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Arte e male: l'espressionismo e l'ossimoro male-musica




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ARTE E MALE: L'ESPRESSIONISMO E L'OSSIMORO MALE-MUSICA


Bene e Male sono due Assoluti. Su questo non ci piove. L'arte è da sempre considerata forma di espressione privilegiata di valori profondi, connessi all'essenza delle cose e al noumeno. Per questo bene e male non possono prescindere da essa (si pensi, ad esempio, al valore dato all'arte da Schelling, secondo cui essa è espressione dell'Assoluto stesso). Fin dall'antichità l'arte è penetrata dall'irrazionale, dal dolore e dal male: la Menade danzante di Skopas, colta in preda a furori dionisiaci, gli affreschi romani della Villa dei Misteri a Pompei, in cui è rappresentata la fustigazione di una giovane donna, i diavoli e le figure mostruose degli affreschi medievali, che dovevano essere di monito ed insegnamento per il popolo illetterato, ne sono ottimi esempi. Tuttavia è con l'Espressionismo tedesco che la rappresentazione del male, il quale ora è connesso all'incertezza del futuro, alla solitudine umana, all'incombere della morte, all'angoscia esistenziale e alla disumanizzazione della società borghese, diventa il grido disperato di quegli artisti che non riescono più a non reagire di fronte alla disgregazione dell'Io e della civiltà. Se con l'Impressionismo era la realtà esterna ad imprimersi nella coscienza dell'artista, ora è l'anima dell'artista a plasmare la realtà in una sorta di correlativo oggettivo. L'arte espressionista è un'arte dura, dai colori violenti e le forme spigolose, in cui la soggettività dell'artista prende il sopravvento sul mondo circostante, rappresentato attraverso il filtro delle nevrosi e delle angosce individuali. L'Espressionismo è profondamente radicato in una società dominata dalle lotte di classe, dalla disoccupazione, una società in cui l'industrializzazione rapida e convulsa crea nuovi mostri e annulla l'individuo. L'Espressionismo si è sviluppato soprattutto in Germania tra il 1905 e il 1925, ma è stato preceduto dall'opera di un pittore norvegese, Edvard Munch, che ne ha anticipato temi e tecniche di circa dieci anni. L'arte di Munch non può essere compresa se non in relazione alla sua travagliata esistenza. Egli vide morire prematuramente la madre e la sorella quindicenne, entrambe di tubercolosi. Questi eventi segnarono in maniera irreversibile la sua personalità: "Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi". La sua visione della realtà è dominata dal senso della morte. Ecco allora che nella Fanciulla malata rappresenta una giovanissima ragazza malata (il riferimento è alla sorellina Sophie), immersa in un'atmosfera torbida e opprimente, come se l'artista volesse farci sentire l'odore delle medicine e della malattia. Anche l'amore è inteso negativamente, come qualcosa di primitivo e bestiale, e in particolare le donne che l'artista rappresenta sono esseri strani, oscuri e ambigui, che nel rapporto d'amore sono causa di inesprimibile angoscia, dovuta alla loro forza maligna e demoniaca; la donna diventa una sorta di vampiro che succhia le energie vitali dell'uomo e lo annulla. Nella litografia Madonna (1895) le figure di Maria, "madre fatale", e di un'amante

inquietante si sovrappongono grazie all'unione di elementi

apparentemente inaccostabili: la posa sensuale, con le

braccia dietro la schiena, l'aureola, simbolo di santità, gli

spermatozoi della cornice e l'embrione raffigurato in un

angolo. La dimensione carnale e quella religiosa si

fondono in una unione quasi blasfema, che paradossalmente

conferisce a Maria una umanità tutta nuova.

Tra le opere più significative di Munch non si possono non

ricordare Sera nel corso Karl Johann e Il grido.

Nella prima viene rappresentato il rito borghese della

passeggiata serale; a camminare lungo la via principale

della città però non sono uomini, ma terribili spettri dagli

occhi sbarrati, del tutto privi di umanità, maschere senza

vita e tutte uguali: la disumanizzazione della società ha

privato gli uomini della loro essenza, e ormai non sono

altro che involucri vuoti che camminano tutti insieme senza

scopo nè meta. L'unico elemento di disarmonia è la figura

in ombra che si incammina controcorrente sulla destra;

essa simboleggia l'artista, che non si cura del consenso

della massa e prosegue sulla sua strada.

Il grido è l'opera di Munch più inquietante, ma al tempo stesso risulta estremamente affascinante. La scena è ricca di riferimenti autobiografici: l'uomo in primo piano, quasi senza scheletro e dalla consistenza gelatinosa, esprime il dramma dell'umanità intera, all'interno della quale ognuno di noi è inspiegabilmente solo, mentre i due soggetti che continuano a camminare rappresentano coloro che noi consideriamo amici, ma che in realtà non si curano del nostro grido di disperazione.

Benchè Munch si possa considerare il primo pittore espressionista della storia, l'Espressionismo come movimento artistico è fatto iniziare nel 1905 con la fondazione del gruppo Die Brüke, costituito da quattro giovani pittori. Tra i principali esponenti troviamo Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel ed Emil Nolde. Lo scopo del loro movimento è creare un ponte tra vecchio e nuovo, tra l'Ottocento realista e impressionista e il Novecento espressionista. La loro filosofia, pesantemente influenzata dal pensiero di Nietzsche, prevedeva la libera espressione degli impulsi creativi. Le loro opere sono caratterizzate da un evidente gusto per il macabro e per l'ironia, dall'uso di colori violenti e di forme tutt'altro che morbide, dai numerosi riferimenti all'arte preistorica e primitiva. In Cinque donne per la strada di Kirchner, ad esempio, l'artista rappresenta un gruppo di prostitute in attesa presso una squallida via di Berlino. A risaltare sono i colori pungenti e acidi, che trasmettono un senso di putrfazione e degenerazione. La luce sporca dei lampioni a gas mette in risalto gli stravaganti abiti delle donne e i loro lugubri volti, i cui lineamenti distorti ricordano primitive maschere magiche. L'atmosfera è opprimente e grottesca, tesa a sottolineare l'inaridirsi dei sentimenti umani (le prostitute vendono l'amore) e la degenerazione morale, che rende i cinque personaggi simili a bestie disumane. Nella Ballerina di Nolde, invece, l'artista si concentra sulla raffigurazione di una sensualità istintiva e animalesca. La ragazza in primo piano è colta in un momento di furia dionisiaca (il riferimento alla menade danzante di Skopas non è casuale): i movimenti sono scomposti, la bocca sembra essere spalancata in un urlo disumano, i capelli cadono all'indietro e il pube si intravede chiaramente attraverso il gonnellino. Gli elementi legati alla sfera sessuale sono dunque evidenti; in questo caso però la sessualità diventa qualcosa di torbido e bestiale, ed è espressa in maniera quasi volgare con immagini forti e violenti che hanno l'unica funzione di risvegliare le coscienze assopite. Gli espressionisti lanciano il loro grido terribile, e non importa che la loro arte possa apparire oscena e ripugnante, perché ciò significa che la loro disperazione non è stata ignorata.

'Non vi può essere malvagità dove c'è musica'dice Sancio Panza, compagno di Don Chisciotte nell'omonima opera letteraria. Chissà che cosa avrebbe detto se fosse vissuto qualche secolo dopo.

La musica è tra le belle arti quella più eterea, quella che meglio si adatta all'espressione di significati che trascendono la realtà concreta. Non a caso è stata spesso considerata espressione del noumeno stesso (si pensi a Schopenhauer). Dunque la musica sarebbe in grado di dare voce all'essenza stessa dell'universo, ma anche agli assoluti che ne costituiscono la base: Bene e Male. E' difficile pensare alla musica come ad una forma di male; eppure il 'Secolo breve' è riuscito a partorire ciò che in passato non era forse nemmeno pensabile. Negli anni Ottanta del Novecento è nata la prima musica totalmente impegnata nell'esaltazione del male, inteso come principio concreto opposto al bene. Si tratta del black metal, che ha le sue radici nelle fredde e oscure terre della Scandinavia. Questo genere 'rivoluzionario' riunisce in sè ogni forma possibile di negatività: violenza (i membri dei principali gruppi si sono macchiati di efferati omicidi o sono morti suicidi), nazismo (frequente è la ripresa dell'ideologia hitleriana), xenofobia, satanismo, omofobia, atti vandalici, incendi di chiese cristiane. Per la prima volta nella storia la musica, più che arte, risulta essere il valido sostegno di una ideologia nera e degenerata. I Mayhem sono considerati il gruppo fondatore del genere. La band nasce per volontà del chitarrista Euronymous, che ben presto comincia a farsi conoscere come nuovo Messia del male. Egli aprì a Oslo un negozio di articoli musicali chiamato 'Inferno', nel cui ampio retrobottega iniziò a riunirsi un gruppo di adolescenti accoumunati dalla medesima ideologia: era nato l'Inner Circle, i cui membri divennero 'famosi' per i terribili crimini compiuti. Il leader dei Mayhem era dotato di un carisma malvagio capace di attrarre molti giovani. I suo circolo quindi divenne subito molto frequentato. La band divenne celebre, oltre che per i fatti di cronaca nera ad essa legati, anche per i suoi spettacoli sanguinari ed infernali (in un concerto a Sarpsborg il cantante si martoriò un braccio perdendo una quantità di sangue tale da fargli perdere i sensi) e per la sua musica innovativa, qualcosa di mai sentito prima. Riff di chitarra convulsi e violenti, batteria lanciata a velocità inaudite e urla disperate al posto della voce costituiscono i tratti salienti della sua 'musica'. Si è trattato certamente di un genere di nicchia, che però ha dato un nuovo terribile significato alla parola musica. E' difficile pensare a ragazzi tanto giovani quanto cattivi (tipico di questi musicisti era vantare la loro 'genuina' malvagità), ma se pensiamo al Novecento nella sua interezza forse tutto ciò può apparire non come un fenomeno assurdo, ma come il degno coronamento di un secolo attraversato dal male radicale del totalitarismo. Probabilmente Kierekegaard avrebbe fatto rientrare questi individui nello stadio etico; infatti non dobbiamo dimenticare che l'etica è di per sè immorale in quanto scienza della divisione, della conoscenza del bene e del male; per questo possiamo dire che i blacksters (così sono chiamati i seguaci di questa ideologia e di questa musica) una scelta l'hanno compiuta: semplicemente si sono schierati dall'altra parte. Nonostante essi abbiano sempre presentato la loro malvagità come penetrata dalla razionalità, c'è qualcosa di primitivo nella loro natura. Tra le altre cose, infatti, questi musicisti, prima di dare inizio ai loro spettacoli, erano e sono tuttora soliti pitturare i loro volti  alla maniera dei selvaggi (è impressionante l'analogia con i bambini de Il signore delle mosche). Anche loro quindi non sono sfuggiti alla crisi dell'Io e dei valori che ha investito il secolo appena trascorso, il secolo in cui l'Esistenzialismo ha messo bene in luce il senso di disagio dell'uomo, le sue angosce di fronte alla massificazione, la crisi della tradizione e del concetto stesso di storia. Il black metal è più che un ossimoro (musica-male): è il riassunto di tutte le negatività di un intero secolo.



ESISTE UN'ALTERNATIVA AL MALE?


Considerando tutto quello che è stato detto fino ad ora, il male può apparire come una parte non eliminabile dell'essere. Ed è proprio così. Ad ogni modo non è lecito lasciarsi spaventare dalla sua indiscussa immortalità. Il male, in sostanza, è tutto ciò che ci permette di ottenere un vantaggio (soddisfacimento di istinti e piaceri, affermazione di sè, guadagni personali) a scapito di uno o più individui. Il male, prima che negazione del bene, è alternativa al giusto; è la via più facile e veloce, ma anche quella che ci chiede di dannarci l'animo (cioè di autodistruggerci). Il male non si può eliminare, ma si può addormentare, fino a renderlo praticamente innocuo. Una alternativa al male c'è, e consiste nell'assumere il bene come una medicina amara, che in principio può non piacerci, ma i cui effetti benefici sono tangibili (in fin dei conti i santi sono proprio coloro che riescono a bere questa medicina per tutta la vita).

Il bene è una medicina amara che rende migliore la nostra esistenza e quella degli altri, il male invece è una dolce caramella dal sapore accattivante, che però a lungo andare ci caria l'anima.





BIBLIOGRAFIA


Abbagnano-Fornero, Itinerari di filosofia. Protagonisti, testi, temi e laboratori, Paravia, Torino

L'enciclopedia della filosofia e delle scienze umane, De Agostini, Novara

Cioffi, Luppi, Vigorelli, Zanette, Bianchi, De Pasquale,  I filosofi e le idee, Bruno Mondadori, Milano

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Luperini, Cataldi, Marchiani, Tinacci, La scrittura e l'interpretazione, G.B. Palumbo Editore, Palermo

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Marinoni Mingazzini-Salmoiraghi, The New Mirror of the Times, Principato, Torino

Maurizio Bettini, Limina, La Nuova Italia, Milano

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F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo, Sansoni Editore, Firenze

Giacomo Leopardi, Canti, Einaudi, Torino

Eugenio Montale, L'opera in versi, Einaudi, Torino

Cricco-Di Teodoro, Itinerario nell'arte, Zanichelli, Bologna


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