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Primo interesse per Regina da parte di Benedetto e «Futurismo-oggi» (1970)




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Primo interesse per Regina da parte di Benedetto e «Futurismo-oggi» (1970)




Interessantissima, sebbene piuttosto breve, è la recensione della mostra sull'aeropittura che com- pare su «Futurismo-oggi rivista diretta da Enzo Benedetto - di cui già si è parlato a proposito di «Arte Viva» - che a partire dal 1969 aveva cercato di dare concreta attuazione ai principi conte- nuti in un omonimo manifesto (o meglio «pronunciamento da lui stesso promosso e pubblicato nel 1967. Prima di trattare della recensione, dunque, conviene analizzare brevemente la storia e l'orizzonte storico-critico di «Futurismo-oggi».

Dopo il naufragio dell'impresa editoriale di «Arte Viva» (che chiuse i battenti nel 1959, dopo un so- lo anno di vita), Benedetto non era rimasto con le mani in mano, né aveva abbandonato la sua po- sizione oltranzisticamente futurista. Se si presta fede a quanto riportato nelle già citate «Notizie» biografiche del volume curato da Verdone , già nel 1960 Benedetto avrebbe redatto «un impor- tante studio in difesa del futurismo italiano in occasione della grande Mostra di Picasso ; poi, nel 1967, Benedetto promuove la già citata dichiarazione «Futurismo-oggi», che viene firmata anche da Acquaviva, Bruschetti, Caviglioni, Crali, Tullio d'Albisola, Dal Monte, Delle Site, Dottori, Marasco, Pettoruti e Sartoris (cui in seguito si aggiungeranno altri futuristi vecchi e nuovi, tra cui - per restare ai nomi del futurismo 'storico' - Aschieri, Bellanova, Buccafusca, Castrense Civello, Dolfi, Dessy, Diulgheroff, Maria Goretti, Morpurgo, Pannaggi, Peruzzi, Sanzin e anche Scrivo, nonostan- te quanto abbiamo ipotizzato a proposito dei suoi rapporti con Benedetto

Tale «pronunciamento» è ancora oggi pressoché sconosciuto. È stato lo stesso Benedetto a rac- contarne la genesi



Al mio ritorno [dalla Seconda guerra mondiale, ndr] secondo un programma lungamente me- ditato in prigionia avvicinai i 'vecchi' futuristi ancora reperibili come tali, al fine di organizzare, nonostante le prevenzioni e le ostilità tanto diffuse, una difesa attiva attraverso fatti ed opere con l'apporto dei sopravvissuti fedeli all'idea del Futurismo.

Con questo proposito, dopo aver incontrato Benedetta e gli altri futuristi residenti - allora - in Roma, scrissi il 18 maggio 1967 ad Acquaviva, Delle Site, Dottori, Lepore, Marasco e Petto- ruti, inviando la bozza di un 'pronunciamento' (lo chiamai così in rispetto dei manifesti' del tempo di Marinetti) per chiedere l approvazione del documento e suggerimenti e consigli. Soltanto Lepore non mi rispose.


In seguito, ottenute le adesioni degli artisti di cui sopra, il manifesto viene pubblicato a Roma, in duecento esemplari e con la data del 16 giugno, dalle edizioni di Arte Viva; due anni più tardi, sarà ristampato in una versione leggermente diversa - da considerarsi definitiva - nel primo numero della rivista che appunto da esso trae il proprio nome . Dato che si tratta comunque di un testo piuttosto breve, credo sia utile riportarlo integralmente nella sua versione ultima, che non solo risul- ta di più agevole reperimento, ma che rispetto alla prima può anche dirsi certamente più organica:



I MOVIMENTI artistici della nostra epoca, dall'Impressionismo in avanti, si sono manifestati attraverso le maggiori personalità del mondo delle arti plastiche. Queste hanno influenzato il gusto partendo da postulati tecnici che hanno spronato l'inventiva e l'immaginazione: mezzi di creazione che caratterizzano ciascun artista in un determinato momento. Trascorso questo momento ed evoluto l'artista verso nuove esperienze, si rivelano tardi seguaci oppure inutili imitatori. La critica, che interviene a posteriori, classifica i gruppi o le scuole tenendo princi- palmente conto delle personalità più spiccate. Ma queste interpretazioni ed i relativi studi non possono influenzare i fatti creativi che sono precedenti. Valgono per la conoscenza e l'inter- pretazione di determinate esperienze e possono aver alto valore interpretativo ed educativo, dei vari momenti della storia dell'arte.

Di tutti i movimenti artistici di questo secolo, però, soltanto il Futurismo non nasce da postula- ti tecnici e costituisce pertanto un fenomeno eccezionale che ne sottolinea la particolarità. Questo movimento, infatti, prima di concretarsi in espressioni d'arte, è nato e si è manifestato come corrente di pensiero. Un modo di intendere la vita e viverla. Un esplosione di serenità che affronta i problemi del tempo corrente, consapevole del fatto che l'individuo rimarrà sem- pre al centro dell'universo nel quale vive e che egli stesso perfeziona continuamente nelle strutture più intime.


CONSIDERARE IL FUTURISMO con lo stesso metro usato per lo studio di altri movimenti, concentrandone il giudizio sulle manifestazioni delle arti plastiche dei maggiori artisti degli anni dal 1 0 al 1920 od ancora più avanti (a seconda della buona disposizione del critico) può essere importante ai fini dell'interpretazione dei singoli artisti, ma rappresenta un feno- meno preoccupante di incomprensione.



CONTRO QUESTA INCOMPRENSIONE INTENDIAMO RIBELLARCI Il Futurismo è - in pri- mo luogo - un'Idea, non soltanto la raccolta di una stupenda serie di opere ed intuizioni ere- ditate da Balla, Boccioni, Sant'Elia, Carrà ed altri. Un'idea nata alla vita con il primo manifesto di F.T. Marinetti (Figaro 909) che trovò vibrante appoggio tecnico a più riprese negli anni seguenti per le maggiori attività dell'arte e della vita, a partire dal manifesto sulla pittura- scultura sic] firmato da Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini nel 1 10. Un idea che dal

1909 in avanti ha raccolto e stimolato molte intelligenze, anche inconsciamente. Così coloro che hanno seguito la corrente del Futurismo soltanto per simpatia verso alcune manifesta- zioni particolari. Così - infine - gente come noi che ne siamo tuttora degli assertori.


Il Futurismo non ebbe un limitato arco di tempo. Affermare ciò, significa non afferrare il senso delle cose e la verità.

SI TRATTA di un moto di pensiero vivo sempre attuale a livello di qualunque età: nel 191 , nel 19 0, nel 1940, nel 9 0 ed oltre.



LO SPREZZO DEL PERICOLO l'entusiasmo per le belle idee, la tensione verso il domani e l'ignoto, l'apprezzamento dei valori nuovi del progresso e della scienza: l'amore per la perso- nalità umana, per il genio e l'intelligenza, l'originalità (elemento base per tutte le espressioni d'arte): tutto questo vive al di fuori delle considerazioni critiche che possono accompagnare l'attività di uno o più artisti.

Dopo questi anni di incomprensione e confusione è giunto - alfine - il momento di esigere u- n'esatta interpretazione della nostra spinta ideale.



I GIOVANI, nelle cui mani si affida la sorte delle idee vive, devono conoscere ed apprezzare l'essenza di un apporto così vasto di iniziative che, senza divenire fenomeno di moda od e- lemento di snobismo, si è imposto come corrente di pensiero alimentando idealmente l'inte- resse dell'intelligenza viva.

I sottoscritti che hanno fatto parte del movimento a fianco del suo Animatore nei vari momenti nei quali a ciascuno fu possibile e che con coerente dignità ne sentono ancora la valida pre- senza, affermano:



1) IL FUTURISMO non può essere considerato come un movimento di avanguardia delle arti plastiche e circoscritto in un determinato periodo di tempo. Esso è una concezione della vita e dell'arte in senso pieno e trascendente. Una concezione rivoluzionaria in continuo rinnova- mento perché si fonda, appunto, sul divenire delle cose e delle idee.

2) SI DEVONO combattere gli interventi effettuati a nome del Futurismo da alcuni involontari o volontari necrofori. Vi sono ancora futuristi vivi e vitali: essi soltanto hanno il diritto-dovere di intervenire in questioni di Futurismo.

3) I FUTURISTI anche e specialmente i giovani, si raccolgano senza soggezione di essere ri- tenuti passatisti, attorno alle idee centrali del Futurismo. Troveranno rispetto e comprensione per le autentiche forze nuove, confermeranno la validità di questa idea' e collaboreranno al- l'affermazione di quei valori spirituali che danno bellezza alla vita.

Per oggi e per domani.



L'impostazione è chiarissima, ed è del resto assolutamente coerente con quanto già qualche anno prima - ad esempio - aveva sostenuto Acquaviva nell'importante articolo che aveva preceduto la pubblicazione di Futurismo 1909- 920-196 . Sfortunatamente, gli studi dedicati a «Futurismo- oggi» sono pochi, e dunque allo stato attuale non è agevole capire quanto la «bozza» di pronun- ciamento di cui parla Benedetto sia stata modificata dai suoi interlocutori (sappiamo che è avvenu- to certamente , ma non in quale misura); certo però - nonostante la questione sia da approfondi- re - mi pare che alcuni passi siano in qualche modo debitori del pensiero di Acquaviva: si pensi ad esempio alla sezione in cui si accenna alle date 1910, 1920 e 1960 (oltre che 1940), che pare ri- prendere quasi letteralmente la scansione proposta dal pittore-giudice nel titolo del suo volume . Possiamo ora tornare alla recensione della mostra di aeropittura. È da notare, innanzitutto, la di- stinzione proposta tra due gruppi di futuristi: i «futuristi che ricordiamo con affetto e stima» (ovvero i defunti , e i «futuristi viventi» (tra cui è inclusa anche Regina) ; poi, tra questi ultimi, non meno importante è l'ulteriore suddivisione tra coloro che hanno aderito al «manifesto 'futurismo-oggi' del giugno 19 7» (segnalati con un asterisco) e coloro che invece non lo hanno fatto (Regina è tra questi); infine, pur lodando l'iniziativa, la recensione non manca di segnalare che - in mostra -

«comunque il gruppo non è presente al completo in quanto mancano Angelucci, Aprea, Belli, Be- nedetto, Dalmonte [sic], Ginna, Marasco, Peruzzi e Pettoruti».

Guardando ai nomi presenti nella mostra allestita da Passoni e Palazzoli, immediatamente si nota l'assenza (pesante) di Benedetto. È effettivamente molto strano: non tanto per la qualità della sua opera aeropittorica, non migliore né peggiore di quella di altri, quanto piuttosto perché Benedetto era l'anima di «Futurismo-oggi», ovvero della realtà che con maggior convinzione e assiduità si batteva per garantire al Futurismo una nuova e larga visibilità; evidentemente, dunque, c'è da chiedersi perché non compaia. Sicuramente la ragione non può consistere nelle difficoltà di repe- rimento del materiale cui faceva cenno Palazzoli nell'ultima pagina del catalogo della mostra: la giustificazione poteva forse valere per qualche futurista che si era inabissato nelle pieghe della sto- ria e dell'arte, e che dunque era improbabile riuscire a contattare e raggiungere, ma certo non per l'artista che più di ogni altro si ergeva nel panorama contemporaneo quale vessillifero del movi- mento. E peraltro, se anche per qualche insondabile ragione fosse stato difficile contattare Bene- detto direttamente, lo si sarebbe potuto facilmente raggiungere indirettamente tramite uno qualsiasi dei «futuristi viventi» che avevano aderito a «Futurismo-oggi». Si può forse attribuire l'assenza alla fretta con cui l'esposizione è stata organizzata? Non direi, perché tutto sommato l'invito di Pa- lazzoli a partecipare all esposizione - ne fa fede la lettera da me rinvenuta tra le carte di Regina, cui già si è accennato in nota - era partita a fine novembre, e non c'è dubbio che se questo tempo poteva essere ristretto per rintracciare le opere di qualche ex-futurista che alla sua vecchia opera non si interessava da anni, certo questo non poteva valere per Benedetto, che al contrario la sua opera futurista l'aveva sempre conservata attentamente.

Quale può essere, allora, la motivazione di tale assenza, che non possiamo in alcun modo consi- derare marginale e che ci interessa moltissimo per ricostruire il clima del dibattito anche attorno al- la figura di Regina? A mio avviso, è molto probabile che Benedetto non abbia esposto da Palazzoli perché l'impostazione critica di Passoni era chiaramente improntata ad una precisa collocazione storica del Futurismo entro la fine della Seconda guerra mondiale: nelle ultime righe del suo testo in catalogo si poteva infatti leggere che



Con il sopravanzare della seconda guerra mondiale l'Aeropittura si spegneva e nell'immedia- to dopoguerra finiva con il seguire le sorti di tutto il Movimento Futurista, che le nuove leve d'avanguardia abbandonarono per altri interessi



Certo Benedetto doveva aver apprezzato la mostra, soprattutto perché perfettamente consapevole del fatto che essa potesse contribuire a stimolare il dibattito sul Futurismo; tuttavia, per coerenza con la linea sostenuta con grande vigore sulla sua rivista, egli non poteva permettersi di abdicare a quel concetto dell'atemporalità del Futurismo su cui aveva basato non solo - direi - un'impresa e- ditoriale, ma ancor più un modo di concepire l'arte e la vita stessa. E questo, peraltro, potrebbe anche contribuire a spiegare perché la mostra - certo importantissima per la riscoperta del movi- mento marinettiano - potesse essere liquidata dalla rivista (che in altre occasioni non mancava af- fatto di pubblicare articoli dotti e approfonditi) con un semplice trafiletto di poche righe e privo di firma.


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