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Entartete Kunst e Il concetto di degenerazione




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Entartete Kunst e Il concetto di degenerazione


<< La nostra pazienza con tutti quelli che non sono stati capaci di allinearsi è giunta alla fine. Ciò che voi state vedendo qui sono i risultati distorti della pazzia, dell'impertinenza, della mancanza di talento.Avrei bisogno di numerosi treni merci per pulire i nostri musei da questa spazzatura.Ciò avverrà molto presto >>.


Così parlò Adolf Ziegler, presidente della Corte Imperiale della Cultura, riferendosi ad un progetto che avrebbe avuto luogo di lì a pochi mesi. Contemporaneamente alla Grande Esibizione di Arte Tedesca, fu inaugurata infatti un'altra mostra, che comprendeva però opere delle avanguardie moderne, chiamata in modo dispregiativo "Entartete Kunst", ovvero "arte degenerata". Questa, per effetto indesiderato, ebbe un successo di gran lunga maggiore di quella "ufficiale", e la sua apertura dovette essere prolungata. In realtà i nazisti avevano progettato l'"Entartete Kunst" con lo scopo di mostrare ai cittadini quale tipo di arte non era accettato dal Reich, e come quest'arte fosse dunque degenerata e da disprezzare.


L'esibizione si tenne in 11 città di Germania e Austria, attirando più di due milioni di visitatori in soli quattro mesi, circa il triplo della mostra dell'arte tedesca in linea col regime.

Le 650 opere esposte di 112 artisti erano state confiscate insieme ad altre 6 mila opere. Le restanti vennero in parte destinate al rogo, in parte vendute all'asta a musei americani e svizzeri.


[Nell'immagine: la vendita all'asta di un autoritratto di Van Gogh].



Molti artisti emigrarono in altri paesi per sfuggire alla severa censura: il pittore surrealista Max Ernst si trasferì in America, Klee, insegnante al Bauhaus, si ritirò in Svizzera, Max Beckman in Olanda, Kandinskij in Francia. Altri invece cercarono di adattarsi alle esigenze del regime, e restarono in Germania nonostante la confisca delle loro opere da parte dei nazisti: questo fu il caso di Nolde.

Altri ancora, invece, risentirono più fortemente delle conseguenze della guerra e della repressione nazista: Kirchner, ad esempio, anche a causa del rifiuto delle sue opere da parte della società, si ammalò di depressione e si suicidò nel 1938.


Appena entrati attraverso una stretta scalinata si accedeva alle prime stanze della mostra. Le tele, spesso senza cornice, erano state volutamente esposte in modo caotico e disordinato ed erano accompagnate da slogan sarcastici che puntavano a ridicolizzarle. Oppure erano accostate a disegni realizzati da veri malati mentali a titolo di confronto e di denuncia della corruzione.

Talvolta era indicato anche il prezzo esageratamente alto che i musei avevano precedentemente pagato agli "speculatori ebrei" per comprarle.

Ovviamente nessuno sottolineò il fatto che i prezzi così alti erano in parte dovuti alla forte inflazione verificatasi negli anni della Repubblica di Weimar.


Le opere definite degenerate erano accusate di sostenere una visione "bolscevica", "ebraica", o semplicemente antinazista. Anche se solo 6 artisti su i 112 le cui opere vennero esposte erano effettivamente ebrei, anche i lavori degli altri furono catalogati come appartenenti ad una razza inferiore e impura.  Le opere vennero suddivise in varie categorie tematiche come ad esempio: 'Manifestazioni dell'arte razzista giudaica', 'Invasione del bolscevismo in arte', 'La donna tedesca messa in ridicolo', 'Oltraggio agli eroi',' I contadini tedeschi visti dagli ebrei', 'La follia eretta a metodo' o 'La natura vista da menti malate'.

Ma non erano solo i soggetti dei dipinti ad essere criticati: anche lo stile tendente all'astrattismo, la visione deformata del reale, erano visti come sintomi di menti contorte e malate.


La mostra si basava su una vera e propria "teoria della degenerazione", diffusa dai saggi di Max Nordau, fondatore, tra l'altro, del sionismo. Egli si richiamava agli studi di Cesare Lombroso, antropologo e criminologo italiano, che affermò la teoria su cui si basa la fisiognomica: i criminali presentano dei tratti somatici caratteristici, innati ed ereditari. Secondo lo studioso, questa categoria di persone appartiene quindi ad un gruppo umano che ha subito un processo involutivo (contrario all'evoluzione "normale"), cioè degenerato.

Nordau riscontrò segni di questi caratteri atavici in molti musicisti, poeti, pittori e scrittori del suo tempo. Egli concentrò la sua analisi in particolare sulla letteratura dei simbolisti francesi e del movimento estetico inglese, mentre nell'ambito della pittura interpretò lo stile impressionista come sintomo di una distorsione della percezione visiva degli artisti.

Secondo Nordau, quindi, molti autori erano afflitti da malattie nervose e i loro disturbi mentali trasparivano nel disordine, nell'irrazionalità delle loro opere contorte e apparentemente prive di senso. Queste tele apparivano deviate e  incomprensibili perché i loro artefici avevano perso l'autocontrollo necessario a produrre un lavoro coerente. Egli sostenne le sue teorie confrontando le figure distorte dei dipinti moderni con fotografie di persone con deformità o malattie.

Gli ideologi razziali nazisti furono affascinati dalla teoria della degenerazione ereditaria di Nordau, e la utilizzarono per giustificare la loro politica culturale. Il regime aveva il dovere morale di combattere la degenerazione dell'età moderna, la corruzione con cui l'arte "ebrea", "bolscevica", l'arte "inferiore", tentava di contaminare la purezza di quella tedesca "ariana".








Per la copertina del catalogo dell'"Entartete Kunst" venne scelta un'opera 'primitivista' di Otto Freundlich, artista noto soprattutto per la sua tendenza verso l'astrazione, accennata anche nella geometrizzazione di questa scultura.








In conclusione, riuscirono i nazisti ad affermare il loro concetto di arte, e a screditare quella "degenerata"?

Sicuramente l'insistente propaganda del Terzo Reich contribuì a diffondere un tipico luogo comune, cioè l'incomprensibilità dell'arte d'avanguardia. D'altra parte, il fatto che essi considerarono come un serio problema il diffondersi di questa nuova concezione artistica ed utilizzarono molte risorse per distruggerla, è la prova della forza stessa di queste avanguardie: i nazisti in realtà le temevano, come temevano anche il loro potere comunicativo e di denuncia.


Gli artisti condannati dal regime, sentivano davvero di produrre lavori "degenerati"? Quali erano le ragioni delle loro scelte stilistiche così rivoluzionarie?

Ogni artista aveva delle precise motivazioni che lo spingevano ad adottare un certo linguaggio pittorico, non sempre realistico e convenzionale. Spesso una modalità espressiva caotica e apparentemente irrazionale voleva contestare le costrizioni della tradizione accademica, oppure la raffigurazione di figure deformi e deturpate mirava a denunciare gli orrori della guerra e gli aspetti negativi e della società, spesso rifiutati dall'arte ufficiale.

Anche per Kandinskij la scelta dello stile pittorico, nel suo caso dell'astrattismo, fu un'operazione consapevole e dettata da chiare esigenze. Per introdurre le sue riflessioni sull'arte ho deciso di partire da un suo quadro, non ancora completamente astratto, ma significativo per comprendere il suo pensiero.






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