piu' vaste d'Europa. Diviso fra Basilicata e Calabria, comprendente i gruppi montuosi del Pollino e dell'Orsomarso, abbraccia nel versante cosentino 32 comuni. Ecosistema ricchissimo e di grande interesse scientifico, ospita varieta' botaniche e faunistiche molto rare: il secolare Pino Loricato, emblema del Parco, l'abete bianco, le faggete pressoche' intatte, quindi il lupo, il capriolo, la lontra, l'aquila reale e il capovaccaio. La presenza di numerosi corsi d'acqua - Lao, Argentino, Raganello,- costellati di cascate e sorgenti accresce l'interesse paesaggistico del Parco, che con la varieta' incredibile dei suoi scenari consente di praticare gli sport piu' diversi, dall'alpinismo al rafting, dal torrentismo allo sci di fondo, dall'escursionismo fino alle avventure speleologiche. Il Parco Nazionale del Pollino ospita inoltre numerosi centri di interesse storico-archeologico come Scalea, Papasidero, Mormanno, Laino, Morano, Castrovillari, Civita, e comunita' di grande rilievo socio-culturale quali quelle albanesi di Frascineto, Lungro, Plataci. Numerosi anche i santuari, come quello della Madonna delle Armi a Cerchiara, e i conventi, come quello del Colloreto, che meritano senz'altro di essere visitati.

Guardiano imponente della terra calabra il maestoso massiccio calcareo-dolomitico del Pollino comprende la vetta piu' elevata di tutta la regione, la Serra Dolcedorme (2266 m.), e molte altre cime che raggiungono o superano i 2000 m. Custode di una natura incontaminata e spesso indomita il Pollino e' un gigantesco museo ambientale che non conosce orari. Divenuto Parco Nazionale dal 1990, costituisce una delle aree protette piu' grandi d'Europa. Il patrimonio vegetale, ineguagliabile, annovera autentici endemismi quali il Pino loricato, gli abeti bianchi e il pino nero. Rara e varia la fauna tra cui spiccano il lupo, il capriolo, la lontra, il gatto selvatico, il cinghiale, l'aquila reale, il corvo imperiale, il capovaccaio, il picchio nero. Ammantato da una foresta immensa, fitta e a tratti impenetrabile, con suggestive pianure d'alta quota (tra i 1500-1900 m. s.l.m.), dolcemente ondulate e tipicamente alpine, che si aprono fra vette innevate e canyon profondi, il Pollino presenta una straordinaria ricchezza paesaggistica. Valli profondissime, strapiombanti pareti rocciose su cui si spalancano gole spettacolari e grotte mozzafiato, acque impetuose e cristalline caratterizzano un territorio che e' anche luogo di storia e tradizioni antichissime: dai reperti paleolitici di Papasidero, ai siti archeologici della colonizzazione greca, dalle isole etnico-linguistiche di origine albanese, fino ai paesi arroccati sui monti, autentici gioielli architettonici della provincia cosentina



Pollino, secondo Gabriele Barrio , deriverebbe dal verbo greco ' polleo ', in relazione al potere taumaturgico attribuito a molte piante officinali che allignano sul massiccio.

Gerad Rohlfs, invece, propende per il latino 'Mons Apollineus' con riferimento al Dio Apollo.

Altra etimologia vorrebbe infine il toponimo

derivante dal latino 'pullus' ossia animale, nel senso delle frequenti nascite nelle greggi e nelle mandrie che su questi monti praticano da sempre la transumanza e l' alpeggio.


 



Il Parco Nazionale del Pollino, a cavallo tra la Basilicata e la Calabria, comprende oltre che il Massiccio del Pollino, i Monti di Orsomarso e il Monte Alpi di Latronico. Con i 2267 m. di altezza s.l.m. della Serra Dolce Dorme rappresenta il rilievo più alto dell' Appennino Meridionale. Il paesaggio si diversifica notevolmente: mentre a nord discende dolcemente verso i fiumi Sinni e Mercure-Lao, a sud si presenta aspro e accidentato. Alcuni fiumi sono circondati da lussureggiante vegetazione boschiva, come il Peschiera, altre imprigionati all'interno di profonde gole come il Raganello, Argentino e Lao; se il calcare è la roccia dominante non mancano formazioni come la Timpa delle Murge con i suoi 'cuscinetti di lava'; ai dolci pendii boscosi si contrappone la maestosa Timpa di San Lorenzo con i suoi 800 metri di parete verticale; nonostante il suo carattere di montagna mediterranea, ai piani di Pollino non è difficile riconoscere i circhi e le morene glaciali 'fossili' e scoprire fiabeschi paesaggi nordici.



Vette Maggiori: Serra Dolcedorme (2.267), Monte pollino (2.248), Serra delle Ciavole (2.127), Serra di Crispo (2.053), Serra del Prete (2.181), Cozzo del Pellegrino (1.987), Monte Palanuda (1.632), La Mula (1.935), La Montea (1.827)

Principali corsi d'acqua: Sinni (Km 96.7), Lao (Km 63.7), Coscile (Km 99), Esaro (Km 43.8), Sarmento (Km 36), Raganelo (Km 32), Frido (Km 25), Abatemarco (Km 20), Argentino (Km 18.5), Peschiera (Km 16.6), Rosa (Km 20)


Il Pollino è uno dei nuovi Parchi Nazionali. E' stato istituito con D.P.R. 15.11.1993.

Comprende i territori di 56 Comuni: 32 in provincia di Cosenza, 22 in provincia di Potenza e 2 in provincia di Matera.

Ha un'estensione di 192.565 ettari ed una popolazione residente di 170 mila abitanti.

L'intera zona, sottoposta a speciale tutela, ai sensi della Legge quadro n.394/1991 sulle aree protette, è costituita dai Massicci del Pollino e dell'Orsomarso.
E' una catena montuosa dell'Appennino meridionale, a confine tra la Basilicata e la Calabria, immersa nel cuore del Mediterraneo. Ha vette tra le più alte del Mezzogiorno d'Italia, coperte di neve per ampi periodi dell'anno, da novembre a maggio. Dalle sue cime, oltre i 2200 metri di altitudine sul livello del mare, si colgono, ad occhio nudo, ad ovest le coste tirreniche di Maratea, di Praia a Mare, di Belvedere Marittimo e ad est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.
Vi si accede dalle strade litoranee e dalle linee ferroviarie tirreniche e ioniche, dall'autostrada Salerno - Reggio Calabria, tra gli svincoli di Lauria e di Frascineto, dalle fondovalli del Sinni e del Sarmento e dalle strade lungo il Raganello, il Coscile, l'Esaro, il Lao, il Mercure, il Frido.
La natura e la cultura del Pollino, il quadro globale e unitario del suo patrimonio fisico ed umano, multiforme e complesso, vasto e diverso, spaziano da valori naturalistici, geomorfologici, vegetazionali, botanici, faunistici, a valori paesaggistici, storici, archeologici, etnici, antropologici, culturali, scientifici, unici ed irripetibili.
E' un ecosistema delicatissimo ed eccezionale, con rocce, suoli, piante, animali, climi, attività umane, dimore e paesi che mutano scenario e fascino da cima a cima, da vallata a vallata, da luogo a luogo, da stagione a stagione, in un continuo e sorprendente alternarsi di risorse, di spettacoli, di viste, di colori, di suoni, di vite.La parte di natura più 'prestigiosa' e più rinomata è fatta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine tettonica, di dirupi, di gole profondissime, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli di alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali, di massi erratici. Sono le Serre del Dolcedorme, del Pollino, del Prete, di Crispo, delle Ciavole, i Piani del Pollino, la Timpa San Lorenzo, la Falconara, la Timpa delle Murge, la Timpa di Pietrasasso, i Monti Caramolo, La Mula, La Montea, Palanuda, il Timpone Scifarello, il Cozzo del Pellegrino, i Piani di Campolongo, di Novacco.
Tra queste cime, sui costoni e le balconate volteggia imperiosa l'aquila reale e vegeta un relitto dell'ultima glaciazione, una rarità. Il simbolo del Parco il: 'Pino Loricato'.
A presidio di questa natura, più nascosta, più selvaggia, più arcana, si estendono sulle pendici delle montagne immensi, fitti, impenetrabili boschi di faggio, di castagno, di cerro, coperti di muschio, tappezzati di funghi, di frutti e di erbe aromatiche, popolati di fauna in via di estinzione: il lupo appenninico, il capriolo di Orsomarso, l'aquila reale, il picchio nero, il falco pellegrino, il gufo reale, il corvo imperiale.
Nelle zone di Cugno Cumone, di Cugno Ruggero, di Cugno dell'Acero, è presente l'associazione abete-faggio, un'altra rarità botanica, sopravvissuta anch'essa all'era glaciale.
Tra tutti questi luoghi sgorgano sorgenti di acqua limpida e pura, di acqua fredda, che scende a valle a riempire le gole del Raganello, del Lao, del Rosa, i fiumi Frido, Peschiera, Argentino, Abatemarco.
Gli spazi aperti, poi, si riempiono di altra natura, più semplice, ma ugualmente amena, suggestiva, salutare, con un paesaggio che si adagia sui campi ancora coltivati a grano, si popola di capre, di pecore, di mucche, si copre di piante, di peri selvatici, di agrifogli, di rovi, di vischio, di biancospini, di ginestre, di cardi, di fiori, di viole, di papaveri, di peonie, di orchidee.
Il paesaggio si fa ancor più vario, coltivato, umano.
E' il paesaggio agrario, modellato e curato da secoli, quotidianamente, dalla mano sapiente dell'uomo con attività tradizionali di coltivazione, di semina, di raccolta, di trebbiatura e di allevamenti, di pascoli, di mungitura, di lavorazione del latte, di produzione di 'soppressate' e di prosciutti, di trasformazione della ginestra, di tessitura, con mestieri ancora in uso, malgrado il progresso tecnologico, lungo i tratturi della vita agropastorale, della transumanza, lungo le vie d'acqua, nei vecchi mulini.
Sono risorse, anche queste, preziose, rare, uniche per l'habitat naturale ed umano che le contiene.
Appartengono a luoghi lontani dalle città e dalle fabbriche, dalla civiltà moderna dei consumi, delle macchine, delle immagini della televisione, dei ritmi frenetici della vita.
Qui l'uomo scandisce il suo tempo con il sorgere ed il calar del sole, con il mutar del clima e delle stagioni.
Siamo sul pendio della montagna, dove le fiumare e le gole segnano le valli e i paesi stanno di guardia.
I terreni si chiudono in reticoli e trame, disegnate da strade e viuzze, da recinti; i campi, gli orti si infittiscono di lavori, di presenze umane, di vita di comunità.
E' il territorio antropizzato; sono gli abitati, i centri storici, Laino Castello, Papasidero, Orsomarso, Aieta, Terranova di Pollino, San Severino Lucano, Viggianello, Rotonda; sono i rinvenimenti archeologici e paleontologici, l'elephas antiquus della Valle del Mercure, il bos primigenius della Grotta del Romito; sono le preesistenze storiche, artistiche, architettoniche, monumentali, i ruderi di castelli, di rocche, di fortificazioni, di conventi e monasteri, del Colloreto, del Sagittario, del Ventrile, di santuari, della Madonna delle Armi, di Santa Maria della Consolazione, di chiese e cappelle, della Madonna del Pollino, della Madonna del Pettorruto, di cupole basiliane, di comunità etnico-linguistiche di origine albanese del XIV-XV secolo, di Acquaformosa, di Lungro, di San Basile, di Frascineto, di Civita, di Plataci, di Castroregio, di San Paolo e di San Costantino Albanese.
Sono i resti materiali della cultura locale, le architetture spontanee, le case in pietra, i tessuti urbani e gli spazi di vita sociale dei vicoli, degli slarghi, delle scalinate, i selciati, gli arredi, i fregi, i decori, i portali ad opera degli scalpellini locali, le ringhiere in ferro battuto, i portoncini in legno, i tessuti di lana, di ginestra, gli utensili da lavoro e di vita domestica, gli angoli della dimora contadina, il focolare, il telaio, i costumi.
Le comunità tramandano ancora usi, tradizioni popolari, lingue, canti, danze, riti, feste civili e religiose di antichissima origine, caratteri socio-culturali ed etno-antropologici di una cultura autoctona e di una identità fortemente radicate.
Dal volto scuro, asciutto, indurito, segnato dal sole, dal freddo e dalla fatica dei giorni, dei mesi, degli anni trascorsi all'aperto, della vita agropastorale dell'uomo e dagli spazi vasti e diversi, di rilevantissimo valore e rarità, della natura si compone un mondo unico e originale, il Pollino, un grande Parco Nazionale.

La Storia del Parco

Parco di carta, parco-accademia, parco-fantasma, parco-telenovela, parco di Penelope, parco filosofale: queste le tante definizioni attribuite al Parco del Pollino. Questa abbondanza di appellativi deriva dal fatto che nessuna altra area protetta in Italia è riuscita ad eguagliare il primato in dibattiti, studi, progetti, piani, tutti immancabilmente finiti nel nulla. Un fiume di parole che viene da molto lontano se già nel lontano 1958, per fare il punto sulla necessità della valorizzazione del massiccio veniva pubblicato il volume 'Precedenti storici per la valorizzazione scientifica e turistica del Pollino', a cura del castrovillarese A. Miglio.

Il 1958 comunque può essere considerato l'anno in cui i grandi valori naturalistici e culturali del Pollino si affacciano per la prima volta sulla scena nazionale. E' infatti, nel giugno di quest'anno che viene presentato alla Camera dei Deputati un 'Progetto di Legge per la Valorizzazione del Pollino' e nell'agosto dello stesso anno viene celebrata a Piano Ruggio la VII Festa Nazionale della Montagna. Ritroveremo poi l'area del Pollino in tutti gli elenchi di ambienti naturali italiani da tutelare, a partire dalla prima enunciazione di A. M. Simonetta apparsa su Casabella nell'aprile del 1964.

Il Pollino è stato il terreno di scontro di tante battaglie ambientaliste, in particolare per il WWF. Nel febbraio del 1968 la neonata associazione presentò a Potenza una 'Proposta di un parco nazionale calabro-lucano del Pollino'. Contemporaneamente all'idea proposta dal WWF, veniva presentato il progetto 'Pollinea' dal Consorzio per il Nucleo di Industrializzazione del Golfo di Policastro, che prevedeva oltre a improbabili stazioni sciistiche, la costruzione di strade in quota che, se realizzate, avrebbero smembrato il 'cuore' del parco.

A questo primo tentativo di speculazione ne succedette un altro nel 1970 con il progetto presentato dalla società OTE del gruppo EFIM-INSUD. Un progetto impostato con vedute faraoniche che inglobava l'intero massiccio in una grande città delle nevi. Nello stesso anno il CNR incarica un'equipe di illustri naturalisti del WWF, tra cui Valerio Giacomini, Franco Tassi e Fulco Pratesi, pietre miliari dell'ambientalismo italiano, per l'elaborazione di un 'Piano d'assetto naturalistico territoriale del Parco Nazionale Calabro Lucano del Pollino'.

Il progetto elaborato, oltre a graduare il territorio in diversi livelli di tutela e protezione, dimostrò per la prima volta, attraverso un'attenta analisi costi-benefici, come la conservazione della natura fosse più redditizia dei progetti speculativi sopra citati.

Questo studio rappresenta la prima indagine scientifica, al di fuori di ogni pregiudizio, tendente a dimostrare come l'istituzione di un'area protetta, oltre a proteggere e tutelare l'ambiente, risulti un'occasione di sviluppo e non di svantaggio per le popolazioni locali. Analoga ricerca venne commissionata nel 1990 dal WWF al NOMISMA per il Parco d'Abruzzo.

La Regione Basilicata nel marzo del 1973 pubblica un libro bianco tentando un compromesso tra le due ipotesi contrapposte presentate dal WWF e dall'EFIM. Questo documento comunque ebbe il merito di produrre una iniziativa legislativa con la quale la Regione Basilicata proponeva alla Regione Calabria l'elaborazione congiunta di un 'Progetto speciale per la valorizzazione del Pollino'.

L'iniziativa non ebbe seguito, e ciò indusse la Regione Basilicata ad assumersi il compito di portare avanti la proposta con la formula di Parco Regionale. Il 29 agosto 1977 veniva bandito un concorso di idee per la creazione di un parco naturale nel versante lucano del Massiccio. Il concorso venne vinto da un Gruppo Interdisciplinare di studio coordinato dall'arch. Ferrara e composto da numerosi studiosi, tra i quali il prof. Valerio Giacomini, il prof. Alberto Simonetta, il prof. Umberto Bagnaresi, l'arch. Augusto Cagnardi, il dr. Giampietro Rota, l'ing. Annibale Formica. Il gruppo vincitore, quattro anni dopo, nel luglio del 1981, consegna alla Regione il PROGETTO POLLINO, sei volumi che sintetizzano le analisi e le proposte elaborate, di cui nel dicembre 1985, sarà approvato soltanto il Piano Territoriale di Coordinamento. Il Parco Regionale del Pollino, sebbene istituito con L.R. n. 3/1986, non è stato mai messo in condizione di avviare la benché minima attività di gestione.

Lo stato italiano si occuperà del Pollino in modo episodico e anomalo, basti pensare che l'istituzione del parco nazionale avverrà con l'art. 18 della legge finanziaria n. 67 del 1988. Due anni dopo, nel 1990, con un decreto ministeriale si fisserà la perimetrazione provvisoria e le misure di salvaguardia.

Il Parco Nazionale del Pollino si avvia, di fatto, a diventare una realtà solo nel 1993 con l'istituzione dell'Ente e nel 1994 con la costituzione degli organi di gestione.


Il Massiccio dell'Aspromonte

Istituito nel 1994, il Parco Nazionale dell'Aspromonte si estende su una superficie di circa 78.000 ettari e comprende l'omonimo massiccio granitico-cristallino, la dorsale della Melia e i piani di Limina. Esso presenta una straordinaria varieta' paesaggistica: il versante tirrenico e' caratterizzato da terrazzamenti a strapiombo sul mare, quello ionico, dall'aspetto aspro e selvaggio, e' contraddistinto da monumentali formazioni rocciose create dall'azione modellante del vento e dell'acqua, e da profonde gole incise dai turbinosi torrenti che spesso danno vita a suggestive cascate; qui e' possibile inoltre ammirare uno dei pochi laghi a sbarramento naturale del mondo, il Costantino, formatosi nel 1973. Ricchissimo il patrimonio botanico del parco: a bassa quota, coltivazioni di ulivi e agrumi, una folta macchia mediterranea e ampie distese di querceti, e, ad alta quota invece, immensi boschi di pino laricio e faggio, spesso misti ad abete bianco. Quanto alla fauna, oltre ai lupi, alle volpi e ai gatti selvatici, il parco rappresenta l'habitat ideale anche per il picchio nero, il nibbio reale, l'aquila del Bonelli e, durante la stagione migratoria, per il falco pecchiaiolo o dello Stretto. Durante l'inverno e' possibile praticare sci alpino, nella stazione di Gambarie, e di fondo, lungo il sentiero che va dal Moltalto alla Valle Infernale; negli altri periodi dell'anno si possono invece fare trekking ed escursioni guidate. L'area protetta, che ricade nella provincia reggina, comprende ben 37 comuni; tra questi vi sono centri di grande interesse storico-archeologico come Samo, Pentedattilo e Amendolea, e importanti comunita' grecaniche come Roghudi, Bova e Galliciano'. Da segnalare infine le terme di Antonimina e il santuario di Polsi, famoso per il culto mariano.


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