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Sindrome di Down




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Sindrome di Down




INTRODUZIONE

Sindrome causata da un'anomalia cromosomica, che si manifesta con caratteristiche somatiche tipiche, accompagnate da ritardo mentale più o meno grave.



CAUSE

L'anomalia cromosomica responsabile della sindrome è la trisomia 21, cioè la presenza di tre copie del cromosoma numero 21 anziché due; pertanto, nelle cellule dell'organismo di un soggetto Down si trovano 47 cromosomi invece dei normali 46 (vedi Mutazione). Questo fenomeno fu individuato nel 1958 dal medico e genetista francese Jérôme Lejeune, impegnato in studi sulle cause del ritardo mentale; fino a quel momento, si ipotizzava che le origini della sindrome andassero ricercate nella trasmissione ereditaria di alleli dominanti o recessivi.

L'anomalia sembra avere origine al momento della fecondazione, quando uno spermatozoo normale fonde il suo nucleo con quello di una cellula uovo anomala, dotata di un cromosoma in più. Il difetto dell'ovulo è dovuto a un fenomeno di non disgiunzione avvenuto durante la meiosi a carico della coppia dei cromosomi 21 che, invece di separarsi, è rimasta unita; questo fenomeno è responsabile del 95% delle nascite di bambini Down. In una piccola percentuale (3%) la causa sembra invece risiedere nella traslocazione di materiale genetico, proveniente da altri cromosomi, sul cromosoma 21. In alcuni pazienti (2%) si riscontrano gruppi di cellule con corredo cromosomico normale e gruppi di cellule con 47 cromosomi: tali casi sono denominati "mosaici". L'anomalia è stata talvolta riscontrata nello spermatozoo anziché nell'ovulo.

I fattori che determinano l'insorgenza dell'aberrazione cromosomica non sono del tutto chiariti: non è stato possibile stabilire, infatti, una precisa relazione tra l'esposizione ad agenti mutageni (radiazione, composti chimici, virus) e nascita di bambini Down. Si pensa dunque che, almeno in buona parte, questo tipo di anomalia cromosomica sia fisiologica, e che vi sia la possibilità che il delicato meccanismo della meiosi vada spontaneamente incontro a errori.



INCIDENZA DELLA SINDROME

Sembra che una percentuale non trascurabile di uova fecondate, circa il 9%, sia portatrice di anomalie cromosomiche; gran parte degli embrioni che si sviluppano da queste uova vanno incontro ad aborto spontaneo, cosicché alla nascita la percentuale di neonati con anomalie si riduce allo 0,6% circa. L'incidenza della sindrome di Down non risulta essere particolarmente legata a particolari popolazioni o regioni; piuttosto, l'età della donna al momento del concepimento risulta in relazione con la probabilità che essa dia alla luce un bimbo Down. Se tra le donne di età inferiore ai 30 anni si riscontra 1 figlio Down su 1500, nelle donne di età compresa tra i 35 e i 39 anni l'incidenza è di 1 figlio Down su 280; considerando la fascia di età tra i 40 e i 44 anni si registra 1 nascita Down su 70; infine, oltre i 45 anni, si riscontra 1 Down su 38 nascite. Un fattore di rischio è rappresentato dall'avere già dato alla luce un bambino affetto dalla sindrome.



DIAGNOSI

La diagnosi prenatale può essere effettuata mediante esami genetici, biochimici e morfologico-funzionali, i cui risultati permettono una valutazione complessiva del rischio che il feto sia portatore di sindrome di Down. Gli esami genetici comprendono l'amniocentesi, la funicolocentesi e l'esame dei villi coriali. Con le indagini biochimiche di misurano i livelli ematici materni di composti diversi (nel test dell'alfafetoproteina si valuta questa proteina, di origine fetale; nel tri-test si misurano alfafetoproteina, estriolo libero e gonadotropina corionica; nel bi-test si rilevano la gonadotropina corionica e la cosiddetta PAPPA o plasma-proteina A associata alla gravidanza). Gli esami morfologico-funzionali permettono di verificare direttamente la crescita del feto e impiegano la tecnica dell'ecografia a ultrasuoni; in particolare, fortemente correlato al rischio Down è il test della traslucenza nucale, con cui si verifica la presenza nella nuca di un accumulo sottocutaneo di fluido.

Un nuovo esame diagnostico che sembra abbinare una elevata attendibilità e l'assenza di rischi per la gestante consiste nel test dell'osso nasale mediante ultrasuoni. Nel dicembre 2002 il team londinese di medicina fetale del King's College ha reso note le proprie ricerche in base alle quali circa i due terzi dei feti di 15-22 settimane portatori di sindrome Down mancano dell'osso nasale; nei feti sani la percentuale è dell'1%. La valutazione di questo parametro, eseguita tra l'11° e la 14° settimana, appare più affidabile di altre tecniche ecografiche, come ad esempio la misurazione dell'osso femorale, e non comporta il rischio di aborto che si associa all'amniocentesi (seppure in una percentuale di donne pari all'1%). Se l'osso nasale è presente, non vi è l'assoluta certezza che il bambino sia sano, ma il rischio che sia Down è ridotto a un terzo rispetto a quello che si aveva prima dell'introduzione di questo test. Un quadro più preciso del rischio può essere ottenuto combinando questa tecnica con il tri-test.



SINTOMI

Nonostante la causa della sindrome di Down sia conosciuta da molto tempo, non è ancora del tutto chiaro come da questa anomalia possano derivare tutte le sue complesse e numerose manifestazioni. Le caratteristiche somatiche del soggetto Down comprendono: cranio piccolo con base appiattita, faccia rotonda con fronte bombata, naso piccolo con narici allargate, occhi con piega palpebrale obliqua verso l'alto e l'esterno, con una tipica piega cutanea (epicanto) nell'angolo interno dell'occhio. La lingua è voluminosa e spesso sporgente; le orecchie possono essere impiantate più in basso del normale. Il corpo è tozzo, gli arti sono corti; i palmi delle mani e le piante dei piedi presentano un unico solco, trasversale nel primo caso e longitudinale nel secondo, dal tallone allo spazio tra il primo e il secondo dito. Nelle persone affette da questa sindrome sono, inoltre, frequenti una particolare suscettibilità alle infezioni, una maggiore predisposizione alla leucemia rispetto al resto della popolazione e difetti cardiaci congeniti, molti dei quali possono essere corretti chirurgicamente.



TERAPIA

A tutt'oggi la sindrome di Down non è curabile; tuttavia, molte delle sue manifestazioni patologiche possono essere tenute sotto controllo, per cui l'aspettativa di vita dei soggetti che ne sono affetti è passata dai 9 anni del 1929 a oltre 50 anni negli anni Settanta. Diversamente che in passato, quando la maggior parte dei soggetti Down veniva ricoverata in speciali istituti, oggi la tendenza è di avviarli a un trattamento riabilitativo e di inserirli in un normale corso di studi, finalizzato allo svolgimento in autonomia di alcune attività lavorative. I bambini Down possono imparare, sia pure in misura che dipende dalla gravità della loro sintomatologia, a effettuare le attività svolte normalmente dagli altri bambini, come giocare, parlare, costruire, praticare sport, anche se ciò richiede tempi di apprendimento più lunghi.


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