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Storia dell'arte: il futurismo è esaltazione del progresso e dell'industrializzazione




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Storia dell'arte: il futurismo è esaltazione del progresso e dell'industrializzazione



Il movimento futurista nasce nei primi anni del 1900. Inizialmente non fu ben accettato poiché premeva per una rottura con le tradizioni del passato ed esaltava la velocità della vita moderna, il progresso scientifico e la macchina.

La corrente artistica è infatti  messa in rapporto con le tesi di Bergson secondo cui tutto è in movimento e tutto è mutevole nello spazio e nel tempo.

L'automobile diventa la nuova icona del tempo e i sentimenti che la riguardano risultano contrastanti:da un lato la si detesta perchè produce inquinamento e deturpa il paesaggio, dall'altro è simbolo attraverso cui si comunica il proprio stato civile e sociale. Furono proprio i futuristi ad avvertire il contrasto: l'automobile è esaltata come strumento destinato a cambiare i ritmi di vita e paesaggio dell'uomo e il territorio viene creato e modificato non per i piedi ma per i pneumatici.

Fra gli artisti più conosciuti troviamo Giacomo Balla e Umberto Boccioni.


Balla nasce a Torino e aderisce al futurismo facendosi chiamare "futurballa". Si concentra principalmente sulla rappresentazione del movimento di un oggetto raffigurando la stessa immagine in diverse posizioni.





In "Il dinamismo di un cane" e "Le mani del violinista" riesce a dipingere e fissare il movimento grazie alla leggerezza dei toni e alle

trasparenze per le sovrapposizioni che rappresentano le diminuzioni di peso di tutto ciò che si muove.







Un'altra opera importante da lui dipinta fu la "lampada ad arco".

Essa rappresenta un lampione elettrico che illumina la notte con i suoi fiotti di luce, sopraffacendo persino lo spicchio di luna. La particolarità del quadro è legata al fatto che il soggetto (un banale lampione elettrico) possa trasmettere emozioni paragonabili a quelle del chiaro di luna. Infatti nessuno a quell'epoca (1909) poteva immaginare un simile soggetto.











Massimo esponente e teorizzatore del movimento fu Umberto Boccioni, nato in Calabria nel 1882. E' col suo contributo che ha inizio il distacco con la scultura tradizionale.

Egli legge il manifesto futurista scritto da Tommaso Marinetti, uomo milanese che definisce la sua vita "stramba, colorata e tumultuosa" e che proclama la fine del "passatismo" e cerca il coinvolgimento del pubblico per promuovere il movimento d'avanguardia.

Azione e scrittura sono il connubio lo rendono precursore dell'arte tonale, arrivando anche a dettare i comportamenti che un artista deve assumere.











Noi vogliamo cantar l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.

Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.

Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo. un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.

Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.

Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.

Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!. Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.

Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica.                                                                             

Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa.



Scultura più importante di Boccioni è "Forme uniche nella continuità e nello spazio", raffigurazione umana in movimento priva però di alcune parti del corpo. Essa può apparire sia come scorticato umano, perchè sono visibili e riconoscibili alcuni muscoli del corpo umano, sia come macchine o ingranaggio in movimento.

La figura si modella a seconda dello spazio. Se ad esempio osserviamo la scultura da destra può sembrare come il suo stomaco sia gonfio, osservata da sinistra, invece, presenta una concavità, è quindi lo spazio a plasmare le forme. La statua dà l'impressione del movimento teso in avanti ma se vista frontalmente la sua struttura è a spirale e compie quindi un movimento di torsione delle forme nello spazio.




Fra le sue opere principali troviamo "Visioni simultanee" in cui è raffigurata una donna affacciata alla finestra che osserva la vorticosa attività umana nella piazza sottostante. Gli oggetti si compenetrano e si sovrappongono creando un senso di frenesia e dinamismo.















Nell'opera "Città che sale" vi è la presenza di elementi futuristi come il cantiere in costruzione; è però abbandonata la visione naturalistica sostituita dal dinamismo e dal movimento, vi è l'esaltazione del lavoro e  l'importanza della città plasmata sulle esigenze dell'uomo del futuro. Vero soggetto dell'opera è il progresso industriale ormai inarrestabile che è raffigurato dai tre cavalli che si dimenano ai tentativi di arresto degli uomini.

Le figure sono scandite secondo i piani della profondità:


in basso troviamo gli uomini dipinti in obliquo perchè compiono uno sforzo mentre cercano di trattenere gli animali


al centro vi sono i tre cavalli


sullo sfondo vi è invece un quartiere di Roma in costruzione con ancora le impalcature.









Analizziamo per ultima una serie di tre quadri intitolata "Stati d'animo".

L'autore esprime quelli che sono gli stati d'animo al momento della partenza in treno di persone care.


Nella prima immagine intitolata "Quelli che vanno" Boccioni dipinge linee orizzontali che travolgono le persone e le cose, trascinandole in avanti come farebbe un treno, simbolo del progresso e di industrializzazione.


Nella seconda immagine

chiamata "Quelli che restano" vi sono linee verticali, i colori sono smorti ed emanano un senso di pesantezza e stasi, le linee oblique rappresentano coloro che restano e salutano chi  sta partendo.









Infine, nell'opera che lui intitola "Gli addii" la locomotiva e il paesaggio risultano scomposti e ricomposti: è

rappresentata la quarta dimensione, cioè quella del tempo. La locomotiva è identificabile dal numero visibile 6943, reso più evidente per non rendere il soggetto del tutto astratto agli occhi dell'osservatore.


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