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Biografia Umberto Boccioni




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Biografia Umberto Boccioni

Umberto Boccioni, pittore, scultore futurista e inventore del Dinamismo Plastico, nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, ma trascorre infanzia ed adolescenza in varie città perchè il padre, impiegato statale, è costretto a frequenti spostamenti. La famiglia, originaria di Forlì, si trasferisce a Genova, poi a Padova nel 1888 ed in seguito a Catania nel 1897, dove Umberto consegue  il Diploma in un Istituto Tecnico. Nel 1899 Umberto Boccioni si trasferisce a Roma presso una zia, frequenta la Scuola Libera del Nudo e lavora presso lo studio di un cartellonista. In questo periodo il giovane pittore, dallo stile molto realista, conosce l'altrettanto giovane Gino Severini e con lui frequenta lo studio di Giacomo Balla, che in quegli anni, a Roma, è maestro molto famoso, per approfondire la ricerca sulle tecniche divisioniste. Dal 1903 al 1906 Umberto Boccioni partecipa alle esposizioni annuali della Società Amatori e Cultori, ma nel 1905  in polemica con il conservatorismo delle giurie ufficiali, organizza con Severini, nel foyer del Teatro Costanzi, la 'Mostra dei rifiutati'. Per sfuggire l'atmosfera provinciale italiana, nella primavera del 1906 Boccioni si reca a Parigi, dove rimane affascinato dalla modernità della metropoli. Da Parigi, dopo alcuni mesi, fa un viaggio in Russia, prima di tornare in Italia e stabilirsi a Padova per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea. Per conoscere a fondo le nuove correnti pittoriche, derivate dall'evoluzione dell' impressionismo e dal simbolismo,  Boccioni intraprende un altro viaggio fermandosi a Monaco, incontrando il movimento 'Sturm und drang' tedesco ed osservando l'influsso dei preraffaelliti inglesi. L'Italia del primo Novecento ha una vita artistica ancora ancorata alle vecchie tradizioni, ma Milano è diventata una città dinamica, ed è qui che Boccioni si stabilisce al ritorno dal suo ultimo viaggio in Europa per sperimentare, sotto l'influenza del divisionismo e del simbolismo, varie tecniche. Dal gennaio 1907 all'agosto 1908, Umberto Boccioni tiene un dettagliato diario nel quale annota gli esperimenti stilistici, i dubbi e le ambizioni che scuotono l'artista che si barcamena fra il divisionismo, il simbolismo, verso il futurismo, dipingendo ritratti, quadri a carattere simbolico e qualche veduta di città. Finalmente Boccioni, dopo aver conosciuto Marinetti, si avvicina al movimento avanguardista e, nel 1910 scrive, con Carlo Carrà e Luigi Russolo, il 'Manifesto dei pittori futuristi' ed il 'Manifesto tecnico della pittura futurista', firmati anche da Severini e Balla. Boccioni modernizza lo stile  pittorico utilizzando un linguaggio proprio, mentre partecipa attivamente a tutte le iniziative futuriste  diventando il pittore più rappresentativo di questa corrente. Allestisce, nelle varie capitali europee, Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, mostre dei pittori futuristi e scrive il 'Manifesto della scultura futurista', dove espone le sue teorie sulla simultaneità e sul dinamismo, già parzialmente espressa nel 'Manifesto tecnico della pittura futurista'. Umberto Boccioni suggerisce l'impiego  in una stessa opera di materiali diversi, come il legno, la carta, il vetro ed il metallo, cominciando ad incorporare frammenti di oggetti nei modelli in gesso delle sculture. Dal 1912, anno della prima esposizione futurista a Parigi, presso la Galerie Bernheim-Jeune, Boccioni applica il concetto di 'Dinamismo plastico' anche alla scultura, mentre  continua lo studio del dinamismo del corpo umano, attraverso una lunga serie di disegni ed acquarelli. Dal 1913, collabora alla rivista 'Lacerba', organizzata dal gruppo futurista fiorentino capeggiato da Ardengo Soffici, ma il Dinamismo Plastico incontra l'ostilità di alcuni ambienti culturali futuristi ed il disinteresse del pubblico. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Umberto Boccioni, come molti intellettuali, è favorevole all'entrata in guerra dell'Italia, si arruola volontario nel Battaglione Lombardo Ciclisti e parte per il fronte con Marinetti, Russolo, Sant'Elia e Sironi. Il suo battaglione è disciolto nel dicembre 1915 e nel luglio dell'anno successivo Boccioni viene assegnato all'artiglieria da campo e destinato a Verona. Applicando il Dinamismo plastico ai suoi dipinti, Umberto Boccioni abbandona l'impostazione tradizionale fondendo interno ed esterno, i dati reali e quelli del ricordo, in una singola immagine. Con questo intento sviluppa le caratteristiche 'linee-forza' che tracciano le traiettorie di un oggetto in movimento nello spazio. Negli anni di guerra Umberto Boccioni collabora con la rivista 'Avvenimenti' e si riavvicina al suo vecchio maestro Balla. Il suo stile personalissimo, alla ricerca di dinamismo, lo porta ad accostarsi all'espressionismo ed al cubismo allo scopo di  mettere lo spettatore al centro del quadro per farlo sentire coinvolto e partecipe. Umberto Boccioni diventa l'artista che meglio degli altri sa ritrarre la vita moderna, frettolosa e stressante, di cui la macchina in movimento è il simbolo principale. Il 17 agosto 1916 Boccioni muore dopo una caduta da cavallo a Sorte (Verona), nel pieno della sua rivoluzione pittorica che lo ha portato dal Futurismo al Dinamismo Plastico.

Umberto Boccioni e il dinamismo universale

Abbiamo detto come, anche in pittura, il Futurismo punti alla rappresentazione del movimento, della velocità, del dinamismo; dopotutto non va scordato che adesso il nuovo modello di bellezza è l'automobile, e quindi anche in questo campo dell'arte (propriamente detta) si deve 'farle onore'. Non va dimenticato che un'altra importante esigenza di questa avanguardia italiana é la creazione di nuovo linguaggio, attraverso il quale esprimere i valori innovativi di cui si fa portatrice. Chi per primo affronta e approfondisce questa problematica è il pittore Umberto Boccioni (1882-1916). Non lo soddisfa più la semplice rappresentazione oggettiva della realtà e proprio questo, insieme alla sua volontà di dipingere la vita moderna, che lo caratterizza sin dagli inizi, lo porterà a incontrare Marinetti nel 1910. Lui punta però ad una diversa idea del movimento e della 'simultaneità', e lo fa descrivendo l'immagine in più punti della sua traiettoria.

Tutto comincia con un assioma: un corpo fermo si muove (in quanto partecipe del dinamismo universale) non meno di uno che si sposta. Boccioni non è interessato tanto dal principio ottico della persistenza delle immagini sulla retina, quanto dal motivo della persistenza dei contenuti della coscienza, ovvero del principio della 'durata', teorizzato da Bergson. La 'durata', che è sintesi di tempo passato, presente e futuro, si realizza nella dimensione della memoria e della coscienza. Che al tempo stesso è 'memoria, è 'slancio vitale', cioè divenire e creazione in atto: anche questa suggestione si riversa sul futurismo boccioniano. Ma allo spiritualismo di Bergson, Boccioni, che parla di 'vibrazione universale', integra il dato della sensazione e il principio della luce, la quale si presenta corposa, densa e molecolare. Boccioni non segue Bergson quando questi contrappone materia e movimento (ossia materia e vita): ma abbraccia piuttosto la soluzione energetista dei fisici che riduce la materia a energia.

Materia e movimento non sono termini quindi contraddittori ma sono riconducibili allo stesso principio dell'energia, valore nuovo rispetto alla tradizionale antinomia di materia e spirito: valore fisico, psichico e dinamico che investe la stessa vitalità della psiche. Il 1912 è l'anno più esplosivo per Boccioni: viaggia per l'Europa, dipinge, scolpisce e scrive anche il Manifesto tecnico della scultura; la sua attività plastica è ora precisata teoricamente. L'interesse per la costruzione della forma dinamica si riflette anche nei quadri dipinti in questo stesso anno; del resto un dissidio tra pittura e scultura, nell'attività del pittore, non esiste: più che il colore in sé, o la forma in sé, il suo fine espressivo è l'ambientazione dinamica. Connessa alle ricerche plastiche è Elasticità.



 Umberto Boccioni, Elasticità, 1912


L'opera si impone per l'aggressività plastica dell'immagine ed è uno degli esempi cui la poetica boccioniana aderisce perfettamente: vortici di linee-forza e il dinamismo di un ambiente industriale sono ricostruiti con tensione tipicamente futurista. o il movimento di un divenire diventano un simbolo della civiltà avvenirista. Il dinamismo è per Boccioni un motivo lirico, di carattere metafisico. Solo così ci si può spiegare come mai egli ritorni, in certi momenti, alle figure più statiche. Come scrive egli stesso, in queste ricerche cerca di rendere il movimento universale e non quello relativo. Anche il 1913 è un anno importante nel quale prevale ancora l'esigenza di rendere, in pittura e in scultura, il movimento in tutti i sensi. Le opere di questo periodo raggiungono una astrazione finora mai toccata, astrazione che però non esclude la riconoscibilità del soggetto nelle sue linee di tensione dinamica.




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