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L'Argentina




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L'Argentina è uno stato dell'America meridionale, delimitato a nord dalla Bolivia e dal Paraguay; a est dal Brasile, dall'Uruguay e dall'oceano Atlantico; a ovest e a sud dal Cile. Il territorio si estende, in direzione nord-sud, per circa 3330 km; da ovest a est l'ampiezza massima è di circa 1384 km. Il paese comprende la parte orientale dell'isola della Terra del Fuoco, oltre ad alcune isole minori situate al largo della costa orientale, tra cui l'isola degli Stati. La superficie del paese è di 2.780.092 km ; è il secondo paese dell'America meridionale, per estensione, dopo il Brasile. Con le isole dell'Atlantico meridionale, una parte dell'Antartide e le isole Falkland (che sono rivendicate dall'Argentina) l'estensione territoriale del paese raggiunge i 2.808.602 km . Il suo litorale ha un'estensione di 2665 km. La capitale è Buenos Aires, una metropoli di 12.538.007 abitanti (1991).




Territorio

L'Argentina ha un territorio molto vasto che comprende pianure, colline e rilievi montuosi assai elevati. Il confine occidentale del paese è segnato interamente dalla catena delle Ande, il più esteso e imponente sistema montuoso dell'America meridionale. Per un lungo tratto, lo spartiacque continentale definisce il confine cileno-argentino. Le Ande della Patagonia sono uno dei settori meno elevati della catena, e solo alcune vette superano i 3600 m di altitudine. Dall'estremità nordoccidentale della Patagonia fino al confine con la Bolivia, la parte occidentale dell'Argentina è occupata dalla cordigliera andina principale, che raggiunge le massime elevazioni, con numerosi picchi che superano i 6800 m. L'Aconcagua (6960 m) è la massima vetta del paese, oltre che del continente. Altre vette di rilievo sono l'Ojos del Salado (6863 m), il Tupungato (6800 m) e il Mercedario (6770 m). Nella parte centrale del paese si estende, in direzione nord-sud, una modesta catena montuosa, la Sierra de Córdoba, la cui massima elevazione è il Champaquí, di 2884 m.

La parte orientale del paese è costituita da una vasta pianura con alcune ondulazioni, che non superano i 600 m di altezza. A nord si estende la regione pianeggiante conosciuta come il Chaco (Chaco Austral e Central), che continua, a nord, nel Paraguay (Chaco Boreal). La Pampa si estende a sud del Chaco per circa 1600 km; è una regione pianeggiante ed è caratterizzata da vegetazione erbacea e arbustiva e da scarse precipitazioni. La Patagonia, la selvaggia regione situata a sud della Pampa, è costituita prevalentemente da aride steppe.

Idrografia

L'Argentina è attraversata da numerosi grandi fiumi. Il maggiore è il Paraná, che attraversa la regione centro-orientale del paese. Si ricordano poi l'Uruguay, che segna il confine con l'Uruguay, e il Paraguay, che è il maggiore affluente del Paraná. Lungo la costa orientale del paese si apre il Rio de la Plata, il profondo estuario formato dalla confluenza dei fiumi Paraná e Uruguay. Il sistema Paraná-Uruguay è navigabile per quasi 3200 km. Le famose cascate dell'Iguaçu si trovano nell'estremità nordorientale del paese, nel punto di incontro tra i confini del Paraguay, del Brasile e dell'Argentina. Altri fiumi di rilievo sono il Río Colorado, che sfocia nella baia di Bahía Blanca, il Río Salado, affluente di destra del Paraná, e il Río Negro. Nella regione del Chaco e nella Pampa alcuni grandi fiumi sfociano in laghi e paludi o spariscono nel sottosuolo. Numerosi sono i laghi, in particolar modo nelle Ande patagoniche. I più noti sono quelli situati nella regione circostante il centro turistico invernale di San Carlos de Bariloche.

Clima

La maggior parte del paese ha un clima temperato, fatta eccezione per una ristretta area situata nel Chaco Central, caratterizzata da clima tropicale. Nei pressi di Buenos Aires, la temperatura media annuale è di circa 16 °C, mentre le medie di gennaio e luglio sono di 10 °C e di 23 °C. Le temperature più elevate si registrano nella parte settentrionale, situata in prossimità del Tropico del Capricorno (vedi Tropici), dove si sono occasionalmente raggiunti massimi di 45 °C. Le condizioni climatiche più rigide si registrano nelle zone più elevate delle Ande, nella Patagonia e nella Terra del Fuoco. Nella parte occidentale della Patagonia le temperature medie invernali sono di circa 0 °C. Nella maggior parte delle zone costiere, l'oceano esercita la sua influenza mitigatrice sulle temperature.

Le precipitazioni variano a seconda delle regioni. Nel nord, in corrispondenza del clima tropicale-umido, si hanno valori assai elevati (anche 1800 mm annui), mentre a sud e a ovest, dove le condizioni climatiche possono essere definite semiaride, i valori oscillano tra i 200 e i 400 mm annui. A Buenos Aires le precipitazioni si aggirano sui 950 mm annui.

Le risorse naturali

La maggiore risorsa dell'Argentina consiste nella Pampa, la vasta pianura che viene sfruttata per il pascolo del bestiame e per la coltivazione del frumento. Recentemente però anche le risorse minerarie del paese, specialmente i giacimenti di petrolio e di gas naturale situati al largo della costa, hanno assunto un'importanza economica notevole.

Popolazione

La popolazione dell'Argentina ammonta a circa 34.264.000 abitanti (1995). Circa l'85% è di origine europea. In Argentina, a differenza della maggior parte dei paesi sudamericani, c'è una bassa percentuale di meticci, cioè di individui nati dall'incrocio tra europei e popolazioni autoctone. Il paese ha conosciuto, tra il 1850 e il 1940, una massiccia immigrazione di europei, principalmente italiani (il 35% degli immigrati) e spagnoli (il 24%), ma anche francesi, inglesi, tedeschi, russi ecc. Più di un terzo della popolazione vive nella zona di Buenos Aires e circa l'85% vive in aree urbane.

La lingua ufficiale è lo spagnolo, che è parlato dalla maggioranza degli abitanti. È diffuso l'italiano, oltre a numerosi idiomi amerindi. La grande maggioranza della popolazione è cattolica (92%). I protestanti sono circa 350.000, mentre l'ebraismo è professato da circa 500.000 persone.

Suddivisioni amministrative e città principali

L'Argentina è suddivisa in 23 province, un Distretto Federale autogestito, che comprende la città di Buenos Aires e alcuni dei suoi sobborghi, le zone dell'Antartide rivendicate dall'Argentina e diverse isole dell'Atlantico meridionale. La Terra del Fuoco, precedentemente riconosciuta come nazione a sé stante, è divenuta una provincia argentina nel 1993.

Le province sono raggruppate in cinque grandi zone: il Litoral, che comprende la regione di Buenos Aires (esclusa la città stessa), Chaco, Corrientes, Entre Ríos, Formosa, Misiones e Santa Fe; il Norte, che comprende le province di Jujuy, Salta, Santiago del Estero e Tucumán; il Centro, con le province di Córdoba, La Pampa e San Luis; la regione andina, costituita dalle province di Catamarca, La Rioja, Mendoza e San Juan; la Patagonia, con le province di Chubut, Neuquén, Tierra del Fuego, Río Negro e Santa Cruz.

Tra le principali città si ricordano Cordova (1.148.305 abitanti, 1991), importante centro manifatturiero e sede di università; il porto fluviale di Rosario (1.095.906 abitanti); La Plata (640.344 abitanti), capoluogo della provincia di Buenos Aires; Mar del Plata (519.707 abitanti), centro di villeggiatura sulla bocca del Rio de la Plata; San Miguel de Tucumán (622.348 abitanti), centro manifatturiero; Salta (370.302 abitanti), celebre per i suoi numerosi edifici in stile coloniale; e Mendoza (773.559 abitanti), importante centro agricolo.

DEMOGRAFIA

Popolazione: 34.000.000

Regione: America Meridionale

Incremento demografico: 1,2% (1993-1997)

Densità di popolazione: 13 abitanti per chilometro quadrato

Popolazione urbana: 88,1% (1997)

Popolazione rurale: 11.9% (1997)

Speranza di vita alla nascita femmine: 76 anni (1997)

Speranza di vita alla nascita maschi: 69 anni (1997)

Tasso di mortalità infantile: 32 morti per 1.000 nati vivi (1993)

Tasso di scolarizzazione: 95% (1997)

Gruppi etnici:



Discendenti degli immigrati europei: 85%

Meticci, indigeni americani e altri: 15%

Religioni:

Cattolici: 91%

Protestanti: 2%

Ebrei: 2%

Altre religioni: 5%

Lingue:

Spagnolo(lingua ufficiale), inglese, italiano, tedesco,francese, lingue indigene.

 























Risorse economiche

L'economia dell'Argentina si basa principalmente sull'agricoltura e sull'allevamento. Recentemente sia l'industria mineraria che quella manifatturiera hanno registrato una forte crescita. L'Argentina è una delle prime nazioni al mondo per la produzione di bestiame e di frumento, a cui sono legate anche le attività manifatturiere. Il prodotto nazionale lordo nel 1990 era di circa 76.491 milioni di dollari USA, con un reddito pro capite di circa 2370 dollari (dati della Banca mondiale 1988-1990).


Agricoltura

L'agricoltura produce ogni anno quantitativi che, oltre a coprire il fabbisogno nazionale, alimentano il mercato dell'esportazione. Più del 50% del territorio argentino viene utilizzato per il pascolo di ovini e bovini, circa il 10% è coltivato, mentre i boschi e le foreste occupano più del 18%. L'Argentina è uno dei principali produttori mondiali di frumento (106.800.000 quintali nel 1994). Altre colture di rilievo sono il mais, l'avena e l'orzo. L'area da cui proviene quasi tutto il frumento prodotto dal paese è la Pampa. Lungo le rive del Río Negro, in aree ben irrigate, sono presenti colture intensive di alberi da frutta, di canna da zucchero e di viti.

La maggiore industria argentina è quella legata alla macellazione del bestiame, alla conservazione delle carni e alla lavorazione del latte. La produzione di carne (bovina, ovina ed equina) nel 1994 è stata di 3.574.000 tonnellate, mentre quella di latte ha superato abbondantemente le sette tonnellate. Un altro settore importante è quello della produzione di lana (51.000 tonnellate nel 1994). Quasi il 40% degli ovini viene allevato in Patagonia. Un'importante voce dell'allevamento è quella equina: i cavalli argentini sono molto apprezzati a livello internazionale per le corse e per il gioco del polo.

Gli utili provenienti dalle carni e dalle pelli nel 1989 furono di circa 11.000 milioni di dollari, circa l'11% degli utili totali delle esportazioni.


Risorse forestali e pesca

La maggior parte delle foreste non viene sfruttata. I tipi di legname più utilizzati per la produzione della cellulosa sono l'olmo e il salice; il quebracho bianco viene invece usato come legna da ardere, quello rosso per la conciatura del cuoio e il cedro per la produzione di mobili. Altri legnami importanti per l'economia argentina sono il pino, il cipresso, la quercia e l'araucaria.

La pesca, che offre grandi potenzialità, non è ancora pienamente sfruttata, nonostante la crescita costante che ha avuto negli anni Sessanta e Settanta. Tra le specie più pescate ci sono le acciughe e il nasello.



Industria

Il 20% della forza lavoro nazionale è occupato nell'industria manifatturiera, concentrata nella zona di Buenos Aires. Come si è detto la principale industria del paese è quella alimentare. Seconda per importanza è quella tessile. Altre industrie di rilievo sono quelle della gomma, del cemento, dei prodotti chimici, della carta, della plastica e dei prodotti petroliferi. L'industria siderurgica è in rapida espansione; nel 1993 la produzione di acciaio era di circa 3 milioni di tonnellate e l'industria automobilistica produceva 400 mila autoveicoli.


















Commercio

In Argentina la bilancia commerciale è normalmente in attivo, quando la domanda internazionale di prodotti alimentari è alta, come agli inizi degli anni Novanta.  Gli Stati Uniti sono sia il principale fornitore di prodotti importati, sia il principale acquirente delle esportazioni. Tra i prodotti principali importati dall'Argentina ci sono le apparecchiature elettriche, il ferro e i suoi derivati, i prodotti chimici, gli oli e i combustibili minerali, e i prodotti cartacei. I principali prodotti esportati sono i cereali, le carni, la lana, i pellami, i latticini, i prodotti forestali e l'acciaio.




Comunicazioni e trasporti

Il sistema ferroviario ha uno sviluppo totale di circa 34.500 km. Ci sono due linee che attraversano le Ande e collegano il paese con alcuni luoghi del Cile; altre linee lo collegano con la Bolivia, il Paraguay, l'Uruguay e il Brasile.

I fiumi offrono circa 3100 km di vie navigabili, soprattutto nella regione circostante il Rio de la Plata. La rete stradale ha un'estensione complessiva di 211.370 km.



Storia

Nel 1516 il navigatore spagnolo Juan Díaz de Solís, impegnato nella ricerca di un passaggio a sud-ovest per le Indie Orientali, giunse presso il Rio de la Plata, rivendicandone il territorio circostante alla corona di Spagna. Il navigatore italiano Sebastiano Caboto, anch'egli al servizio della Spagna, esplorò l'estuario nel 1526 e quindi le regioni interne, dove si spinse fino al fiume Paraná.


I primi insediamenti

La colonizzazione della regione iniziò nel 1535, a opera del soldato spagnolo Pedro de Mendoza.


La nascita del movimento indipendentista

Nel giugno del 1806 Buenos Aires fu attaccata dagli inglesi; il viceré spagnolo non oppose resistenza agli invasori, che furono invece scacciati da un esercito di volontari cittadini nell'agosto successivo; un nuovo tentativo di conquista, che si concluse in un fallimento, fu messo in atto dalla Corona britannica nel 1807. Questi eventi convinsero i coloni della propria capacità militare, inducendoli a prendere parte attiva nel movimento indipendentista che si andava sviluppando nel Sud America spagnolo.


Il governo repubblicano

Nel 1853 venne introdotta una Costituzione federale repubblicana e il generale Urquiza divenne il primo presidente della Repubblica argentina. La provincia di Buenos Aires rifiutò di riconoscere la nuova Costituzione e proclamò la propria indipendenza nel 1854. L'ostilità tra i due nuovi stati sfociò in una guerra, rapidamente vinta dalla Repubblica argentina, che nell'ottobre del 1859 congiunse la regione di Buenos Aires alla Federazione. La provincia fu teatro di un'altra ribellione nel 1861, nel corso della quale, sotto il comando del generale Bartolomé Mitre, gli insorti sconfissero le forze dell'esercito nazionale, eleggendo in seguito il loro capo militare come presidente della repubblica e Buenos Aires come capitale nazionale. La provincia di Buenos Aires, la più ricca e popolata dell'Unione, raggiunse così temporaneamente il predominio sull'intera nazione argentina.

Un lungo conflitto col Cile per questioni di confine portò, nel 1881, a un accordo che assegnò all'Argentina i territori orientali della Terra del Fuoco; un nuovo grave contrasto sorto con il Brasile in relazione alle terre della Patagonia (1899) si risolse nel 1902 grazie a un arbitrato della Gran Bretagna.


Il XX secolo

L'Argentina rimase neutrale durante la prima guerra mondiale, svolgendo però un ruolo importante come fornitore di prodotti alimentari dei paesi alleati.

La seconda guerra mondiale

Alla Conferenza panamericana di Rio de Janeiro del gennaio 1942, Argentina e Cile furono le uniche nazioni americane a rifiutarsi di troncare le relazioni diplomatiche con le potenze dell'Asse. Castillo fu deposto un anno dopo da un gruppo di militari guidato dal generale Arturo Rawson, favorevole alla rottura delle relazioni con la Germania e il Giappone. Dissidi interni con gli altri congiurati gli impedirono tuttavia di assumere la presidenza, che andò invece al generale Pedro Ramírez. Nel gennaio del 1944, con una completa inversione di marcia causata dalle forti pressioni degli Stati Uniti, Ramírez ruppe le relazioni diplomatiche con Germania e Giappone. Decisa a ostacolare la politica alleata, la giunta militare, che deteneva l'effettivo potere politico, obbligò il presidente alle dimissioni (24 febbraio 1944). Figura centrale divenne a questo punto quella del colonnello Juan Domingo Perón.

Nonostante le dichiarazioni di solidarietà con gli Alleati, il governo fu ufficialmente accusato dalle autorità di Washington di aiutare le potenze dell'Asse. Solo il 27 marzo 1945, quando la vittoria degli Alleati era ormai certa, la giunta dichiarò guerra alla Germania e al Giappone, sottoscrivendo il mese successivo l'Atto di Chapultepec, che creava il sistema difensivo integrato delle nazioni americane. L'Argentina venne accettata come membro delle Nazioni Unite in giugno.


L'era di Perón

La rinascita dell'attività politica in Argentina fu segnata dalla comparsa del Partito del lavoro, raccoltosi attorno al candidato alla presidenza Perón. I peronisti basarono la loro campagna elettorale sulla promessa di concessioni di terra, di salari più alti e di assistenza sociale alle classi popolari. Perón vinse a grande maggioranza le elezioni presidenziali del 24 febbraio 1946, imponendosi sul candidato della coalizione progressista.



A gestire l'attività propagandistica e sociale del nuovo governo fu la moglie di Peron, l'ex attrice Eva Duarte, che si guadagnò rapidamente un grande ascendente sulla popolazione argentina. Nell'ottobre del 1946 Perón promulgò un ambizioso programma quinquennale per lo sviluppo dell'economia.







La nuova Costituzione

Nel marzo del 1949 venne introdotta una nuova Costituzione, che permetteva la rielezione del presidente della repubblica per un secondo mandato. Avvalendosi della nuova disposizione, nel luglio dello stesso anno Perón venne ufficialmente ricandidato dal suo partito per le elezioni in programma nel 1952. L'intera campagna elettorale del 1951 risultò fortemente falsata e, oltre alla scontata riconferma del presidente uscente, i peronisti ottennero 135 dei 149 seggi a disposizione alla Camera dei deputati.


Il secondo mandato

Nel gennaio del 1953 il governo inaugurò il suo secondo piano quinquennale, questa volta incentrato sull'incremento della produzione agricola. Nei mesi successivi l'Argentina strinse importanti accordi commerciali ed economici con diversi paesi (fra cui Gran Bretagna, Unione Sovietica e Cile), riportando in attivo la bilancia commerciale; la moneta argentina continuò invece a subire una forte svalutazione.


La caduta di Perón

Il 16 giugno 1955 alcuni dissidenti dell'aeronautica argentina diedero vita a un tentativo di rivolta antiperonista, fallito per la scelta dell'esercito di rimanere fedele al governo. La vicenda si ripeté tre mesi dopo, ma questa volta il pronunciamento militare mostrò una base di consenso più estesa, così che, dopo tre giorni di guerra civile (che costarono la vita a circa 4000 persone), Perón fu costretto a dimettersi e a riparare in esilio prima in Paraguay, quindi in Spagna. Nel frattempo, il 20 settembre, il maggiore Eduardo Lonardi aveva assunto le funzioni di presidente provvisorio dell'Argentina, promettendo al paese la pronta restaurazione di un regime democratico.


I presidenti provvisori

Il governo Lonardi cadde in meno di due mesi, vittima a sua volta di un colpo di stato guidato dal generale maggiore Pedro Eugenio Aramburu. Aramburu abrogò la Costituzione del 1949 ristabilendo quella liberale del 1853, che proibiva la rielezione del presidente.




Il ritorno di Perón

I peronisti vinsero largamente le elezioni del marzo 1973, e il loro candidato presidenziale Héctor Cámpora assunse l'incarico il 25 maggio successivo. Immediatamente vi fu un intensificarsi degli atti di terrorismo di matrice fascista, ma altrettanto violenti scoppiarono gli scontri entro lo stesso partito di maggioranza, diviso tra moderati e radicali progressisti; il giorno del rientro di Perón a Buenos Aires (20 giugno), una manifestazione di protesta degenerò provocando 380 vittime.

Un mese più tardi Cámpora si dimise, e in settembre un nuovo pronunciamento popolare riportò Perón alla presidenza con più del 61% dei consensi.

Durante il suo governo, le condizioni politiche ed economiche del paese peggiorarono drammaticamente, mentre lo scatenarsi del terrorismo di sinistra e di destra giunse a provocare oltre 700 morti nel solo anno 1975. Nel marzo 1976 una giunta guidata dal luogotenente generale dell'esercito Jorge Rafael Videla assunse i pieni poteri, sciolse il parlamento e impose la legge marziale, governando da allora per decreto.


Il regime militare e la guerra delle Falkland

Videla fu sostituito dal maresciallo Roberto Viola (nel marzo 1981), a sua volta deposto meno di un anno dopo dal generale Leopoldo Galtieri. Il governo di quest'ultimo riuscì a raccogliere il paese attorno a sé nell'aprile 1982, occupando le isole Falkland (Malvinas per gli argentini), ma dopo la breve guerra delle Falkland la Gran Bretagna recuperò le isole, screditando senza appello il dittatore, che venne sostituito dal generale Reynaldo Bignone.


Il ritorno alla democrazia

Nell'ottobre del 1983, in una situazione di crisi economica estrema, il paese tenne le prime elezioni presidenziali democratiche dopo dieci anni, eleggendo il candidato del Partito radicale Raúl Alfonsín. Questi guidò il paese nel ritorno alla democrazia. Risultò invece insoluto il nodo dell'inflazione e delle gravi violazioni dei diritti umani avvenute durante tutto il precedente regime militare (che avevano causato anche la morte di circa 30.000 oppositori, molti dei quali desaparecidos, 'scomparsi').

Alle presidenziali del maggio 1989 il candidato peronista Carlos Saoúl Menem fu eletto presidente. Menem impose un drastico programma di austerità d'ispirazione neoliberista, ed entro i primi anni Novanta riuscì a frenare l'inflazione, pareggiare il bilancio, privatizzare le aziende di stato e saldare i debiti del paese con le banche.

Alle elezioni del 1995 Menem fu rieletto alla presidenza del paese, ma subito dopo grosse divisioni si verificarono all'interno del partito di governo. Menem fu accusato, assieme a tutto l'entourage governativo, di corruzione dal suo ex ministro dell'Economia Domingo Cavallo.

Nel 1995 si riaprì anche la pagina dolorosa dei desaparecidos, con la pubblicazione della testimonianza di un ufficiale dell'aeronautica che confessava di avere gettato in mare, dal suo aereo, prigionieri politici ancora vivi. Nel 1997 l'Argentina viveva una ripresa del conflitto sindacale e politico, per la grave disoccupazione e il sensibile aumento della disuguaglianza sociale.


Fonti:

Enciclopedie

Guide turistiche


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