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Picasso e i suoi misteri artistici




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PICASSO E I SUOI MISTERI ARTISTICI


Un mistero. Una fusione tra cinema e arte. Un film senza precedenti.

Chi meglio di lui poteva interpretare "Picasso" nel film di Clouzot? Si chiuse nel suo studio, mentre Clouzot e Renoir lo riprendevano cronometrando i tempi della sua pittura, realizzando una quindicina di quadri nel corso dell'intero film.

Fin da piccolo, il padre provò ad inserirlo negli ambienti artistici tradizionali, come Monaco, ma il suo carattere ribelle lo indusse ad allontanarsi dalle aspettative del padre e a seguire una nuova linea: si spostò in continuazione tra Madrid, Barcellona e Parigi. Qui incontrò il movimento "modernista" e si diresse verso un nuovo genere di opere, in cui avrebbe potuto ricercare se stesso, tuffandosi in una sorta di "eclettismo", poiché per la grande curiosità dava l'impressione di attingere ovunque, dando molta attenzione al Simbolismo e al Decadentismo.

In seguito la sua vita fu caratterizzata da due periodi che definì lui stesso blu e rosa, colori determinanti nelle sue opere e sempre presenti come sfondo in tutte le loro tonalità.

Il primo fu il periodo blu, in cui Picasso fu segnato dalla morte dell'amico Casagemas. Influenzato dal Divisionismo e dall'Impressionismo, Picasso in questa fase giunse ad un "essenzialismo" formale, in cui i protagonisti sono sempre pochi elementi su un fondo unico, e a lungo andare diminuiranno anche le linee e i volumi. La scelta del blu è dettata dal significato che tale colore esprime per il pittore: ha una sacralità intrinseca che a suo parere esprime gli ideali del "bello" e dello "spietato".

Dopo il 1904, Picasso inizia a cambiare il colore dei suoi sfondi, si passa dal blu al rosa e al rosso. In questa fase sceglie dei soggetti particolari: attori, artisti, giocolieri, equilibristi e acrobati. Il primo tra questi è "L'attore", che porta in sé le caratteristiche tipiche di questo periodo: corpi snelli e magri senza energia o massicci e senza forza; sguardi assenti, lontani, gli occhi sono spesso fissi nel vuoto, simbolo di solitudine; i soggetti dei quadri sono tutti parte di un universo fragile e disincantato. In seguito si apre la saga del cubismo, segnata dall'incontro con Matisse, dal continuo frequentare ambienti francesi e inoltre dalle nuove frequentazioni con Braque, Apollinaire e con i "fauves". Proprio a casa di Matisse, Picasso ha la sua prima influenza vedendo una statuetta africana, iniziando così a concentrare la sua attenzione sull'arte negra. Crea corpi deformati e mostruosi, anatomie esasperate, silhouette prive di grazia, obesità anormali e visi dai lineamenti modificati e semplificati, molto simili ad una maschera. Altra influenza tipica del Cubismo è Cezanne, la cui arte fu la prima a ridurre le forme a volumi geometrici definiti.


Les demoiselles d'Avignon

È un olio su tela, realizzato nel , di misura cm 243,9 x 233,7. È conservato al Museo di Arte Moderna di New York. Il quadro mostra cinque prostitute in un bordello di Calle Avignon, a Barcellona. Picasso creò oltre un centinaio di studi preparatori e schizzi in preparazione a questo lavoro, uno dei più importanti nello sviluppo iniziale del Cubismo.

Quando fu esposto per la prima volta nel 1916, il quadro fu tacciato di immoralità. Molti critici trovarono delle somiglianze tra quest'opera e Les Grandes Baigneuses di Cézanne, connessioni messe però in discussione dai commentatori successivi. Il quadro suscitò scandalo tra gli altri pittori parigini, i quali si sentirono infastiditi e scettici di fronte a quest'opera: pensarono che Picasso avesse voluto ridicolizzare la pittura moderna. Lo definirono un "bordello filosofico", ma il pittore rispose che in principio aveva proprio pensato di chiamarlo "il bordello d'Avignon", un opera "selvaggia", in cui ogni cosa viene al mondo con una bruttezza congenita.

I punti di vista sono diversi, ci sono molte linee spezzate, acute e spigolose. Sono chiari inoltre gli influssi dell'arte negra e egiziana. Infatti, dividendo il quadro idealmente in tre fasce verticali, possiamo notare che vi è una donna a sinistra, dipinta con colori più caldi, appoggiata ad un albero o ad una tenda (poiché l'ambientazione è incerta, non si sa bene se si tratta di interni o esterni); due donne al centro, con colori più chiari e più freddi, (probabilmente disegnate prima rispetto alle altre), un cesto di frutta su un tavolo deformato, che rappresenta tutto ciò che è "naturale", ed è quindi in contrasto con la pittura di Picasso; altre due donne si trovano a destra, una in piedi e una seduta, la quale ha il corpo girato di spalle, ma la testa è frontale; i colori sono di nuovo caldi e scuri, maggiormente in questa fascia si può vedere la presenza dell'arte negra tra le maschere che rappresentano i loro volti. L'immagine è tutta compressa in uno spazio limitato e piccolo.


Guernica

 Avete fatto voi questo orrore, maestro?»
«No, è opera vostra »

(Risposta di Picasso ad un ufficiale tedesco, in visita al suo studio, alla visione di Guernica)


Dipinta in olio su tela, alta 354 cm e larga 782 cm, l'opera, dalla immediata forza evocativa, è sempre stata considerata come una denuncia contro la guerra per l'immediatezza con cui raffigura persone, animali ed edifici, straziati dalla violenza e dal caos del bombardamento a tappeto, dando efficacemente il senso della disumanità, brutalità e disperazione della guerra e della crudeltà del bombardamento di civili. L'opera fu commissionata nel 1937 dal governo Repubblicano di Spagna, poiché volevano onorare la grande sala del padiglione spagnolo all'Esposizione Internazionale delle Arti a Parigi.

Picasso si ispirò ai bombardamenti che ci furono sulla città di Guernica (capitale storica del paese basco) da parte del Terzo Reich. Il quadro denuncia la brutalità di queste azioni contro la popolazione del villaggio. Lo realizzò in poco più di un mese, utilizzando come colori solo il bianco, il grigio e il nero, sia perché il tema del quadro non era adatto ad avere colori accesi, sia perché nella creazione si ispirò alle foto in bianco e nero dei bombardamenti.

La composizione del quadro può essere vista come una piramide centrale, marcata anche dalle linee dei personaggi, che culmina con la lampada in alto e due rettangoli laterali, in cui avvengono scene di ambienti esterni. I personaggi sono tutti misurati e studiati secondo un preciso significato simbolico: alla base della piramide troviamo un soldato che ha sulla mano la linea della vita spezzata, mentre nell'altra mano tiene un fiore, simbolo della speranza e della vita che va avanti e che ricomincia anche dopo la guerra; il cavallo al centro è l'emblema del popolo spagnolo ferito, e lo dimostra anche il suo atteggiamento di sofferenza e la sua lingua ferita; la piramide culmina con la lampada elettrica, che rappresenta il progresso, ma anche la speranza, infatti è l'unica fonte di luce del quadro, insieme alla lanterna, che è il simbolo della regressione che colpisce il paese dopo la guerra. Nei rettangoli laterali sono rappresentati: a destra una donna che vuole fuggire da un palazzo in fiamme e grida per lo spavento, a sinistra invece una donna, che vuole fuggire da un palazzo in fiamme e grida per lo spavento, a sinistra invece una donna, che urlando tiene in braccio un bambino, probabilmente morto (scena che ricorda "la strage degli innocenti"). Il messaggio di Picasso con quest'opera è universale, in quanto egli denuncia la violenza e la brutalità di ogni guerra, usando il bombardamento di Guernica solo come esempio.


L'artista spagnolo esprime in Guernica la sua opposizione ai regimi totalitari che si diffusero in Europa nel corso del XX secolo; leva alta la sua voce contro l'eccidio e si schiera dalla parte degli oppressi. Nell'opera, però, non ci sono elementi che richiamino al luogo e al tempo; niente ci indica che si tratti di un bombardamento, ad eccezione di quello che, a destra, può sembrare un palazzo in fiamme. È piuttosto una protesta contro la violenza, la distruzione, la guerra in generale. Ecco allora l'interpretazione che si può dare al toro che appare nella parte sinistra del quadro: esso rappresenta il Minotauro, figura mitica e simbolo di bestialità, che contribuisce proprio ad universalizzare il significato del quadro.

Inoltre, le grandi dimensioni del quadro furono scelte perché questo doveva rappresentare la crudeltà e l'ingiustizia della guerra, qualunque essa fosse.



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