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L'Arte Greca




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L'Arte Greca



1°anno liceo scientifico.

Libro di riferimento con illustrazioni:L'arte italiana di Piero Adorno vol.1

Produzione artistica e architettonica dell'antica Grecia e delle sue colonie tra l'XI e il I secolo a.C. Sviluppatasi dalla civiltà Egea, l'arte greca divenne fonte di perenne ispirazione per tutta l'arte occidentale nell'arco della sua storia bimillenaria.

Le arti decorative erano largamente applicate agli oggetti di uso domestico: vasi in terracotta prevalentemente e, per i ceti più elevati, pezzi in bronzo e specchi; spesso gli utensili in argilla e metallo erano decorati da figurine e rilievi. I materiali utilizzati dagli architetti erano solitamente il marmo, la pietra calcarea, il legno e la terracotta per gli embrici dei tetti. La statuaria era realizzata scolpendo il marmo o la pietra, o modellando la creta, o ancora facendo colare bronzo fuso in stampi predisposti. Nel caso delle monumentali statue da porre nei templi si impiegavano più lastre di bronzo lavorato o si rivestiva in oro e avorio un'anima in legno; il capo e le braccia venivano realizzati separatamente e attaccati al torso. I pittori intervenivano inoltre sulle statue in pietra dipingendole a colori vivaci, per intero o in parte. I vasi venivano modellati sul tornio, fatti asciugare, politi, dipinti e infine passati nel forno per la cottura.

La storia dell'arte e dell'architettura greche è generalmente divisa in quattro fasi, contraddistinte da significative differenze stilistiche.

La suddivisione in periodi adottata abitualmente è la seguente:

Periodo geometrico e orientalizzante (1100 ca. - 600 ca. a.C.);

Periodo arcaico (600 ca. - 475 ca. a.C.);

Periodo classico (475 ca. - 323 ca. a.C.);

Periodo ellenistico (323 ca. - 31 ca. a.C.).

PERIODO GEOMETRICO E ORIENTALIZZANTE




Testimonianze significative sulle epoche più remote dell'arte greca ci vengono dalla ceramica. I vasi del periodo geometrico presentavano motivi ornamentali ortogonali, combinati, negli esemplari più antichi, con elementi derivati dallo stile miceneo o minoico, che percorrevano l'intera circonferenza del vaso. Intorno al 750 a.C. comparvero decorazioni con figure dai contorni piuttosto geometrici, come quelle che appaiono in alcune scene di funerale sui grandi vasi rinvenuti nel Dipylon :ricoperti di motivi geometrici dipinti con colori più scuri dello sfondo, con al centro la raffigurazione del defunto su un sarcofago e delle persone disperate (la disperazione è definita dalla posizione delle mani) intorno a lui. Dipylon è uno dei più importanti cimiteri di Atene: si tratta di ceramiche che servivano a indicare una sepoltura e a raccogliere le offerte per i defunti mantenendo il defunto in contatto con la vita. Anche la distinzione delle anfore era importante, ad esempio per le donne defunte si usava mettere un anfora (più utilizzata da queste durante la vita), mentre per gli uomini si usava mettere un cratere.







PERIODO ARCAICO




Quando, in torno al VII a.C.,ha inizio il periodo arcaico è dunque definito il fondamento dell'arte greca: se nella civiltà cretese-micenea il tema principale dell'architettura era la città-palazzo, nella civiltà greca è il tempio.

Architettura



Gli insediamenti e le costruzioni greche non seguivano un ordine predefinito come succedeva , invece, nelle civiltà Egizia e Romana, infatti percorrevano il normale andamento della natura. Le costruzioni greche avevano una disposizione varia, ad esempio: l'anfiteatro offriva una visione spettacolare della natura, era rivolto verso il mare o verso il Monte Olimpo; l'agorà, la piazza principale della città, era situata nella cropoli, la parte più alta della cittàquesto accadeva anche per la costruzione dei templi, posti su una scogliera o in altri punti spettacolari della Grecia.

Il  Tempio Greco



Il tempio comincia ad essere costruito fra l'VIII e il VII secolo a.C. sostituendosi al santuario domestico. Il tempio poteva essere grande o piccolo, semplice o complesso, ma in ogni caso doveva possedere una cella interna chiamata nàos, dove si trovava la statua del dio di dimensioni enormi e molto colorata, un atrio chiamato prònàos, costituito dal prolungamento delle pareti laterali del nàos. La basa su cui appoggiava il tempio era detto crepidoma. Poichè all'interno della cella erano ammessi solo i sacerdoti, lo sviluppo del tempio era soprattutto esterno:è fuori che si svolgeva il rito ed è da fuori che il tempio veniva osservato.











A partire dal VII secolo i templi assunsero tratti strutturali e stilistici ben definiti e ricorrenti: nacquero gli ordini architettonici.






L'Ordine DORICO:


Il più antico ordine è l'ordine dorico, il quale risale all'inizio del VII secolo a.C. In esso la colonna, priva di una propria base, si appoggia direttamente sullo stilobate, è rasteremata verso l'alto e percorsa verticalmente da scanalature, il cui crinale divisorio è tagliato ad angolo vivo; ornata in alto dal collarino, è coronata dal capitello, formato da due elementi: una specie di cuscino a pianta circolare, detto echino, e una lastra quadrangolare, detta abaco.

A un terzo circa dell'altezza la colonna subisce un rigonfiamento.

L'ordine dorico emana un senso di forza contenuta e di maestosa solennità.   Tutte le forme sono semplificate. La linea verticale si contrappone alla orizzontale nell'impostazione diretta della colonna sullo stilobate, senza passaggi intermedi. La divisione fra l'una e l'altra scanalatura è netta, tagliente,esaltata dall'ombra che, secondo l'inclinazione della luce, la accompagna. L'entasi lascia sottolineare la gravità dell'intera costruzione. Il capitello, di forma nitida, ha la funzione statica di preparare la parte superiore del tempio. Anche la trabeazione sovrastante risponde alle stesse caratteristiche di essenzialità:l'architrave, che raccorda orizzontalmente gli elementi verticali, è liscio e il fregio decorato, alterna lastre aggettanti con tre scanalature (triglifi) e le lastre quadrangolari rientranti lisce, scolpite con poche figure (metope). Infine il tempio si conclude in alto con la copertura a due spioventi che forma due triangolari (frontoni e timpani) dove spesso sono collocate scene scolpite con temi mitici.

I templi greci si mostrano immobili, come l'idea della divinità che rappresenta, tuttavia i templi sono umani e a misura d'uomo.



















L'Ordine IONICO:






Attorno alla metà del VII secolo a.C nasce l'ordine ionico. Esso si appoggia direttamente sullo stilobate, ma ha una propria base costituita da sporgenze e rientreze. La colonna è, come quella dorica, rastremata verso l'alto e scanalata , ma le scanalature, più numerose e di conseguenza più strette, sono intervallate da crinali divisori ovoidali e, fra esso e l'abaco quadrato, un elemento intermedio si cura lateralmente in due ampie volute sottolineate da listarelli. L'architrave si divide in tre fasce ed è sormontato da un fregio continuo. Queste differenze rispetto al dorico non sono esteriori. Esprimono al contrario una diversa conoscenza d'insieme, più elegante e raffinata. Mentre nel dorico tutti i passaggi erano decisi, qui sono graduali e addolciti. Così la linea verticale della colonna, invece che opporsi all'orizzontalità dello stilobate, vi si allega mediante l'andamento curvilineo della base. Il capitello oppone alla linea retta semplificata di quello dorico l'eleganza della linea curva. E il fregio, determina, perchè decorato senza pause, un movimento ininterrotto.

Tuttavia queste divisioni schematiche non devono essere intese in maniera così rigida, nè si deve credere che lo ionico sia un superamento del dorico. I due stili esprimono al contrario due diversi aspetti dello spirito umano che si integrano e si completano. Perciò ionico e dorico potranno convivere in monumenti diversi dello stesso luogo o addirittura in un unico monumento











STILOBATE

 












L'Ordine CORINZIO:





L'ordine Corinzio ha inizio solo nel V secolo e ebbe sviluppo nel periodo ellenico. La differenza più appariscente, rispetto allo stile ionico, è nel capitello: formato da foglie stilizzate.












































DEDICAZIONE dei TEMPLI:






Le divinità greche sono spesso incarnazioni di caratteri umani, cui corrispondono i particolari caratteri dei diversi ordini classici, ad esempio:

Per le divinità più potenti e forti, quali: Zeus padre degli dei; Atena, nata dalla testa di Zeus, che pur essendo una divinità femminile, presiede alla guerra e all'ordine della città; Poseidone il dio del mare ed in fine Hera la divinità della terra, si usava costruire dei templi di ordine dorico, il quale, appoggiando direttamente le sue colonne sullo stilobate da solidità, è possente, quindi più potente.

Per le altre divinità più intellettuali che forti e virili, ad esempio Apollo, si usava costruire templi di ordine ionico, più delicato e con caratteristiche più femminili, rese teli dal particolare capitello con volute che ricordano i riccioli di una donna.




La SCULTURA:






Con il sorgere dei grandi templi nel VII secolo a.C., ha inizio anche la statuaria monumentale. Come il templio, così la statua diventa espressione pubblica del sentimento umano di fronte al divino e si proporziona ai grandi spazi che le sono concessi. Questa ha come tema fondamentale la figura umana, soprattutto maschile nuda, o, in misura minore, femminile vestita che in epoca ellenica si trasformerà in veneri nude.

Nello scolpire la figura umana lo scultore rappresenta la perfezione dell'essere vivente.pur riproducendo la struttura del corpo umano non rappresenta questo o quell'individuo, ma l'uomo ideale; non rappresenta l'uomo com'è nell'apparenza esteriore, ma come dovrebbe essere. Come nell'architettura templare anche nella statua si cerca di giungere alla divinità che è presente in ogni uomo, partendo dalla realtà fisica di esso, si rappresenta l'uomo con i Kousos e le donne come Kore.

Kouros in greco significa giovane:infatti queste figure sono rappresentazioni di uomini in età giovanile. Con la parola kouros si vuole intendere la rappresentazione dell'uomo al culmine della sue qualità fisiche e intellettuali, tute completamente sviluppate e non ancora soggette alla decadenza.

Le caratteristiche fondamentali di un Kouros sono:

Il sorriso arcaico che però non rappresenta un espressione, ne ha alle spalle un analisi psicologico-espressiva, perchè è un sorriso astratto;

Le braccia sono posizionate lungo il corpo;

Una gamba è avanti all'altra, in segno di cammino;

Lo sguardo è fisso e del tutto inespressivo;

La posa è completamente frontale.



Oltre alla statuaria isolata, troviamo, nella scultura greca, anche più statue collegate in un'unica narrazione sui frantoni dei templi e, nei fregi sottostanti, scene scolpite in rilievo. In questi casi il tema è il mito.


Anche in scultura si sogliono indicare alcune correnti, che hanno caratteristiche diverse in relazione con varie zone della Grecia: la dorica, la ionica e l'attica. Ma come per l'architettura non bisogna intendere queste divisioni in maniera troppo schematica.


La scultura dorica si distingue per un senso di costruzione architettonica, per la forza della massa  squadrata con sicurezza.


La scultura ionica ha caratteristiche di leggerezza e eleganza, espresse mediante la prevalenza della linea.


La scultura attica tende a un equilibrio fra la forza e la gentilezza, fra la massa e la linea, in una ricerca di plasticismo, ossia del volume articolato nello spazio.



ANALISI di alcune SCULTURE:






     pag.170: Polymèdes di Argo, in marmo. La statua rappresenta uno di due fratelli protagonisti di una leggenda. Questi due fratelli sono mirti trasportando la madre, una sacerdotessa della dea Hera, fino al templio. Per il loro sforzo sono stati ricompensato con una morte tranquilla. Kouros dorico: possente come le colonne dei templi di questo stile. Non rappresenta un dio, ma un uomo con un corpo astratto.

     Pag.171: Kouros di Milo, marmo di Nasso.   Kouros ionico: più slanciato e femminile, assomiglia più ad uomo reale che ad una divinità. Tutte la forme sono meno gonfie e la virilità che viene rappresentata nel Kouros dorico sparsce.

     Pag.172: Hera di Samo, in marmo.  La statua rappresenta una ancella della dea Hera. È una statua acefala , di stile ionico. Ha per vesti un chitone(mantello), il peplo: l'abito presenta striature differenti. Nel chitone le striature sono più larghe e curve, seguono le curve del corpo, volumetria del corpo. Nel peplo le striature sono più vicine e verticali, quindi risultano simili alle scalmanature di una colonna ionica.

     Pag.174: Moskophoros, in marmo.

Nella culture greca il moskophoros è il portatore di vitello, è abbastanza comune la sua rappresentazione, poiché la civiltà è di origine agricolo-pastorale. La struttura del corpo è quella di un kouros dorico che porta sulle spalle un vitello:

Le braccia non sono poste lungo il busto ma piegate sul petto in modo tale da stringere le zampe del vitello;

Sembra nudo, invece ha un mantello, molto aderente;

I muscoli sono possenti ma leggermente più naturali;

Sul volto, la barba è disegnata, presenta un sorriso arcaico;

La testa del vitello è girata verso lo spettatore.

     Pag.174: Testa di cavaliere Rampin,in marmo. Questa testa doveva appartenere ad un cavaliere a cavallo:

L'acconciatura è curata nei minimi dettagli, le ciocche si raccolgono in modo ordinato e non si sovrappongono, rimanendo parallele;

La frangia termina in modo intrecciato;

Anche la barba si presenta secondo un disegno definito come un mosaico;

Sulla testa si notano anche parti di un precedente colore.

     Pag.175: Kora con peplo,in marmo. Doveva appartenere ad un insieme di altre statue:

Un braccio è disteso, mentre l'altro è piegato; la fanciulla doveva portare delle offerete;

I capelli sono raccolti in trecce, si intravedono sprazzi di un precedente colore;

Le forme del corpo sono schematizzate, anche il volto è molto essenziale.





LO STILE SEVERO


Il periodo che va dagli inizi alla meta del V secolo appartiene in parte all'età arcaica, in parte a quella classica. Le sculture che abbiamo considerato fin ora sono a tutto tondo, cioè sono sculture alle quali possiamo girare a tondo. Ci sono però, nell'arte greca, sculture che richiedono un solo punto di vista: le sculture che compaiono sul frontone.

Solitamente la figura più importante era rappresentata nella parte centrale del frontone, poiché era più alta e più spaziosa, mentre più ci si avvicinava alle estremità più lo spazio diminuiva, quindi vi si collocavano le figure meno importanti.


Il tempio di Engina:




Le sculture del tempio di Engina denotano lo stile severo per i caratteri elevati ed eroici delle sculture, severe anche perché stilizzate, meno astratte e più schematiche. Nei frontoni del tempio di Engina viene rispettata la proporzionalità dei corpi, tutti hanno le stesse dimensioni, assumendo solo posizioni diverse:

     Pag.177: Guerriero ferito,in marmo. Questo guerriero come indicato sopra mantiene le proporzionalità del corpo assumendo però una postura sdraiata. Pur rappresentando una persona ferita a morte, la scultura assume un sorriso arcaico, quindi rappresenta una figura idealizzata non il vero dolore.

     Pag.179.Guerriero morente, in marmo. Questa figura pur non appartenendo al frontone del tempio di Engina ha molte analogie con il guerriero analizzato sopra.


Il frontone orientale tutte le figure stanno sulla verticale, ogni figura ha uno spazio proprio, invece sul frontone occidentale le figure si sovrappongono le une sulle altre.



Le SCULTURE di BRONZO:




Finora abbiamo considerato solo statue marmoree. Ma alla fine dell'arcaismo si è conquistata una tale abilità nel fondere il bronzo che si preferisce questo materiale per le figure isolate, mentre si continua ad utilizzare il marmo tradizionale per quelle dei frontoni. Si spiega così la fama degli scultori nelle opere bronzee.






ANALISI di alcune SCULTURE:





     Pag.180: Auriga di Delfi, in bronzo. Rappresenta una figura maschile colta nel fiore degli anni che guida una quadriglia. Il volto è sempre idealizzato ma presenta alcune piccole varianti:

Gli occhi sono grandi ed espressivi,

Il mento  è pronunciato e sporgente;

La veste presenta pieghe naturali, cadendo in modo verticale ricorda le forme di una colonna;

I piedi sono totalmente naturali.

     Pag.181: Zeus del Capo Artemision, in bronzo. Rappresenta una figura in movimento , una gamba è posta avanti all'altra, un braccio prende la mira mentre 'altro scaglia un fulmine.

     Pag.183:Discobolo,in marmo. Si tratta di una copia,infatti l'originale era in bronzo. Rappresenta una scena nella quale Apollo lancia un disco per colpire Giacinto. Il discobolo, lanciatore del disco:

Il volto non è affaticato e quindi inespressivo;

Il corpo presentato prima di lanciare il disco si presta bene per creare un gioco di forme in perfetto equilibrio: ad esempio il braccio che tiene il disco è perfettamente parallelo alla coscia in primo piano; l'altro braccio è parallelo al resto della gamba;

Tutta la figura è segnata da una linea a zig-zag con angoli di 90°.

     Pag.188: Nascita di Venere, in marmo. rappresenta la nascita della dea Venere dalle acque, mentre viene accolta dalle ore, divinità femminili che personificano le stagioni, poggiano i piedi sulla ghiaia. Il panneggio delle loro vesti è molto curato; presenta venature parallele al corpo, il quale non viene coperto ma messo in risalto, diventando un motivo decorativo. Anche le striature dell'acqua che ricoprono il corpo di Venere hanno la funzione di esaltarlo.




Policleto & il KANON:





Policleto del V secolo a.C. di Argo del Peloponneso è uno scultore di rilievo, e uno degli artisti più noti dell'antichità. Appartiene al periodo dell'arte classica; eppure in lui alcuni elementi lo collegano anche all'arcaismo. Purtroppo non possediamo nessuna sua opera. Abbiamo solo molte copie a dimostrazione della grande notorietà di cui godeva. Il Doriforo, la sua opera più conosciuta, ci permette di indagare sulle sue caratteristiche fondamentali: già i contemporanei lo ritenevano totalmente emblematico da chiamarlo il Kànon, cioè la più completa dimostrazione visiva di ciò che l'autore aveva scritto in un suo trattato, intitolandolo per l'appunto Kànon, purtroppo perduto.

L'equilibrio raggiunto da Policleto, detto ponderazione, è un equilibrio stabile, ottenuto con un gioco sapiente di rapporti;perciò immutabile: cambiare la posizione, anche di una sola parte del corpo, significherebbe cambiare anche tutte la altre parti, sino a raggiungere un altro equilibrio. Policleto stabilì quali misure dovessero avere ogni parte in relazione alle altre. La testa doveva essere un ottavo dell'intera altezza; il busto, dal collo al pube,tre ottavi; tre ottavi anche la larghezza massima e così via. L'ideale di uomo è eterna, perfetta. L'artista osserva la realtà come gli appare, ma ne rende non l'apparenza che si presenta davanti ai suoi occhi, bensì l'<<essere>> etreno.



















ANALISI di alcune SCULTURE:



     Pag.190: Il Dorivoro, in marmo. E' la rappresentazione che Policleto utilizzò per mostrare ciò che aveva affermato nel Kànon.

     Pag.194: il Diadumeno, in marmo. Esso rappresenta, per alcuni, il dio Apollo, per altri un atleta che si lega la benda della vittoria. In quest'opera già lo stesso Policleto attuò una variante:

Le due braccia sono piegate;

Ma comunque un'anca è spostata in alto come ne Doriforo;

Anche la linea delle spalle è inclinata.

     Pag.195: I Bronzi di Riace, in bronzo. Queste statue sono state attribuite alle opere di Policleto, Mirone e Fidia. Sono state ritrovate intorno al 1972. Nella loro struttura sono molto simili al Doriforo, anche se la gamba flessa è posta avanti.



La PITTURA VASCOLARE:





Nel VI secolo a.C. vi era una vasta produzione di ceramica in tutto il Mediterraneo, con la Grecia che aveva la supremazia sulla altre civiltà.

I vasi erano decorati secondo due tipi di stile:

     Lo stile a FIGURE NERE;

     Lo stile a FIGURE ROSSE;








Lo STILE a FIGURE NERE:





Nel VI secolo l'Attica torna ad avere un ruolo primario anche nella ceramografia. Le figure nere, ravvivate da tocchi di altro colore, spiccano sul fondo naturale dell'argilla cotta di un bel rosso unito. Sorgono in questo momento officine la cui notorietàè tale che, sui vasi, compaiono i nomi dei fabbricanti accanto a quelle dei pittori. Lo stile a figure nere si ottiene con una vernice nera molto brillante stesa sullo sfondo ocra del vaso.

Solitamente le figure vengono prima incise sul vaso. In questo modo le figure sono molto stilizzate, quindi, soprattutto i complessi muscolari diventano motivi decorativi.


     Pag.204: Anfora con Achille e Aiace che giocano ai dadi, terracotta. In questo caso non viene rappresentata, come di solito, un battaglia, ma uno svago. L'anatomia dei due corpi, soprattutto nelle braccia, diventano un pretesto per motivi decorativi, totalmente slegato dalla realtà. naturalmente tutto ciò che può diventare un motivo decorativo diventa elemento di particolare attenzione: i capelli e le acconciature(riccioli decorativi), le pieghe delle vesti e le armature.


Lo STILE a FIGURE ROSSE:





Intorno al 530 la tecnica della pittura in ceramica subisce un capovolgimento nell'uso dei colori: invece che dipingere le figure nere sul fondo naturale, si preferisce rivestire l'intero vaso di vernice nera lucente, lasciando alle figure il colore rosso del fondo.

È possibile che si giunga a questa svolta in concomitanza con una analogo capovolgimento nella tecnica della pittura maggiore, oggi perduta. L'innovazione aveva anche lo scopo pratico, ottenendo una migliore impermeabilizzazione del vaso, e quindi una alta qualificazione commerciale del prodotto ateniese venduto oramai ovunque. Le figure possono essere più dettagliate perché non sono più necessariamente le intenzioni, si sviluppa quindi anche lo stile della pittura. I corpi non sono più piatte, ma bidimensionali, diventando corpi con volume. Si aggiunge la profondità: ad esempio, le figure in primo piano sono sovrapposte ad altre figure che quindi stanno dietro. Questo non succedeva durante l'utilizzo della ceramica a pitture nere.

     Pag.207: Interno di una tazza con Eos e Memnon, in ceramica. Le facce della persona a lato è più chiara rispetto alle ali, quindi sia aggiunge la sfumatura.

     Pag.208: Interno di una tazza con Achille e Patraclo. In questa rappresentazione, tratta dalle vicende della guerra di Troia, sia aggiunge il colore bianco.














ALCUNI SCULTORI IMPORTANTI:




SKOPAS:




Skopas vissuto nella prima metà del IV secolo a.C. originario dell'isola di Paro. Poco ci è giunto di lui, sappiamo che operò in marmio. Fra le sue opere giovanili conosciamo alcuni frammenti dei frontoni del Tempio di Atena.

Con Skopas vediamo un artista che rifiuta il Kanon. È la prima volta che un artista rappresenta una figura sensuale, nella quale le vesti si scompongono mostrando il corpo. I volti di Skopas nonn sono più idealizzati, ma caratterizzati e mossi.

     Pag.239: Menade danzante, in marmo. rappresenta una menade, ovvero una delle baccanti del dio Dionisio. Nella menade danzante si vede una figura femminile nell'atto di danzare. Questa figura non assume più una posizione retta, ma piega il proprio busto in dietro, e si avvita nello spazio. La figura non presenta solo più un punto di vista ma lo spettatore ha la facoltà di scegliere da che parte guardarla, poiché la figura ruota nello spazio.


PRASITELE:




Prassitele vissuto tra la prima e la seconda metà del IV secolo a.C. scelse per le sue statue gli dei più vicini ai nostri sentimenti e li rappresenta in atteggiamento umano. Come Skopas inserisce le sue figure nello spazio, ma l'inserimento avviene dolcemente, gradualmente.

     Pag.243: Venere di Cnido, in marmo. Rappresenta la dea Venere o Afodite ritrovata a Cnido. La dea è stata rappresentata nuda. Questa è una caratteristica di stile di Prassitele poiché la sue forme sono molto morbide e dolci, anche quando crea figure maschili. Anche in questo caso c'è una variante rispetto al Kanon:

Entrambe le braccia sono piegate;

Le gambe sono rispettivamente una retta e l'altra piegata ma non posta all'indietro, ne avanti, ma sovrapposta all'altra in un atteggiamento pudico (tende a coprirsi);

Il volto è idealizzato poiché è quello di una divinità;

     Pag.244: Ermes con Dionisio bambino, in marmo. Ermes è il messaggero degli dei, che in questo caso si sta recando dalle Ninfe per incaricarle di allevare Dinisio. Questa è una scultura maschile che pur ritornando alla virilità ha tratti delicati. In questo caso, anche se la rappresentazione riporta una divinità, la naturalezza del corpo è del tutto umana




LISIPPO:




Lisippo, vissuto tra il 370 e il 300 a.C., è originario di Sicione, ed è classificato come uno dei tre (sopra elencati) grandi scultori del IV secolo. La sua attività coincida con il dominio Macedone sulla Gracia: ed fu lui lo scultore di Alessandro Magno. Con Lisippo si chiude l'are classica e si propongono le premesse indispensabili per lo sviluppo della successiva età ellenistica. A differenza di Prassitele, Lisippo predilige il corpo maschile, che dispone in movimento. Preferisce il bronzo al marmo.

     Pag.247: Apoxyomenos, in marmo. Questa statua è una copia romana di origine bronzea, rappresenta un atleta graco che si detergeva dal sudore dopo una gara, utilizzando lo strigile, uno strumento metallico, ricurvo e fornito di manico. Rispetto al Doriforo di Policleto, la scultura di Lisippo presenta delle varianti:

Le braccia non sono vicine al busto, ma si protendono nello spazio, quasi conquistandolo;

Il corpo tende a ruotare leggermente e nello stesso tempo a modificare i pesi a gli allineamenti di fianchi e spalle tipici del Kanon;

Le cose più rilevanti sono: la riduzione delle proporzioni della testa rispetto al corpo, rendendo la scultura più realistica, nel movimento degli arti questa figura si presenterebbe più fragile, mentre lo scultore per evitare ciò, aggiunge dei puntelli che servono a sostenere le parti esposte.

     Pag.251:Erma di Alessandro Magno, in marmo. La scultura originale di Lisippo era in bronzo. Questa scultura è molto importante per la storia della scultura poiché è la prima volta che ci si trova di fronte ad un ritratto. Ovviamente non si intende il ritratto in senso moderno poiché manca l'indagine espressiva e psicologica, però si iniziano a ricercare i tratti fisionomici della persona reale a cui si sta facendo il ritratto.
















PRASSITELE:ERMES E DIONISIO BAMBINO

 





LISIPPO: APOXYOMENOS

 








LISIPPO: RITRATTO DI ALESSANDRO MAGNO

 





L'ARTE CLASSICA:

L'ACROPOLI DI ATENE



Abitata fin dal neolitico, l'acropoli di Atene si era venuta fortificando e ornando di edifici sacri, via via che andava aumentando l'importanza della città. Nel 480 e  nel 479 i persiani la conquistarono, la saccheggiarono e la distrussero. Cacciati gli invasori, si cominciò la ricostruzione delle fortificazioni. Dimostrata la superiorità di Atene sui nemici e ricostruita la potenza dello stato, Pericle, il grande democratico sotto il quale Atene conobbe il momento più alto della propria storia, poté iniziare la ricostruzione degli edifici sacri dell'Acropoli. Egli affidò l'incarico di episcopos a Fidia, che doveva dirigere i lavori nelle varie opere. Nel V secolo a.C. Atene divenne un laboratorio sociale e artistico. I lavori più umili venivano affidati agli schiavi, mentre il cittadino ateniese si poteva dedicare ad attività intellettuali e artistiche. È difficile sapere quanto di ciò che è stato costruito spetti ai singoli autori e quanto invece alle idee di Fidia. È comunque molto probabile che egli abbia redatto ciò che oggi chiameremmo il piano regolatore generale. C'è, infatti, una logica nella collocazione dei singoli edifici, per la costruzione dei quali si è anche seguito un criterio di priorità cronologiche: il PARTENONE è stato fabbricato dal 447 al 438, i PROPILEI dal 437 al 432, il TEMPIO DI ATENA NIKE dal 430 circa al 421 e in fine l'ERETTEO dal 421 al 406. Pericle e Fidia erano morti da tempo quando si compiva la costruzione dell'Eretteo, ma risale a loro l'ideazione generale imposta con tanta chiarezza.




IL PARTENONE:





Architettura





La ricostruzione dall'Acropoli ebbe inizio dal Prtenone, il tempio dedicato alla dea Atene, protettrice della città. Il Partenone è la sintesi delle esperienze architettoniche fin qui compiute: vi si realizza completamente l'ideale greco di equilibrata misura. Il tempio è di stile Dorico, è un tempio periptero a otto colonne sui lati minori. La cella è molto profonda e divisa in tre navate; in essa è posta, in origine, la statua Criso-Elefantina della dea Atena, una scultura di Fidia. Dietro la cella è posto un locale più piccolo: il Paretnon, luogo dove le vergini devote alla dea dovevano tessere un lunghissimo pelpo di lana da donare, per l'appunto alla dea, in occasione delle panatenee. Le colonne del tempio presentano l'entasi più snello, in modo tale da aumentare l'effetto di rastremazione della colonna. Riducendo l'entasi, gli architetti non avevano cercato la gravità e la pesantezza del tempio dorico, ma avevano tentato di costruire un tempio dorico con caratteri leggeri. I rapporti tra le varie dimensioni del tempio sono attentamente studiati. L'effetto finale è molto leggero e calcolato. Sotto l'architrave, vediamo metope e triglifi, come nello stile dorico, mentre nella cella abbiamo un fregio continuo, tipico dello stile ionico. Questo tempio è uno dei pochi che si è preservato perché è diventato, prima una chiesa, poi una moschea. È rimasto intatto fino al 1687 quando venne cannoneggiato dai veneziani.

Quasi tutti i fregi e le statue del Partenone sono state raccolte dall'ambasciatore inglese ad Atene in quel tempo, e quindi sono state portate nella maggior parte in Inghilterra.



DECORAZIONI SCULTOREE DEL PARTENONE:





Nessuna delle sculture di Fidia è arrivata fino a noi, ma probabilmente quasi tutte le statue e i fregi del Partenone erano di sua mano. Vediamo tuttavia una differenze di stile, questo si fa pensare che diversi artisti abbiano lavorato per un disegno unitario di Fidia.

Dopo aver finito i lavori Fidia venne attaccato dal popolo con la critica di aver rubato oro e di aver celebrato se stesso nella decorazione dello scudo dalla statua della dea.

     Pag.217: Athena del Varvakeion, in marmo. Questa statua è una copia della statua della dea Athena Parthenons che doveva essere posta all'interno della cella del tempio del Partenone. La dea è rappresentata in piedi, in atto di riposo, vestita con il peplo. Sulla mano destra, sostenuta da una colonnetta, tiene Vittoria alata. La lancia era probabilmente appoggiata alla spalla sinistra. La base, i sandali, la veste, lo scudo e l'elmo erano riccamente ornati.


Sul frontone orientale, quello più importante, era narrata la Nascita di Atena dal capo di Zeus. Atena è la dea della sapienza, della ragione, colei che permette all'uomo di vincere gli istinti, la forza materiale, il male.

Sul frontone occidentale era rappresentata la Contesa fra Atena e Poseidone per il dominio dell'Attica. La gara sarebbe stata vinta da colui che avesse prodotto la cosa più utile all'umanità. Poseidone donò il cavallo e con un colpo di tridente fece scaturire una fontana; Atena diede l'ulivo. Ad essa fu concessa la vittoria. All'estremità sinistra del frontone si possono ammirare il giovane corpo di Dionisio in braccio ad Eracle, al loro fianco due giovani divinità femminili elegantemente drappeggiate.

Sul fregio continuo, all'interno della cella, non si ha la rappresentazione di un mito, ma le reali scene delle papantene. Il brano più bello è quello dei cavalieri della processione panatenaica.

     Pag.222: Fregio del Partenone con la Processione panatenaica, in marmo. In questa rappresentazione si distinguono due cavalieri. Uno di questi è nudo e si gira verso l'altro, l'altro posto davanti al primo sembra assuma un'espressione pensosa. Anche se il secondo cavaliere ci da l'impressione di essere pensoso non si ha ancora un indagine psicologica. Le figure più caratterizzate sono i cavalli, poiché meno importanti e qunìindi più liberi, quasi fossero divertiti dalla disciplina a cui sono sottomessi.è la loro natura.




I PROPILEI:





I Propilei sono l'ingresso solenne all'Acropoli. Il progetto originale prevedeva un ampio edificio perfettamente simmetrico, ma il dislivello del terreno costrinse  a ridurne l'estensione. I propilei sono costituiti da tre corpi principali: uno centrale e due laterali avanzati rispetto al primo. Lo stile generale dei Propilei è dorico, anche se all'interno, per le dimensioni limitate dello spazio, lo stile è ionico.

I Propilei sono perfettamente equilibrati. I due stili, dorico&ionico, si alternano in modo da dare una visione solenne ma non troppo.



IL TEMPIO di ATENA NIKE

& L'ERETTO:







Nel 430 a.C. si iniziano i lavori per la costruzione del Tempio di Atena Nike. È un piccolo edificio sporgente su uno sperone. Pur visibile a distanza accanto ai Propilei. Esso è di stile ionico perché le sue misure, così ridotte, non sarebbero state adatte a sostenere la gravità del dorico. Ne risulta un tempietto pieno di grazia.


Anche l'Eretteo è di stile ionico. E' un edificio complesso, pur nelle proporzioni limitate.

Esso presenta una variante molto interessante nella colonna che sostiene la loggia. Le colonne pur restando un elemento portante, si trasformano in un originale motivo decorativo. Infatti, invece di veder sei colonne tipiche, si vedono sei figure femminili che costengono la loggia. Queste figure prendono il nome di Cariatidi.






L'ELLENISMO:

L'ellenismo è l'ultima parte dell'arte greca.

Si caratterizza nell'architettura con lo stile corinzio, mentre nella statuaria si presenta con grandi fratture dal Kanon di Policleto, per andare verso un naturalismo sempre più sciolto. L'esito finaleè quello di una figura sempre più mossa nello spazio, di un'indagine espressiva nei volti e la scelta dei soggetti, i quali non hanno più scopo celebrativo, ma diventano soggetti di genere, si trova il sentimento e la naturalezza dell'uomo come uomo. I padri dell'ellenismo sono quindi Skopas, per l'avvitamento dei corpi nello spazio, Prassitele per la naturalezza dei corpi e Lisippo per essersi sganciato completamente dal Kanon.


ANALISI di alcune SCULTURE:





     Pag.268: Bambino che lotta con l'oca, in marmo. In questa scultura non si vede più un soggetto celebrativo, ne una scena mitologica, ma una scena molto comune.di genere. Nel volto del bambino si vede un espressione allegra. È la prima volta che si trova un espressione caratterizzata. Per quanto riguarda la posizione, il bambino sta proprio tirando il collo all'oca e mentre agisce si protrae indietro, spostando la figura dal proprio asse.

     Pag.270: Nike di Samotracia, in marmo. probabilmente questa statua raffigura una  vittoria alata sulla prua di una nave mentre solca le onde. Il vestito sembra bagnato e ricalca il corpo come la figura di Fidia nel Partenone. La rappresentazione ricalca però lo stile di Policleto, difatti ha una gamba posta avanti all'altra e le spalle inclinate, comunque sembra muoversi nello spazio, riprendendo quindi anche lo stile di Skopas.

     Pag.272: Laocòonte, in marmo. Laocòonte era un sacerdote di troia, che siccome vuole impedire l'entrata del cavallo a troia, viene punito dal dio Apollo. Si vede subito che la rappresentazione è una composizione molto complessa, con il personaggio principale che si avvita nello spazio e i due figli che assumono posizioni sempre più articolate. Nel volto si nota chiaremante il sentimento di sofferenza. Questa raffigurazione è una copia romana moto famosa, scoperta nel '500 nella fase rinascimentale inoltrata.

     Pag.273: Venere di Milo, in marmo. questa statua fa riferimento alla Venere di Knido di Prassitele, alla quale si aggiunge una torsione del busto rispetto alle gambe.

     Pag.274: Il contadino con la mucca, in marmo. in questa rappresentazione si nota lo sfondo, con abitazioni, vegetazione., quindi per la prima volta le figure sono introdotte in un contesto. Il soggetto è sempre meno celebrativo e sempre più naturale.

     Pag.277: La vecchia ubriaca, in marmo. questa statua rappresenta la natura umana nel pieno della vita quotidiana.

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