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Considerazioni su "lavoce della luna" di federico fellini




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CONSIDERAZIONI SU "LAVOCE DELLA LUNA" DI Federico Fellini


Si tratta dell'ultimo film di Fellini, del 1990, tre anni prima della sua morte.

Tutto inizia dal fascino che esercita la campagna su Fellini sin da ragazzino, quando fa questa scoperta straordinaria durante i mesi estivi passati a Gambettola, un paesino vicino Rimini. Il regista ha sempre visto questo ambiente come uno scenario favoloso e un po' magico. Nasce così il desiderio di fare un film sui suoi ricordi infantili in questo mondo,per cui pensa a una storia tra il panismo e la magia. Tutto questo si unisce alla scoperta del Poema dei lunatici di Ermanno Covazzoni (co-sceneggiatore con Fellini e Guerra) che riporta a galla una vecchia  idea degli anni cinquanta, il cui spunto arriva dalle Libere donne di Magliano di Mario Tobino. Nasce così La voce della luna, "elogio della follia umana e satira della volgarità dell'odierna civiltà berlusconiana".



Il film è inventato giorno per giorno grazie all'intesa del regista con Benigni e Villaggio, due attori che rappresentano al meglio il comico anche nel suo aspetto di randagio e girovago. In effetti i due attori non hanno mai avuto le battute. Fellini dirà "Ho fatto un bel viaggio sottobraccio ad Arlecchino e Brighella, o forse meglio a Lucignolo e Pinocchio".

Tutto il film è popolato da strani individui che hanno in comune il fatto di essere considerati quasi dei pazzi, per cui sono, in un certo senso, degli esclusi. In realtà, questi bizzarri personaggi sembrano avere una sensibilità superiore e tutti sono in "comunicazione" con qualche entità indefinibile di cui sembrano essere gli unici interlocutori. Innanzitutto c'è Ivo Salvini (Roberto Benigni) che girovaga di notte per le campagne attratto da delle strane voci che lo chiamano dai pozzi. Amante della poesia, vive in una specie di limbo fatto di un'ingenua storia d'amore, dell'ascolto della voce della luna e di incontri con personaggi a lui simili. In una delle sue passeggiate notturne nella campagna padana giungerà in un cimitero dove incontrerà Sim, un musicista che vive all'interno di un loculo. Questi, in effetti, non può più vivere una vita normale da quando suonando una serie di note che formano una formula maledetta ha scatenato delle presenze paranormali nella sua casa. Deluso dalla musica, nasce in lui un'avversione verso di essa, convinto ormai che questa promette gioia, felicità, oblio, l'essere accettati ma infine non promette le sue promesse.

Ma l'incontro più importante di Ivo è quello con il paranoico ex prefetto Gonnella (Paolo Villaggio). Questi pensa di essere perseguitato dai suoi coetanei per infettarlo con i loro aliti puzzolenti e fargli contrarre "l'orrenda malattia della vecchiezza". Pensando di essere circondato da spie e che tutto intorno a lui sia falso trova un alleato in Ivo perché lo sente subito come uno spirito affine e come uno che non sta al gioco a cui gli altri partecipano contro di lui. Proprio il fatto di avere fatto questo incontro è, per il prefetto, il segno che il grande momento è arrivato, sente, infatti, di essere "a un passo dal loro covo" in cui sarebbe stato fino ad allora troppo rischioso addentrarsi essendo solo. Il covo si scopre essere una discoteca dove Ivo attorniato da un gruppo di ragazze si accorge che le donne (come la luna) sanno qualcosa che gli uomini non sanno. E' qui che il regista, riprendendo un motivo presente anche in 8 ½ , svela, per bocca del protagonista, il segreto delle donne : " Siete tante ma siete una sola, siete tutte l'Aldina". Intanto il prefetto è inorridito da ciò che vede ma soprattutto dal rumore e dalla frenesia nella discoteca, dai "cantori del male" a cui chiede disperatamente di fare silenzio, dicendo che se avessero sentito mai il suono di un violino ora starebbero zitti. Ed infatti quando improvvisamente parte un valzer e il prefetto comincia a ballare con la duchessa i giovani esagitati della discoteca rimangono a guardarli immobili e ammutoliti. Nonostante la sua indubbia efficacia, questa scena è, forse, rispetto alle trovate sempre geniali e inaspettate del regista, un po' troppo scontata e banale come se un anziano dicesse (come sicuramente ci è capitato di sentire): "Questo è solo rumore, ai miei tempi.il valzer .quella sì che era musica!".

Un altro strano personaggio è Nestore che sente dei suoni misteriosi provenire né da un pozzo né da uno strumento musicale ma addirittura da una lavatrice. La sua vocazione inoltre, è quella di stare sui tetti che lui ha scelto cercando di arrivare a non essere niente o meglio di arrivare a sentirsi aria. Una sensazione simile, quella di sentirsi volare sospeso nell'aria, è riuscito a raggiungerla facendo l'amore con l'insaziabile moglie che si trasforma in una vaporiera.



Anche Ivo sogna di volare via seguendo le voci dei pozzi e ci riuscirà quasi una notte quando, entrato in un pozzo che lo aveva chiamato ("Corri,  adesso o mai più"), giunge,in mezzo ad un uragano di suoni, sul punto di capire, di arrivare ad essere "libero nel cuore" e invece (questo, forse, è il messaggio centrale del film) dirà ".tutto è buio, ingiustizia, offese, progresso, non c'è niente di fermo, sicuro. Vogliono aiutarci ma non sanno con chi parlare". In effetti, Salvini nella scena conclusiva, dopo la cattura della luna dirà "Se tutti facessimo un po' di silenzio, forse potremmo capire". La luna, infatti, viene catturata dai tre fratelli Micheluzzi, convinti che la si dovesse togliere di mezzo questa "spiona" di cui non sopportano di sentire il fiato sul collo. D'altronde pensano che essendo femmina la luna vuole essere presa. Intorno alla luna imprigionata si crea quasi un culto religioso tra sgomento e riverenza, richieste di perdono e di misericordia. Il tutto è registrato e amplificato dalla neonata tv locale (della quale tutto il paese va molto fiero) che organizza un'assurda tavola rotonda nella quale un cardinale si affretta subito a chiarire che la luna non ha nulla da svelare dato che è stato tutto già rivelato. Questa voce suona però stonata in mezzo a personaggi che sono in perenne ascolto di strane voci cercando di capire qualcosa di nuovo e singolare rispetto a quanto è stato già rivelato. In effetti, non mancherà chi alla luna rivolgerà le più antiche, logore, ma sempre attuali delle domande cioè "Cosa siamo nati a fare? Cosa ci facciamo al mondo? C'è o non c'è il paradiso?". Ciò potrebbe significare che mai per l'uomo tutto potrà essere rivelato, o meglio, che mai gli uomini dotati di una certa sensibilità che non si fermano alla superficie potranno accontentarsi di quelle verità già rivelate che qualcuno ha deciso per conto loro essere giuste e sufficienti.

Alla fine la luna, sotto le sembianze del viso dell'Aldina, farà la sua rivelazione solo ad Ivo, svelandogli che la fortuna non sta nel capire (anzi sarebbero guai a capire) ma nell'ascoltare. Detto questo, la luna con una grande trovata surreale declamerà la pubblicità anche lei asservita alla "dea televisione".

In tutta quest'atmosfera così magica, rarefatta e irreale trova posto anche una popolare e godereccia  Gnoccarda (festa dello gnocco) accompagnata dall'elezione della miss di turno, in questo caso giustamente Miss Farina. Questo, insieme alle scene della discoteca e alla ridicola tv locale, fornisce una rappresentazione perfetta dell'Italia degli anni Ottanta così come La Dolce Vita degli anni del boom economico.






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