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Mercato unico e unione europea




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MERCATO UNICO E UNIONE EUROPEA

1° gennaio 1993: si realizza il Mercato Unico

Si è celebrato nel 1° Gennaio 1993 un avvenimento fondamentale nella storia della Comunità europea: il passaggio dal Mercato comune al Mercato unico.



Con l'Atto unico del 1987 i dodici Paesi che costituivano la Comunità economica europea si erano impegnati a realizzare, entro il 31 dicembre 1992, uno spazio senza frontiere interne nel quale fosse assicurata la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali.

In ogni caso, se al 1° Gennaio '93 non è ancora entrato in vigore tutto ciò che era stato previsto dall'Atto unico del 1987, sono state tuttavia poste le condizioni per il superamento degli ostacoli burocratici e tecnici che hanno ritardato la realizzazione degli impegni presi in quell'occasione.

Il successivo trattato di Maastricht ( 7 febbraio 1992), infatti, rafforzando la Comunità Europea delineata dal trattato di Roma e dall'Atto unico europeo, ha istituito l'Unione Europea, della quale il Mercato unico costituisce la base necessaria.



UNIONE EUROPEA

Vera e propria unione economica oltre che unione doganale e mercato comune, sorse con il compito di "promuovere", mediante l'instaurazione di un mercato comune e il graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell'insieme della comunità, un'espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni tra gli Stati che a essa "partecipano". In base al suo trattato istituitivo dovevano essere aboliti i dazi doganali e le restrizioni quantitative agli scambi, istituita una tariffa doganale comune e permessa la libera circolazione dei lavoratori, dei capitali e dei servizi. Inoltre doveva essere adottato un regime che garantisse la libera concorrenza e dovevano essere praticate politiche comuni in campo commerciale.

L'Unione Europea (U.E.) è una comunità sancita nel Trattato di Maastricht, firmato il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993 dopo la ratificazione dei 12 Stati membri della Comunità Europea, ai quali nel 1994 si sono aggiunte Austria, Finlandia e Svezia.

Con il raggiungimento dell'obiettivo del mercato interno, i "12" hanno dato impulso verso una nuova dimensione della Comunità.

La Comunità Economica Europea (C.E.E.) vede estese le sue competenze in particolare relativamente:

all'unione economica e monetaria, la quale ha come obiettivo la creazione di una moneta unica.

in materia di politica estera e sicurezza comune.

alla cooperazione fra le forze di polizia e gli organi di giustizia retti da procedure di coordinazione fra i governi degli Stati membri.

I settori oggetto di nuove disposizioni sono: i fondi di sviluppo strutturale, la ricerca, l'ambiente e le relazioni estere.

Al primo settore sono ridefinite le forme dei tre fondi strutturali già esistenti, FSE (Fondo sociale), FEDER (Fondo di sviluppo economico regionale) e FEOGA (Fondo d'orientamento e di garanzia agricola).

Nel campo della ricerca e dello sviluppo, il trattato dell'Unione Europea configura nuovi programmi pluriennali.

La politica dell'ambiente si arricchisce del nuovo principio di "precauzione" e del principio "chi inquina paga".

Per quanto riguarda le relazioni estere della Comunità, questa si sostituerà  più spesso che nel passato agli Stati membri per condurre le negoziazioni e gli accordi commerciali internazionali a carattere economico.



Il trattato dell'Unione Europea apre alla Comunità dieci nuovi campi d'azione, alcuni già presenti allo stato embrionale nell'Atto unico europeo. Si tratta della cittadinanza europea, dell'educazione, della formazione professionale, della cultura, della salute pubblica, della protezione dei consumatori, delle reti transeuropee, dell'industria, della politica sociale e della politica economica e monetaria.

Nel maggio 1998, a Bruxelles, si è deciso quali dovessero essere gli undici Paesi fondatori dell'Unione Economica e Monetaria secondo i parametri stabiliti dal Trattato di Maastricht. Tra loro è stata annoverata anche l'Italia che, per raggiungere l'obiettivo, aveva dato l'avvio, nei mesi precedenti, a una rigorosa manovra di riduzione del deficit pubblico. Contemporaneamente si sono stabiliti gli statuti della Banca Centrale Europea.

L'Unione Economica e Monetaria (U.E.M.), istituita nel 1998, è l'unione dei Paesi che hanno aderito all'euro, la moneta unica europea entrata in vigore il 1° gennaio 1999 per quanto riguarda le operazioni non in contanti. Verrà introdotta gradualmente nella contabilità delle banche e delle aziende e circolerà liberamente dal 1°gennaio 2002, fino a sostituire le valute nazionali nel termine di due mesi. In base al rispetto dei criteri di convergenza, sanciti dal trattato di Maastricht, ne fanno parte 11 Stati: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, Paesi per i quali sono stati irrevocabilmente fissati i tassi di cambio delle rispettive valute nei confronti dell'euro. Ne restano esclusi Grecia e Svezia, non ancora in regola, Regno Unito e Danimarca, per propria scelta.

Due i capisaldi dell'U.E.M.:

il coordinamento delle politiche economiche

il Sistema Europeo delle Banche Centrali Nazionali

L'obiettivo prioritario della Banca Centrale Europea (B.C.E.) è la stabilità dei prezzi dell'area dell'euro nel suo complesso. Deve inoltre, in collaborazione con le singole Banche Centrali Nazionali che hanno compiti di supervisione diretta sui sistemi nazionali dei pagamenti, promuovere l'efficienza e la sicurezza dei pagamenti all'interno dell'area dell'euro.

Il trattato di Maastricht sancisce la completa indipendenza del Sistema delle Banche Centrali Europee nei confronti delle interferenze politiche.

Gli undici Stati aderenti hanno realizzato percorsi di avvicinamento all'unificazione monetaria molto diversi, soprattutto in considerazione del fatto che le condizioni macroeconomiche di partenza si presentavano fortemente differenziate in termini di inflazione, finanza pubblica, tasso di cambio e tassi di interesse dei singoli Paesi.

L'area dell'euro svolgerà indubbiamente un ruolo sempre più importante nel caratterizzare le condizioni macroeconomiche globali. Benchè sia un'area tradizionalmente aperta nei confronti dei suoi partner commerciali, gli sviluppi nelle economie interne degli Stati dell'Eurosistema saranno di gran lunga più importanti dei fattori esterni nella determinazione della solidità della moneta europea. Aperte rimangono sfide essenziali per la creazione di una moneta forte: il superamento dell'elevato livello di disoccupazione che si registra in tutti i Paesi aderenti e la correzione dei forti squilibri fiscali ancora presenti in Europa.

L'obiettivo è la ricerca della massima armonizzazione delle politiche fiscali e di finanza pubblica e della promozione di riforme strutturali volte ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro e il livello di concorrenza nei mercati dei prodotti. Tale linea contribuirà a incrementare la competitività e la redditività nel settore delle imprese, promuovendo gli investimenti, sostenendo e incoraggiando quella crescita dell'occupazione che nel 1999, seppur gradualmente, ha ripreso a manifestarsi.

Nel marzo del 2003 il parlamento europeo ha deciso di allargare l'unione con altri dieci paesi. Questa volta sono entrati anche paesi dell'Est Europa: Cipro, Malta, repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Slovenia, Slovachia, Estonia, Lettonia e Lituania. L'allargamento a Est dell'Europa è una delle principali sfide che l'Europa dovrà affrontare nei prossimi anni.


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