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Puglia


Archeologia

L'importanza archeologica della regione è documentata, oltre che dai ritrovamenti preistorici, da quelli relativi alla civiltà indigena della regione e da quelli della greca Taranto. Le ceramiche micenee della fine del II millennio a. C. attestano un primo importante contatto col mondo greco. Taranto fu l'unica importante colonia greca della regione, anche se altri centri vantano leggendarie origini greche; più che da resti monumentali (tempio dorico del sec. VI a. C.) l'archeologia tarantina è costituita dai corredi delle sue estese necropoli, ricche di vasi importati dalla Grecia (eccezionali per quantità e spesso rarità quelli corinzi, laconici, attici a figure nere) e, soprattutto, in età ellenistica, di rilievi sepolcrali in calcare, di terrecotte figurate e di gioielli. Il resto dell'ampia regione era caratterizzato da numerosissimi centri abitati indigeni (più frequenti nel Salento, meno nella P. centr. e sett.) di cui restano solo le ampie cerchia di mura, spesso duplici o triplici (Manduria); gli scavi dell'abitato apulo di Monte Sannace presso Gioia del Colle, l'unico sinora ampiamente scavato, mostrano una progressiva estensione, dal sec. VI al III a. C., dell'acropoli a una zona bassa sempre più ampia. Ricchissime le necropoli con vasi di produzione locale a decorazione essenzialmente geometrica (si distinguono i vasi dauni, quelli peucetici e quelli messapici, tra cui caratteristica la trozzella) associati talora a vasi figurati importati direttamente dalla Grecia. Nel sec. IV a. C., quando la produzione artistica acquistò maggiore uniformità e fu più evidente l'influenza di Taranto, si ebbe anche una fiorente ed estesa produzione di ceramica figurata italiota, più esattamente apula, nonché della ceramica di Gnathia che ne è diretta derivazione e che continua anche nel secolo seguente insieme a quella più semplice a vernice nera. Meno documentate altre forme artistiche, a parte l'ampio gruppo di stele figurate di Siponto, probabilmente anteriori al sec. V a. C. L'invasione di Annibale portò gravi danni alla regione e segnò la fine di molti abitati apuli. In età romana ebbero importanza soprattutto i centri lungo la via Appia e l'Appia Traiana, e anzitutto Brindisi, principale porto di Roma verso l'Oriente. In prossimità del porto, ricerche subacquee hanno portato alla luce nel 1992 una notevolissima serie di sculture bronzee, dall'età ellenistica al sec. II d. C. Resti monumentali notevoli sono a Lucera, Ordona, Canosa, Lecce e Taranto; numerosi anche i resti di ville e fattorie romane. I ricchi ritrovamenti archeologici della P. sono raccolti in numerosi musei, tra cui quelli di Taranto, essenziale per la conoscenza della civiltà della Magna Grecia; di Bari, che raccoglie la documentazione della civiltà apula; di Lecce, Brindisi, Foggia, Lucera e Ruvo.


Arte: dal VII al XIII secolo

Tra i sec. VII-XII le manifestazioni artistiche più interessanti sono offerte dalle varie chiese-cripte e chiese-grotte sorte in diverse zone della regione (Massafra, Gravina, Fasano, ecc.), scavate nella roccia e spesso decorate con affreschi. Alcune costruzioni, quali la cosiddetta tomba di Rotari a Monte Sant'Angelo e il mausoleo di Boemondo a Canosa (fine sec. XI), costituiscono esempi di fusione tra elementi bizantini, classici e barbarici. Con il sec. XII ebbe inizio il periodo di maggior splendore per l'arte pugliese. L'architettura romanica infatti, nella quale confluirono influssi di diversa provenienza (pisani, lombardi, classico-romani, orientali, normanni), raggiunse espressioni altissime con la costruzione di una serie di chiese che per i loro caratteri stilistici costituiscono un aspetto specifico nel più vasto ambito del romanico. Tra i primi esempi è il S. Nicola di Bari, iniziato nel 1087, nel quale agli elementi normanni della struttura (accentuato verticalismo, uso di poderosi torri campanarie) si uniscono elementi lombardo-emiliani (archetti pensili, lesene, matronei all'interno). La chiesa di S. Nicola si pone come prototipo di una serie di altre costruzioni coeve della Terra di Bari, dalla cattedrale di S. Sabino a Bari a quelle di Bitonto, di Trani ,di Ruvo. Accanto al predominante modello di S. Nicola, alcune chiese pugliesi mostrano diversi influssi. In particolare, nella Capitanata sono evidenti le reminiscenze di motivi dell'architettura pisana nella cattedrale di Troia (fine sec. XI), nel S. Leonardo di Siponto e a S. Maria Maggiore di Monte Sant'Angelo (decorazioni della facciata e dei fianchi ad arcature con losanghe inscritte). Più tradizionali sono alcuni edifici quali le cattedrali di Taranto e di Otranto, di tipo basilicale romano, o quella di Canosa (1071-1101) di derivazione bizantina, con cinque cupolette. La scultura romanica pugliese nel complesso fu legata alla decorazione architettonica, con grande varietà di motivi, da quelli stilizzati geometrici alle bizzarre figure di animali. Non mancano però anche sculture indipendenti dall'architettura, come la cattedra del vescovo Elia (ante 1105) nella chiesa di S. Nicola a Bari, dove, a fianco di motivi bizantineggianti, si trovano tre telamoni a tutto tondo in cui è sensibile l'influsso di Wiligelmo. Della stessa sensibilità plastica sono esempi nella cattedrale di Trani, sia nel portale, sia nelle formelle bronzee della porta, opera del celebre scultore Barisano da Trani (1175). Già nel sec. XII motivi gotici, di importazione francese, sono presenti nell'interessante chiesa dei SS. Nicolò e Cataldo a Lecce, accanto a elementi bizantini e decorazioni di derivazione classica. Anche il sec. XIII conobbe una splendida fioritura artistica con l'innesto di forme gotiche e classicheggianti nelle tradizionali strutture romaniche. Notevoli soprattutto le realizzazioni promosse da Federico II di Svevia, quali i castelli di Bari, Gioia del Colle, Lucera e, soprattutto, Castel del Monte. Quest'ultimo, innalzato nel 1240, è un'originalissima costruzione a pianta ottagonale, dai motivi architettonici già spiccatamente gotici (di derivazione borgognona); al suo interno, nelle chiavi di volta e nelle mensole, si trovano interessanti esempi della scultura detta "fredericiana", di chiara derivazione classicista, ma influenzata anche dalla tradizione scultorea provenzale della seconda metà del sec. XII. I modi gotici, però, così prepotentemente introdotti in P., vi ebbero limitata fortuna, specie negli edifici religiosi. La chiesa del S. Sepolcro a Barletta (sec. XIII) mostra infatti all'esterno modi ancora romanici, e solo nel secolo successivo il duomo di Lucera e la chiesa di S. Caterina a Galatina indicano una più completa adesione ai nuovi modi stilistici. È da rilevare comunque che a cominciare dall'avvento della dominazione angioina l'attività artistica nella regione fu piuttosto modesta.


Arte: dal XV al XIX secolo

Nei sec. XV-XVI l'architettura fu dominata da influssi veneto - dalmati, riscontrabili nelle cattedrali di Ostuni, Mottola, Manduria (sec. XV). Solo nel Seicento la P. torna a presentare notevoli manifestazioni artistiche, grazie soprattutto agli esempi del barocco leccese. Questo si manifestò con caratteri originalissimi, non senza legami col barocco spagnolo, sovrapponendo a strutture lineari una ricchissima e fantasiosa decorazione. Nella prima metà del secolo operarono artisti quali Cesare Penna, Michele Coluzio, Giovanni Genovino e si realizzarono opere quali la stupenda chiesa di S. Croce. Successivamente, su impulso del vescovo Pappacoda, venne ampliato il duomo, per opera dell'architetto Giuseppe Zimbalo (1659-70), cui si deve pure l'attuale Palazzo del Governo, mentre del suo allievo Giuseppe Cino è il bellissimo seminario. Notevoli esempi di barocco si trovano poi a Martina Franca e in varie località della Terra d'Otranto (Galatone, Nardò, Tricase). Di grande interesse sono infine alcune forme di architettura popolare di notevole originalità, come le tipiche abitazioni (trulli) della valle di Alberobello, di origine antichissima ma tuttora utilizzate. Nessun'altra manifestazione artistica di rilievo si ebbe in P. dopo il sec. XVIII. Può citarsi, sul piano urbanistico, il progetto per la città nuova di Bari, voluto da Gioacchino Murat nel 1812.

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